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Capitolo 3 - un piccolo sacrificio per la famiglia

Gli Dei, dopo tre giorni, avevano visto che Gabe era un mostro con il figlio. Lo menava, maltrattava. Gli gridava contro. Lo chiudeva in stanze molto piccole. Quando accadeva l'ultima cosa, gli Dei lo sentivano muoversi. Chiedendo di uscire. Ade chiese. "Ma perchè fa così?" "È claustrofobico. I miei figli lo sono." Zeus sospirò triste. "Mi dispiace per lui."
A scuola, non giocava con nessuno: non aveva la macchinina per farlo. Però, li guardava giocare.
Un giorno, Sally gli fece una sorpresa, essendo a conoscenza della dinamica a scuola. "Andiamo a comprare un gioco! Contento?" Percy annuì, sorridendo. Gli Dei lo videro camminare velocemente, verso i negozi. "Cosa vorresti?" Chiese Sally, quando entrarono in una giocattoleria. Percy cominciò a girare per il negozio, mentre la madre osservava, dall'altro lato della strada, una bellissima pianta: il giglio. Gli Dei seguirono il bambino tra gli scaffali. "Una macchinina. Blu." Commentò Ade. Zeus e Poseidone scossero il capo. Percy portò il piccolo trofeo dalla madre. Poi, la vide guardare il giglio, con un'espressione nostalgica in viso. "Mamma?" "Percy. Allora? Cosa hai scelto?" "Perchè guardavi il fiore?" La madre sorrise. "A casa da bambina  avevo delle piante bellissime, di giglio." Percy la guardò. "Possiamo prendere quella." Sally lo guardò. "Non vuoi la macchina?" Percy scosse il capo. "È una bellissima pianta. Abbellirebbe la mia stanza!" Sally sorrise. "Va bene. Dopo devo tornare al lavoro. Vuoi venire e mangiare qualche dolce?" Percy annuì. "Quelli blu!"
Gli dei lo guardarono posare la macchina e andare con la madre a prendere un vaso di gigli.
"Non me lo aspettavo." Disse Ade. "Che rifiutasse la possibilità di prendere una macchinina. Insomma... poteva giocare con i compagni. Invece ha scelto?" "Di fare felice la madre." Rispose Zeus.
Nonostante la piccolezza del gesto, Percy si era già sacrificato per la felicità della madre. A 6 anni, l'atto corrispondeva a prendere dei fiori invece di un gioco. Anni dopo, sarebbe equivalso a salvarla dagli Inferi.
Arrivati al luogo di lavoro della madre, Percy si sedette a mangiucchiare dei dolci.
Arrivò la direttrice Buckett.
"Percy!" "Ciao. Signora." La donna sorrise. "Cosa fai qui?" "Aspetto mia mamma. Sta lavorando." "E ti lascia qui da solo?" "No. Lavora qui." La donna sorrise. "Volevo chiederti se avessi visto ancora... degli esseri tipo Ciclopi e uomini con la bocca strana." Percy ci pensò. Poi, scosse il capo. "Non mi ricordo. Non credo." La donna annuì soddisfatta. "Era per sapere." "La prossima volta, la posso chiamare. Così lo vede anche lei!" La donna annuì di nuovo. "Lo adorerei."
In quel momento, arrivò la madre di Percy. "Signora Buckett." "Devo andare. Signora Jackson." Sally, dopo aver visto l'altra donna uscire, si abbassò al livello del figlio. "Cosa ti ha chiesto?" "Se avessi visto altri esseri. Come i Ciclopi. O quello con la bocca strana." "Cosa le hai risposto?" "Che non ne ho visto. Perchè?" "Anche se li vedessi, non dirlo a lei. Non ti crede." "Ma ci sono." "Lo so. Io ti credo. Ma... non tutti lo fanno. Da grande capirai il perchè." "Perchè non ora?" "Sei troppo piccolo. Abbi un po' di pazienza." Percy sorrise. "Va bene." Mentre la donna se ne stava per andare, il bambino si impensierì. "Mamma. Ma... papà non se n'è andato per colpa mia, vero?" Sally scosse il capo. "Ignora quello che dice Gabe. Lui non conosceva tuo padre. Ti amava molto. Doveva partire." "Ma... ritornerà?" Sally annuì. "Un giorno lo conoscerai." Percy sorrise.

Angolo autrice
Salve!
Terzo capitolo!
By Rowhiteblack

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