capitolo 31 - sul taxi
Mentre erano diretti a Santa Monica, per incontrare la Nereide, Percy raccontò dell'ultimo sogno.
Non si ricordava il nome usato, e Annabeth stava suggerendo dei nomi. "Il Silente? Il Ricco? Sono entrambi appellativi di Ade." "Forse..." Grover disse. Quella sala del trono però somiglia proprio a quella di Ade. È così che di solito la descrivono." Percy scosse la testa. "C'è qualcosa che non Torna. La sala del trono non è stata la parte principale del sogno. E la voce del baratro... Non lo so. Solo che non sembrava la voce di un dio." Annabeth sgranò gli occhi. "Che c'è?" Chiese Percy alla ragazza. "Oh... niente. Stavo solo... No, deve essere Ade. Forse ha mandato questo ladro, questa persona invisibile, a rubare la Folgore, e qualcosa è andato storto..." "Tipo cosa?" "Io non lo so. Ma se ha sottratto il simbolo di potere di Zeus dall'Olimpo e aveva gli dei alle calcagna, be, un sacco di cose potevano andare storte. Perciò forse ha dovuto nascondere la Folgore o magari l'ha persa. Comunque sia, non è riuscito a portarla ad Ade. Non è questo che ha detto la voce del tuo sogno? Il tizio ha fallito. Questo spiegherebbe cosa stavano cercando le Furie quando ci hanno assalito sull'autobus. Forse pensavano che avessimo recuperato la Folgore." "Ma se avessi davvero recuperato la Folgore perché starei andando negli Inferi, adesso?" Grover disse. "Per minacciare Ade. Per corromperlo o ricattato e farti restituire tua madre." "Certo che sei sveglio per essere una capra." "Oh be', grazie." Percy chiese. "Ma la voce del baratro ha parlato di due oggetti. Se uno è la Folgore, l'altro che cosa è?"
"Non vorrei essere ripetitivo, ma... È IL MIO ELMO, FORSE?" Poseidone e Zeus risero per il commento di Ade.
Percy chiese ad Annabeth. "Tu ti sei fatta un'idea sulla cosa che c'è in quel baratro, vero? Cioè, nel caso in cui non si trattasse di Ade?"
Ade annuì. "Perché non ero io. Ovviamente. Non mi rubo le cose da solo." Poseidone disse. "Non si può mai essere sicuri." Zeus rispose. "Considerato che ci credono essere capricciosi."
"Percy, lasciamo stare. Perché se non si tratta di Ade.... No. Deve essere per forza Ade."
Annabeth rassicurò Percy. "La risposta è negli Inferi. Hai visto gli spiriti dei morti, Percy. Ed esiste un solo posto in cui questo è possibile. Stiamo facendo la cosa giusta."
Ade sospirò. "Uno più stupido dell'altro." Poseidone disse. "Scusa, ma... mica era già vissuto, ed era inutile animarsi?" "Taci."
Al tramonto, erano arrivati sulla riva. "E adesso?" Chiese Annabeth.
Percy si immerse nell'acqua, facendosi trainare da uno squalo mako, un metro e mezzo lungo.
Una donna, quella del Mississippi gli si avvicinò.
"Sei arrivato lontano, Percy Jackson. Bravo." Percy si inchinò. "Lei è la donna che mi ha parlato nel Mississippi."
"Si inchina a una Nereide, ma non a un dio. Deve rivedere le sue priorità. Assolutamente." Disse Ade. Zeus annuì. "Già."
"Si, figliolo. Sono una Nereide, uno spirito del mare. Non è stato facile apparire così lontano dal mare ma le Naiadi, le mie cugine di acqua dolce, hanno sostenuto la mia forza vitale. Onorano il Divino Poseidone, anche se non servono alla sua corte." "E lei serve alla Corte di Poseidone?" "Erano passati molti anni dall'ultima nascita di un figlio del dio del mare. Ti abbiamo osservato con quante interesse."
Percy chiese. "Se a mio padre interesso così tanto. Perché non é qui? Perché non parla con me?"
Poseidone abbassò lo sguardo. "Vedete? Quelle stupide regole lo fanno allontanare!" Zeus rispose, con le sopracciglia inarcate. "Poseidone... lo sai che è avvenuto anni fa? Quasi sei?" "Dettagli"
La Nereide rispose a Percy. "Non giudicare troppo duramente il Signore del Mare. Si trova sull'orlo di una guerra non voluta. Molte questioni occupano il suo tempo. E poi, lui non può fare favoritismi direttamente. É proibito. Gli dei non possono fare favoritismi." "Nemmeno verso i propri figli?" "Soprattutto verso di loro. Gli dei possono operare solo per via indiretta. Ecco perché ti porto un avvertimento e un dono."
Percy tese la mano. Tre perle bianche lampeggiarono nel palmo della Nereide. Lei disse. "Sono a conoscenza del tuo viaggio verso il regno di Ade. Pochi mortali lo hanno compiuto e sono sopravvissuti: Orfeo, che aveva una gran dote musicale; Ercole, che aveva una gran forza; Houdini, che riusciva a liberarsi perfino dagli abissi del Tartaro. Tu possiedi questi talenti?" "Ehm... No, signora."
Poseidone commentò. "Sei convinto di non avere questi doni! Ma li hai!" "Poseidone. Sei peggio di tuo figlio." Disse Ade. Zeus annuì. Poseidone li fissò. Poi disse. "Siete solo invidiosi di mio figlio."
"Ah, ma tu possiedi qualcos'altro, Percy. Hai dei doni che hai appena cominciato a conoscere. Gli oracoli hanno predetto un futuro grandioso e terribile per te, se dovessi giungere all'età virile. Poseidone non permetterà che tu muoia prima che sia giunto il tuo tempo. Perciò prendi queste e, quando ti troverai nel bisogno, getta una pietra ai tuoi piedi."
Ade commentò. "Ha appena detto: se giungerà all'età virile? Non è molto brava a rassicurare." Poseidone disse. "Ade, non capisci. La Nereide non può mentire a Percy. Vedi, lui è parte di me. E a me non può mentire. Inoltre, che senso ha nascondere la verità?" Ade lo guardò. Poi disse. "Non cercare scuse. Fa davvero schifo a rassicurare qualcuno."
Percy aveva chiesto. "Cosa accadrà?" "Questo dipende dal bisogno. Ma ricorda: ciò che appartiene al mare, al mare farà ritorno."
Zeus chiese. "Riguarda anche lui? È parte di te. Quindi di mare. Riguarda anche lui?" Poseidone disse. "No. Non dire cavolate, fratello."
Percy chiese. "E l'avvertimento?" "Segui il tuo cuore, o perderai tutto. Ade si nutre del dubbio e della disperazione. Cercherà di ingannarti, ti spingerà a dubitare del tuo giudizio. Quando sarai nel suo regno, non ti lascerà mai andare di sua spontanea volontà. Abbi fede. Buona fortuna, Percy Jackson."
Ade spalancò gli occhi. "Bella considerazione. Come si permette? Una Nereide che mi tratta così. Pff. Deve ringraziare la mia gentilezza. E momentanea incapacità di vendicarmi. Appena esco... Ah!"
Percy disse. "Aspetti! Su al fiume, mi ha detto di non fidarmi dei doni. Quali doni?" "Addio, giovane eroe. Devi ascoltare il tuo cuore."
Percy la guardò sparire. Poi, osservò il cielo: era quasi il tramonto.
Poseidone disse. "Se non si muove... scadrà il tempo." "È già avvenuto. E, non so come... Ma ce l'ha fatta!" "Sì che sai come. Non mentire." Disse Poseidone a Zeus. "Intendo... che non ho capito a pieno ciò che è successo. Ade innocente, Ares usato. Crono.... voglio vedere."
Percy era dagli amici. Raccontò tutto e mostrò le perle.
Annabeth fece una smorfia. "Ogni dono ha un prezzo." "Questo è gratis."
Gli dei non ebbero il tempo di stupirsi per la risposta assurda di Percy, che Annabeth disse. "No. Nessuno da niente per niente. È un vecchio detto greco che si traduce molto bene nella nostra lingua. Ci sarà un prezzo da pagare. Aspetta e vedrai."
Ade disse. "Ho capito. Sono una bella coppia, dopotutto." Poseidone annuì. "Si bilanciano a vicenda. È molto bello. Sono felice per mio figlio. Si merita la felicità. Anche per quei brevi attimi."
La scena cambiò.
Erano davanti a un negozio di elettrodomestici.
I tre ragazzi stavano vedendo un'intervista.
"Ma è Gabe! Il patrigno di Percy." Osservò Ade. I tre dei si misero a vedere la televisione.
Gabe stava piangendo. Chiaramente, era finto. "Onestamente, signora Walters, se non fosse per il sostegno di Miss Sugar, la mia terapeuta per il superamento del dolore, sarei uno straccio. Il mio figliastro si è preso quanto di più caro avessi al mondo. Mia moglie... la mia Camaro.... mi dispiace, non ci riesco."
Poseidone stava fumando di rabbia. "MIO FIGLIO NON È COSÌ! TU SEI UN MOSTRO! COME TI PERMETTI! TUA MOGLIE? NON CREDO CHE TU LA AMASSI! SEI UNA VERGOGNA!" Zeus e Ade non lo fermarono neanche. In realtà, si zittì non appena la donna cominciò a parlare.
"Ecco, America! Un uomo distrutto. Un adolescente seriamente disturbato. Lasciate che vi mostri, di nuovo, l'ultima foto nota di questo giovane ricercato, scattata a Denver una settimana fa."
Sullo schermo apparve una foto di Percy, Annabeth e Grover mentre parlavano con Ares.
Poseidone stava gongolando. "Mio figlio è così fotoigenico! Voglio dire... guardatelo!! È tutto suo padre."
Walters stava dicendo. "Chi sono gli altri ragazzi nella foto? Chi è l'uomo con loro? Chi è Percy Jackson: un delinquente, un terrorista o la vittima di uno spaventoso, nuovo culto che l'ha sottoposto al lavaggio del cervello? Dopo la pubblicità, parleremo con un rinomato psicologo infantile. Resta con noi, America!"
Poseidone alzò le sopracciglia. "Walters giusto? Una mortale da uccidere. Me lo segno." Ade e Zeus risero.
La faccia di Percy era furibonda. Sembrava intenzionato a prendere a pugni la vetrina. Anche Grover sembrò capirlo. "Andiamo."
La scena cambiò di nuovo.
Grover stava dicendo. "Penso che li abbiamo seminati."
"Seminato chi?"
I tre si voltarono.
Zeus commentò. "Che bel bestione. Tuo figlio è davvero fortunato..." "Sarcasmo?" "Già. Davvero tanto."
"Sono Crusty." Si presentò il bel bestione. Percy disse. "Ci scusi per come siamo entrati. Stavamo solo... ehm... dando un'occhiata in giro." Crusty corresse il ragazzo. "Vuoi dire che vi stavate nascondendo da quel poco si buono. Girano da queste parti tutte le sere. Mi arriva un sacco di gente, grazie a loro. Che ne dite di dare un'occhiata a uno dei miei letti?"
Percy sembrava intenzionato a rifiutare, ma venne trascinato verso l'interno del salone.
Crusry indicò un letto. "Questo é il mio modello più popolare. È come il massaggio di un milione di mani! Coraggio, provatelo. Fatevi un sonnellino. Non è un problema, tanto oggi non c'è gente." "Ehm. Non credo che..." Grover interruppe Percy, esclamando. Il massaggio di un milione di mani! Oh, ragazzi! Forte!"
Ade disse. "Una volta che Percy aveva un'idea intelligente.... loro lo ignorano!!! Ma qual è il loro problema??? Accidenti!"
Crusty immobilizzò Annabeth e Grover. Poi bloccò Percy. "Lasci andare i miei amici!" "Oh, sicuro. Lo farò. Ma prima devo aggiustarli." "In che senso?" "Tutti i letti sono lunghi esattamente un metro e ottanta, vedi? I tuoi amici sono troppo bassi. Devo aggiustarli." Poi borbottò. "Non sopporto le misure imperfette. Ergo." Delle altre corde cominciarono ad allungare Annabeth e Grover. Crusty disse. "Non ti preoccupare. È solo uno stiramento. Sette, otto centimetri in più sulla spina dorsale. Potrebbero persino sopravvivere. Ora perché non troviamo un letto anche per te, che ne dici?" Grover gridò. "Percy!"
Poseidone disse. "VAI PERCY! COMBATTILO! DISTRUGGILO. FALLO!" Ade sussurrò. "Secondo te tra poco si metterà a dire: datemi una P, una E, una R, una C, una Y! P-E-R-C-Y! PERCY!" Zeus ridacchiò. "Mi sa proprio di sì."
Percy disse. "Il suo nome vero non è Crusty, vero?"
Poseidone chiese. "Ma che c'entra? Uccidilo!"
"Legalmente è Procuste." "Lo Stiratore."
Poseidone sbuffò. "Bravo, Percy. Conosci qualcuno della mitologia greca. Ora potresti ucciderlo!"
"Già. Ma chi se lo ricorda un nome del genere? Una cosa pessima per gli affari. Crusty, invece, funziona molto meglio." "Ha ragione. Suona proprio bene."
Poseidone esclamò. "CHE CAVOLO FAI! PRENDILO A PUGNI! ADE, ZEUS! CHE HA?" I due fratelli non risposero.
A Crusty brillarono gli occhi. "Lo pensi davvero?"
Poseidone disse. "Che tenero. Percy se parli ancora ti uccido."
"Oh, assolutamente. E la fattura di questi letti? Favolosa!"
Crusty sorrise. "È quello che dico ai miei clienti. Tutte le volte. Nessuno che si prenda mai la briga di osservare la fattura! Quanti letti con lava lamp incassate nella testiera hai mai visto?"
Poseidone sbuffò. "Mio figlio è un idiota. Povero me."
"Non molti." "Esatto!" Annabeth urlò. "Percy! Che stai facendo?"
Poseidone alzò lo sguardo, speranzoso. "Fallo ragionare. Ti prego." Le sue speranze furono brutalmente infrante.
"La ignori. È una rompiscatole." Disse Percy a Crusty. Lui rise. "Come tutti i miei clienti. Mai che misurassero un metro e ottanta Esatto! Che sconsiderati. E poi si lamentano se devo dargli un'aggiustatina."
Ade disse. "Ma chissà perché."
Percy intanto chiedeva. "Che cosa fa se sono più lunghi di un metro e ottanta?"
Crusty prese un'ascia di bronzo a doppio taglio. Disse. "Centro il soggetto il più possibile e mozzo tutto ciò che sporge dalle due estremità."
Percy disse. "Mi sembra ragionevole." Crusty sorrise. "Finalmente un cliente con un po' di cervello. Ne sono lieto."
Percy osservò un letto. "Allora, Crusty... Questo qui ha davvero degli stabilizzatori dinamici per fermare il movimento ondulatorio?"
Poseidone spalancò la bocca. "Ma che c'entra?"
"Assolutamente. Provalo." "Si, forse lo farò. Ma funziona anche con un tizio grande e grosso come lei? Neanche un'onda?" "Garantito." "Impossibile." "Possibile."
Crusty si sedette sul letto. "Neanche un'onda. Visto?"
Percy schioccò le dita. "Ergo."
Le corde legarono Crusty. Percy, poi, lo distrusse.
Percy corse a liberare i due amici. Che lo insultarono.
"Sembrate più alti." "Molto divertente. La prossima volta, datti una mossa"
Poseidone sorrise. Poi urlò. "MIO FIGLIO É UN GENIO! COSÌ FURBO! CAVOLO! SONO COSÌ ORGOGLIOSO!!"
Percy trovò l'indirizzo degli Inferi. "Muoviamoci." Grover si lamentò. "Dacci ancora un minuto. Siamo stati quasi stirati a morte!"
Percy disse. "Allora siete pronti per gli Inferi. Sono soltanto a un isolato da qui."
Ade rise. "Tuo figlio ha un senso dell'umorismo squallido." Poseidone annuì. "Ma è mio figlio. E non potrei desiderarne uno migliore."
Zeus disse. "Sta quasi per finire. La missione." I due annuirono. "Vediamo un po'".
Angolo autrice
Ecco a voi un capitolo molto lungo! Alla prossima. Ciaoooo
By Rowhiteblack
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro