Capitolo 4. Mr. X
La casa era rimasta vuota perché Marley, quel giorno, aveva lezione di danza artistica e non sarebbe ritornata a casa prima delle cinque del pomeriggio.
Kate accompagnò il suo belloccio in cucina e lo fece accomodare al bancone dove gli servì un bicchiere di tè freddo con tanto di ghiaccio, fetta di limone, foglie di menta e ombrellino hawaiiano.
"Quindi, come hai detto che ti chiami?" domandò Jason, mostrandole un sorriso sghembo a trentadue denti perfetti e bianchissimi.
"Kate, mi chiamo Kate." disse lei, continuando a pendere dalle sue perfette labbra color fragola.
"Mia zia aveva un barboncino che si chiamava Kate." disse il ragazzo, sghignazzando tra sé e sé come un completo imbecille, ma a Kate non importò. Il suo Principe azzurro coi denti perfetti avrebbe potuto chiamarla con qualsiasi nome, che a lei sarebbe andato bene comunque.
"E dimmi, il tuo nome su quale effige egizia era scritto? Il tuo dev'essere senz'altro un nome nobile e importante..." disse Kate, mentre stava fantasticando su un Jason vestito in stile Achille dal film di Troy.
"Cos'è un'effige?" domandò Jason mentre inarcava un sopracciglio, che per la prima volta sentiva un termine così complicato. Neanche alle lezioni di geografia (?), dovette ammettere, di aver udito termine più strano.
"Oh è un antico scritto su tavola, erano più che altro nomi di persone importanti che venivano incisi sulla pietra dagli scribi egizi e i personaggi storici più import - "
"Scusa, da che parte hai detto per il bagno?" la interruppe all'improvviso Jason, che con tutte quelle nozioni in una volta sola aveva iniziato a sudare freddo.
"Certo, esci dalla cucina ed è la prima porta a destra. Di solito è sempre aperta." rispose dolcemente Kate.
Jason si alzò e uscì nel corridoio della cucina.
- Da quale parte aveva detto, già? - si domandò nel suo piccolo cervello delle dimensioni di una nocciolina. - Ah giusto, ha detto la porta aperta! - si ricordò non appena notò la porta a sinistra che era rimasta aperta.
Peccato che quella non fosse la porta del bagno.
Il biondone si avvicinò alla porta e notificò i gradini di una scala che scendeva sottoterra e un'aria gelida spirava contro di lui, facendogli accapponare la pelle e provare un brivido lungo da schiena.
"Devono aver spento il riscaldamento là sotto." disse tra sé e sé, mentre scendeva gli scalini.
***
Jack udì qualcuno scendere per i gradini. I passi erano pesanti e indecisi; di sicuro non poteva trattarsi di quella piccola peste di Marley e non era neanche Kate. Allora chi era? Poteva trattarsi di loro padre, ma qualcosa gli suggerì che non fosse lui, poiché i demoni erano in grado di emettere un'aura terrificante e lui non percepiva nulla, se non il vuoto più completo.
Uno dei doni di Jack, come era già stato detto in precedenza, era quello di poter capire anche cosa ci fosse nella testa delle persone in base agli odori che captava con il suo sviluppatissimo olfatto. Dall'odore, poteva capire anche se si trattava di un umano o un demone, capire se questo aveva paura di lui o se era arrabbiato. Poteva riconoscere una vasta moltitudine di sensazioni. Ma da lui, non riuscì a percepire nulla. Sembrava che la sua testa fosse vuota.
Impossibile, pensò tra sé e sé Jack, anche se il suo olfatto non aveva mai fallito prima d'ora; il suono di passi si faceva sempre più vicino. Quale bizzarra creatura si stava avvicinando a lui?
La risposta non tardò ad arrivare. Finalmente, dalla fitta oscurità che inondava tutta la cantina vide emergere un ragazzone alto, biondo e stupido.
"Che cos'è quello?" si domandò Jack, già nauseato dalla sua presenza.
Jason, in tanto, iniziò a tastare il muro alla ricerca dell'interruttore. - Quanta strada per andare al gabinetto... - iniziò a lamentarsi. Questo pensiero venne captato dall'olfatto di Jack che intuì le intenzioni dell'umano.
Come mai un essere umano era stato confinato quaggiù? Forse, doveva trattarsi del suo pasto. In effetti, era già da qualche secondo che il suo stomaco aveva iniziato a brontolare. Certo, preferiva la tenera carne dei bambini, ma quel essere che sembrava un principe azzurro uscito dalle favole, non doveva essere poi così male.
Attese nell'oscurità che il biondone si facesse più vicino e poi...
"Ecco l'interruttore!" disse il ragazzo quando riuscì a riconoscere i tasti di qualche interruttore e con un -click!- accese le luci della cantina.
Un'orrenda figura in bianco e nero si trovava ad un palmo dal naso di Jason. Il demone a righe stava già sbavando, pregustandosi la sua preda.
"BOO!" sbuffò Jack davanti alla faccia del ragazzo con un verso basso e profondo.
"AAAAAAAAAAAAAAH!" squittì il ragazzo, cadendo a terra di schiena e facendosela letteralmente sotto dalla paura.
Il demone a righe iniziò ad avventarsi sul ragazzo, strappandogli a brandelli la maglietta e iniziando a lacerare i suoi pantaloni di jeans.
. . .
Kate udì l'urlo dalla cucina. Il suo cuore perse un colpo quando capì che la voce era quella del suo amato Jason. Con una velocità sorprendente si precipitò nel corridoio, dove trovò la porta della cantina aperta e senza pensarci due volte si precipitò giù per le scale a rotta di collo.
"FERMO STUPIDO DEMONE!" ruggì Kate, interrompendo Jack, che era intento a sventrare il biondino, ora svenuto a terra. Incastrati tra i denti affilati di Jack, erano finiti alcuni pezzi della sua maglietta e la sua bocca era impastata di bava.
"Troppo tardi!" disse Jack, preparandosi ad affondare le sue lunghe dita affilate come bisturi nel petto del povero malcapitato, ma Kate con un solo gesto della mano animò in tempo le catene, costringendo Jack a seguirle e presto si ritrovò intrappolato contro la parete.
Il biondino era salvo.
Kate si avvicinò a Jason e cercò di svegliarlo, dandogli dei leggeri colpetti sulle guance.
- Non posso crederci... finalmente il momento che attendevo da tanto è arrivato! – e come pensò a questo, mise le labbra a cuore e iniziò ad avvicinarsi a lui per fargli la respirazione bocca-bocca... ma proprio sul più bello il ragazzo si svegliò.
"AAAAAAAAAAAAAAAH!" urlò di nuovo scostandosi dalla ragazza e fissando atterrito il demone, che appena qualche momento prima aveva cercato di divorarlo.
"C-c-che cos'è q-quello?" balbettò, indicando l'orrenda creatura a righe che si trovava intrappolata dalle catene e inchiodata al muro.
Jack, aveva rimasto la bocca libera per parlare e allora, sghignazzò divertito e poi rispose: "Sono il demone che stava per fare un favore al mondo intero, liberandolo dalla tua inutile esistenza!" e rise alla grossa.
Jason si alzò in piedi e rifiutò l'aiuto di Kate, che era mortificata per quello che gli era successo. "Jason io... ti posso spiegare tutto!" disse, avvicinandosi a lui.
"Non mi toccare! Tu sei un mostro come quel coso!" disse il ragazzo, per poi darsela a gambe fino al piano di sopra. Kate non lo seguì nemmeno e non provò a giustificarsi. Ascoltò i suoi passi allontanarsi da lei fino alla fine, finché non sentì la porta di casa sbattere e il ragazzo della sua vita andarsene una volta per tutte.
"HAHAHAHAHAHAHAHA!" continuò a ridere Jack "Volevi finire a letto con un simile e ripugnante umano? Bleargh! Non lo avrei neanche mangiato..." commentò Jack "...però avrei arredato la stanza con le sue interiora."
Alcune lacrime blu scintillarono sulle pallide guance del viso di Kate e le sue labbra si piegarono in una smorfia di rabbia, sembrava che stesse cercando di contenersi. Poi, molto lentamente, si avvicinò a Jack, finché non si trovò a meno di due passi da lui.
"Che vuoi fare? Vorresti uccidermi?" la provocò Jack, contento di essere riuscito a farla arrabbiare.
Kate, senza dire una parola, ordinò alle catene di stringerlo più forte e man mano che queste lo stritolavano la risata di Jack iniziò a diventare soffocata.
"Fallo..." disse quasi con un filo di voce "... se questo ti rende felice." esalò il demone a righe, continuando a sorridere. Kate avrebbe avuto i mezzi e il pretesto per ucciderlo, ma non poteva farlo fuori, non ora e non prima di sfoggiare di fronte a suo padre il 'trofeo' che aveva catturato. Così decise di lasciarlo in vita.
Le catene smisero di stringere il collo di Jack, ma continuarono a tenerlo fisso contro la parete del muro.
"No, per ora vivi... più tardi... ci penserà Marley a te."
Jack cercò di trattenere un singulto quando risentì il nome di quel piccolo demonio rosa. Poi, Kate si asciugò le lacrime che le sporcarono le mani di blu e tirò su col naso.
"Sai Jack..." cominciò lei, scrollandosi le spalle " ...lui era il ragazzo che amavo da tre anni. Sì beh, era stupido e tonto, lo so... ma mi piaceva così com'era e TU me l'hai fatto scappare!" le catene guizzarono quando la ragazza urlò quel 'TU' di rabbia rivolto a Jack.
"Oh povera piccola Kate..." commentò Jack "... deve essere così difficile trovare un ragazzo che vada bene per te, non è così? Essere un mezzodemone non dev'essere facile alla tua fragile età." disse in finto tono dispiaciuto.
Kate aveva capito che si stava burlando di lei e così gli assestò un calcio nei gioielli. Jack trattenne una smorfia di dolore.
"Questo mi basta." fece Kate, prima di spegnere le luci e tornarsene al piano di sopra, lasciando il demone in balia al dolore.
***
Jason uscì dalla casa con i vestiti a brandelli, e l'unico indumento che si era salvato dall'ira di quel demone erano i suoi allegri boxer con un simpatico motivo a granchietti rossi che ballano la hola su un isola deserta.
Dalla casa di fronte si poté notare un luccichìo provenire dalla finestra della camera al secondo piano. La luce proveniva da un monocolo che si trovava puntato, proprio in quel momento, sulla casa di Kate.
"Lo ha fatto scappare!" esultò eccitata una voce maschile dietro a quel monocolo, che non era altri che il loro vicino di casa strambo e nerd, di nome Anthony, ma i suoi amici più stretti lo chiamavano: Mr. X.
Il perché di quel appellativo non ci è dato saperlo, ma pare che il tizio in questione sia un fanatico accanito e compulsivo della serie degli X-Men.
Il ragazzo aveva la stessa età di Kate. Frequentava la sua stessa scuola. Era nella sua stessa classe e frequentava i suoi stessi corsi. Inoltre, alle lezioni aveva l'abitudine di sedersi sempre alle sue spalle. Andava a tutte le feste in cui sarebbe andata anche Kate, e alle nove di sera la spiava mentre si cambiava per infilarsi il pigiama prima di andare a dormire.
Sì. Era ufficialmente uno schifoso stalker.
E stranamente, Kate era completamente all'oscuro di tutto questo. In realtà, Kate non sapeva neanche esistesse un tizio del genere che la perseguitava, e anche se Anthony era il suo compagno di classe dai tempi delle elementari ancora faticava a ricordarsi di lui.
Che cosa voleva Mr. X da Kate? Oh beh, oltre che ad un appuntamento galante a lume di candela, aveva il sospetto, da diversi anni, che Kate fosse una strega. Lo aveva pensato dal primo momento in cui aveva udito nel cuore della notte, tre anni fa, un urlo provenire dalla sua casa. Era stato molto inquietante e il mattino seguente, quando vide Kate, le chiese cosa fosse successo, ma lei lo liquidò subito dicendogli che che aveva gridato dopo aver visto un grosso ragno peloso nel suo bagno.
Ma non era stato quello a farlo insospettire. Una volta vide un ragazzo in felpa bianca con una inquietante faccia e che serrava in mano un coltello da cucina sporco di liquido rosso (sangue?) entrare dalla sua finestra. Da quella notte, quel tizio non lo rivide mai più. E poi, era di nuovo successo, quando l'altra sera, aveva visto quell'ombra nera guardare la stanza di Marley ed era riuscita ad entrare in casa sua.
Ancora, quell'ombra, non era uscita da quella casa.
Anthony pensava che Kate fosse una strega e la sua teoria era che, di quando in quando, Kate, aveva bisogno di divorare l'anima di qualcuno.
Vide Marley camminare sul viottolo di casa. Doveva essere di ritorno dal suo corso di danza.
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