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capitolo 42- Tyson e i Lestri..che?

Percy e Tyson erano seduti vicini.
Un ragazzo, si divertiva a tirare su le mutande ai più piccoli.

Poseidone disse. "Se ci prova con mio figlio..."

Il bullo, ci provò con Tyson, ma questo lo scacciò con una manata, che lo fece volare di cinque metri.
Il bullo si alzò e disse. "Sgorbio! Tornatene nella tua scatola!"
Tyson cominciò a singhiozzare.
Percy urlò. "Ritira quello che hai detto, Sloan!"
Sloan sogghignò. "Perché te la prendi tanto, Jackson? Potresti avere degli amici se non ti mettessi sempre a difendere quello sgorbio."

Poseidone era furibondo. "COME SI PERMETTE! LURIDO ESSERE SENZA CERVELLO! MIO FIGLIO NON È UNO SGORBIO!"

Sloan gridò. "Ci vediamo a ginnastica, Jackson. Sei morto."

Poseidone disse. "PRIMA OFFENDE MIO FIGLIO, E POI MINACCIA L'ALTRO! SE FOSSI STATO IO PERCY LO AVREI UCCISO! COME TI CHIAMI? SLOAN? BENE! MORIRAI!"
Ade disse a Zeus. "Non è normale, vero?" Zeus disse. "Non credo..."

Tyson chiese. "Tyson è...è uno sgorbio?" Percy rispose. "No. È Matt Sloan lo sgorbio."
Tyson tirò su con il naso. "Sei un buon amico. Mi mancherai il prossimo anno se... se non potrò..."
Percy disse. "Non ti preoccupare, campione. Andrà tutto bene."
Tyson lo guardò riconoscente.

Poseidone sorrise. "Che bravo che sei, Percy." Zeus lo fissò. "Ma sei lunatico?" "Io? E perché dovrei esserlo?"
Ade indicò la scena, che era cambiata. "Ehi! Quella è Annabeth?" Zeus si girò. "Dove? Dove È?"
Ade disse. "La foto."
Zeus sorrise. "Negalo adesso, Poseidone!" Ade sorrise. "Non può farlo! MUAHAHAHA!" Poseidone li fissò. "Siete peggio di Afrodite."

Sloan aveva strappato la foto di Annabeth dal raccoglitore di Percy.
"Ehi!"
"Impossibile, Jackson. Questa chi è? Non può essere la tua..."
"Ridammela!"
Sloam passò la foto ai suoi sgherri, che la fecero a pezzi.

Ade urlò. "NON DOVEVA FARLO! APPENA USCIREMO DA QUI! TU LA PAGHERAI! LORO NON SI TOCCANO! CAPITO? LASCIA STARE LA COPPIA DEL SECOLO!"

Sloan indicò i suoi 'amici' "Questi ragazzi si trasferiscono qui il prossimo anno. Scommetto che loro possono pagarsi la retta, a differenza del tuo amico ritardato."
"Lui non è ritardato."

Poseidone disse. "Ma picchialo e basta! Che te ne frega? Uccidilo, dai!"

Sloan disse. "Sei un perdente, Jackson. Meno male che la prossima ora porrò fine alle tue sofferenze."

La scena successiva, Percy e Tyson erano di fianco.
Tyson disse. "Paura. Puzza."
Percy lo guardò. "Che cosa Puzza?"
"Loro. Puzza strana." Tyson indicò i sgherri di Sloan.

Poseidone disse. "Che mostri sono?" "Dai per scontato che siano mostri?" "Secondo te non lo sono?" Ade disse. "Probabile. È Percy. Sicuramente sono mostri."

La partita era cominciata.
Percy, vedendo le pallonate che tiravano i sgherri, urlò  "Ehi! Così ammazzerete qualcuno!"
Uno degli ospiti, che aveva scritto Zotico Joe sul braccio, ghignò. "Spero di sì, Perseus Jackson! Spero di sì!"
Percy rabbrividì: aveva capito che erano mostri.

Gli dei videro Percy riuscire a battere i mostri, sia con l'aiuto di Tyson, sia con quello di, per la gioia di Ade e Zeus,...

"ANNABETH! È ARRIVATA!"

Sloan guardò la ragazza. "È la ragazza... È la ragazza della..."
Annabeth gli tirò un pugno sul naso. "E tu lascia in pace il mio amico."

Poseidone disse. "FINALMENTE QUALCUNO LO HA PICCHIATO! PERCY, POTEVI ANCHE FARLO TU!"

Percy balbettò. "Annabeth... Come hai... da quanto..."

Ade borbottò. "Che eloquenza, gente."

Annabeth rinfoderò il proprio coltello.
"Da tutta la mattina, più o meno. Cercavo il momento giusto per parlarti, ma non eri mai solo."
"L'ombra che ho visto stamattina... eri... Oh, miei dei, mi stavi guardando dalla finestra della mia camera?"
"Non c'è tempo per le spiegazioni! È solo che non volevo..."

Ade gongolò. "Che carini! Annabeth è una piccola stalker, ma stanno bene insieme, no?" Zeus annuì. "Guarda come sono rossi! Sono così amorevoli!" Ade annuì.
Poseidone disse. "A me non fanno tenerezza."
Gli altri lo ignorarono

La scena dopo,
Annabeth, Percy e Tyson erano in un vicolo.
Annabeth chiese all'amico. "E lui dove lo hai pescato?"
"È un mio amico."
"È un senzatetto?"
"E questo che c'entra? Guarda che ti sente.  Perché non lo chiedi a lui?"
"Sa parlare?"
Tyson disse. "Tyson parla. Sei carina."
"Ah! Che schifo!"

Poseidone spalancò la bocca. "EHI! Non parlare così di mio figlio!"
Ade commentò "Allora è una cosa di famiglia. Provare attrazione per Annabeth."

Percy esclamò. "Tyson, non ti sei nemmeno scottato!"
Annabeth borbottò. "Certo che no. Mi meraviglio che i Lestrigoni abbiano avuto il fegato di attaccarti, con lui attorno."
"Annabeth di che cosa stai parlando? Lestri-che?"
"Lestrigoni. I mostri in palestra. Sono una razza di cannibali giganti. Ulisse li ha incontrati una volta, ma io non li avevo mai visti tanto a sud, prima d'ora."

Zeus commentò. "Ma Percy non sa proprio niente?" Ade scosse il capo. "Tanto, Annabeth sa tutto, no?"

Percy disse. "Lestri... Non riesco neanche a dirlo. Come li chiameresti in parole semplici?"
Annabeth rispose. "Canadesi. Ora diamoci una mossa, dobbiamo andarcene di qui."

Zeus commentò. "Che ragazza dolce." Ade annuì. "Sono così carini, insieme." Poseidone disse. "Scusate. Ma anche adesso sono una coppia adorabile?" I due fratelli annuirono. "Non rompere, Poseidone. Stiamo... Come dicono i mortali?" "Fangirlare?" Disse Zeus. "Forse... beh, stiamo fangirlando. Porta rispetto."

Percy commentò. "La polizia mi starà cercando."

"Niente di diverso dal solito, no Percy? Tuo figlio non si è ancora abituato?" Poseidone borbottò. "Ade, parla ancora e ti uccido." "Sono un dio. Non posso morire." "Per ora."

Annabeth replicò. "Questo è l'ultimo dei nostri problemi. Hai fatto anche tu i sogni?" "Su Grover?"
"Grover? No... che c'entra Grover?"
Percy le raccontò il proprio sogno. Poi disse. "Perché? Tu che sogni fai?"
Annabeth rispose. "Sogno il campo. Grossi problemi al Campo." "Mia madre mi stava dicendo la stessa cosa! Ma che genere di problemi?"

Zeus ringhiò. "L'albero... di mia figlia! LURIDO semidio!" Ade disse. "Ma alla fine ti è stato utile... l'hai riavuta..."

"Non lo so di preciso. C'è qualcosa che non va. Dobbiamo andarci subito. I mostri mi hanno inseguita per tutta la strada dalla Virginia a qui, cercando di fermarmi. Tu hai subito molti attacchi?"
Percy scosse la testa. "Neanche uno per tutto l'anno... fino a oggi."
"Nessuno? Ma come... Oh."
Annabeth aveva guardato Tyson.
Percy chiese. "Che vuol dire: Oh?"

Poseidone domandò. "Lui non si è accorto di chi sia Tyson..." "Be, non è molto sveglio. Non pretendere troppo da lui, Adesso, Poseidone." Ade venne zittito da uno sguardo del fratello.

Tyson alzò la mano. "I canadesi in palestra hanno chiamato Percy... figlio del dio del mare?"
Annabeth e  Percy si scambiarono uno sguardo.
"Ma tu... Sei figlio del dio del mare?"
Percy ammise. "Già. Mio padre è Poseidone."
Tyson si accigliò. "Ma allora..."

Poseidone commentò. "Tyson lo sa. Chi è Percy." "Tyson è più intelligente di tuo figlio. Non che ci voglia molto."
Mentre i due dei parlavano, Percy, Annabeth e Tyson, tramite il Cocchio della Dannazione, raggiunsero il campo. Che scoprirono sotto attacco.

Percy aiutò Clarisse a battere due tori, che Zeus riconobbe come dei Tori della Colchide, prodotto del figlio Efesto.
Poi, riportarono l'attenzione sul dialogo tra i tre semidei.

Percy fissava Tyson (Che aveva appena distrutto uno dei due tori per salvare la vita al semidio). "Non sei morto."
Tyson abbassò lo sguardo. "Scusa. Tyson voleva aiutare. Non ha ubbidito."
Annabeth intervenne. "È colpa mia. Non avevo scelta. Dovevo permettergli di varcare il confine per salvarti. Altrimenti saresti morto."
Percy non capiva. "Permettergli di oltrepassare il confine? Ma..."
Annabeth lo interruppe (Ade aveva degli occhi a cuoricino per la situazione). "Percy hai mai guardato Tyson attentamente? Cioè... in faccia. Ignora la Foschia e guardalo davvero."
Percy osservò Tyson. Poi disse. "Tyson. Tu sei un..." Annabeth lo interruppe di nuovo. "Ciclope. E ancora molto piccolo, a giudicare dall'aspetto. Ecco perché non è riuscito a varcare il confine come i tori, immagino. Tyson è uno degli orfani senzatetto."
"Uno dei che?"
Annabeth spiegò. "Ce ne sono in quasi tutte le grandi città. Sono... errori, Percy. Figli di spiriti della natura e dei... Be', di un dio in particolare, di solito... e non sempre vengono bene. Non li vuole nessuno. Vengono allontanati. Crescono allo stato brado per le strade. Non so come questo qui abbia fatto a trovarti, ma mi pare evidente che gli piaci. Dovremmo portarlo da Chirone, lui deciderà che cosa fare."

Poseidone disse. "Un dio in particolare, di solito." Imitando la voce di Annabeth. Il suo commento lo aveva stizzito.
Zeus e Ade sorrisero. "Tranquillo, Poseidone."

La scena cambiò.

Percy era davanti a Chirone
Annabeth stava abbracciando il centauro. "Chirone, che succede? Non se ne starà mica andando?"
Chirone le arruffò i capelli. "Ciao, bambina. E Percy, santi numi. Come sei cresciuto!"
Percy deglutì. "Clarisse ha detto che lei... che lei é stato..."
Chirone concluse. "Licenziato. Ah be', si doveva pur incolpare qualcuno. Il Divino Zeus era alquanto in collera. L'albero che aveva creato dallo spirito di sua figlia... avvelenato! Il signor D doveva punire qualcuno."

Zeus si adombrò. "Quell'albero è ciò che ha permesso a tutti questi semidei di vivere al sicuro, lì dentro. Ciò che ha fatto... Non ho mai sentito..."

Percy ringhiò. "Al posto suo, vuole dire."
Annabeth disse. "Ma è assurdo! Chirone, lei non può avere niente a che fare con l'avvelenamento dell'albero di Talia!"
Chirone sospirò. "Ciononostante su nell'Olimpo c'è qualcuno che non si fida di me, date le circostanze."
Percy chiese. "Quali circostanze?"

Ade domandò. "Ma non sa proprio niente?" Zeus sorrise. "Ma è il fascino della loro storia d'amore!"
Poseidone urlò. "BASTA PARLARE DI AMORE!"

Percy disse. "Chirone. Che è successo all'albero?"
Lui scosse la testa. "Il veleno usato per il pino di Talia proviene dagli Inferi, Percy. E nemmeno io lo avevo mai visto. Deve averlo prodotto un mostro rintanato nelle profondità del Tartaro."
Percy rispose. "Allora sappiamo di chi è la colpa. Cro.."
Chirone lo interruppe. "Non invocare il nome del re dei Titani, Percy. Soprattutto qui, e in un momento come questo."
"Ma l'estate scorsa ha tentato di provocare una guerra civile sull'Olimpo! Dev'essere per forza una sua idea. L'avrà ordinato a Luke, quel traditore."

Ade disse. "Mi stavo quasi dimenticando di Luke." Poseidone e Zeus lo guardarono dubbiosi. "Va bene, non è vero. Non sapevo cosa dire." Poseidone, innocentemente, disse "Potresti anche evitare di commentare tutto."

Chirone replicò. "Forse. Ma temo che mi ritengano responsabile perchè non l'ho evitato, nè so come curarlo. L'albero ha solo poche settimane di vita, a meno che..."
Annabeth disse. "A meno che?"
Chirone rispose. "No. Un pensiero sciocco. Il trauma del veleno si sta ripercuotendo su tutta la vallata. I confini magici si stanno indebolendo. Il campo stesso sta morendo. C'è una sola fonte di magia abbastanza forte da invertire l'effetto del veleno, ma è andata perduta secoli fa."
Percy chiese. "Che cos'è? La troveremo!"

Ade rise. "Se qualcosa è impossibile per Percy Jackson... be, forse non è reale!" Poseidone e Zeus ridacchiarono.

Chirone disse al semidio. "Percy, devi permettermi di non agire in modo precipitoso. Ho detto a tua madre che quest'estate non volevo che tornassi. È troppo pericoloso. Ma ora che sei qui, restaci. Addestrati più che puoi. Impara a combattere. Ma non andartene."
Percy, non promettendo niente, rispose. "Perché? Voglio fare qualcosa! Non posso permettere che i confini cedano senza reagire. Tutto il campo sarà..."
Chirone concluse. "Invaso dai  mostri. Sì, temo di sì. Ma tu non devi farti trascinare a compiere gesti affrettati! Potrebbe essere una trappola del re dei Titani! Ricordati la scorsa estate! Ti ha quasi ucciso."

Percy non rispose, dando ragione al centauro.
Gli dei, sentirono i suoi pensieri.
"Voglio aiutare lo stesso, anche se è Vero, con tutte le mie forse. E poi, voglio farla pagare a Crono. Insomma, uno penserebbe che il re dei Titani avesse imparato la lezione millenni prima, quando gli dei l'avevano spodestato. E, essere fatti in milioni di pezzi e poi gettati nella parte più oscura degli Inferi fosse abbastanza per fargli capire che nessuno lo vuole in circolazione.
L'avvelenamento è colpa sua. Chi altri è così vile da attaccare l'albero di Talia, l'unica cosa rimasta di un'eroina che aveva dato la vita per salvare i propri amici?"

Zeus sorrise, con gli occhi leggermente lucidi. "È incredibile."
Ade rise. "Ma, avete sentito quello che ha detto di Crono? Nessuno lo vuole in circolazione..."

Chirone si rivolse ad Annabeth. "Resta con Percy, bambina. Tienilo al sicuro. La profezia... ricorda."
"Lo... lo farò."
Percy intervenne. "Ehm... per caso state parlando di quella pericolosissima profezia in cui ci sono io, ma che gli dei vi hanno proibito di raccontarmi?"
Nessuno gli rispose. "Bene. Volevo solo controllare."

Poseidone rise. "Ma quanto insiste per questa profezia." "Be... È il suo destino, no? È normale.. credo."

Annabeth disse a Chirone. "Lei mi ha detto che gli dei l'hanno resa immortale solo finchè fosse stato necessario ad addestrare gli eroi. Se a licenziano dal campo..."
Chirone insistette. "Giura che farai del tuo meglio per tenere Percy lontano dal pericolo. Giurato sullo stige."
"Lo... lo giuro sullo Stige."
Chirone si rilassò. "Molto bene. Forse il mio nome verrà riabilitato e io ritornerò. Fino ad allora, andrò a trovare i miei parenti che vivono allo stato brado nelle Everglandes. Forse loro conoscono una cura per l'albero avvelenato che io non rammento più. In ogni caso, resterò in esilio finché questa faccenda non si risolverà... in un modo o nell'altro."
Chirone consolò Annabeth.
"Su, Su, bambina. Devo affidare la vostra sicurezza al Signor D e al nuovo direttore delle attività. Dobbiamo sperare... be, forse non distruggeranno il campo in fretta come temo."
Percy domandò. "Chi È questo Tantalo, a proposito? Da dov'è spuntati fuori per venire a fregare il posto?"
Suonò il richiamo della cena.
Chirone disse. "Andate. Lo conoscerete nel padiglione. Mi metterò in contatto con tua madre, Percy e le farò sapere che stai bene. Sarà preoccupatissima. Ricordati il mio avvertimento! Sei in grave pericolo. Non pensare nemmeno per un secondo che il re dei Titani ti abbia dimenticato."

Ade commentò, mentre la scena cambiava. "E il premio per migliore consolatore va a.... CHIRONE! Complimenti, centauro. Tu si che ci sai  fare!"

Il signor D borbottò. "Bene, bene, guarda un po' chi si rivede: Peter Johnson. Ora si che sono al colmo  della felicità."
Percy strinse i denti. "Percy Jackson... signore."
Il signor D bevve un sorso della sua Diet Coke. "Si. Be, come dicono i giovani di questi tempi: vabbè."

Ade ridacchiò. "Antipatico." "Perché ridi?" "Così."

Il signor D si rivolse al collega. "Questo ragazzo devi tenerlo d'occhio. È il figlio di Poseidone..."
L'altro rispose. "Ah! Quello."
Il tizio si presentò. "Io sono Tantalo. In missione speciale qui finchè... be, finchè il mio signor Dioniso non deciderà diversamente. Quanto a te, Perseus Jackson, vedi di non causare altri guai."
"Guai?"
Il signor D fece apparire un giornale dei mortali. Il titolo dell'articolo era: tredicenne impazzito da fuoco alla palestra.

Ade rise. "Chiedere a Percy di non causare guai è come chiedere a Zeus di non tradire Era!" "Ehi!" Zeus venne ignorato dal fratello.

Tantalo confermò. "Sì, guai. Ne hai causati parecchi l'estate scorsa, mi sembra di capire."
Percy pareva molto arrabbiato. Adesso è colpa mia se gli dei si sono quasi trascinare in una guerra civile?

Tantalo, nel frattempo, aveva provato a mangiare qualcosa, fallendo.
Dioniso, commentò. "Ah, be. Forse tra qualche giorno. Credimi, vecchio mio, lavorare in questo campo sarà un supplizio sufficiente. Sono sicuro che la tua vecchia maledizione alla fine scomparirà."
Tantalo mugugnò. "Alla fine. Hai idea di quanto ti si secchi la gola dopo tremila anni?"
Percy esclamò. "Lei è quello spirito dei Campi della Pena! Quello condannato a stare in un lago con un albero da frutto sopra la testa, senza poter nè bere, nè mangiare!"
Tantalo rispose. "Sei un ragazzo studioso, eh?"
"Deve aver commesso un crimine orrendo, in vita. Cos'ha fatto?"

Zeus fece una smorfia. "Un brutto scherzo a noi dei." Ade ridacchiò. "Mi ricordo quando hai detto di tormentarlo in eterno." "Mi hai accontentato." "Ero sensibile all'argomento padre mangia figli."

Tantalo disse. "Ti terrò d'occhio, Percy Jackson. Non voglio problemi nel mio campo."
Percy rispose. "Il suo campo ha già dei problemi... signore."

Ade rise. "Si metterà nei guai!"

Il signor D sospirò. "Oh, siediti, Johnson. Credo che il tuo sia quel tavolo laggiù... quello dove non si vuole mai sedere nessuno."
Percy arrossì, ma non rispose. Dioniso è solo un marmocchio troppo cresciuto. Ma è un marmocchio troppo cresciuto immortale e potentissimo.
Percy disse. "Andiamo, Tyson."
Tantalo disse. "Oh, no. Il mostro resta qui. Dobbiamo decidere cosa farne."
Percy sbottò. "Si chiama Tyson."
Tantalo alzò un sopracciglio.
"Tyson ha salvato il campo. Ha preso a pugni quei tori di bronzo. Altrimenti avrebbero raso al suolo tutto quanto."
Tantalo sospirò. "Già. Sarebbe stato un vero peccato. Va' a sederti  mentre noi decidiamo il fato di questa creatura."
Percy non disubbedì all'ordine diretto del direttore del campo, ma disse all'amico. "Sarò quaggiù, campione. Non ti preoccupare. Ti troveremo un buon posto per dormire stanotte." Tyson annuì. "Ti credo. Tu sei il mio amico."

Alla fine del pasto, Tantalo ristituì la corsa delle bighe e poi, Tyson venne riconosciuto come figlio di Poseidone.
Percy era leggermente sconvolto dalla cosa.

Angolo autrice
Mi scuso. Volevo avvertirvi che, salterò qualche capitolo. Anche perché, non è uno dei miei libri preferiti.
Cioè, rispetto agli altri.
By Rowhiteblack

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