capitolo 13 - il risveglio
Zeus, Ade e Poseidone si ritrovarono nella casa Grande. Spostandosi, videro Percy svenuto e Grover di fianco a lui. Il ragazzo si alzò.
Stava per rovesciare un bicchiere pieno, quando Grover gli disse "Attento."
Gli dei videro gli occhi del semidio indugiare sull'abbigliamento normale del satiro, poi, speranzoso magari pensare che fosse stato tutto un incubo.
Grover continuò "Mi hai salvato la vita.... Io... ecco, il minimo che potessi fare... sono tornato sulla collina. Ho pensato che lo volessi."
Percy osservò sconvolto il corno del Minotauro, ucciso da lui a mani nude.
"Il Minotauro." "Ehm, Percy, non è una buona idea..." "Non è così che lo chiamano nei miti greci? Il Minotauro. Metà uomo, metà toro."
Grover, a disagio, gli chiese. "Sei rimasto privo di conoscenza per due giorni. Quanto ti ricordi?" "Mia madre. È davvero..." Grover distolse lo sguardo.
Gli dei, videro lo sguardo di Percy diventare inespressivo. Osservò la pianura, ma non la vedeva. Appariva triste, sconvolto. Aveva le lacrime agli occhi, ma non pianse. Non aveva intenzione di farlo.
Percy osservò l'amico. "Non è stata colpa tua." "Sì, invece. Io dovevo proteggerti." "Te l'aveva chiesto mia madre?" "No. Ma è il mio lavoro. Sono un custode. O perlomeno, lo ero."
Percy, mentre stava per chiedere informazioni, si sentì male. Grover intervenne subito, offrendogli il bicchiere pieno, che gli dei capirono essere nettare.
Percy lo finì velocemente.
"Buono?" Chiese Grover, a cui l'amico annui in risposta. "Che sapore Aveva?" "Scusami. Dovevo fartelo assaggiare." "No. Non intendevo questo. Ero solo curioso." Dopo una piccola discussione sul sapore del nettare per Percy, Grover, nervoso, disse. "Andiamo. Chirone e il Signor D ci stanno aspettando."
La scena successiva era vicino alla Casa Grande. Il signor D, Annabeth e Chirone stavano parlando. Grover disse a Percy "Quello è il Signor D. È il direttore del campo. Sii gentile. La ragazza è Annabeth Chase. È qui da molto più tempo di chiunque altro. E conosci già Chirone."
Percy osservò quello che Grover aveva chiamato come Chirone. "Signor Brunner!" "Ah, bene, Percy. Adesso siamo in quattro per giocare a pinnacolo."
Il Signor D, invece, squadrò Percy, infastidito. "Oh, suppongo di dovertelo dire. Benvenuto al Campo Mezzosangue. Fatto. Ora, non aspettarti che io sia felice di vederti."
"Ehm, grazie." Borbottò il ragazzo, allontanandosi dal dio.
Nel frattempo Brunner, o meglio, Chirone, chiamò Annabeth. "Questa signorina ti ha aiutato a ristabilirti, Percy. Annabeth, per favore, potresti occuparti del letto di Percy? Lo metteremo nella undici, per ora." "Certo, Chirone." Gli dei videro che la ragazza osservò Percy per un lungo istante, poi guardò il corno del Minotauro, poi di nuovo Percy. Aprì la bocca e disse. "Quando dormi, sbavi." Percy arrossì.
Poi, ansioso, disse. "Lei lavora qui, signor Brunner?" "Non sono il Signor Brunner. Temo che fosse solo uno pseudonomino. Puoi chiamarmi Chirone." "Okay... E signor D... La D sta per qualcosa?" Dionisio guardò il ragazzo. "Giovanotto, i nomi sono potenti. Non bisogna andarsene in giro a spararli a vanvera." "Oh. Giusto. Mi scusi."
Chirone attirò l'attenzione di Percy. "Devo dire, Percy, che sono felice di vedere che sei vivo. Era da tempo che non facevo una visita a domicilio a un potenziale acquisto del Campo. Detestavo l'idea di aver perso tempo."
L'espressione di Percy esprimeva tutta la confusione, la paura, e il dubbio che il ragazzo stava provando. Percy, però, continuò a parlare con Chirone.
"Visita a domicilio?" "L'anno che ho passato alla Yancy, per istruirti. Abbiamo dei satiri nella maggior parte delle scuole, naturalmente, per tenere gli occhi aperti. Ma Grover mi ha avvisato non appena ti ha conosciuto. Ha percepito subito che eri speciale, perciò ho deciso di salire su al Nord. Ho convinto l'altro insegnante di latino a... a prendersi un anno sabbatico." L'espressione di Percy divenne ancora più confusa. "Era venuto alla Yancy per istruirmi?"
Chirone annuì, dicendo. "Onestamente, non ero sicuro di te, all'inizio. Abbiamo contattato tua madre per avvisarla che ti tenevamo d'occhio, nel caso fossi stato pronto per il Campo Mezzosangue. Ma avevi ancora tanto da imparare. Tuttavia, sei riuscito ad arrivare qui sano e salvo, e questo è sempre il primo test."
Il Signor D interruppe la conversazione, rivolgendosi al satiro. "Grover! Hai intenzione di giocare oppure no?" "Sissignore!"
Percy guardò sconvolto l'amico, probabilmente chiedendosi perché scattasse alle parole di un ometto grassoccio con una ridicola camicia tigrata.
Il dio si rivolse a Percy. "Tu sai giocare a pinnacolo, vero?" "Temo di no." Il signor D lo corresse. "Temo di no, signore." "Signore." Ripetè Percy, a denti stretti.
Poseidone ridacchiò. "Perchè ridi, Poseidone?" Chiese Ade. Il dio, sempre ridendo, rispose. "Sapete, il mare non ama essere limitato. Scommetto che, in questo momento, lo sta odiando." Ade sospirò. "Sarebbe più bello se potessimo sentire anche quello che pensa. E non solo vedere ciò che ha vissuto. Ad esempio, qui, che è successo di terribile?" Zeus lo guardò. "Ha appena perso la madre." "Be..." "E probabilmente tra poco scoprirà di essere un semidio." Ade annui. "Credo di aver capito." Poseidone riportò l'attenzione sulla conversazione.
"Percy" stava chiedendo in quel momento il centauro. "Cosa ti ha raccontato tua madre?" Percy corruggò la fronte. "Non molto. Mi ha spiegato che aveva paura di mandarmi qui, anche se mio padre avrebbe voluto. Ha detto che una volta qui, probabilmente non me ne sarei potuto andare. Non voleva che mi allontanassi da lei." "Tipico. È così che si fanno ammazzare, di solito. Giovanotto, ti decidi a chiamare?" "Cosa?" Chiese Percy. Il signor D, impaziente, gli spiegò le regole del gioco e Percy, stranito, accontentò il dio, chiamando.
Chirone riportò la conversazione sul tema principale. "Temo che ci siano troppe cose da chiarire. Temo che il nostro filmato di orientamento non basti." "Filmato di orientamento?" Ripetè Percy. "Già. Bene, Percy. Sai già che il tuo amico Grover è un satiro. E sai di avere ucciso il Minotauro. Una prodezza non indifferente, figliolo. Quello che forse non sai è che nella tua vita operano delle grandi potenze. Gli dei, le forze che tu chiami dei dell'Olimpo, sono Reali e presenti."
Percy guardò sconvolto gli altri sul tavolo. "Aspetti un momento. Mi sta dicendo che Dio esiste?" "Be, ecco. Dio, con la lettera maiuscola, è tutta un'altra cosa. Non entriamo nel metafisico." "Metafisico? Ma se stava parlando di..." "Di dei, al plurale. Grandi esseri che controllano le forze della natura e le imprese degli uomini: gli dei immortali dell'Olimpo." "Olimpo?" "Esatto. Gli dei di cui abbiamo parlato nelle lezioni di latino."
Percy lo guardava sconvolto. "Zeus. Era. Apollo. Si riferisce a loro." Il signor D riprese il ragazzo. "Giovanotto ci andrei piano a pronunciare questi nomi, se fossi in te."
Percy esclamò. "Ma sono solo storie. Sono miti per spiegare i fulmini, le stagioni e il resto. Ci credeva la gente prima della scienza!" "La scienza! E dimmi, Perseus Jackson cosa penserà la gente della tua "scienza", fra un paio di millenni? Mhhm? Diranno che è un mucchio di credenze primitive e tanti saluti! Oh, beati mortali, non hanno il minimo senso della prospettiva! Pensano di essere così avanti. E lo sono, Chirone? Guarda questo ragazzo e dimmelo."
Chirone intervenne. "Percy puoi scegliere di crederci o no, ma il fatto è che immortale significa immortale. Riesci a immaginare, per un attimo, di non morire mai? Di non scomparire mai? Di esistere, così come sei, per l'eternità?"
All'improvviso, sentirono la voce di Percy, ma la bocca del ragazzo non si era mossa "Non mi dispiacerebbe per niente" gli dei lo osservarono straniti. Ade disse. "Mi sa che possiamo sentire i suoi pensieri, adesso." Il ragazzo, nel frattempo, aveva risposto. "E questo succede a prescindere dal fatto che la gente creda nella mia esistenza o meno?" "Esatto. Se tu fossi un dio, come ti sentiresti se ti considerassino un mito, una vecchia storia per spiegare i fulmini? E se ti dicessi, Perseus Jackson, che in giorno la gente potrebbe sostenere che anche tu sei un mito, creato solo per spiegare come i ragazzini possano superare la perdita della madre?" "Non mi piacerebbe. Ma io non credo negli dei."
Poseidone sorrise tristemente. "Chissà come si è sentito, quando ha cominciato a crederci." Ade scosse il capo. "Chissà quando ha cominciato a crederci."
Il Signor D fece apparire un bicchiere di vino, ma, al richiamo di Chirone, la trasformò in una Diet Coke.
Chirone si voltò verso Percy, che osservava sconvolto il dio. "Il signor D ha offeso suo padre un po' di tempo fa, prendendosi una sbandata per una ninfa dei boschi che era stata dichiarata intoccabile." "Una ninfa dei boschi." Ripetè Percy, in trance, fissando la lattina. Il signor D confermò. "A mio padre piace punirmi. La prima volta, il Proibizionismo. Una cosa spaventosa! Dieci anni orrendi! La seconda volta... ne, era davvero molto carina, e proprio non ho resistito. E mi ha mandato qui. Collina Mezzosangue. Una campo estivo per marmocchi come te. <Dà il buon esempio> mi ha detto. <Lavora con i giovani invece di mandarli in rovina.> Ah! Una vera ingiustizia!"
"E.. suo padre è..." "Di immortales, Chirone! Credevo che avessi insegnato le basi a questo ragazzo. Mio padre è Zeus, naturalmente."
Gli dei risentirono la voce di Percy senza che le labbra del ragazzo si muovessero. "Vino. Pelle di tigre. Satiri servizievoli" poi guardò di nuovo il dio. "Lei è Dioniso. Il dio del vino."
Il signor D disse. "Come dicono i giovani di quest'epoca, Grover? Ma va?" "Si, signor D." "Ebbene, Percy Jackson: ma va! Chi pensavi che fossi, Afrodite?" "Lei è un dio." "Sì figliolo.""un dio. Lei."
Il dio fissò fisso negli occhi il ragazzo. "Vuoi mettermi alla prova, figliolo?" "No. No, signore."
Alla fine della partita le strade si divisero: il Signor D e Grover andarono dentro la casa Grande,Chirone e Percy verso le capanne.
Ade stava ridendo. "Perchè ridi, scusa?" Chiese Zeus. Ade disse. "Perché quel ragazzo non ha il minimo senso dell'autoconservazione!"
Angolo autrice
Capitolo 13!
A voi
Al prossimo
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