Capitolo 7
SOUNDTRACK: The Fray "How to save a life"
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Un fievole raggio di sole riuscì ad oltrepassare la folta coltre di nebbia, illuminando il viso di Shane, profondamente addormentato al fianco di Tingurth.
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, stiracchiandosi le braccia e guardandosi intorno con fare disorientato. Aveva sperato di risvegliarsi nel suo letto, a casa con suo padre, e che tutto quello che era accaduto la notte precedente non fosse stato altro che uno strano sogno.
E invece era ancora nella Foresta di Lesgan, non era stato un frutto della sua immaginazione: aveva davvero parlato con un Drago.
Lo stesso Drago che aveva deciso di aiutare, e che in quel momento stava ancora riposando a pochi passi da lui. La medicazione sembrava aver funzionato, ma per scoprirlo con certezza bisognava svegliare la Furia Nera.
-Tingurth! - lo chiamò alzandosi in piedi, appongiandosi ad un albero per non cadere a causa di un forte malditesta.
Ma il Drago rimaneva immobile, immerso in un sonno profondo.
-Tingurth apri gli occhi ...
Appoggiò la mano sul suo muso, avvicinando il proprio volto agli occhi dell'animale. Continuava a ripetersi che tra pochi istanti li avrebbe riaperti, che avrebbe potuto ridevere ancora una volta quegli occhi azzurri come il ghiaccio.
Eppure continuavano a rimanere chiusi.
-Se questo è uno scherzo, sappi che è di pessimo gusto. Avanti, apri questi stramaledetti occhi!
Nessuna risposta, nessun movimento da parte di Tingurth, se non il petto che si sollevava lentamente.
-Bene, se non vuoi svegliarti con le buone maniere ... ti darò un piccolo aiuto.
Cominciò a colpirlo, sempre più forte, gridandogli di destarsi dal sonno in cui era imprigionato.
Alla fine si accasciò al suolo, con il volto paonazzo e le mani arrossate per i colpi che aveva assestato.
-Svegliati ... ti prego ...
Sentiva su di sé il peso della sconfitta: non era riuscito a salvarlo, non c'era più nulla che potesse fare per Tingurth. Gli Uomini si erano macchiati nuovamente del sangue di un Drago.
Lacrime di rammarico gli bagnarono il volto, era tutto finito, era di nuovo da solo nella Foresta.
Passarono alcuni minuti, ed ecco che all'improvviso sentì una voce.
-Shane!
Il ragazzo sperò che fosse stato il Drago a chiamarlo, ma quando alzò lo sguardo verso di lui vide che era ancora addormentato.
Quella voce proveniva dalla Foresta, non molto distante da dov'era.
-Shane!
Era la voce di uomo, sembrava disperato: Damian. Suo padre lo stava cercando, doveva essersi preoccupato notevolmente non vedendo tornare a casa il figlio.
Per il giovane Uomo era stato bello credere anche solo per alcune ore che la sua vita potesse cambiare in qualche modo, ma era arrivato il momento di tornare alla realtà.
Prima di andersene, voltandogli le spalle per l'ultima volta, voleva dire addio a Tingurth, anche se non poteva sentirlo. Cercò le parole giuste, ma non ne trovò, gli sembravano troppo scontate e banali.
Allora si slegò dal polso un bracciale che aveva fatto lui stesso quando era bambino, con un piccolo Drago di legno intagliato legato ad esso.
-Addio ... amico mio.- sussurò legando il bracciale ad un corno superiore dell'animale, per poi voltarsi e abbandonarlo per sempre.
Seguì il suono della voce del padre, il quale continuava incessantemente a gridare il suo nome. Ma dopo ore e ore di ricerca, finalmente vide suo figlio comparire da dietro un alto cespuglio, sollevandolo da un grosso peso che sentiva sul cuore. Smontò immediatamente da cavallo e abbracciò Shane.
-Figlio mio sei vivo! Cominciavo a temere il peggio ... quando ho visto tornare Tristan senza di te sulla sua groppa, mi è letteralmente crollato il mondo addosso. Io ...
-Padre sono qui, sto bene ...- lo interruppe Shane.
-Ne sei sicuro? Mi sembri ... strano.
-Ho solamente voglia di tornare a casa.
-D'accordo figliolo, però dovrai raccontarmi cosa è successo. Penso che mi meriti delle spiegazioni.
Il ragazzo annuì con il capo, anche se in realtà non aveva alcuna intenzione di dire la verità sul suo incontro.
Saltò in sella dietro al padre, il quale sponò con vigore Tristan per tornare finalmemente alla loro dimora.
*-*
Qualche ora dopo, seduti a tavola con davanti una ciotola di zuppa calda, uno di fronte all'altro, Damian attendeva impaziente che Shane gli spiegasse il motivo per cui non era tornato. Ma il ragazzo teneva la testa bassa, girando il cucchiaio nella scodella senza mangiare nulla, fissando il cibo che ormai stava diventando freddo.
-Vuoi dirmi cosa è successo prima che la zuppa si raffreddi del tutto?- domandò il padre incrociando le braccia.
-È stata colpa mia ... - sussurrò Shane.
- Che cosa vuoi dire?
-Ieri sera, dopo la fiera, sono andato alla taverna e ho bevuto troppo. Mentre ero sulla via del ritorno, io ... io ho perso il controllo di Tristan e sono caduto.
Il volto di Damian cominciò ad arrossarsi sempre di più, fino a quando battè entrambi i pugni sul tavolo, facendolo tremare, ed iniziò ad urlare contro il figlio.
-Ti rendi conto di quanto sei stato irresponsabile?! Non solo ti sei ubriacato, ma hai messo in pericolo la tua stessa vita. Lo sai cosa sarebbe accaduto se nella Foresta avessi incontrato dei briganti? Ti avrebbero rubato tutti i soldi, mandandoci in rovina, o peggio, ti avrebbero ucciso. Pensavo di potermi fidare di te, ma a quanto pare non sei ancora in grado di badare a te stesso.
Shane non rispose, sapeva che avrebbe solo peggiorato la situazione. Sentiva di avere bisogno di qualcuno che lo rimproverasse, senza che lui potesse ribattere, tanto era profondo il senso di colpo per la Furia Nera.
-Da adesso fino a quando non mi dimostrerai che avrai acquisito un briciolo di buon senso, non ti lascierò più andare a Meridien. Resterai qui a lavorare e dovrai anche costruire un carretto nuovo, senza il mio aiuto. Sono stato chiaro?
-Sì padre ...- rispose il figlio a testa bassa.
-Rispondi guardandomi negli occhi Shane.
Il ragazzo alzò la testa e dovette trattenersi per non far uscire i singhiozzi.
-Sì Damian, ho capito.
-Bene, e adesso vai in camera tua a riposare visto che non ti va di mangiare quella zuppa. Domani ti attende del duro lavoro.
Shane si alzò dalla sedia e si incamminò il più velocemente possibile verso la sua stanza, ma prima di entrarci si voltò verso il padre. Aveva una domanda che continuava ad assillarlo da quando aveva parlato con Tingurth.
-Padre ...
-Vuoi forse aggravare la tua posizione?
-No, volevo solo sapere se conosci una certa Profezia ...
Quell'ultima parola spiazzò Damian, facendogli andare di traverso il vino.
-E-e questa dove diamine l'hai sentita?
-Ehm ... alla taverna, alcuni uomini ne stavano discutendo animatamente. - gli rispose Shane, mentendo spudoratamente.
-Saranno stati sicuramente ubriachi fradici, non esiste alcuna Profezia.- affermò sicuro Damian.- E adesso sparisci dalla mia vista, prima che perda del tutto la pazienza.
-Buonanotte padre ...- sospirò Shane, chiudendo la porta di camera sua, per poi infilarsi nel letto senza neanche togliersi i vestiti e addormentarsi in pochi minuti mentre il sole era ancora alto nel cielo.
Damian era rimasto da solo a tavola, ruotando il bicchiere tra le dita.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dire la verità a Shane, e ciò continuava a tormentarlo.
Come avrebbe reagito sapendo che lui non era il suo vero padre? Ma soprattutto, avrebbe accettato la Profezia che incombeva sul giovane?
Sarebbe stato in grado di proteggerlo dalla verità?
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