Entro nella casetta più vicina,sperando di non essere ancora stata vista dai favoriti.
Con il cuore che mi batte fortissimo mi appoggio alla porta,lasciandomi cadere sul pavimento,sfinita,impaurita,terrorizzata.
Alzo lo sguardo e la prima cosa che vedo solo gli affilatissimi coltelli appesi alla parete.
Gli Strateghi non avrebbero sicuramente dato una tale disponibilità di armi,e di certo non così facili da prendere.
Le lame si animano,staccandosi dal gancio,e mi vengono addosso.
Faccio appena in tempo a uscire e a chiudermi la porta alle spalle.
Sento i coltelli puntarsi nel legno della porta.
Velocemente sguscio verso la casa a fianco.
Mi ritrovo davanti un piccolo e tenero cagnolino,che mi guarda e scodinzola allegro.
Faccio appena in tempo a realizzare ciò che sarebbe successo.
Corro in cucina e afferro un grosso coltello.
Mi volto e un ibrido grosso e nero mi salta addosso.
Lo colpisco con rabbia,alimentata dalla paura e dalla disperazione,e continuo finché
lo vedo cadere a terra privo di vita.
Mi accascio esausta.
Nel buio della casa,illuminata solo dalla luce della luna,che filtra dall'unica piccola finestra,comincio a piangere.
Ma non falsamente,come ho fatto davanti alle telecamere:queste sono lacrime vere.
Lacrime di rabbia,rabbia contro Capitol City,i cui abitanti esultano davanti agli Hunger Games,contro gli Strateghi,che ogni anno scelgono nuovo Arene e nuovi pericoli,e contro Snow,l'inventore dei Giochi,il maggior responsabile di tutte queste morti.
E mi chiedo fino a quando tutto questo durerà,quando qualcuno,si deciderà a fare qualcosa.
Lo farei io,ma ho solo 15 anni e da sola non farei granché.
E poi molto probabilmente morirò.
Io contro 4 favoriti.
Al 99,9% non tornerò a casa,o meglio,ci tornerò,solo in una cassa di legno.
La cosa strana è che io continuo ancora a sperare in quel 0,1%.