Prologo
Kreacher gli aveva portato i panini su alla torre di Grifondoro, alla fine. Harry si svegliò quella sera, al tramonto. Un tramonto dorato come la gioia della vittoria e rosso, come il sangue versato per ottenerla. Quel giorno di maggio sarebbe stato ricordato per tutti gli anni a venire da generazioni di maghi come il giorno in cui l'Oscuro Signore era stato sconfitto, ma anche come il giorno in cui cinquanta uomini, donne, ragazzi erano morti per difendere il luogo che rappresentava il loro passato e il futuro del Mondo Magico, il luogo dove era racchiusa l'essenza stessa delle loro vite.
La Battaglia di Hogwarts sarebbe stata nei loro cuori fino alla fine.
Harry Potter era il mago che aveva sconfitto Lord Voldemort, e per lui quel giorno era forse più contrastante, felice e doloroso che per ogni altro.
Aveva vinto, ma aveva visto morire persone che sarebbero dovute vivere ancora tanto a lungo. Persone che sarebbero dovute crescere, diplomarsi, persone che avrebbero dovuto veder crescere il loro bambino, persone che lasciavano dietro di loro un dolore che non poteva essere superato. Quel giorno genitori avevano perso i figli, ragazzi i fratelli, bambini la mamma e il papà, eppure avevano vinto.
Una parte del suo cuore era morto con loro.
Ma se c'era una cosa che sapeva, era che la vita pone tanti ostacoli sulla nostra strada, ed è normale e giusto cadere tante volte, ma poi, ogni volta, l'importante è avere la forza e la volontà di rialzarsi in piedi e andare avanti, portando la ferita di quella caduta nel cuore come ricordo eterno del sacrificio, ma anche della speranza.
Così Harry Potter si alzò dal suo letto nella torre, andò in bagno a sciacquarsi il viso e si preaprò per scendere piani e piani più in basso, dove centinaia di persone erano riunite ad aspettare l'Ora. L'ora quando i cinquana cadaveri che aspettavano con loro sarebbero tornati a casa.
Fred, Remus e Tonks, Colin Canon e gli altri morti ora dovevano solo essere lasciati andare, e portati per sempre nel cuore.
* * *
La Sala Grande era gremita di persone, e tutte piangevano e sorridevano, in quel giorno bianco e nero. Tutti volevano abbracciare Harry Potter, stringere la mano del Prescelto, e lui non poteva fare altro che lasciari fare, lasciarli vivere nel lato felice per almeno un poco. Ma lui voleva solo trovare chi non lo aveva mai abbandonato.
Ed eccoli là, in un angolo, una famiglia con i capelli rossi e due donne castane strette intorno a tre corpi adagiati nelle loro bare bianche.
Dolore.
Ecco cosa diceva il cuore del grande Harry Potter in quel momento. Solo Dolore.
Ci sarebbe stato il momento della gioia, della felicità, ma non era quello.
Si avvicinò lentamente, aveva quasi paura di rivedere quella scena ancora una volta, le lacrime gli scorrevano calde da sotto gli occhiali scheggiati.
Nel momento in cui arrivò dietro di loro, una ragazza con i capelli rossi si voltò, lo vide e lo abbracciò stretto. Harry si lasciò abbracciare, affondando il viso nei suoi capelli, beandosi di quel suo profumo di fiori che lo riportava a tempi più allegri, passeggiate nel parco e baci rubati.
<<Ginny...>> sussurrò piano, incerto se le parole sarebbero uscite davvero.
<<Shh>> lo zittì lei, poi si staccò dall'abbraccio e lo prese per mano, voltandosi di nuovo verso le bare.
Harry non voleva guardare dentro, non ancora, e osservò triste tutti i volti intorno a lui, quelle persone che gli erano state accanto dall'inizio, fin proprio alla fine.
Ron abbracciava Hermione, che piangeva sulla sua spalla, piangendo silenziosamente anche lui. Bill e Percy stringevano le spalle di George, forte, come se il ragazzo fosse potuto scivolare via da loro se solo avessero allentato la presa. In signori Weasley erano stretti vicino alla bara dove era sdraiato il loro figlio.
Non potendo sopportare oltre quella visione, Harry si voltò a guardare la donna castana, vicina alle altre due bare,e si accorse solo allora che teneva fra le braccia un fagottino avvolto in delle coperte. Dalla coperta spuntava un ciuffetto di capelli azzurri. Anche la donna si voltò verso di lui e, visto che la guardava, si avvicinò.
<<Harry Potter>> mormorò, la voce rotta << Non hai ancora visto il tuo figlioccio>>.
Il sorriso più piccolo e triste le comparve sul volto mentre gli metteva fra le braccia il fagottino, che si era mosso appena. Il ragazzo lo prese più delicatamente possibile, quasi fosse fatto di vetro, e sbirciò fra le coperte celesti.
Un neonato paffuto e sereno dormiva fra le sue braccia, il ciuffo azzurro tutto scompigliato, senza sapere che la sua mamma e il suo papà dormivano per sempre a pochi passi da lui, che non li avrebbe mai conosciuti e che la sua famiglia sarebbe stata proprio quella che si stringeva nel dolore in quel momento.
Harry aveva promesso a Remus e Tonks che si sarebbe preso cura di lui,che gli avrebbe spiegato. E lo avrebbe fatto.
''Sarò sempre con te, piccolo. Te lo prometto''
E mentre suonavano i rintocchi che annunciavano l'inizio dei riti funebri, una calda lacrima caduta proprio sul suo visino quasi rischiò di svegliare il piccolo Ted Remus Lupin, che però si girò e continuò serenamente a dormire.
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Ed ecco il Prologo ! C'è solo qualche piccolissima modifica con l'originale...
E l'immagie è troppo adorosaaa!!! <3<3<3<3<3<3
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