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capitolo 71 - tornano in vita

Grover e Percy erano insieme, dopo la corsa. Il satiro disse. -Passerò il resto dell'estate qui, con te ed Annabeth. Poi ricomincerò a cercare Pan.- Percy sorrise. -Sono contento, amico. Ti hanno rinnovato il contratto?- chiese, sorridendo.

Ade scosse la testa. "Questo ragazzo ha un senso dell'umorismo un po' squallido." "Pensavo ti piacesse." Commentò Zeus. Poseidone annuì. "In fondo anche il tuo lo è."

Grover annuì, fiero. -Hanno detto che ho aperto la strada ai futuri cercatori. Sono rimasti... impressionati, Peeerce. Ho una licenza di due mesi e un flauto nuovo di zecca.- Esclamò contento, sventolando il flauto in questione.

"Il sogno di chiunque." Commentò, ironico, Poseidone. Ade lo fissò. "Tuo figlio ha chiesto un bastone." Zeus annuì. "Non puoi parlare."

Grover proseguì. -Adesso che siamo faccia a faccia... posso sciogliere il collegamento empatico- Percy alzò le sopracciglia. -Se per te va bene, per me è scontato che tu lo tenga.-
Il satiro mise giù il flauto e lo guardò stupito. — Ma così, se io finisco di nuovo nei guai, sarai in pericolo, Percy! Potresti morire!-

"E adesso Percy, da persona sana di mente qual è, gli permetterà di sciogliere il legame. Vero?" Ade si voltò verso i fratelli.

— Se finisci di nuovo nei guai, voglio saperlo. E verrò di nuovo ad aiutarti, amico. Non potrei chiedere di meglio.-

Ade sbuffò. "Perfetto. Preferisce farsi uccidere, perfetto. Come preferisce il cretino." Zeus e Poseidone risero.

Alla fine Grover accettò di non interrompere il collegamento e tornò a suonare YMCA alle fragole.

Più tardi, a lezione di tiro con l'arco, Chirone prese da parte Percy.
-Sono intervenuto. Ho sistemato le cose con la Meriwether: non sei più ritenuto responsabile della distruzione della palestra. La polizia non ti sta più cercando.-

"Vero, era ancora un ricercato, adesso. Secondo me ci prova gusto." Commentò Ade, alzando un sopracciglio. Zeus annuì. "Lo penso anche io."

— Come ci è riuscito? — chiese Percy.
I suoi occhi scintillarono. — Ho soltanto suggerito che i mortali
avessero visto qualcosa di diverso quel giorno: un'esplosione nell'impianto del riscaldamento che non era colpa tua.-

"Anche se tecnicamente avrebbe potuto. Visto che c'è dell'acqua in quell'impianto." Zeus guardò Ade. "E loro avrebbero dovuto saperlo perchè...?" "Dai, è Percy. Ci sono motivi perchè finisca nei guai?"

— E se la sono bevuta?
— Ho manipolato la Foschia. Un giorno, quando sarai pronto, ti
mostrerò come si fa.
— Significa che il prossimo anno potrò tornare alla Meriwether?

"Perché ci vuole tornare?" Ade fissava la scena sconvolto.

Chirone inarcò le sopracciglia. — Oh, no, ti hanno espulso lo stesso. Il preside, il signor Bonsai, ha detto che avevi... com'erano le parole esatte?
Ah, sì: "Un karma negativo che disturbava l'aura educativa della scuola." Ma non sei nei guai dal punto di vista legale, per il sollievo di tua madre. Oh, a proposito di tua madre...È ora che la chiami.-
Percy fece un sorriso nervoso, per poi allontanarsi e comporre il numero della madre.

-Pronto, chi è?-

Ade disse. "Solo a me Percy non sembra entusiasta alla prospettiva di rispondere?" Zeus e Poseidone scossero la testa. "Anche a noi. Chissà cosa lo preoccupa, poi."

-Ciao, mamma... ehm... sto bene. E non mi sono fatto male... Non troppo, almeno...-
Dall'altro capo del telefono arrivò il silenzio.
-Mamma? Ci sei ancora?-
-PERCY JACKSON! COSA TI È PASSATO PER LA TESTA? HAI LA MINIMA IDEA DI QUANTO MI HAI FATTO PREOCCUPARE? SGATTAIOLARE VIA DAL CAMPO PER ANDARTENE IN GIRO A COMPIERE IMPRESE! MI HAI FATTO MORIRE DALLA PAURA!-

Percy aveva allontanato il telefono dall'orecchio, leggermente spaventato.

Gli dei risero. Ade disse. "Ha più paura della madre che di noi."

Ma alla fine Sally si fermò a riprendere fiato. — Oh, ma sono così contenta che tu sia sano e salvo!-

"Soffre di personalità multipla?" Chiese Ade, riferendosi al cambio repentino di umore.

— Mi dispiace, mamma — le disse Percy. — Non ti spaventerò più.-

"È una cosa così tenera. Sembra davvero un bambino di tredici anni."

Non promettermi una cosa del genere, Percy. Sai molto bene che le
cose non potranno che peggiorare. — Cercò di dirlo con noncuranza, ma
Percy sentì che era molto scossa.
Pensando a qualcosa per tirarla su di morale, propose  — Potrei venire a casa per un po' —

"Che tenero." Disse Zeus, sorridendo alla vista di Percy che cercava di consolare la madre.

No, no. Resta al campo. Addestrati. Fai quello che devi fare. Però verrai a casa per il prossimo anno scolastico?-
—Ma sì, certo. Ehm, se ci sarà una scuola disposta ad accettarmi.-

"Per me si farà espellere anche da quella."

Oh, troveremo qualcosa, caro — sospirò Sally. — Un posto dove ancora non ci conoscono.-

Ade inclinò la testa. "Percy è stato due volte in due anni un ricercato internazionale. Dove non li conoscono?" Zeus alzò le spalle. "Utopia, forse."

Quella sera, mentre eravano seduti su una duna di sabbia affacciata sullo stretto di Long Island, Tyson disse al fratello. — Stanotte ho sognato papà. Vuole che vada a trovarlo.-

"Devo dire che hai fatto enormi progressi, Poseidone! Hai addirittura comunicato con Tyson?" Zeus rise alle parole di Ade, commentando. "A lui non hai detto tieniti forte, come consiglio?" "Con Percy si era sprecato, ammettiamolo." Poseidone sbuffò. "Smettetela, dai."

Percy, sbigottito, chiese — Poseidone ti ha mandato un messaggio in sogno?-

"Vedi? Nemmeno lui ci crede. Lo hai decisamente sorpreso." Zeus diede una pacca sulle spalle di Poseidone. "Sono progressi, complimenti."

Lui annuì. — Vuole che vada sott'acqua per il resto dell'estate. Per
imparare a lavorare nelle fucine dei ciclopi. L'ha chiamato un tirocign... un
tirocen...
— Un tirocinio?
— Sì.

"Che carino. Lasci Percy nuovamente da solo, ma ehy! Contento tu, contenti tutti!" Poseidone guardò male Zeus. "Era la cosa migliore per Tyson. Doveva stare con i suoi fratelli." "E Percy? Così sembra un grazie per aver portato Tyson al campo. Ci sentiamo quando mi riservi."

— Quando parti? — chiese Percy.
— Ora.
— Ora. Nel senso di... ora ora?
— Ora.

"Che conversazione entusiasmante e dall'alto impatto culturale." "Le loro conversazioni sono decisamente delle pietre miliari."

Percy disse, a fatica. — Sono felice per te; campione. Sul serio.-

"È bellissimo vedere come chiama Tyson campione. Sembra davvero un atteggiamento da fratello maggiore." Ade sorrise. Zeus annuì, concordando con le parole del fratello.

— È difficile lasciare il mio nuovo fratello — replicò lui con un tremito
nella voce. — Ma io voglio costruire le cose. Armi per il campo. Vi serviranno.-

"Che carino!" Ade si entusiasmò. "Sono la mia brotp preferita!" Zeus sorrise, annuendo alle parole di Ade. "Anche la mia. Sono davvero teneri, insieme."

— Costruirai le armi migliori del mondo — disse Percy a Tyson. Sollevò poi l'orologio, sorridendo con orgoglio. — E scommetto che diranno anche l'ora esatta.-

"Che carinoooo!" Ade continuava a saltellare. Zeus sorrideva come un ebete davanti alla scena. Poseidone, invece, rimaneva stranamente in silenzio, non perdendosi nemmeno un momento della conversazione, senza rimproverare i fratelli per il loro atteggiamento infantile.

Tyson tirò su col naso. — I fratelli si aiutano.
— Tu sei mio fratello — disse Percy in risposta. — Non ci sono dubbi.-

"Sembra quello che hai detto tu a lui, Poseidone. Alla fine della sua prima impresa..." Zeus si tamburellò il mento con le dita, pensieroso. Ade annuì. "Si, quando ha accettato Percy come figlio... in effetti sembra molto quel momento."

Tyson  si asciugò una lacrima sulla guancia e si alzò. — Usa bene lo scudo.
— Lo farò, campione.
— Ti salverà la vita, un giorno.

"Riesce a vedere il futuro?" Domandò Ade. Zeus scosse la testa. "Probabilmente da per scontato che Percy si metterà nei guai come suo solito."

Tyson poi, sceso in spiaggia e dopo aver fischiato, chiamò Arcobaleno, che lo portò verso il largo.
Percy rimase a guardarli galoppare via, e, quando furono spariti, abbassò gli occhi sul  nuovo orologio.

"Cos'ha?" Chiese Ade. Zeus scrollò le spalle, senza conoscere la risposta, mentre Poseidone sorrideva, senza però dire niente.

Percy, fece roteare fuori lo scudo, in tutta la sua ampiezza. Sbalzate nel
bronzo c'erano delle figure nello stile dell'antica Grecia: scene dell'impresa appena conclusa, Annabeth che accoltellava il Lestrigone a palla
prigioniera ("Bei tempi, quelli!" "Con Percy che aveva la foto di Annabeth nel quaderno? Davvero bei tempi per noi fanboy!"), Percy che combatteva i tori di bronzo sulla Collina Mezzosangue, Tyson che cavalcava Arcobaleno verso la Principessa Andromeda, la CSS Birmingham che sparava le sue palle di cannone contro Cariddi.

"Davvero ben fatto! Tuo figlio ha del talento naturale!" Vedendo che Poseidone non cominciava con il suo entusiasmante elogio verso la propria prole, Ade e Zeus si voltarono a guardarlo, scoprendo fermo a fissare il figlio. "Ma si è rotto?" Domandò Ade, indicandolo a Zeus.

— Ehi, Percy.
Il ragazzo si voltò: Annabeth e Grover erano in cima alla duna.

"Che ci fanno loro lì?" Domandò Ade. Zeus lo fissò. "Ora ho capito perchè IO non guardo più film con te, Ade! Sei impossibile!"

— Tyson... — disse loro Percy. — È dovuto...
— Lo sappiamo — rispose Annabeth piano. — Chirone ce l'ha detto.
— Le fucine dei ciclopi. — Grover rabbrividì. — Dicono che la mensa
sia terribile! Non fanno nemmeno le enchilada!

"Ma certo! Ecco qual è l'unico vero problema della situazione! Le enchilada mancanti! Quel satiro è un genio!" Ade annuì, entusiasta. "Enchilada per tutti!" Esclamò Zeus.

Annabeth tese la mano verso Percy. — Muoviti, Testa d'Alghe. È ora di cena.-

"AHHH MOMENTO OTP! MOMENTO OTP! GUARDATELI! SONO COSÌ... TENERI! AHHHH!" Ade e Zeus cominciarono a saltellare, attirando lo sguardo di Poseidone. "Avete finito?" Ade lo guardò, correndo ad abbracciarlo. "SEI VIVO! MI STAVO PREOCCUPANDO!" "Sono un Dio. Come cavolo potevi avere il dubbio?" Zeus scosse la testa. "Da piccolo suo padre lo ha mangiato." "Anche me, Demetra, Estia ed Era, ma nessuno di noi quattro è messo così male." Zeus annuì. "Dobbiamo farlo vedere. Forse stare tutto l'anno solo negli Inferi..."

Il ricordo si ricondensò in un sogno.
Percy vedeva Polifemo, che gioiva della morte di Nettuno.
Si sentiva la voce di Crono.  "Polifemo se ne sta accecato nella sua caverna, piccolo eroe, convinto di avere ottenuto una grande vittoria. Tu credi di ingannarti di meno?" La risata gelida del Titano riempiva il
buio.

"Cavolo! Certo che Crono ci va giù pesante con Percy!" Ade esclamò, guardando poi Zeus e Poseidone, sconvolti quanto lui. "Eh, già! Cosa vuole da lui, poi." "Magari che distrugga l'Olimpo."

Poi il sogno cambiò: Percy si trovava nel palazzo del Padre, e su un trono di coralli, era seduto il dio del mare.
Poseidone, guardando il figlio, disse solo: "Tieniti forte."

Ade e Zeus spalancarono la bocca. "Pure nei sogni? Certo che sei cattivo, Poseidone! Andiamo!"

Percy si svegliò di soprassalto.
Qualcuno stava bussando alla porta. Grover si precipitò dentro senza
aspettare il permesso. — Percy! — balbettò. — Annabeth... sulla collina...
lei...-

"Cos'è successo ad Annabeth?" Ade guardò male il satiro. Zeus fissò Ade. "Perchè dovrebbe essere colpa del satiro?" "Perché non dovrebbe?" Rispose Ade, incrociando le braccia al petto. "Perché non state zitti?" Chiese retoricamente Poseidone, guardando male i due fratelli.

Percy si alzò subito, seguendo velocemente Grover verso l'albero.

Ade esultò. "Questa è la prova che la Percabeth è Canon!" Zeus annuì. "Prova scritta con firma ufficiale! Qualcuno chiami un prete per loro!" Poseidone sospirò. "Perché proprio a me?" "È la tua punizione per aver scritto una lettera con solo due parole. Cioè, all'inquinamento non ci pensi?"

Albeggiava appena, ma tutti sembravano in agitazione. Si stava
spargendo la voce. Era successo qualcosa di grosso. Un gruppetto stava già salendo la collina: satiri, ninfe ed eroi in un bizzarro miscuglio di armature e pigiami.

"Cavolo, quello sì che è un esercito! Combattono Crono in pigiama?" Ade rise alla sue stesse parole. Poi guardò i fratelli, in cerca di sostegno. "Dai, era divertente."

Si sentì lo scalpitare degli zoccoli di cavallo e Chirone li raggiunse al
galoppo.
— È vero? — chiese a Grover.
Grover riuscì soltanto ad annuire, con un'espressione stordita.

"Ma di che stanno parlando?" Chiese Zeus. Ade disse. "Chiaramente Annabeth sta bene, altrimenti non sarebbero così tranquilli..." Poseidone li fissò. "Lo state facendo apposta, vero?" I due lo guardarono. "Tu hai capito?" "Certo che sì. Mi sorprende che voi non lo abbiate fatto. Soprattutto tu, Zeus."

Percy provò a chiedere qualcosa, ma Chirone lo interruppe, prendendolo per il braccio e sollevandolo senza nessuno sforzo sulla groppa. Insieme corsero in cima alla Collina Mezzosangue, dove aveva cominciato a  radunarsi una piccola folla.

"Ma cosa...? Poseidone?" Zeus guardò il fratello. Poseidone lo fissò. "Cos'è successo poco dopo che loro avevano recuperato il Vello?" Zeus rimase confuso per un momento. Poi, all'improvviso, sorrise. "Immagino possa fare scalpore..." Poseidone annuì, concorde. Ade li fissava. "Non capisco." "Fatti tuoi." Risposero, contemporaneamente, i due dei.

— Maledetto il re dei Titani — esclamò Chirone. — Ci ha ingannato
un'altra volta! Si è dato un'altra possibilità di controllare la profezia.
— In che senso? — chiese Percy.
— Il Vello — disse. — Il Vello ha funzionato troppo bene.-

"Già. Meno male." Ade annuì alle parole di Zeus, domandando poi. "Non mi spiego nemmeno lei, a dire il vero." "Immagino scopriremo tutto, no?" Chiese Poseidone.

Ai piedi dell'albero, c'era una ragazza svenuta. Un'altra ragazza vestita
in armatura greca era inginocchiata accanto a lei.

"Ma chi sono?" Chiese Ade. "Cioè, chi è l'altra?" Zeus e Poseidone scossero la testa.

— Il Vello ha guarito l'albero — spiegò Chirone, la voce esausta. — Ma
il veleno non è stata l'unica cosa che ha espulso.-

"Deve tirarla tanto per le lunghe? Andiamo, basta con la suspence!" Ade esclamò. Zeus annuì. "Percy non sta capendo." "Nemmeno voi avevate capito, mi sembra..."

La ragazza in armatura, inginocchiata accanto all'altra era Annabeth e, quando vide il trio avvicinarsi, corse subito da Chirone. — È... lei... lì, all'improvviso...-
Le grondavano gli occhi di lacrime.

"Povera Annabeth." Mormorò Ade, guardando Zeus di sfuggita. Lui annuì. "Lei deve essere quella che ha sofferto di più. E che ha gioito di più, al contempo."

Percy, ancora confuso, saltò giù dalla groppa di Chirone e corse verso
la ragazza svenuta. Chirone gridò: — Percy, aspetta! -

"Ma che fa?" Domandò Ade. Zeus rispose. "Tendo ad indovinare e dico che cerca di aiutare la ragazza."

Percy si inginocchiò al suo fianco. La ragazza aveva i capelli corti e neri e le lentiggini sul naso. La corporatura era snella e forte, da fondista, e i vestiti erano una via di mezzo fra il punk e il goth: una maglietta nera, un paio di jeans neri strappati e un giubbotto di pelle con le spille di band.

"Che occhio, il ragazzo..." Commentò Ade. Zeus lo fissò male, mentre Poseidone sorrideva. "Già... sembrano una bella coppia... capelli scuri entrambi, occhi blu o verdi, si somigliano caratterialmente..." Zeus spostò lo sguardo furente su di lui. "Problemi Zeus?"

— È vero — mormorò Grover, con il fiato grosso dopo la corsa fatta per
salire sulla collina. — Non posso crederci...
Nessun altro si avvicinò alla ragazza.
Percy le mise una mano sulla fronte.

"Percy passione infermiere..." commentò Ade, sorridendo a danno di Zeus. Il dio sbuffò, incrociando le mani al petto. Poseidone gli posò un braccio sulle spalle. "È il potere dei fanboy... non puoi mica reagire così."

— Le servono nettare e ambrosia — dichiarò, per poi prenderla per le spalle e solevandola a sedere, posandole la testa sulla propria
spalla.

"Vero amore, gente!" Esclamò Ade, esultando. Zeus lo fissò.

— Muovetevi! — gridò Percy agli altri. — Che vi prende, gente? Portiamola
alla Casa Grande.-

"Non ha capito chi è, vero?" Domandò Ade. Zeus scosse la testa. "No, però gli è familiare, sicuramente."

La ragazza fece un respiro tremante, tossì e aprì gli occhi.
Le iridi erano di un blu stupefacente, elettrico.
Fissò sbalordita Percy, con gli occhi atterriti, e rabbrividì. — Chi...-

"Lei è rimasta senza parole." Commentò Ade. Poseidone annuì. "Amore a prima vista." Ade annuì. "Decisamente."

— Mi chiamo Percy — disse Percy. — Adesso sei al sicuro.
— Ho fatto un sogno stranissimo...
— Va tutto bene.
— Sto morendo.

"Però, che conversazione allegra." Commentò Ade, facendo ridere Poseidone.

— No — la rassicurò Percy. — Stai bene. Come ti chiami?-
Percy, incrociando lo sguardo della ragazza, capì il piano di Crono. Avvelenare l'albero, far prendere il Vello D'Oro... aveva l'unico scopo di darsi una possibilità in più di controllare la profezia, di aggiungere un pezzo sulla scacchiera.

"L'ha capito anche lui! Anzi, è andato oltre quello che avevano compreso gli altri." Poseidone sorrise.

— Io sono Talia — disse la ragazza. — Figlia di Zeus.-

"Che succede adesso?"

Angolo autrice
I prossimi capitoli saranno per un po' frutto della mia immaginazione!
Al prossimo!
By rowhiteblack

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