Capitolo 1
Diciannove anni dopo
Il sole era appena sorto sulla vasta contea di Nedeon, situata ai confini orientali di Alynor. Non era una zona molto popolata del regno, vi erano solamente tre piccoli villaggi, abitati da umili contadini, boscaioli e minatori.
Erano persone cordiali e gentili, ma negli ultimi anni, a causa del crescente aumento delle tasse imposte dal Re, pur di riuscire a sopravvivere avevano cominciato a lavorare come contrabbandieri e cacciatori di taglie. Le taverne, un tempo luoghi di svago e divertimento, si erano via via riempite di gente losca e senza scrupoli, pronta a tutto per guadagnare anche solo qualche spicciolo, diventando così luoghi pericolosi da evitare il più possibile. Le strade erano insicure, i villaggi erano malfamati, perfino i soldati mandati dalla capitale erano corrotti. Non vi era più niente che tenesse unite quelle piccole comunità, se non le molteplici attività al di fuori della legge.
E così le poche persone oneste rimaste furono costrette ad abbandonare quei villaggi, costruendosi con le proprie mani nuove dimore fuori dalle mura decadenti delle città. Vivevano di ciò che riuscivano a ricavare dai loro pochi averi, sudando e faticando nelle miniere e nei campi di grano oppure andando nelle foreste, dove vi era maggior pericolo, a tagliare la legna per l'inverno.
Erano proprio dei colpi di ascia a riecheggiare nell'aria quella mattina, provenienti dal retro di un capanno costruito vicino ad una modesta abitazione, non molto distante dalla foresta di Lesgan. Un giovane ragazzo colpiva con vigore un grosso tronco di faggio, spezzandolo in tanti ceppi da ardere.
Le braccia robuste impugnavano l'ascia con fermezza, abituate da tempo a quel lavoro. Gocce di sudore impregnavano la pelle del viso squadrato, parzialmente coperto da alcune ciocche di capelli castano chiaro. Non distoglieva mai gli occhi azzurri come il ghiaccio dal suo lavoro, aggrottando le folte sopracciglia castane ogni qualvolta che l'ascia rimaneva incastrata nel legno; le labbra leggermente carnose erano attorniate da una barba fine e appena accennata, comune nei ragazzi della sua giovane età.
Indossava solamente dei calzoni logori e pieni di strappi, mentre il busto snello e ben definito era lasciato scoperto per non rischiare di rovinare anche la camicia, che era stata appesa ad un gancio nel capanno.
Alla base del collo, appena sotto l'attaccatura dei capelli, vi era qualcosa di insolito. Poteva sembrare una comune voglia, ma osservandola attentamente si capiva che non lo era affatto e che in realtà era un simbolo ben definito. Quel simbolo era sempre stato lì, fin dai suoi primi giorni di vita, e rappresentava tre segmenti lineari identici disposti a spirale con una estremità in comune, formando una sorta di vortice circolare al centro.
Il ragazzo non ne aveva mai conosciuto il significato e ogni tentativo per saperlo era stato inutile, per cui aveva imparato a non farci più tanto caso.
-Shane?
A chiamarlo fu un uomo sulla cinquantina, visibilmente assonnato: suo padre. Attorno agli intensi occhi grigi vi erano delle profonde occhiaie, mentre la barba incolta e brizzolata gli incorniciava il viso scavato dalla stanchezza. I capelli scuri, con qualche ciocca bianca, erano ancora in disordine e gli cadevano sulle spalle formando quasi delle onde, segno che si era appena alzato dal letto, dato anche dal fatto che sotto la vestaglia indossava ancora la camicia da notte.
-Mi vuoi spiegare come mai sei già sveglio a quest'ora? Di solito non sei tu quello a cui piace stare nel letto a poltrire?- chiese sbadigliando.
-Non oggi padre! Vi siete scordato della fiera a Meridien? Sarà un'occasione unica per riuscire a vendere qualche pezzo in più e magari...- rispose Shane continuando a colpire il tronco.
-Riuscire ad andare alla taverna per bere con i tuoi amici?- lo interruppe preventivamente il padre.
-Beh, ecco... potrebbe darsi...
-Quante volte ti ho detto che quello non è un bel posto, che quelli che tu consideri amici non sono altro che ladri e furfanti? - chiese spazientito l'uomo, massaggiandosi le tempie.
Il figlio diede un ultimo colpo d'ascia, per poi gettarla a terra e voltarsi verso il padre.
-Voi non ci siete mai stato in quella taverna, è inutile che continuate a farmi la predica su qualcosa che non conoscete.
-Lo faccio per il tuo bene, come te lo devo dire?!
-Vi prometto che non mi accadrà nulla, sarò di ritorno prima del tramonto.Vi prego padre, è importante per me andare a quella fiera, sento che troverò qualcosa di nuovo...
Il padre lo osservò per qualche secondo, per poi acconsentire.
-Entro il tramonto, non un minuto di più.
-Grazie padre!- esclamò felice Shane.
Da quando non era più bambino aveva cominciato a dare del "voi" al padre, arrivando perfino a chiamarlo per nome quando perdeva la pazienza. Per quest'ultimo all'inizio fu molto strano, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine: non poteva bisimarlo, dato che da giovane si era comportato allo stesso modo.
Il padre tornò nella casa, mente Shane raccolse tutti i ceppi ponendoli in delle ceste. Poi le portò al capanno, dove riprese la camicia e seguì il padre in casa per farsi un bel bagno caldo prima della fiera.
Non era una casa molto grande e sfarzosa, piuttosto il contrario: aveva un solo piano, ricoperto da un tetto di paglia, e le stanze erano piccole e strette. Dopo tutto vi abitavano solo loro due.
Shane non aveva mai saputo chi fosse sua madre,né da dove proveniva; aveva sempre trovato sostegno solamente in suo padre, e questo gli bastava.
Per quanto ne sapeva, la madre li aveva abbandonati. Il padre non ne parlava mai, era come se non fosse mai esistita.
Appena entrò nella casa si fiondò nella vasca da bagno, ansioso di partire. Si pettinó alla ben meglio e si mise i suoi abiti migliori: pantaloni scuri con ginocchiere in cuoio, camicia bianca e giacca blu. Infine si legò in vita una cintura sulla quale appese il suo pugnale, regalatogli dal padre per il diciottesimo compleanno, e si infilò gli stivali neri che aveva lucidato il giorno prima.
Uscì velocemente dalla sua stanza e, prendendo dal tavolo un pezzo di pane, salutò il padre, il quale stava sorseggiando una tazza di latte caldo.
-Ci vediamo questa sera padre.
-Mi raccomando, prima del tramonto.
-Certo, state tranquillo.
-Allora a presto Shane.
-A presto Damian.
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