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Capitolo 16

Come sempre iniziava un nuovo anno, nuovo sembra una parola strana da dire, la vita è sempre la stessa, la persona è sempre lei però prova a cambiare, a modificarsi e inevitabilmente la vita sarà sempre nuova, come quell'anno che stavo iniziando. 
Io non avevo bisogno di cercare la perfezione, volevo solo una vita più tranquilla, senza colpi di scena, senza pretese, senza rabbia e priva di rancore. No ho mai voluto che fosse tutto bianco o nero, io pretendevo il colore, colore che non sarebbe arrivato quell'anno, sapevo che tutto questo era un utopia e quindi smisi di chiedere che fosse possibile e preferii solamente respirare.  
Con me avevo la scrittura, una costante che mi accompagnava da sempre e non mi abbandonava mai, scrivevo perchè era l'unica salvezza che avevo, l'unica luce che vedevo oltre il mio buio interiore. Così, quando tutto si faceva duro e le litigate con la mamma si facevano sempre più accese mi chiudevo nella mia camera e scrivevo:


''Quante candeline hai sprecato desiderando l'impossibile,
Ti sei sentita sbagliata, nata per caso, un errore comune.
Hai dato la colpa a te stessa per un amore finito, o forse mai nato.
Hai pianto lacrime amare quando volevi una vita uguale agli altri.
Il tema a scuola sulla famiglia è stato il primo testo con un voto negativo, ma cosa potevi scrivere tu che una famiglia unita non l'hai mai avuta?
Sei cresciuta con urgenza, ma capirai, un giorno che tutta questa sofferenza non sarà stata sprecata, perché sei stata segnata ma non hai colpe, ed ora lo sai, adesso puoi brillare''
 
Riempivo pagine e pagine di pensieri, non smettevo mai, alcune le dedicavo a mia nonna, ed erano le parole che non riuscivo mai a dirle:

''E vorrei che sparisse questa mia costante convinzione di deludere chiunque
E mi mancano le parole quando vorrei dirti che ci sono
Ma la mia mente parla, non si ferma un attimo
C'è una lotta interiore che mi costringe a fingere di stare bene
Riesco a svegliarmi ogni mattina solo grazie a te ma non so dirtelo
Sei la fonte primaria della mia vita ed è una scossa al cuore sentire la tua voce rotta dalle mie urla
Il mio respiro si affanna quando la rabbia supera ogni cosa
Ma tu ci sei ed io vorrei esserci per te.''

Alcune erano dedicate a me, altre a nessuno, l'importante era buttare fuori quello che avevo all'interno:

''Combatterai battaglie interiori che ti faranno urlare fino all'ultimo briciolo di voce, fino a sussurrare, crederai di aver perso ma non sarà così.

Ti distruggerai per quell'amore andato a male fino a consumarti ogni singolo atomo e ancora crederai di aver perso ma non sarà così.

Consumerai ogni singolo muscolo del tuo corpo per rincorrere quel sogno che tieni tanto stretto, ti sembrerà di non raggiungerlo mai ma non sarà così.

Arriverà quel momento in cui dirai basta, ma non sarà quello a fermarti, combatterai ancora, ti distruggerai, ti consumerai ancora.

 Ma non mollerai mai, tu reagirai sempre, e sempre vincerai. Non sai arrenderti è per questo che ti distingui.''

Con la scuola andavo abbastanza bene, quello era l'ultimo anno di libertà, quello dopo mi sarei diplomata. Così mi impegnai il giusto. Anche quell'estate avremmo dovuto fare uno stage, però decisi di non andare con la scuola e di farlo per conto mio, prima di tutto perchè non avrei mai potuto ricreare l'atmosfera dell'anno prima, non ci sarebbero state le stesse persone ne lo stesso posto e in secondo luogo perchè volevo lavorare davvero, volevo dimostrare alla mamma che potevo farcela, dato che le principali liti avvenivano perchè lei voleva che lavorassi. Così contattai i miei zii in svizzera e chiesi se potevano ospitarmi qualche mese per fare uno stage. Furono subito disponibli, mi procurarono anche un contratto, così partii alla volta della svizzera. Rivedere i miei cugini era sempre bellissimo, con Sandrina eravamo come sorelle, nonostante avessimo vissuto sempre distanti ci sentivamo sempre e ci volevamo bene come sorelle, al mio arrivo mi godei i la mia famiglia, il giorno dopo sarei dovuta andare a lavoro. Così fù, la mattina mio zio mi accompagno in quel ristorantino che mi avevano trovato, in cui mi avrebbero fatto un contratto pagato con ben tremila franchi al mese. 
Mi presentai, con lo staff, la maggior parte erano stranieri ed era difficile comunicare, solo il proprietario era italiano, il quale con voce autoritaria e sguardi cattivi mi spiegava i miei compiti. 
Per tutta la mattina esegui tutto ciò che lui mi aveva ordinato, sopratutto grazie all'aiuto dei miei colleghi, io ero inesperta, lo sapeva bene ma pretendeva lo stesso che io fossi una ragazza con esperienza. 
Durante la pausa pranzo andammo a fumare una sigaretta dietro l'angolo con tutto lo staff, mi dissero che il capo era una persona abbastanza cattiva e che secondo loro mi avrebbe sicuramente liquidata, non paravano italiano ma riuscirono comunque a comunicarmi il pensiero, e anche se si erano dimostrate delle persone bravissime restai comunque delusa. 
Eppure avevano ragione, non appena iniziò il turno quel signore tanto alto quanto spregevole cominciò a trattarmi in modo scortese, a darmi comandi quasi fossi la sua schiava, io eseguivo gli ordini, volevo tenermi stretto quel lavoro, non volevo deludere i miei zii, non volevo che mia mamma mi rimproverasse, ma i miei sforzi furono vani. Alla fine della giornata mi liquidò con cento franchi, quasi mi stesse dicendo prendi questi soldi e non farti più vedere. 
Avevo appena avuto la mia prima vera esperienza lavorativa, ed era stata una merda. Quando fui a casa i miei cugini vollero sapere tutto e gli raccontai qualcosa, solo a Sandrina dissi però la verità, il modo in cui quell'uomo mi aveva tratta. 

I miei zii mi fecero forza e mi cercarono un'altro lavoretto, così trovammo un bar, davvero molto carino. Mi presentai al lavoro, ero scoraggiata dopo la prima esperienza però volevo davvero mettercela tutta. 
I ragazzi erano tutti italiani, quindi ci capivamo bene. Così passarono tre giorni, tre giorni in cui i miei cugini andavano in piscina ed io andavo a lavoro, un po' li invidiavo, sopratutto perchè i genitori non gli imponevano di lavorare, sarebbero stati benissimo disposti a mantenerli, mentre mia madre si era già stancata dopo due anni. Così grazie a quel pensiero mi facevo forza.
Purtroppo mi arrivo una brutta notizia dalla sicilia, ero stata rimandata di due materie, matematica e sala. Non lo dissi a nessuno all'inizio, volevo riflettere bene, se fossi rimasta lì a lavorare non avrei potuto prendere ripetizioni di matematica e con il lavoro non avrei potuto studiare, se fossi invece tornata a casa mia mamma si sarebbe arrabbiata. Eppure già lo sapevo, non avevo scelta, dovevo tornare a casa, i sacrifici che aveva fatto la nonna per farmi studiare erano troppi, non potevo buttare tutto all'aria. Così quando riferii la mia decisione alla mamma successe il finimondo, litigammo tanto, tirammo in ballo discorsi che credevamo chiusi, piansi e alla fine, fece di nuovo l'errore più grande che potesse fare, mi cacciò via di casa.  Quindi se io sarei tornata in sicilia non mi avrebbe accettata. Io cercai lo stesso di rimediare le cose, affrontai un viaggio lungo pieno di lacrime, quando arrivai a casa mi chiuse la porta in faccia. 
Con la valigia ancora piena mi incamminai verso casa della nonna, dove appena mi apri la porta crollai tra le sue braccia, mi accolse con lei e mi trascinò via da quell'inferno. 

Sapevo che la scelta fatta dalla mamma non era tutta farina del suo sacco, era stato Lyam, suo marito a dirle di fare così come fece. Io in quel momento seppi che mai avrei potuto perdonare del tutto quell'errore. Così affrontai quella poca estate che mi era rimasta studiando, il mare lo vidi solo una o due volte, ero troppo decisa a voler recuperare l'anno e a prendermi il diploma. 

La vita si era fatta nuovamente difficile, con la mamma non ci parlavamo più, con le mie sorelle ci vedevamo poco, era tutto uno schifo ed io per fortuna continuavo a scrivere:

''Al buio, illuminata dal mozzicone della sigaretta, lo sguardo perso nell'oscurità. Respiro dolcemente e mi chiedo se è questa la vita che volevo. 

I fari di un auto mi abbagliano un istante, per poi sparire mentre il rumore si sfoca lentamente.
Sto così, immobile per ore, un aereo sorvola la città, chiudo gli occhi e mi ritrovo lassù, tra le stelle.
Ispiro profondamente l'aria fresca della notte.

No, non è questa la vita che volevo, mi sarebbe tanto piaciuto essere un faro, una stella, una nuvola, un aereo ma per stanotte mi accontento, mi accontento di sentire battere il cuore dentro al petto. eppure stasera non è una serata qualunque, non perché ci sia una ricorrenza o una qualsiasi data da ricordare (I numeri non sono il mio forte) ma è una di quelle sere in cui vorrei urlare, urlare tanto forte da far sentire ciò che provo dentro al mondo, al mondo che non capisce, non comprende ciò che sento. Non ascolta il mio grido muto, contornato di disperazione. Sento un nodo alla gola, stringere sempre più forte, tanto che mi manca il respiro e sprofondo nel vuoto. E mi sento sola, sbagliata, inadatta. Nessuno sa come sto realmente, nessuno capisce la voragine che mi trovo nel petto, scavata giorno dopo giorno da immensi sorrisi falsi, nessuno è in grado di capire cosa in realtà provo, nessuno in realtà ci prova davvero perché se sapesse come sono veramente faticherebbe a restare. Ma a me serve una persona che sappia domare il fuoco che ho dentro, mi servirebbe qualcuno capace di restarmi accanto, qualcuno con cui bere una birra fresca al tramonto, stando ore insieme a parlare della vita, che poi lo sappiamo nessuno in realtà l'ha mai capita. Il freddo mi scorre nelle vene e non ha paura di congelare i miei sentimenti, ma non congela il passato, quello affiora come l'alta marea e trascina via quella poca felicità che incontra. Non sto bene. No, non riesco a concentrarmi su nulla che non sia tu, vorrei scappare, fuggire via da questo sentimento che non mi appartiene, vorrei poter sparire per sempre, vorrei chiudere il mondo fuori ma te, te vorrei portarti con me. So Che mi farai del male, lo stai già facendo ed io non so difendermi.''

La mia sofferenza c'era e ci sarebbe stata ancora per molto, la vita spesso sceglie le strade che preferisce, io ero una bambina anche se l'infanzia l'avevo persa molto tempo prima, c'ero rimasta intrappolata. Non sapevo adesso che ne sarebbe stato di quella vita che vedevo scorrermi davanti senza riuscire ad acchiapparla mai, che ne sarebbe stato di me?

















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