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•Confusione totale•

Durante le lezioni della mattinata prestai poca attenzione, il che non era da me. Non riuscivo a staccare gli occhi da quei gioielli. Erano veramente troppo, e non riuscivo ad evitare di pensare che in realtà non me li avesse regalati come premio per essere riuscita a sedurlo. Cioè...capisco che è ricco e pieno di soldi, ma nessuno andrebbe a regalare alla sua nemica dei gioielli così costosi, men che meno Draco Malfoy, purosangue convinto e disprezzante delle streghe Mezzosangue. E allora perché? Perché farmi quel regalo? Cosa voleva dirmi attraverso questi gioielli? Qual era il suo scopo? Dove voleva arrivare?
«Signorina Granger, tutto bene?»
Alzai lo sguardo dalle mie mani pallide, e più precisamente dall'anello, incontrando quello del professor Lumacorno e del resto della classe. Evitai prontamente gli occhi magnetici di Malfoy, perché altrimenti tutte le mille domande sarebbero tornate a confondermi e a martellarmi il cervello.
«Ehm...si, professore. Ho solo un po' di mal di stomaco. Potrei andare in bagno?»
Non stavo del tutto mentendo. Non avevo proprio mal di stomaco, ma una grande voglia di vomitare. E in più essere confusa mi creava un'emicrania pazzesca.
«Certo, vada. E se serve, vada a distendersi in infermeria, che non ha per niente una bella cera.»
Mi alzai dalla sedia, e un senso di vertigine mi assalì. Il cuore cominciò a battermi velocissimo, mentre trattenevo a stento un conato. Cercai di darmi un contegno, e traballando raggiunsi la porta. Che mi prendeva?
Corsi fino al bagno femminile dei sotterranei, tenendomi una mano sulla pancia e una sulla bocca per non vomitare sul pavimento. Aprii con una spallata la porta del bagno e, arrivando per un soffio al water, vomitai tutta la colazione. Scoppiai in lacrime, senza un motivo vero e proprio, e mi accasciai sulle piastrelle fredde. Più guardavo quei rubini, più la mia confusione cresceva. Restai in quella posizione, le lacrime che rigavano il mio volto, per circa venti minuti. Quello che mi faceva più rabbia era il fatto che avevo sempre desiderato che un futuro fidanzato mi regalasse dei rubini, e invece chi doveva regalarmeli? Draco Malfoy. E per cosa? Perché ero riuscita a sedurlo da '110 e lode'.
Mi alzai e andai di fronte allo specchio, sopra il lavandino. Quella che vidi non era la solita Hermione, che anche nei momenti più difficili faceva buon viso a cattivo gioco e continuava a sorridere nonostante tutto. Davanti a me vidi una ragazza troppo pallida, con gli occhi arrossati dal pianto, le labbra tremanti e sporche di vomito, i capelli disordinati. Chiusi gli occhi e respirai profondamente, cercando di calmarmi e soprattutto di riprendermi da quello stato confusionale. Quando li riaprii, le lacrime si erano fermate, sostituite da uno sguardo perso e freddo. Sciacquai la bocca, e sistemai i capelli in una treccia, poi decisi che era arrivato il momento di tornare in classe, sperando che nessuno si accorgesse del mio pallore e dei miei occhi lucidi. Uscii dal bagno, e con passo lento andai in classe. Mancava poco alla fine dell'ultima lezione prima di pranzo, ma volevo almeno sentire la parte finale. Entrai nell'aula, e senza guardare nessuno in particolare, andai a sedermi tra Ron e Harry, che mi fissarono preoccupati.
«Tutto bene, Herm?»
Annuii soltanto, sapendo che se avessi parlato avrei tradito le mie emozioni e sarei scoppiata di nuovo in lacrime.
«Non sembra. Hai pianto?»
Perché quei due mi conoscevano così bene? Scossi la testa, sperando che non mi facessero altre domande. Quando alzai lo sguardo dal mio quaderno incontrai quello di Malfoy, che mi guardava cercando di capire cosa avessi. I suoi occhi erano duri, ma sotto quell'apparente freddezza notai una preoccupazione sconosciuta. Gli sorrisi debolmente, perché non volevo che pensasse che non mi piaceva il suo regalo. Anzi, era bellissimo, forse troppo. Era appunto quello il problema. Quei gioielli erano TROPPO belli. Suonò la campanella di fine lezione, e senza salutare nessuno corsi fuori dall'aula. Non avevo una meta precisa. Volevo soltanto allontanarmi dalle mie debolezze e dalla mia confusione. Tutti si stavano dirigendo nella Sala Grande per pranzare al tavolo della propria casata. Io invece proseguii fino alla Torre di Astronomia. Il mio rifugio. Mi fermai dietro al parapetto, notando il cielo grigio, che prometteva pioggia. Sorrisi in modo sarcastico: anche il tempo sembrava seguire il mio umore. Mi sedetti per terra, facendo dondolare le mie gambe nel vuoto, oltre la balaustra.
Perché mi sentivo così male per dei gioielli? Avrei dovuto essere felice. D'altronde Draco mi aveva fatto un regalo stupendo, e con il cuore, aveva scritto. E allora perché mi faceva male pensare che me li avesse regalati per una stupida lezione? Perché avrei voluto che me li regalasse in un'altra occasione? Perché sentivo un forte dolore allo stomaco?
Restai li per ore, gli occhi che fissavano il vuoto, le lacrime che avevano ripreso a scorrere indisturbate lungo le guance, e mille domande senza risposta che mi passavano per la testa, mandandomi in uno stato di confusione totale. Nonostante il mio stomaco continuasse a brontolare, reclamando cibo, io non volevo mangiare, perché avevo paura di vomitare tutto.
Quando cominciò a piovere, e la temperatura divenne troppo bassa per poter stare li senza prendere una broncopolmonite, era ora di cena, quindi mi alzai e scesi le scale fino al piano terra. I miei vestiti erano fradici, e il mio aspetto doveva essere tremendo. Entrai nella Sala Grande che tutti avevano già iniziato a mangiare. Attirai qualche sguardo, ma non ci feci troppo caso. Invece andai a sedermi vicino a Ginny, che quando mi vide per poco non si strozzò con l'insalata. Si alzò di scatto in piedi e mi venne incontro come una furia.
«Santo cielo! Hermione! Ma dove sei stata? E mio dio! Hai una cera orrenda. Sicura di non avere la febbre?»
Come al solito, se volevo starmene in pace senza che nessuno si accorgesse della mia presenza, Ginny riusciva ad attirare su di se, e di conseguenza su di me, tutta l'attenzione dell'intera Sala. Senza ascoltarla più di tanto mi sistemai al mio solito posto, di fronte a Neville.
«Va tutto bene, Ginny. Sto...benissimo.»
Lei sbuffò e mi prese il viso tra le mani.
«Non è vero. Hai gli occhi rossi dal pianto, Granger. Non raccontarmi balle. C'è qualcosa che ti turba?»
Chiusi istintivamente gli occhi, sentendo le lacrime riformarsi. Non era il momento di scoppiare a piangere. Non li di fronte a tutti.
«Ho detto...che sto...bene.»
Lei mi lasciò il viso e rinunciò a farmi altre domamde, probilmente capendo che non ero dell'umore adatto. Riaprii gli occhi e li fissai sul piatto, dove c'erano fettine appannate e insalata con pomodori. Il mio stomaco brontolò terribilmente, quindi mi misi le mani sulla pancia, per nascondere il rumore.
«Sei sparita per tutto il pomeriggio, e non hai neanche pranzato. Herm...»
A malincuore la guardai. Ginny aveva proprio il carattere di sua madre: non accettava un no come risposta.
«...è da quando hai aperto quel regalo che sei così. Che ti prende?»
Scossi la testa. Per quanto avrei voluto vuotare il sacco, dirle tutto, non potevo. Non potevo dirle che il regalo era di Draco, che me lo aveva fatto come premio per la lezione di Seduzione, che aiutavo il Furetto con Trasfigurazione.
«Niente. Sono solo un po' stanca. Ho dormito poco questa notte e...»
Il mio sguardo si fissò su quello di Malfoy, che si era alzato dal suo posto e si stava dirigendo nella mia direzione. No, ti prego. Non è il momento adatto.
«Granger, hai un momento? Devo parlarti di una cosa.»
Ginny scattò in piedi e lo prese per il colletto.
«Ma dico, sei diventato cieco? Hai i cocomeri davanti agli occhi? Non vedi come sta? Vatti a fare un giro, biondino.»
Il Furetto rimase impassibile alle sue parole, e quando la Rossa finì la sua sfuriata, lui le sorrise, con il suo ghigno.
«Hai finito, Weasley?»
Lei restò basita, annuì, mollò il suo colletto e si risedette. Draco non le prestò più attenzione e si rivolse a me, puntandomi lo sguardo negli occhi rossi dal pianto.
«Vieni?»
Nonostante mi dicessi di non seguirlo, mi alzai, e senza guardarlo mi diressi verso l'uscita.
«Ma Hermione! Non hai mangiato!»
Non mi girai a guardare la mia migliore amica, anche se sapevo che aveva ragione. Seguii Malfoy nella sala di musica, al primo piano. Quando entrammo, lui chiuse a chiave la porta.
«Cosa ci facciamo qui, Malfoy?»
Lui non rispose. Mi prese per un braccio e mi fece sedere sul banco, prima di alzarmi il viso.
«Cos'hai Granger? È tutto il giorno che sei strana. A lezione eri distratta, poi a Pozioni eri addirittura pallida, e quando sei tornata dal bagno avevi gli occhi rossi dal pianto. Non pensare che non lo abbia notato. Vuoi che continuo?»
Non feci nessun movimento, e me ne stetti a fissarlo, impassibile. Lui assottigliò gli occhi, arrabbiato.
«Bene, continuo. Sei sparita per tutto il pomeriggio, anche se penso di sapere dov'eri. Sei arrivata a cena tardi, cercando di trattenere le lacrime. Hai mentito ai tuoi amici dicendo che stavi bene, anche se era del tutto evidente che non era vero...»
Desiderai ardentemente tirargli un ceffone e mandarlo al diavolo, per poi correre fuori da quella stanza. Invece me ne stetti li, immobile, a fissare un punto indefinito davanti a me, con una confusione in testa che arrivava alle stelle.
«Hermione, c'è qualcosa che devo sapere? È da quando hai aperto il mio regalo che sei...confusa oltre ogni misura...»
Com'è che mi facevano tutti le stesse domande e con le stesse identiche parole? Si erano per caso messi d'accordo?
Sorrisi amaramente, e sentii qualche lacrima tradirmi e scendere sulle guance. Dopo pochi secondi non riuscii più a trattenermi, e scoppiai a piangere contro il suo petto. Lo strinsi in un abbraccio, beandomi dell'odore di bagnoschiuma al muschio. Lui mi accarezzò i capelli, mentre io mi ripetevo mentalmente di smetterla e di darmi una regolata.
«Ne vuoi parlare?»
Mi allontanai di poco dal suo petto, notando che avevo bagnato il suo maglione. Cercai di parlare, singhiozzando.
«Ti...ti ho...b-bagnato i-il...m-maglione.»
Lui sbuffò e mi alzò il mento, facendo incontrare i nostri sguardi.
«Non mi importa del maglione, si asciugherà. Mi importa sapere come stai tu. Cos'hai. Perché sei così confusa.»
Era la prima volta che lo vedevo così preoccupato per me, ed era... romantico. Mi asciugai il viso con il mantello e respirai profondamente, cercando di far cessare i singhiozzi.
«V-vuoi vera-mente...saperlo?»
Lui annuì e si sedette vicino a me.
«Si, per piacere.»
Stavo veramente per dirgli che ero confusa dal suo regalo? Che ero triste perché avrei voluto che me lo facesse in un altro momento e non come premio? Che piangevo perché per anni avevo sognato che il mio fidanzato mi regalasse un rubino come segno del suo amore, e invece era arrivato lui e aveva distrutto il mio sogno? Che forse...e dico forse...stavo cominciando a provare per lui qualcosa che andava oltre alla semplice attrazione fisica?
Ovviamente no. Non glielo avrei mai detto. Mi inventai una scusa stupidissima, ma fu la prima cosa che mi venne in mente nel mio stato confusionale.
«È che questa notte...ho fatto un sogno... Ho sognato Fred, Lupin, Ninfadora, Malocchio, Piton, Colin, Silente, e tutti i morti nella battaglia contro Voldemort...»
Stavo mentendo anche a lui, ma era vero che pensare a loro mi faceva stare male.
«...e quando li sogno o li penso, ci rimango sempre male. Anche perché nel sogno loro erano ancora vivi e mi sorridevano...»
Mi vennero i conati di vomito. Mi facevo schifo da sola. Stavo usando dei morti per nascondere a me stessa e a lui la verità.
Lui mi accarezzò la schiena e mi guardò, ma io non fui in grado di ricambiare lo sguardo, perché se no avrebbe letto nei miei occhi che avevo detto una bugia.
«Penso che sia il caso che tu mangi qualcosa, Granger. Andiamo.»
Uscimmo dall'aula di musica, e tornammo nella Sala Grande, che ormai era quasi vuota. Mangiai tutto quello che lui riuscì a raccattare, e quando finii, la sensazione di dover vomitare era scomparsa.
«Va meglio?»
Annuii e sorrisi debolmente.
«Si nota. Hai ripreso un po di colorito.»
Mi alzai lentamente e presi la borsa.
«Penso...che andrò a dormire. Buonanotte.»
«'notte Granger. Riposati.»
Camminai fuori dalla sala e su per le scale, con un solo pensiero in testa.
'Un giorno ti dirò il vero motivo di questa giornata passata nel pianto e nella confusione totale, Draco Malfoy. Quando sarà tutto finito e non dovrò più nascondermi.'

Spazio autrice: Settimo capitoloooo!!! Come promesso...è arrivato presto, e spero vi sia piaciuto. So cosa penserete: perchè una persona dovrebbe stare male per un regalo? Beh...se quel regalo ve lo facesse un ragazzo bellissimo ma che voi avete sempre considerato uno stronzo, non avreste avuto la stessa reazione di Hermione? Comunque...per sapere come proseguirà la storia, continuate a seguirla, e se vi piace, lasciate un voto o un commento. Grazie! Ciaooo!!!

Giada

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