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capitolo 60 - le sirene

-Ah! — Percy si svegliò all'improvviso.

"Ha interrotto il sogno su mia figlia. Non permettendoci di capire cosa le fosse successo." Zeus fissò i due fratelli. "Ho torto?" I due scossero la testa, non volendo contraddire Zeus.

Annabeth stava scrollando Percy.— Percy, stavi facendo un incubo. Ti
devi alzare.-

"Ma è andata da lui? Voglio dire... nella sua cabina? Magari lo guardava dormire..." Ade cominciò a fantasticare. Zeus guardò i due semidei. "Va bene. Avere momenti OTP come questo mi ripaga per il non sapere cosa sia successo a mia figlia."

— Che... che c'è? — Percy si strofinò gli occhi. — Che succede?-
— Terra — ripose lei cupa. — Ci stiamo avvicinando all'isola delle
sirene.-

"Le sirene. Ma certo." Poseidone disse. "Nel Mare dei Mostri, le sirene sono una tappa fondamentale." Zeus annuì. "Pensate se vuole imitare Odisseo e si fa legare all'albero maestro per sentire il loro canto." "Sarebbe proprio da film. O libro. E noi non siamo in un libro. O in un film." Commentò Ade.

I due si spostarono sulla prua della nave. Percy non riusciva a scorgere nemmeno l'isola delle sirene, immersa nella nebbia.
— Voglio che mi fai un favore — disse Annabeth. — Le sirene... presto
saremo nel raggio del loro canto. -

"E adesso gli chiede di registrarle." Ade si fermò. "SONO UN GENIO, CAVOLO! PER TUTTI I MORTI! AVETE CAPITO CHE SONO UN GENIO?" "Ma che hai?" Poseidone chiese al fratello. "Potevano registrarlo, passare tranquilli e basta! Sono un genio!"

Percy, stranamente secondo gli dei, conosceva il mito delle sirene: il suono delle loro voci era così dolce da incantare i marinai, attirandoli verso la morte.
— Non c'è problema — la rassicurò. — Basta che ci tappiamo le orecchie. C'è un grosso tino di cera sottocoperta...-

"Beh, non solo conosce un mito, ma ha anche un'idea intelligente. Percy, a volte mi sorprendi!" Zeus guardò Poseidone. "Non lo rimproveri?" "No, penso abbia ragione, in questo caso. Sorprende anche me, ad essere sincero..."

— Io voglio sentirle.-

Ade emise un gemito strozzato. "Ma perchè? Cosa ha fatto di male Percy per meritarsi questo?" Zeus e Poseidone risero.

Percy strizzò gli occhi. — Perché?-

"Avete le stesse reazioni, Ade." Stuzzicò Zeus il fratello. Ade, in tutta risposta, dimostrandosi un immortale di oltre tremila anni, fece una linguaccia al fratello, mentre Poseidone scuoteva la testa esasperato. "Ho un senso di dejavu. Basta."

— Dicono che le sirene cantino la verità su ciò che desideri. Ti rivelano
cose di te di cui non ti rendevi neanche conto. Ecco cos'è che incanta tanto. Se sopravvivi... diventi più saggio. Voglio sentirle. Quando mi ricapiterà l'occasione?-

"Percy, dille di no, per favore. È una pessima idea, faglielo notare e andate avanti. Ignorala e imponi la tua autorità di uomo."

"Detto dalla maggior parte della gente, non avrebbe avuto senso. Ma dato
che Annabeth era Annabeth... be', visto che legge tutti quei libri di architettura in greco antico e che va matta per i documentari storici, immagino che anche le sirene siano di suo gusto." Ade sospirò sentendo i pensieri di Percy. "Altro che le donne all'ombra degli uomini. Percy non fa niente se Annabeth non è d'accordo."

La ragazza spiegò il suo piano a Percy, che accettò, anche se controvoglia, di aiutarla a prepararsi.
Non appena la costa rocciosa dell'isola entrò nella visuale, Percy ordinò a una cima di avvolgersi attorno alla vita di Annabeth, legandola all'albero di trinchetto.

"Che immagine terribile, davvero." Ade fissava la scena. Zeus sospirò. "Annabeth sta imitando in tutto e per tutto Odisseo." I due dei si bloccarono, girandosi verso Poseidone. "Beh?" "Non provare a maledire anche lei, capito? Lei e Percy si sposeranno, arriveranno a ottanta anni circondati da figli, nipoti e pronipoti. Chiaro?" Poseidone, leggermente sconvolto per le loro parole, annuì lentamente. "Chiaro."

— Non slegarmi — spiegò la ragazza— per nessun motivo, anche se ti supplico di farlo. Avrò voglia di buttarmi e di affogare.-

"Sarebbe divertente se succedesse." Commentò Ade. Poseidone lo fissò. "Hai appena finito di minacciarmi!" "Vabbè, quello era un'altra cosa."

— Stai cercando di tentarmi?- Percy scherzò
— Ah-ah.-

"Che teneri! MOMENTO OTP! Attenzione!" Poseidone scosse la testa, sorridendo per la stupidità dei suoi fratelli.

Percy promise di tenerla legata, per poi prendere due grossi pezzi di cera, modellarli a forma di tappo e infilarseli nelle orecchie.

"Wow, che stile. Tuo figlio ne ha da vendere, devo ammetterlo." Ade era estremamente sarcastico. Poseidone sospirò. "Era la cosa intelligente da fare. Non farsi legare a un albero e ascoltare le sirene cantare. Equivale a farsi uccidere."

Annabeth annuì sarcastica, come per dire che i tappi per le orecchie erano un vero tocco di classe. Percy le fece una smorfia, per poi voltarsi verso il
timone.

"Guarda come sono teneri!" Ade saltellò. Zeus disse. "Sembrano due dodicenni, in questi momenti. Non due ragazzi maturi. Seri. Avete capito cosa intendo, no?" Poseidone e Ade annuirono. "Percy, comunque, sembra sempre un dodicenne." Disse Ade, per correggere il fratello.

Quando la nave si avvicinò all'isola, delle rocce frastagliate si stagliarono fuori dalla nebbia. Percy le aggirò con la barca, per evitare che squarciassero lo scafo della barca.

"Altra mossa intelligente. Wow, sono sorpreso!" Ade venne ignorato dai due fratelli.

Percy si voltò, per osservare Annabeth: all'inizio, la ragazza sembrava normalissima, poi sgranò gli occhi e cominciò a lottare con le funi e chiamare Percy, per farsi liberare.
Sembrava così disperata che Percy, per evitare di accontentarla, dovette distogliere lo sguardo. Poi ordinò alla Vendetta della Regina Anna di andare più forte.

"Che carino, non riesce a guardarla. È tenero, no?" Ade continuava a blaterare sulla tenerezza della coppia.

Annabeth stava supplicando Percy, con le lacrime che le scorrevano sulle guance. Lottava contro le cime come se la stessero trattenendo da tutto ciò di cui le importava di più al mondo. Percy non poteva sentirla, ma gli dei sì. La ragazza stava urlando. -Come puoi essere tanto crudele? Ti credevo un amico!-
Percy distolse lo sguardo, evitando di guardare la ragazza per cinque minuti.

"Cavolo. Ha fatto la cavolata." Disse Ade, indicando Annabeth che si slegava e buttava in acqua.

Percy, dopo cinque minuti, si voltò e vide il coltello di bronzo di Annabeth sul ponte: mentre si divincolava, la ragazza era riuscita a prenderlo: Percy si era dimenticato di disarmarla.

"Ecco, altra azione stupida. Mi stavo preoccupando sapete." Zeus guardò Poseidone. "Concordo ancora con Ade, temo." Zeus sospirò. "Come dargli torto, in effetti."

Il semidio corse sul fianco della nave e la vide: nuotava con tutte le forze verso l'isola, con le onde che la trascinavano verso gli scogli frastagliati.
Gridò il suo nome ma non servì a nulla: Annabeth era in trance, e nuotava dritta verso le sirene.

"Cosa si aspettava? Che corresse da lui? Per quello ci vuole un bacio, Percy." "Come nelle favole Disney?" Domandò Zeus. Ade annuì. "A sentire Afrodite, è il sogno di ogni ragazza, avere un principe che la faccia sentire una principessa."

Percy si voltò verso il timone e urlò: — Mantenere la rotta!- Poi si tuffò, ordinando alle correnti di plasmarsi attorno al suo corpo, creando in questo modo un potente flusso che lo spingesse avanti.

"Devo dire che quando è in acqua, non c'è molto che non sappia fare. È decisamente nel suo elemento." Commentò Ade. Zeus e Poseidone annuirono concordi. Poseidone disse. "Sono sorpreso di quanto riesca a fare. Non tutti i miei figli ne sono capaci. È estremamente potente."

Percy vedendo l'amica ("Fidanzata, tecnicamente" "Ade, non stanno ancora insieme." "Sì, ma sono destinati! Filo rosso e doppio nodo e cose del genere.") in difficoltà, si tuffò all'inseguimento, immergendosi sotto lo scafo affondato di uno yacht, insinuandosi attraverso una serie di
mine, concentrandosi per evitare di schiantarsi contro gli scogli o incastrato nelle reti di filo spinato.
Dopo aver raggiunto una baia a
mezzaluna, vide altri relitti, una spiaggia di sabbia nera vulcanica. Ignorò queste cose, cercando disperatamente Annabeth con lo sguardo.

"Ha appena fatto delle cose straordinarie, nuotando come un professionista, ma si preoccupa solo di Annabeth. Io adoro tuo figlio. Anzi... adoro loro due insieme!" Zeus sorrise. Poseidone gli ricordò. "Mio figlio ha sognato la tua e non l'ha mai neanche vista. Pensa quando si conosceranno..." Ade rise.

Annabeth era quasi arrivata alla spiaggia nera. Dopo la nebbia si diradò e Percy vide le sirene: uno stormo di avvoltoi grandi quanto persone, con le piume nere e sporche, gli artigli grigi e i colli rosa e rugosi, con sopra delle teste umane, in continua mutazione.

"In due parole: che schifo." Zeus e Ade annuirono alla sintesi di Poseidone. "Fanno davvero tanto schifo. Cioè. Bleah."

Mentre le bocche si
muovevano, i volti si plasmavano in quelli di persone che Percy conosceva Sally, Poseidone, Grover, Tyson, Chirone, tutte le persone che Percy desiderava di più vedere, che sorridevano rassicuranti al ragazzo, invitandolo ad unirsi a loro.

Poseidone sorrise. "Vede anche me!" Zeus lo guardò. "Beh, sei suo padre... è normale, penso." Poseidone annuì, sorridendo estasiato. Ade gli fece notare. "Guarda la bocca. Untuosa e sudicia. Ti sta bene." Poseidone lo spinse nell'acqua, ma, essendo un ricordo, il dio non si bagnò.

Percy doveva raggiungere la ragazza prima che uscisse dal mare: il mare era il suo unico vantaggio, visto che lo aveva sempre protetto, in un modo o nell'altro.

"E si sente al sicuro nel mare. Anche in quel mare." Poseidone era sempre più contento. "Si entusiasma per niente." Commentò Ade, ignorando il fatto che stava saltellando per le scene per niente romantiche tra i due semidei fino a poco prima.

Percy si slanciò in avanti e afferrò Annabeth per la caviglia, venendo attraversato da una scossa nello stesso istante e vedendo le sirene come le vedeva lei. Anche gli dei poterono vederle: tre persone sedute su una coperta da picnic a Central Park, con un banchetto apparecchiato. C'era il padre della ragazza, Atena e, di fianco a lei, Luke.
Tutta la scena era avvolta da una luce calda e burrosa. Tutti e tre parlavano e ridevano, e quando videro Annabeth le loro facce si illuminarono di gioia. Il padre e la madre allargarono le braccia in un gesto invitante. Luke sorrise e le fece cenno di andare a sedersi accanto a lui, come se non avesse mai tradito i semidei.
Dietro gli alberi di Central Park si stagliò il profilo di una città, Manhattan, ma interamente ricostruita in abbagliante marmo bianco ed era più grande e maestosa che mai, con le finestre dorate e i giardini pensili. Era meglio di New York. E per Percy anche meglio dell'Olimpo.
Gli dei capitono che era opera di Annabeth, finalmente l'architetto di un intero mondo nuovo. Aveva riunito i suoi genitori. Aveva salvato Luke. Aveva realizzato ogni suo desiderio.

"Wow. La ragazza sogna in piccolo, bisogna ammetterlo." Disse Ade, una volta risvegliatosi dalla trance per la meravigliosa città. I due dei annuirono. Zeus fissò Luke. "Deve volergli molto bene." Commentò. "Mi aspettavo di vedere Percy." Disse Ade.

Percy, dopo essersi concentrato, riportò in mare Annabeth con uno strattone, ordinando alle correnti di trasportarci lontano dalla baia.

"Che eroe." Ade sospirò. Poseidone lo fissò. "Cominci a preoccuparmi, Ade. Devo dire a Persefone di passare più tempo con te. Diventi romantico, quando sei depresso."

Annabeth si divincolava così tanto che per poco non si scontrarono con una mina. I due si immersero sott'acqua e Annabeth smise di agitarsi. Appena tornarono con la testa in superficie, ricominciò a lottare.

"Che sta facendo? Imita Nemo?" Ade rise per la sua stessa battuta. "Dai era divertente!"

Percy, avendo capito che sott'acqua non arrivava il suono, afferrò Annabeth per la vita e ordinò alle onde di spingerci giù, fino ai sessanta metri di profondità. Poi, per evitare di farla morire soffocando, ordinò che le bolle si unissero, circondandoli. Il mare obbedì.
Annabeth prese una grossa boccata d'aria e tossì. Fu scossa da un brivido per tutto il corpo. Poi guardò Percy, finalmente libera dall'incantesimo delle sirene.

"Che carini." Ade e Zeus stavano sorridendo. Prima che Poseidone potesse ribattere, la scena attirò la loro attenzione.

Annabeth coppiò a piangere a dirotto, appoggiando la testa sulla spalla di Percy, che la abbracciò.

"Che... wow! Non ho parole." Ade rimase a fissare la coppia, imitata dagli altri due. Poseidone poi indicò i pesci. "Hanno anche degli spettatori."

"Smammate!" Percy si rivolse agli spettatori, che obbedirono a malincuore.

— Ora ti riporto sulla nave — disse alla ragazza Percy — Va tutto bene. Tu reggiti forte.-
Annabeth annuì, mormorando un -Grazie, Perce.- che il ragazzo non riuscì a sentire per via della cera.

"Sono così belli insieme." Commentò Ade, sorridendo. Zeus annuì. Poseidone rimase in silenzio, fissando la scena.

I due risalirono sulla loro nave. Dopo un po', quando l'isola era svanita dalla loro visuale, Annabeth, avvolta in una coperta, alzò lo sguardo, triste e stordita, e sillabò: "Via libera."

"Sta male. Mi dispiace per lei." "Il canto delle sirene. Ha questo effetto sui mortali. Anche Odisseo ci era passato. Non so tuttora cosa riveli a chi lo ascolta, ma non deve essere un guadagno. Se poi li riduce così."

Percy si tolse i tappi. Chiese alla ragazza — Stai bene? — , rendendosi conto da solo della stupidità della domanda.
— Non me ne rendevo conto — mormorò Annabeth.
— Di cosa?-

"Si preoccupa per lei." "Shh!" Ade e Zeus fissarono sconvolti Poseidone, che fissava la scena, attento.

— Di quanto sarebbe stata forte la tentazione.-
Percy, anche se non voleva, decise di rivelarle che aveva visto quello che le sirene le avevano mostrato.—Ho visto come avevi ricostruito Manhattan. E Luke e i tuoi genitori.-

"Ma... non doveva dirglielo così." Zeus diede una botta in testa ad Ade. "Taci per un po'. Puoi?"

Lei arrossì. — L'hai visto?-

"Perché si vergogna?" Ade sussurrò. "Perchè forse era una cosa personale. Non ne ho la minima idea. Ora taci."

— Quello che Luke ti ha detto sulla Principessa Andromeda, l'idea di
ricostruire il mondo da capo... ti ha intrigato parecchio, eh?-
Lei si strinse nella coperta. — Il mio difetto fatale. Ecco cosa mi hanno
mostrato le sirene. Il mio difetto fatale è la hybris.-

"Ecco cosa mostrano!" Zeus esultò. Ade lo fissò male. "A me stacchi la testa, e poi urli? Taci anche tu, Saetta man."

Percy strizzò gli occhi. — Quella robaccia beige che si mette sui panini
vegetariani?-

"Mi piace. Fuori dall'acqua non sa niente. Neanche in acqua, ma sembra più competente." Poseidone diede un colpetto a Ade. "Dai, ora glielo spiega."

Lei alzò gli occhi al cielo. — No, Testa d'Alghe. Quello è lo hummus. La hybris è peggio.-
— Cosa c'è di peggio dello hummus?-
— Hybris significa tracotanza, superbia fatale, Percy. Pensare di riuscire a fare le cose meglio di chiunque altro... perfino degli dei.-
— E tu ti senti così?-

"No, è il suo difetto fatale, ma no. Sono una strana coppia." Riflettè poi Ade. Zeus annuì. "Concordo."

Lei abbassò lo sguardo. — Non ti senti mai come... ecco... come se il mondo fosse davvero un gran caos? E se potessimo davvero ricominciare
tutto da capo? Niente guerre. Niente povertà. Niente compiti delle vacanze.
— Ti ascolto.-

"Lo ha convinto con compiti delle vacanze." Asserì Ade, convinto. Zeus annuì. "Lui e tutti gli studenti del mondo, probabilmente." Poseidone sbuffò.

— Cioè, l'Occidente rappresenta un sacco delle cose migliori che l'umanità abbia mai fatto... ecco perché il fuoco brucia ancora. Ecco perché l'Olimpo è ancora in circolazione. Ma a volte vedi soltanto le cose negative, sai? E cominci a pensare come Luke: "Se potessi radere al suolo tutto questo, io saprei rifarlo meglio." Non ti senti mai così? Convinto che tu te la caveresti molto meglio se avessi la possibilità di governare il mondo?-

"Non penso. Voglio dire, non è nel suo stile no?" Ade guardò Poseidone. A rispondere però fu Percy nel ricordo.

— Ehm... no. Io che governo il mondo? Per me sarebbe un incubo.-

"E ringraziamo tutti di questo. Davvero, Crono non poteva corromperlo con il potere. Non lo vuole!"

— Allora sei fortunato. La hybris non è il tuo difetto fatale.-
— E allora qual è?-

"Te lo dirà Atena. Perché è antipatica e vuole mettersi in mostra, probabilmente. Ma lo saprai tra un anno o due. Tranquillo."

— Non lo so, Percy, ma tutti gli eroi ne hanno uno. Se non lo scopri e non impari a controllarlo... be', non lo chiamano fatale per niente.-

"E infatti Atena te lo rivelerà. Così sarà fatale per te. Io la ringrazierei,  fossi in te." Poseidone fissò Ade. "Ma devi commentare ogni frase?" Ade annuì. "Non puoi fermare un fanboy. Mi dispiace."

— Allora... ne è valsa la pena? — chiese Percy ad Annabeth. — Ti senti... più saggia?
Lei guardò lontano. — Non ne sono sicura. Ma dobbiamo salvare il
campo. Se non fermiamo Luke...-

"Già. Datevi una mossa, allora."

Percy ripensò al suo sogno, con la ragazza e il sarcofago d'oro.
Pur non conoscendone il significato, aveva la sensazione che gli sfuggisse
qualcosa, qualcosa che Crono stava tramando. Che cos'aveva visto la ragazza quando aveva aperto il coperchio della bara?

"E ce lo stiamo chiedendo tutti, qui." Zeus sembrava impaziente.

A un tratto Annabeth spalancò gli occhi. — Percy.-

"Ti amo." Poseidone e Zeus fissarono Ade senza parlare.

Di fronte alla barca, sorgeva un'isola a
forma di sella, con le colline fitte di foreste, le spiagge bianche e i prati
verdi, alle coordinate di 30 gradi e 31 secondi di latitudine nord, 75 gradi e 12 secondi di longitudine ovest.
Eravano arrivati al covo del ciclope.

"Suspance! Come si comporteranno ora i nostri eroi?" Ade sorrise, entusiasta. Zeus e Poseidone sorrisero. "Non so, ma ci sarà da divertirsi sicuramente."

Il ricordo cominciò a cambiare.

Angolo autrice
Alla prossima!
By rowhiteblack

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