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capitolo 14 - il giro di capanne

La scena proseguì.
"Grover starà bene?" Chiese Percy, preoccupato, al centauro. Lui annui. "Il vecchio Dioniso non è così arrabbiato. Solo che odia il suo lavoro. Si trova in punizione, immagino possa definirsi così, e non sopporta l'idea di aspettare un altro secolo per avere il permesso di tornare sull'Olimpo."
Percy lo guardò. "Il monte Olimpo. Mi sta dicendo che c'è davvero un Palazzo, lassù?" "Bè, ecco, c'è Il monte Olimpo in Grecia. E poi c'è la dimora degli dei, il punto di convergenza dei loro poteri, che un tempo era davvero situata sull'Olimpo. Si chiama ancora così, per rispetto delle tradizioni, ma il Palazzo si sposta, proprio come si spostano gli dei." "Sta dicendo che gli dei della Grecia sono qui? In America?"
Chirone annui. "Ma certo. Gli dei si spostano con il cuore dell'Occidente." "In che senso?" "Riflettici, Percy. Quella che voi chiamate la 'civiltà occidentale', pensi che sia solo un concetto astratto? È una forza vivente. Una coscienza collettiva che brilla da migliaia di anni. Gli dei sono parte di essa. Si potrebbe perfino dire che ne sono la fonte, o perlomeno che vi siano così legati da non poter mai scomparire, a meno che non venga spazzata via l'intera civiltà occidentale. Il fuoco si è acceso in Grecia. Poi, come ben sai... o come spero che tu sappia, dal momento che hai superato il mio esame... Il cuore del fuoco si è spostato a Roma, e così gli dei." "E poi sono morti." "Morti? No. L'occidente è forse morto? Gli dei si sono spostati: in Germania, in Francia, in Spagna, per un po'. Ovunque la fiamma fosse più luminosa, là c'erano gli dei. Hanno trascorso diversi secoli in Inghilterra. Basta guardare l'architettura. La gente non dimentica gli dei. In ogni luogo in cui abbiano governato nel corso degli ultimi tremila anni, li ritroviamo nei dipinti, nelle statue, negli edifici più importanti. E adesso, Percy, sono nel tuo paese, gli Stati Uniti. Pensa soltanto al vostro simbolo: l'aquila di Zeus. Guarda la statua di Prometeo al Rockefeller Center, le facciate greche degli edifici del governo a Washington. Ti sfido a trovare una città americana in cui gli dei dell'Olimpo non siano rappresentati in una varietà di luoghi differenti. Piaccia o no... E credimi, a  parecchia gente non andava a genio nemmeno a Roma... l'America adesso è il cuore della fiamma. È la grande Potenza d'Occidente. Perciò gli dei dell'Olimpo sono qui. E noi siamo qui."
Percy sembrava sbigottito. "Lei chi è, Chirone? E io... io chi sono?"
Poseidone, Ade e Zeus osservarono attentamente il centauro, aspettando la sua risposta. Lui, sorridendo, disse. "Chi sei tu? Be, è la domanda a cui tutti noi vorremmo trovare una risposta, non ti pare? Ma per ora, dovremmo rimediarti un letto nella capanna undici. Incontrerai dei nuovi amici. Domani avremo tutto il tempo per dedicarci alle lezioni. E poi stasera arrostiamo marshmallows nel falò, e io adoro infilarli nei biscotti al cioccolato."

La scena successiva, vedeva Chirone (finalmente nella sua forma di centauro) e Percy che parlava dell'amico.
"Grover non avrà troppi problemi, vero? In fondo mi ha protetto bene. Davvero."
Gli dei, che avevano visto tutto, sapevano che, a parte il momento degli autobus, Grover non aveva potuto compiere il proprio dovere. E, immaginavano, lo sapeva anche Percy.
Chirone disse. "Grover fa grandi sogni, Percy. Forse più grandi che sensati. Per raggiungere il suo obiettivo, deve prima dimostrare di avere parecchio coraggio come custode, trovando un nuovo ragazzo per il Campo e portandolo sano e salvo sulla Collina Mezzosangue." "Ma l'ha fatto!" Chirone sospirò. "Io potrei concordare con te. Ma non sta a me giudicare. Saranno Dioniso e il Consiglio dei Satiri Anziani a decidere. E temo che potrebbero non valutare questo incarico come un successo. Dopotutto, Grover ti ha perso a New York. Poi c'è la malaugurata sorte di tua madre. E il fatto che fosse svenuto quando lo hai trascinato oltre il confine della proprietà. Il Consiglio potrebbe obiettare che questo non dimostri nessun coraggio da parte sua."
Percy sembrava arrabbiato e in colpa. Improvvisamente rividero un flash: Percy che abbandonava Grover alla stazione degli autobus. "Gli daranno una seconda possibilità, vero?" Chirone fece una smorfia. "Temo che questa fosse la sua seconda possibilità."
Percy chiese esitante. "Chirone... se gli dei e l'Olimpo sono reali..." "si, figliolo?" "Significa che anche gli Inferi lo sono?"
Zeus guardò i fratelli. "Non starà pensando di andare negli Inferi per la madre, vero?" Chirone rispose. "Sì. C'è  un luogo in cui gli spiriti vanno dopo la morte. Ma per il momento, finchè non ne sappiamo di più, ti consiglierei di levartelo dalla testa." "Su cosa dobbiamo saperne di più?" "Coraggio, Percy. Andiamo a vedere il bosco."

La scena successiva, Percy era con Annabeth.
"Jackson, devi cavartela meglio di così." "Cosa?"
Annabeth borbottò. "Non posso credere di aver pensato che fossi tu."  Che problemi hai? So soltanto che ho ucciso questa specie di uomo-toro..." "Non parlare così! Sai quanti ragazzi del campo avrebbero voluto avere la tua occasione?" Percy la osservò come se fosse pazza. "L'occasione di farsi ammazzare?" "L'occasione di battersi con il Minotauro! Perchè credi che ci alleniamo?" Percy scosse la testa. "Senti, se la cosa che ho combattuto era davvero il Minotauro, lo stesso di cui parlano le storie..."  "Sì." "Allora ce n'è uno Solo." "Sì." "Ed è morto qualcosa come, ehm... un fantastiliardo di anni fa. Teseo l'ha ucciso nel Labirinto."
"I mostri non muoiono, Percy. Sì possono uccidere. Ma non muoiono." "Oh, grazie. Adesso è tutto chiaro."
Gli dei risero per la frase del ragazzo. Annabeth disse. "Non hanno un'anima, come me e te. Lì puoi allontanare per un po', forse per una vita intera, se sei fortunato. Ma sono forse primordiali. Chirone li chiama 'archetipi'. Alla fine, si ricostituiscono."
Percy riflettè un secondo. "Vuoi dire che se ne ho ucciso uno, per sbaglio, con la spada." "La Fur... cioè, la tua insegnante di matematica. Esatto. È ancora là fuori. L'hai soltanto fatta arrabbiare. Parecchio." "Come fai a sapere della Dodds?" "Parli nel sonno." "Come stavi per chiamarla? Furia? Sono le torturatrici dell'Ade?" Annabeth osservò nervosa il terreno. "Non dovresti nominarle, nemmeno qui. Le chiamiamo le Benevole, se proprio siamo costretti."
Percy si lamentò del tuonare. Poi disse. "Perchè dobbiamo stare tutti pigiati in quel modo? Ci sono un sacco di letti vuoti, laggiù." Annabeth impallidì. "Non scegliamo noi l'alloggio. Dipende da chi sono i tuoi genitori. O meglio, il tuo genitore."
"Mia madre è Sally Jackson. Lavora in un negozio di dolciumi alla stazione centrale. O meglio, lavorava." "Mi dispiace per tua madre, Percy. Ma non mi riferivo a lei. Sto parlando del tuo altro genitore. Di tuo padre."
Il ragazzo distolse lo sguardo. "È morto. Non l'ho mai conosciuto." Annabeth scosse il capo, sospirando. "Tuo padre non è morto, Percy."
Ade diede una gomitata a Zeus. "Perchè?" "Adesso gli dirà che è un semidio. Sono curioso di vedere come reagirà."
"Come fai a dirlo? Lo conosci?" "No, certo che no." "Allora come fai a dire..." "Perchè conosco te. Non saresti qui se non fossi uno di noi." "Tu non sai niente di me." "No? Scommetto che hai cambiato scuola un sacco di volte. Scommetto che in moltissimi casi ti hanno espulso." "Come.." "Sei dislessico, iperattivo e probabilmente hai anche un disturbo da deficit dell'attenzione."
Ade rideva. "Ma come hanno fatto a mettersi insieme? Come inizio non è dei migliori." Zeus sospirò. "Almeno adesso sembrano un figlio di Poseidone e una di Atena."
"E questo che c'entra?" Stava chiedendo Percy alla ragazza. "Tutte queste caratteristiche sono quasi un segno inequivocabile. Le lettere si mettono a ruotare fuori dalla pagina quando leggi, vero? Questo perchè il tuo cervello è impostato per leggere il greco antico. E l'iperattività... sei impulsivo, non riesci a startene seduto tranquillo in classe. Sono i tuoi riflessi da combattimento. In una battaglia vera, ti salverebbero la vita. Quanto ai problemi dell'attenzione, dipendono dal fatto che ci vedi troppo, Percy, non troppo poco. I tuoi sensi sono migliori di quelli dei comuni mortali. Naturalmente gli insegnanti volevano farti curare. Per la maggior parte sono mostri. Non vogliono che tu li veda per quello che sono." "Parli come se ci fossi passata anche tu." "Come la maggior parte dei ragazzi al Campo. Se tu non fossi come noi, Non saresti sopravvissuto al Minotauro, nè tantomeno al nettare e all'ambrosia." "Nettare e ambrosia?" "Quelli che ti abbiamo dato da mangiare e da bere per farti riprendere. Quella roba avrebbe ucciso un ragazzo normale. Ti avrebbe incendiato il sangue e sbriciolato le ossa, e saresti morto. Affronta la realtà. Sei un mezzosangue."

Angolo autrice
Il prossimo capitolo.... CLARISSE E I GARGARISMI ;)
By Rowhiteblack

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