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Capitolo Sette-Due anni di voli segreti

Nel corso dei primi mesi di scuola nella vita di Teddy si stabilì una certa routine. Be', routine per quanto era possibile nella vita di Ted Remus Lupin, certo. Dormiva due notti a Casa Uno e una a Casa Due, tranne per la notte fra sabato e domenica: era una legge che tutti i nipoti del Clan Weasley che avessero compiuto i tre anni dormissero alla Tana tutti i sabati, per poi svegliarsi tutti insieme per la colazione della domenica con i nonni e chiunque delle famigliole che li raggiungesse alla mattina. Per il momento c'erano solo lui e Vi, in quei raduni in pigiama, ma non è come se a lui dispiacesse davvero questa cosa. Vic arrivava alla Tana sempre dopo di lui, quindi tra loro c'era il tacito patto che Teddy le facesse trovare il fortino pronto, anche se ogni santa volta rischiava che tutta la costruzione di lenzuola, coperte e cuscini gli crollasse addosso e lo soffocasse. Non lo aveva mai visto davvero, ma aveva il forte sospetto che il nonno Arthur salisse silenziosamente le scale, si nascondesse dietro la porta della vecchia camera di Ron e incantasse il loro castello per far sì che rimanesse in piedi. Teddy lo reinventava ogni volta: un lenzuolo in più qui, oppure là un trono di cuscini per Vi -che dopo la prima volta divenne un elemento fisso, visto quanto le era piaciuto- o ancora una coperta tesa fra il fondo del letto e il davanzale della finestra che faceva da amaca. La camera sotto la soffitta diventava nei sabato sera il loro incontrastato regno di teli colorati e morbidi cuscini, occupato interamente da un castello in piedi per miracolo costruito con qualsiasi materiale tessile reperibile. Al lampadario Teddy - con l'aiuto del nonno- fissava un capo delle coperte, così che si creasse una sorta di tendone a punta, e l'altro capo andava a finire legato nei più disparati punti della stanza; poi si passava ai muri di cuscini, al trono e a qualsiasi altra cosa il bambino volesse costruire quel giorno. Al centro del tutto veniva trascinato il vecchio letto di Ronald, occasionalmente addobbato con pupazzi e dotato di una scorta segreta di dolciumi nascosta dietro il materasso. Non avevano assolutamentelo spazio per una brandina, figurarsi un altro letto, ma Teddy e Vic stavano comodissimi comunque. In fondo, erano pur sempre due soldi di cacio.
Così, i sabato sera diventavano serate fatte di dolci rubacchiati, storie e giochi alla luce delle candele Levitanti della nonna, che sfumavano in notti pacifiche addormentati nello stesso letto, sommersi da pupazzi e cullati dal umore del respiro dell'altro.

Ogni tanto Teddy pensava a quando, in febbraio, le gemelline si sarebbero aggiunte ai quei raduni: sarebbe stato in minoranza. Ma in fondo Vi lo comandava comunque a bacchetta, perciò non sarebbe poi cambiato molto.
Come lui aveva cominciato la scuola elementare, così la zia Fleur aveva voluto che Vi cominciasse delle lezioni di danza classica. La bambina non ne era stata esattamente entusiasta, ma ci sarebbe anche andata volentieri se queste non avessero diminuito ancor di più il tempo libero che poteva passare con Teddy. Negli ultimi anni entrambi si erano abituati alla presenza dell'altro ogni giorno di ogni settimana di ogni mese e improvvisamente si erano ritrovati separati, lontani per quasi tutto il tempo. Non ci era voluto molto perché gli adulti constatassero che la lontananza dei due non era salutare per nessuno: Teddy dopo un po' finiva per distruggere qualcosa o farsi male in qualche modo stupido o entrambi e Victoire girava per casa annoiata, facendo dispetti a Dominique e spargendo disegni ovunque. Anche per questo il fine-settimana era ufficialmente diventato I Due Giorni DiTeddy&Vi. Il sabato Teddy era libero dalla scuola, così portavano uno dei due a casa dell'altro dalla mattina fino all'ora di cena, oppure scarrozzavano entrambi in una piccola gita o ancora direttamente alla Tana. Poi la cena a casa, e dopo eccoli pronti per il raduno dei nipoti dai nonni Weasley. Di lì, la domenica ovviamente si passava con l'intera famiglia riunita alla Tana. Questo sistema, idea di Ginny, impediva -perlopiù- le catastrofi nucleari dovute alla divisione prolungata del Duetto D'Estate.
Certo, il lunedì mattina bisognava tornare a scuola e la settimana ricominciava, ma per Teddy quei due giorni in compagnia di Vi erano vitali come l'aria e lo mantenevano allegro durante le lunghe ore discuola.

Alla Regina Vittoria, il ragazzino stava bene. Riceveva continuamente sguardi e occhiatacce per i capelli colorati, i bambini e gli insegnanti lo fissavano a bocca aperta quando notavano gli occhi cangianti, e spesso mormoravano di quanto dovesse essere viziato un bambino così piccolo perché gli fossero permesse certe cose e quanto dovessero essere scellerati i suoi genitori. Quando scoprivano che era orfano, allora talvolta la disapprovazione si trasformava in pena e altra disapprovazione, ma Ted, fedele alle parole dello zio Harry, non vi dava peso. Continuava a sorridere e offriva ai pettegoli più antipatici una caramella dal negozio dei Tiri Vispi Weasley... che poteva avere effetti collaterali anche gravi, prego leggere l'inesistente foglio illustrativo sul retro della confezione.

Era pur sempre il figlio di un Malandrino e una ribelle, no?

Tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, raggiungeva la scuola con il nottetempo per le otto e mezza- esclusi eventuali e frequenti ritardi- e andava alla sua prima aula di quella mattina, in cui le regole dicevano dovesse trovarsi entro le nove meno un quarto, così che l'insegnante potesse fare l'appello e l'altra burocrazia e cominciare poi la lezione per le nove. Nonostante l'odio radicato verso la divisa, tutto sommato si trovava molto bene.
Aveva fatto amicizia velocemente con Jackie Shades, il bambino con le treccine, e non aveva difficoltà nelle materie, anzi. La signorina Fell, la sua giovane e simpatica insegnante di inglese e storia, era rimasta piacevolmente sorpresa che sapesse già leggere e scrivere almeno un po'. Teddy la trovava brava e molto amichevole, con loro era pazientissima e non urlava mai; al contrario, la signorina Grundy, che insegnava matematica, era una signora acida e irritabile che si spazientiva facilmente e amava lamentarsi senza posa delle sue disgrazie lavorative. Non era una cattiva insegnante della sua materia, ma quando i bambini non capivano qualcosa raramente si azzardavano a chiedere un chiarimento, perché li terrorizzava.

A Ted la matematica veniva piuttosto facile e visto che non gli dispiaceva usare il suo tempo aiutando gli altri, qualche volta cercava di rispiegare ai compagni quel che non riuscivano a fare bene, rallegrandosi sempre quando riusciva nel suo intento.

Quando a casa raccontava di questo, vedeva sempre gli zii scambiarsi occhiate commosse e più di una volta li aveva sentiti mormorare: <<E' così simile a suo padre...>>. E questo lo rendeva ancora più felice.

Se a prima vista pensavano fosse un ragazzino viziato e impertinente, non potevano più farlo dopo averlo conosciuto anche solo un poco. Sempre coerente a se stesso, Teddy era allegro e amichevole, un po' insofferente alle regole e anche perennemente in disordine, ma era sempre educato, gentile, e si prodigava sempre per aiutare. Sebbene chiacchierasse un po' troppo e persino la signorina Fell fosse a volte costretta a riprenderlo,rimaneva un alunno brillante che stupiva gli adulti con quelle sue uscite pensierose e un poco filosofiche, dette con gli occhi seri rivolti all'insù e un'aria talmente solenne da far scappare un sorriso al più severo degli insegnanti. Tranne la signorina Grundy. Quella non sorrideva mai.

Tra il personale delle scuola cominciarono a circolare chiacchiere su quell'orfano della prima Austen, che viveva con sua nonna e il suo padrino e veniva a scuola con i capelli tinti di un colore diverso ogni settimana e i capi della divisa sempre fuori posto. Cosa aveva raccontato, che i suoi genitori erano morti in guerra quando era un neonato? Così pareva,bah, probabilmente era una storiella. Però era così serio mentre lo diceva... Sembrava perfettamente consapevole. Ma poi cos'era quel suo sguardo ogni tanto, come se sapesse qualcosa più degli altri? E così via...

Una cosa che certamente non potevano dire di Ted Lupin era che sapesse starsene buono e fermo per più di dieci minuti di fila. Era frequente che durante la ricreazione l'insegnante di turno dovesse correre a farlo scendere daun albero nel cortile su cui si era arrampicato, rimproverandolo severamente e cercando di strappargli la promessa che non lo avrebbe fatto mai più, oppure che un bidello lo acciuffasse mentre correva per i corridoi diretto ai bagni o ancora, e successe più di unavolta, che tentasse di raggiungere il lampadario dell'aula scalando gli armadi mentre la maestra era per un secondo fuori. A sentire la signorina Grundy, era un "teppistello in erba a cui servirebbero due scapaccioni" e la cosa più grave poi, era che trascinasse con sé nelle marachelle anche uno o più compagni, di solito Jackie Shades.
Il ''problema'' di Teddy non era che aveva bisogno di sfogarsi, che voleva mettersi in mostra o qualsiasi altra psico-sciocchezza suggerissero gli insegnanti. A lui combinare guai piaceva, gli era sempre piaciuto, ed era abbastanza intelligente da non oltrepassare mai troppo il limite di sopportazione, e anche abbastanza adorabile da farsi perdonare con uno sguardo. Era il prototipo del piantagrane perfetto.

Non che riuscisse sempre a cavarsela con tenerezza e retorica, ad essere onesti.
Una volta,preso da un'improvviso slancio di energia, aveva sfidato Jackie a chi riusciva ad arrivare più in alto arrampicandosi sul grosso leccio al centro del cortile interno della scuola. I due erano arrivati a qualcosa in più di tre metri d'altezza ed avevano rischiato di sfracellarsi sul prato sottostante solo un paio di volte, sotto lo sguardo ammirato dei compagni, quando una squadra di insegnanti stupefatti era corsa a farli scendere. Nonostante avessero protestato e protestato e Ted continuasse a specificare che non c'era scritto da nessuna parte che non si potesse salire sull'albero, mentre Jackie gli dava manforte, entrambi furono spediti a casa al termine delle lezioni con una breve lettera per i loro genitori o tutori che li informava dell'accaduto e comunicava il disappunto degli insegnanti. Quella volta il bambino fu fortunato: doveva andare a Casa Due dopo la scuola e poté consegnare la nota agli zii Harry e Ginny, i quali non riuscirono a non scoppiare a ridere e lo redarguirono solo blandamente.

Non gli andò sempre così bene però. Quando rientrò a scuola dopo il Natale, mentre era nel cortile innevato con Jackie e i suoi altri compagni di classe gli arrivò dritta in faccia una palla di neve dalla battaglia vicina, combattuta da alcuni ragazzi di quinta - era forse il famigerato signor Peterson quello?-. Visto che Jackie gli era scoppiato a ridere in faccia, Teddy lo aveva azzittito con un'altra pallata. Come faceva lui a sapere che da lì sarebbe nata una battaglia di palle di neve di proporzioni epiche che avrebbe coinvolto tutto il cortile?

E non era stata certo sua intenzione colpire la signorina Grundy... ripetutamente...

Lo spiegò alla nonna Meda, quando lei ebbe letto l'indignata missiva della maestra, ma lei non volle sentire ragioni e stabilì che per punizione avrebbe dovuto consegnarle la sua Pluffa giocattolo e, inoltre, non avrebbe potuto portare i capelli di altro colore che uno scialbo castano per duesettimane. Due settimane!

<< Questa considerala come conseguenza di tutte quelle che hai combinato fino ad ora, signorino>> gli disse, battendogli con due dita sulla fronte <<Non sia mai che tu ti dia una calmata>>

Se non altro non gli vietò di tenere la ciocca nascosta rosa shocking e neppure di vedere Vi, dato che, come disse lei, sarebbe stato controproducente.

Comunque, non c'è nemmeno da dirlo, Teddy non si diede affatto una calmata.

Un mercoledì pomeriggio, verso la metà di marzo, Teddy stava tornando a Casa Due con il Nottetempo dopo una giornata scolastica piuttosto soporifera. Jackie era malato e la signorina Fell aveva il suo giorno libero, perciò non era successo nulla di interessante. L'insegnante di scienze li aveva portati in giardino per osservare i boccioli dei fiori ancora chiusi e quelli di alcune piante che già si erano aperti, ma nei giardini delle nonne ce n'erano di molto più interessanti. L'unico momento divertente della giornata era stato osservare, durante la ricreazione dopo pranzo, Michael Peterson e alcuni suoi compagni di quinta far esplodere un petardo nel bel mezzo del cortile. Teddy la aveva trovata un'idea geniale, sebbene fosse certo che i ragazzini avessero guadagnato qualcosa come una settimana di punizione e una bella serie di sgridate. Gli aveva ricordato di quella volta in cui, arrabbiato perché un idiota aveva spinto e fatto cadere una sua compagna, gli aveva fatto esplodere tutte le penne e così il bambino - che poi altri non era che quello indicato dallo zio Harry il primo giorno di scuola- si era trasformato in una vittima dell'attacco di un calamaro. Edward Bull, così gli pareva si chiamasse, si era lamentato a non finire ed era andato in giro con in capelli anneriti dall'inchiostro per una settimana, ma gli insegnanti avevano giustificato lo scoppio con un cambio di pressione o qualcosa del genere. In fondo, per quanto fosse un bimbo iperattivo, cosa poteva entrarci il povero, piccolo Ted Lupin questa volta?
Di solito gli dispiaceva ferire gli altri, specialmente usando la magia, ma quella era stata una piccola vittoria molto soddifacente. A ripensarci, gli scappò una risatina.

<<Allegro oggi, signorino?>> chiese una voce roca dal posto di guida. L'anziano autista del Nottetempo, Ernie, e praticamente tutti i passeggeri abituali avevano preso in simpatia Ted, che andava e tornava da scuola tutti i giorni con il bus. Era ovviamente troppo piccolo per utilizzare i mezzi di trasporto babbani, ma il Nottetempo era sempre pieno di maghi e streghe che conoscevano uno dei suoi numerosi parenti e lo tenevano d'occhio, e l'autista e il bigliettaio adoravano lo zio Harry, così - nonostante le paranoie della nonna Molly- si era risolto che poteva andare. Qualche volta Harry lo accompagnava oppure lo veniva a riprendere, più raramente, se era libera dagli allenamenti, lo faceva Ginny. Buona parte delle volte, però, Teddy viaggiava da solo; essendo quel che era, spesso aveva combinato qualche disastro, ma niente di troppo grave, e ormai sull'autobus magico era di casa.

<<Stavo solo ripensando ad una cosa, signore!>> rispose, distogliendo lo sguardo dal paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. In quel momento si trovavano nel Kent. <<Quante fermate ancora, prima della mia, signore?>>

<<Soltanto questa ragazzo! Poi si va a...>>

<< Willow Avenue, signore,grazie!>>

Aveva preso da subito l'abitudine di non farsi lasciare davanti a Grimmauld Place ma nelviale proprio dietro il palazzo, così che quel po' di riservatezzache la famiglia Potter ancora riusciva a mantenere restasse intatta. La prima volta la zia Ginny, che lo aspettava nella piazzetta davantialla casa, si era preoccupata da morire non vedendolo arrivare e leera preso un colpo quando le era spuntato dietro. Teddy le avevaspiegato le sue buone intenzioni e la zia, per punizione, gli avevasomministrato una tazza di latte e cioccolato con dei biscotti. Ah,se tutte le punizioni fossero state in quel modo...

Ernie si voltò un poco verso dilui, rischiando di schiantarsi contro un palo che fortunatamenteslittò indietro, e gli fece l'occhiolino. Teneva in bocca un sigarotutto masticato e sempre spento, perchè non riusciva " a guidaredecentemente senza un dannato sigaro".

<<Allora, ragazzo, come va? Qualche conquista?>>

Teddy arrossì fino alla punta dei capelli che, forse a causa dello stretto controllo sotto cui erano costretti a scuola, quando tornava nel Mondo Magico tendevano a cambiare colore più violentemente e con più facilità.

<<Io... in che senso,signore?>>

Ernie scoppiò in una risataroca. <<A giudicare dal colore dei tuoi capelli, hai capitobenissimo!>>

Il bambino arrossì ancora dipiù, che nel suo caso significa che i suoi capelli si striarono diviola e la sua faccia divenne dello stesso colore di una bistecca bencotta. Le sue compagne erano carine, insomma, credeva... ma non c'eranessuna che gli piacesse in quel senso. Tra l'altro, aveva ilforte dubbio che Vic lo avrebbe ammazzato.

Ernie si fermò stridendodavanti ad una vecchia casa a tre piani e Ted scivolò giù dalsedile.

<<La sue fermata, signoraHamilton! Signora Hamilton! Oh, per la barba di Merlino...>>l'anziano autista chiamò con un gesto il bigliettaio, che era infondo al bus <<Vai a chiamare la signora Hamilton, Stan, saiche è un po' sorda>>

Mentre Stan Picchetto, menobrufoloso di quanto fosse anni prima, correva a chiamare la signoraHamilton Teddy si arrampicò di nuovo sul suo sedile e allacciò lacintura, recente innovazione sul Nottetempo. Se non altro, ilcontrattempo con la vecchia strega sorda fece passare di mente adErnie le sue possibili conquiste.

Quando finalmente la signoraHamilton riuscì a scendere, strillando saluti, Teddy fu felice diaver allacciato la cintura: Ernie ripartì a razzo e con unassordante BANG il bus scomparve dal Kent e rispuntò nel bel mezzodi un viale londinese. Un po' nauseato a causa della cinta, che gliaveva segato lo stomaco mentre gli impediva di volare via, il bambinoraccolse il suo zaino e saltò giù pronto per scendere. Si ricordòdi rimettere a posto i capelli - un buon nero striato di verde eblu, come li portava a scuola quella settimana- appena prima cheErnie frenasse il veicolo, con grande stridore di freni, davanti alnegozio di giocattoli dalla parte opposta del viale rispetto al retrodi Grimmauld Place.

Teddy ringraziò e salutòl'autista, il bigliettaio e un paio di conoscenti prima di scenderedal Nottetempo sul marciapiede. Memore del giorno in cui Ernie loaveva quasi investito, attese che l'autobus a tre piani svanisse conun BANG prima di attraversare la strada - <<Sì, nonna, guardobene prima di attraversare>>- e infilarsi in un vicolo chedivideva una farmacia e il palazzo. Quando sbucò nel cortile difronte a Grimmauld Place, come al solito il numero 12 non gli apparvesubito: quando batté le palpebre una o due volte, fissando il puntofra i numeri 11 e 13, la casa sembrò spuntare dal nulla facendosispazio tra le altre due. Stranamente, trovò la chiave appesa albatacchio della porta, agganciata ad un corno del cervo di bronzo.Avevano sostituito il batacchio originale con uno di bronzo brunitoraffigurante un cervo e un cavallo rampanti, che poi erano i patronusdegli zii. Lo zio Harry e la maggior parte dei parenti concordavanosul fatto che fosse veramente orribile, ma Ginny lo trovavaassolutamente fantastico -Teddy aveva il forte dubbio che le piacesseperché imbarazzava a morte lo zio- e aveva voluto tenerlo per forza.

Mentre si allungava per staccarela chiave e apriva la porta, il ragazzino si chiese come mai nonfossero venuti ad aspettarlo in piazza oppure non avessero aspettatoche suonasse il campanello come al solito. Forse in casa c'era solouno degli zii e stava facendo la doccia, o una cosa del genere. Lungoil corridoio e poi su per le scale, ora luminosi e tappezzati di fotoinvece che di ritratti imbronciati e teste di elfi domestici mozzate,Teddy non si arrischiò a chiamare Harry. C'era il pericolo che Jamesdormisse e in quel caso non voleva assolutamente rischiare disvegliarlo: il paffutissimo bimbo amava i suoi pisolini e quandovenivano interrotti impropriamente lanciava delle grida allucinanticapaci di tirare giù la vernice dalle pareti. Ragion per cui, Tedsalì le scale fino al primo piano senza fare confusione e lasciò lozaino sul corridoio prima di entrare in salotto. Come aveva pensato,sentiva il rumore dell'acqua che scorreva dal bagno: uno degli ziidoveva star facendosi la doccia.
In salotto le tende eranospalancate e la stanza, essendo esposta ad ovest, era piena di luce;Ted dovette socchiudere gli occhi per distinguere le forme dei mobilie non andarci a sbattere contro. Andando verso il divano, si accorseche da lì venivano dei lamenti sommessi. Il bambino si accigliò.Che Jamie stesse dormendo lì? Oh Morgana, per favore no. Ma poiavvistò l'angolo di una scarpa spuntare dal bracciolo.

<<Zio Harry?>>

Doveva ammetterlo, era untantino sconcertato. Aveva fatto il giro intorno al divano e ora nonpoteva fare a meno di fissare lo zio, capacissimo Auror, uomo digrande valore, salvatore del Mondo Magico, disteso boccheggiante suldivano, con gli occhi fissi su qualcosa che nessun altro potevavedere. Il figlioccio gli scosse un braccio. Nulla.

<<Harry?>>

Gli passò la mano davanti agliocchi spalancati. Nulla.

Il mago aveva lo sguardo persoaltrove, l'espressione turbata e le labbra socchiuse, che simuovevano a comporre parole senza senso. Era bava quella?

Cominciando ad essere un po'preoccupato, Teddy scosse una gamba dello zio con più forza,cercando di capire se reagisse.

<<ZIO HARRY!>> gridòa pieni polmoni, dimentico dei propositi di non svegliare quellapalla di ciccia di James Sirius e cercando di scuotere lo zio dal suotorpore.

Harry mosse le labbra e ilbambino si avvicinò per ascoltare.

<<Scioccato...scioccato...no...>> mormorava il mago. Ted si accigliò ancora di più. Mache...

<<Non farci caso, Ted>>risuonò la voce della zia. Ginny era in piedi sulla porta, conespressione esasperata e il viso arrossato per essere appena uscitadalla doccia. Anche i capelli rosso Weasley, una fiamma sempreaccesa, erano bagnati e...corti.

I lunghissimi capelli fiammantidella zia, da sempre lunghi fin quasi alla vita e che le cadevano inmorbide onde fruscianti, erano stati tagliati. Cortissimi dal latodestro della testa, lunghi fin sotto la mascella su quello sinistro esempre più corti verso il retro della testa.

<<Mi ha vista e hacominciato a fare così. Saranno dieci minuti che non si muove>>

Teddy rimase a fissare la zia,con il viso sfinato dal nuovo taglio e gli occhi brillanti didivertimento. Il rosso dei capelli sembrava molto più scuro ora cheerano così corti. La fissò per qualche altro momento gli occhionimulticolore, sbattendo le palpebre. Poi fece un gran sorriso.

<<Stai benissimo, ziaGi!>>

La strega scoppiò a ridere egli spettinò i capelli, dirigendosi verso il marito.

<<Per fortuna che ci seitu, Teddy. Se fossi da sola con questi Potter non sopravviverei...pensa che anche James quando mi ha vista ha cominciato a fissarmi e atirarmi i capelli. Ha persino pianto!>> Ginny alzò gli occhial cielo mentre Ted rideva. Sulla porta del salotto apparve unassonnato James Sirius, che caracollò verso il divano sulle suegambette paffute. Harry sembrava ancora poco lucido, ma la smisequando la moglie gli tirò addosso una secchiata d'acqua gelida. Allesue proteste la zia rispose con un secco "Almeno ora sei di nuovoumano e non un verme bavoso" che fece di nuovo sghignazzare ilbambino, poi scesero tutti in cucina per una bella merenda, con lozio che riempiva Ginny di complimenti nel tentativo di farsiperdonare.

<<Kreacher è stato piùaffascinane di te, vecchio barbone!>> lo riprese lei, seduta atavola con Jamie in braccio. Harry si passò una mano nei capelli.

<<Mi dispiace! Ero solosconvolto, stai benissimo...>>

<<Il tuo figlioccionon ha avuto bisogno di un quarto d'ora di coma per dirmelo! E ha seianni!>>

<<Be' sì però... James ha pianto!>>

<<Jam ha un anno!Ed è tuo figlio, infatti. Sangue Potter non mente!>>

Teddy osservava tutta la scenaridacchiando sotto i baffi di zucchero filato che si era fatto con isuoi pancake, sperando per lo zio che capisse di aver bisogno di unmazzo di fiori o qualcosa del genere per riuscire a farsi perdonare.

Ci fu qualche minuto in cuitutti gustarono in silenzio la merenda preparata da Kreacher, che siaffaccendava intorno a loro scoccando di quando in quando occhiataccead Harry.

<<Allora, emh...>>fece il mago quando ebbe vuotato il piatto <<Come mai li haitagliati?>>

<<Non perché non mipiacciano! Sono stupendi!>> si affrettò a chiarire allosguardo di fuoco della moglie <<Solo, come mai?>>

<<MI intralciavanogiocando a Quidditch>> chiarì lei, imboccando James, che nelfrattempo mangiava avidamente.

<<Oh, emh... sonobellissimi, amore>> disse Harry, serio stavolta, e con unleggero movimento della bacchetta spedì un mazzo di fiori comparsodal nulla a volteggiare sopra la testa della rossa. Dopo averglitenuto il broncio qualche altro minuto, la ragazza finalmente sisciolse e lo prese, per poi alzarsi ed andare a baciare il marito.

<<Ma non azzardarti maipiù a non farmi subito i complimenti se cambio qualcosa>>sentì Teddy <<altrimenti ti affatturo>>

Strano a dirsi, lo zio Harrysembrava davvero, davvero terrorizzato.

<<E la zia gli ha tiratouna secchiata d'acqua?!>>

Vi era stupefatta e insiemeaffascinata. Lo guardava da sotto in su con gli occhi grigispalancati e un sorriso a tutti denti, scostandosi dal viso i boccolibiondi che continuavano a ricaderle lì senza curarsi del suodisappunto.
Teddy annuì.

<<Sì, davvero non te loavevo mai raccontato? È successo poco dopo il compleanno di James!>>

I due bambini erano seduti sulprato di Villa Conchiglia, vicino alla lapide dell'elfo domesticoDobby, che aveva aiutato i loro parenti durante la guerra, morendosalvandoli. Entrambi erano stati spediti fuori con la scusa che lazia doveva fare pulizie, e ora chiacchieravano facendo finta di nonsapere il vero motivo di quell'atto. Insomma, erano bambini, nonidioti! Già che era domenica e non c'era stato il pranzo allaTana... e nemmeno il raduno in pigiama dei nipoti, perché, a lorodire, i nonni avevano impegni.
Ed era davvero un bel casoche quegli improrogabili impegni cadessero proprio il 24 aprile,giorno del compleanno di Teddy. Certo. Come no.

<<Bambini, ho finito lepulizie, rientrate!>> li chiamò la zia Fleur da una finestra.

Vi e Ted si scambiarono unosguardo obliquo. Erano nati e cresciuti in quella famiglia, comepensavano di fargliela sotto il naso?

Fleur e Bill li aspettavano insalotto, con una contrariata Dominique in braccio alla mamma e unLouis dormiente nel suo ovetto, appeso al braccio del padre.

Il fratellino di Vi avevaqualche mese, un ciuffo di capelli biondissimi e due occhiettiazzurrissimi che per la maggior parte del tempo teneva chiusi: come isuoi coetanei Fred e James, da sveglio era sfiancante, mafortunatamente amava il mondo dei sogni.

Bill aveva un sorrisostereotipato.

<<Allora, giovanotti!Cioè, giovanotto e signorina!>> si corresse sotto lo sguardodella figlia maggiore <<I nonni si sono liberati dal loroimpegno prima del previsto e ci hanno invitati per un tè, cosìpotranno fare gli auguri al nostro ometto qui>>

Il festeggiato in questionesorrise - o meglio ghignò - e rivolse alla cuginaun'occhiata dal chiaro significato: "che ti dicevo?"

Victoire annuì in risposta,trattenendo un risolino, e seguì il padre verso il camino.

A coppie -Bill e Lou, Vi eTeddy, Fleur e Dom - entrarono nelle fiamme accese, gettarono unpo' di metropolvere sui ceppi ed esclamarono <<LA TANA!>>.Forse a qualcun altro sarebbe sembrato da irresponsabili farviaggiare due bambini da soli con la metropolere, con il rischio chesbagliassero camino e finissero in Perù, ma quella era la famigliaWeasley. I bambini crescevano in fretta.

Quando la coppia sbucò tossendonel focolare della Tana, tutto intorno a loro era buio e stranamentesilenzioso. Invece di spaventarsi o confondersi come ci si sarebbeaspettato da loro, però, Ted e Vi si scambiarono un'occhiatina e unsorrisetto divertito prima di camminare fuori dalle fiamme.

Improvvisamente la luce siaccese, si udì un gran scoppio e Teddy venne investito da un tornadodi coriandoli mentre tutta la stanza risuonava del grido:

<<SORPRESA! BUONCOMPLEANNO TEDDY!>>

Il bambino rise e fece del suomeglio per apparire sorpreso mentre tutta la famiglia lo facevavolteggiare in aria, augurandogli buon compleanno ed esibendosi inuna pessima interpretazione di "Tanti Auguri".

Volando su e giù nel caos piùtotale, avvistò la nonna Meda in un angolo con un sorrisetto saputoe le sopracciglia inarcate, come se sapesse perfettamente che ilnipote aveva sospettato di tutti loro dall'inizio. Quando lo fecerofinalmente scendere, Vi arrivò di corsa al suo fianco e strizzò gliocchi in un tentativo di occhiolino.

<<Sembri davverosorpreso!>> gli sussurrò tutta contenta. Non sembrava essersioffesa per non essere stata messa al corrente della sorpresa: tuttisapevano che tra lei e Teddy non c'era segreto che tenesse.

Cominciò la sfilza di auguri eregali: un gioco da tavolo babbano da parte di Arthur e Molly; uncappello con visiera delle Holyhead Harpies da Bill, Fleur, Domi eLou; un libro da Percy, Audrey e le gemelline; un pacchetto discherzi perlopiù innocui da George, Angelina e Fred; un paiodi jeans e una maglia da Ron ed Hermione e infine una mini-Pluffaincantata da James, Ginny ed Harry, che aveva finto di averdimenticato a casa il regalo quando era andato a trovarlo quellamattina. Nonna Meda gli aveva già dato il suo regalo, quellamattina, e Teddy lo stava indossando: un giacchetto di jeansincantato, che si sarebbe adattato alla taglia che voleva, con lascritta ''Troublemaker'' cucita sul retro. Un regalo inaspettato daparte della nonna, ma Teddy lo amava già.

Quando ebbe finito diringraziare, abbracciare, farsi coccolare da tutti i membri dellafamiglia ed ebbe dato un buffetto ad ognuno dei bambini, finalmenteriuscì a respirare per un minuto. La nonna Molly era andata incucina a prendere la torta e tutti gli altri attaccarono il tavolodel rinfresco, così Ted si lasciò cadere sul tappeto vicino alcamino, in mezzo alla montagna di regali, e tirò un sospiro disollievo.

Un momento. Dove era sparitaVictoire?

<<Teddy?>>

La bimba era in piedi di fiancoa lui, minuscola e sorridente come sempre, e gli tendeva un pacchettosformato.

<<Questo è il mioregalo>> disse, mordendosi il labbro inferiore e scostandosidalla fronte i boccoli con un gesto inconsapevole.

Teddy saltò immediatamente inpiedi, stupito. <<Vi! Ma non dovevi! Cioè, nel senso, ilcappello bastava... nel senso...>> cominciò ad arrossire e isuoi capelli virarono al colore di metà delle persone presenti,mentre cercava di spiegarsi.

Vi, con un sorrisino piccinopiccino e, quello era un po' di rosso sulle guance?, lo tirò giùper il braccio e gli scoccò un rapido bacino sulla guancia.

<<Buon compleanno, TeddyLupin>> disse, gli occhi luccicanti di gioia <<Ora apriil mio regalo prima che ti tiri i capelli!>>

Il ragazzino, dello stessocolore dei capelli della zia Ginny, si affrettò ad obbedire e aprìl'incarto, su cui campeggiava un grande sette a colori, tutto storto.

Gli cadde sulle ginocchia unpezzo di stoffa azzurra, che si rivelò una maglietta che un tempodoveva essere stata a tinta unita. Ora, era cosparsa di disegni fattidalla mano di un bambino: degli uccellini volavano per tutta lamaglia, del piccoli lupi correvano lungo il bordo inferiore e ilretro era coperto da otto figure stilizzate di bambini: tuttil'ultima generazione del Clan Weasley fino ad allora. Il davantidella t-shirt, invece, era occupato da un ragazzino con dei capelli adir poco colorati e una bimba più piccola, bionda, che si tenevanoper mano su un prato, di notte. Dietro di loro si vedeva la luna equalche stella.

Tutti i disegni eranosemplicissimi, tracciati da una mano incerta, ma per il piccolo Teddyerano bellissimi.

Proprio mentre nonna Mollytornava con una enorme torta con la panna colorata, il bambino sialzò e abbracciò stretta la cugina, ringraziandola infinite volte.Lei, tutta contenta, saltellò in giro per tutta la sera.

Quella maglietta, incurantedelle occhiate e le risatine di altri bambini, Teddy Lupin la portòcon orgoglio ogni volta che poté.

Solo qualche giorno dopo lafesta a sorpresa per Ted, arrivò maggio e con maggio anche il Giornodella Battaglia di Hogwarts, festa nazionale, e anche compleanno diVictoire Weasley.

Se fino a quel momento il Duettod'Estate non aveva dato peso alla convivenza di quei due eventi,quell'anno questo cambiò. Ricorrevano i sette anni dalla Battagliadi Hogwarts e nel Mondo Magico il sette è un numero importante, chericorre frequentemente ed ha un significato profondo per tutti imaghi e streghe.

Fino ad allora, il due maggio infamiglia aveva avuto uno svolgimento simile tutti gli anni: lamattina gli adulti infiocchettavano i bambini e andavano insieme allaCommemorazione e Celebrazione al sito del Quidditch della nazionale,il luogo aperto occulto ai Babbani più grande di cui disponessero.Nessuno dei bambini vi aveva dato troppo peso né era stato moltoattento, tranne forse Teddy, che restava in silenzio e osservavaserio il susseguirsi di testimoni, le lacrime di alcuni, il doloresul viso dei suoi parenti e poi i magici fuochi d'artificio allafine, per ricordare a tutti che avevano vinto.

Nessuno dei bambini sapeva,perché non avevano voluto gravarli di quel peso così piccini, chein quel giorno, in quella Battaglia, era lì che i genitori di Teddye lo zio Fred erano morti combattendo. Nessuno tranne Teddy, cheascoltava ogni anno in silenzio l'elenco dei caduti di quella guerra,ascoltava "Ted Tonks" e prendeva la mano alla nonna, ascoltava"Remus e Ninfadora Lupin" e deglutiva in silenzio cercando discacciare il groppo in gola e le lacrime.

Poi andavano via, alla fine,senza che nessuno dei bambini avesse capito. Nessuno tranne Teddy,che prima di raggiungere la Tana con gli altri andava con la nonnaMeda e lo zio Harry alla tomba dei suoi genitori, in una radura di unpiccolo bosco, e sedeva su una pietra fissando i loro nomi incisinella pietra.

Il pomeriggio del due maggio,ogni anno, c'era la festa di compleanno di Victoire. Ed erano tuttiallegri, cantavano e le davano i suoi regali, ma anche così piccolalei percepiva che qualcosa non andava. Ma era il suo compleanno,c'erano i giochi e la torta, e Teddy era davvero felice e giocava conlei tutto il tempo, esaudendo ogni suo desiderio da bravo cavalierequale impersonava.

Ma quell'anno ricorrevano i sette anni dalla Battaglia di Hogwarts, dal dolore e dalla vittoria,e tutto sarebbe dovuto cambiare.

Vic non era più così piccola,ed era una bambina sensibile e molto intelligente. Vedeva gli sguardioffuscati dei suoi genitori, notava quando lo zio George siallontanava improvvisamente e Angelina lo seguiva, leggeva negliocchi di Teddy quando parlavano del suo compleanno che c'eradell'altro sotto l'allegria.

Quando maman siinginocchiò davanti a lei, con un sorriso forzato, e le disse chequell'anno avrebbero dovuto rimandare i festeggiamenti per il suoquinto compleanno a qualche giorno dopo, Vic non fece capricci. Annuìe disse che, visto che le era sempre piaciuto molto il suocompleanno, avrebbe potuto aspettare. Maman la baciò e lelavò il suo vestitino scuro.

La mattina del due maggio, labimba si svegliò felice, perché le era sempre piaciuto tanto il suocompleanno. Si ricordò che lo avrebbe festeggiato in ritardo, ma nonpoteva essere così male. Nemmeno se quella mattina persino il papàsembrava avere le lacrime agli occhi. Nemmeno se tutti erano vestitidi scuro, nemmeno se sembravano tutti tristi.

Nemmeno se Teddy non si dimenavanel suo abito elegante, e aveva i capelli completamente neri.

Raggiunsero lo stadio e comesempre, Vic era al fianco di Teddy, ma diversamente dal solito eranoentrambi silenziosi e si sedettero ai loro posti senza combinarne unadelle loro. Guardando suo cugino, il suo amico ed eterno compagno,vide che aveva gli occhi chiari e limpidi, tristi, non nello stessomodo in cui erano quando era malinconico. Erano addolorati e leipoteva sentire lo sforzo che Teddy stava facendo per non lasciarsisfuggire qualche lacrima. Vic cominciò a sentirsi a disagio, eguardandosi intorno vide che tutta la sua famiglia era in lacrime oquasi. Non capiva... sapeva che era l'anniversario di una battagliadella Guerra Magica, ma...

Quando il Ministro della Magia,Kingsley Shacklebolt, salì sul podio e cominciò a parlare,quell'anno Vi non corse via come le gemelle e non si mise a giocarecon le bambole come Dominique. Rimase seduta, in silenzio, di fiancoa Teddy e ascoltò.

Ascoltò il Ministro parlare dimorte, di coraggio, di amore. Ascoltò la storia della Guerra, delmale che aveva regnato, delle persone uccise senza compassione acausa di una discriminazione crudele. Ascoltò e sebbene noncomprendesse ogni cosa, perché compiva solo cinque anni proprio quelgiorno, cominciò a sentire un peso premerle sul petto e non riuscìad impedirsi di avvicinarsi a Teddy, che sembrava sul punto dipiangere le lacrime più dolorose della sua breve vita. Ascoltò ilracconto degli eroi, di quelli famosi che avevano combattutoall'aperto e di quelli silenziosi, che avevano teso una mano quandopotevano e tratto in salvo altri. Ascoltò di un uomo che avevarinnegato la sua famiglia perché era un nobile, un uomo che erastato imprigionato, cacciato e alla fine era morto proteggendo quelche più amava, e per il cui assassinio era stato accusato. Ascoltòparlare di Mezzosangue, Sanguesporco, Purosangue e cominciò asentire un grande calore nel petto, proprio sul cuore. Ascoltò diragazzini buttati giù dal letto che avevano raccolto le bacchette ecombattuto, di pareti che esplodevano e rubini sparsi sul pavimentocome sangue. Ascoltò la storia di genitori che erano andati acombattere per permettere al loro bambino di vivere in un mondo dovepotesse essere più felice, e cominciò a piangere con grandisinghiozzi.

Ascoltò di sacrificio, speranzae vittoria e non riuscì a smettere di piangere, bagnando la camiciadi Ted che intanto la aveva stretta a sé.

Ascoltò i nomi dei mortiscorrere come un fiume, mentre le lacrime di Teddy che finalmente glirotolavano sulle guance le cadevano fra i capelli.

Poi ascoltò una voce familiare,una voce che conosceva, resa roca dalla commozione, alzarsi fin quasia gridare, per onorare i morti e ricordare ai vivi che tutto queldolore aveva costruito la vittoria e la pace in cui vivevano ora, chei morti erano morti combattendo per il futuro e lo avevano vinto, chequello era sì un giorno di dolore, ma anche un giorno di gioia.

E alzò gli occhi e vide suozio, Harry Potter, piangere a testa alta mentre dietro di luiscoppiavano in cielo i fuochi.

Dopo ci fu la celebrazione, ilgalà, e per tutto il giorno parole simili volarono nell'aria soprala testa di Vi. Lei rimase sempre appesa al braccio di Teddy, i cuicapelli erano diventati rosa e così rimasero tutta la sera.

Il suo stesso nome, Victoire,voleva ricordare che quella era stata una vittoria, e le lacrimecadevano su guance di uomini, donne e bambini che lo sapevano.

Ma Vi vedeva Teddy piangere, suopadre, sua madre e i suoi zii piangere e sua nonna, suo nonno, lanonna Meda piangere e non poteva dimenticarlo.

Da quell'anno, a Victoire nonpiacque più così tanto il suo compleanno.

L'anno scolastico terminò afine giugno, e così anche le lezioni di danza di Vic, e il Duettod'Estate tornò a scorrazzare in giro per la campagna inglese, lespiagge o le stradine di Londra senza un attimo di pausa. Dall'altodei suoi cinque anni, Vi si sentì finalmente in diritto di rifiutareil pisolino pomeridiano, con grande sconforto dei suoi genitori. Datoche entrambe Grimmauld Place e Villa Conchiglia ospitavano deipiccoli abitanti bisognosi di dormire almeno due o tre ore nelpomeriggio, onde evitare pianti e strepiti e borse sotto gli occhi siconcluse di mollare i due pestiferi alla Tana ogni giorno dall'ora dipranzo. Molly era solo entusiasta di avere altre due bocche dasfamare e l'unico motivo per cui i due riuscirono a non ingrassarecome porcellini fu che correvano in giro senza sosta, bruciando piùenergia di una inceneritore.

Teddy adorava impersonare ilruolo del cavaliere dalla scintillante armatura, soprattutto perchégli dava una scusa per sventolare la sua spada di legno eprecipitarsi da un angolo all'altro del giardino gridando frasioltremodo tragiche. Questa sua inclinazione cadeva a pennello, vistoche Vi amava con altrettanto ardore fare la principessa. Ma non unaprincipessa di quelle noiose che stavano sedute e si sventolavano conil ventaglio, no. Il suo ventaglio nascondeva una lama affilata e ilsuo scettro era in realtà una lancia dalla punta letale. LaPrincipessa Victoire - da Brontolonia, aggiungeva a volte Teddy,guadagnando un colpo di "scettro" sulla testa- combatteva alfianco del suo cavaliere con grazia e forza, almeno finché noncadeva vittima di qualche maledizione e doveva affidarsi al suofedele compagno. C'era pur sempre del fascino nel venire salvata.

Nelle nebbiose giornate dipioggia, fin troppo frequenti per i loro gusti, i due erano costrettia trovare rifugio nelle stanzette della Tana. Non tanto per lorovolontà, perché entrambi erano scivolati fuori a saltellare sottogli scrosci d'acqua e i tuoni di un temporale più di una volta,quanto perché nonna Molly li acciuffava e chiudeva a chiave tutte leuscite del piano terra. Una volta Teddy si era calato fuori da unafinestra, ma il capitombolo terminato in una pozzanghera fangosa loaveva convinto che forse non era così male giocare all'interno.

Andavano a caccia di tesori evecchi ricordi, nascosti in spazi stretti dove soltanto le manine diVi riuscivano ad arrivare, e ogni volta che trovavano qualcosa diinteressante si rifugiavano nel vecchio stanzino della caldaia perrimirarlo e cercare di carpirne la storia, con il sottofondo delborbottio e i fischi della vecchia caldaia arrugginita.

Un giorno, trovarono un oggettopiù prezioso di qualsiasi altro su cui fossero mai riusciti amettere le mani. Era un vecchio album di famiglia, dall'ariaantiquata, che lesta Vi aveva sfilato da un cassetto sotto il nasodel sonnecchiante nonno Arthur.

Seduti vicini con le testechine, sfogliarono con cautela ognuna di quelle vecchie pagine,fermandosi ad osservare le foto a volte un po' sbiadite i cuipersonaggi salutavano con mani piccole piccole. C'era una foto delmatrimonio fra i nonni, che sembravano le due persone più felici delmondo e apparivano tanto giovani e strani agli occhi dei due bambini.

<<Guarda qui>>mormorò Teddy voltando la pagina <<Tuo papà>>

Una fotografia sbiadita in cuiuna Molly molto giovane sorrideva e cullava un fagottino di coperteda cui spuntava un ciuffo ribelle di capelli rossi era spillata allapagina, con la didascalia "Neo-mamma iperapprensiva Molly e il suopiccolo William" e la data scribacchiate in nero sotto il bordo.
Continuarono a sfogliare, trovando decine di foto dei fratelliWeasley, sempre più numerosi e lentigginosi: Charlie intento adisegnare un drago; i due gemelli, identici in tutto e per tutto, cherovesciavano una secchiata d'acqua in testa ad un ignaro Percyintento a leggere un libro; Ronald imbronciato con dei biscotti inmano e uno scatto che immortalava un Bill adolescente mentre facevavolteggiare in aria una microscopica e ridente Ginny.

Anno dopo anno, ogni fotografiaricordava la crescita di tutti i figli dei signori Weasley, fino alleultime pagine, dove erano fissate immagini più nitide dei cinquematrimoni, con una persona assente in quattro di esse.

Quando la nonna Molly li trovò,quel pomeriggio, Teddy e Vi erano sdraiati sul loro tappeto esorridevano, immaginando ad alta voce una scenetta per ognuna diquelle foto. Vedendo il suo album aperto lì accanto, non riuscìneppure a sgridarli per essere spariti. Si fece seguire in cucina epreparò loro una gustosa merenda.

Poi, per una volta, si concessedi raccontare ai due bambini incantati una storia sull'infanzia deisuoi sette bambini.

L'estate passò in fretta earrivò settembre, ventoso e frizzante, portando con sé il ritorno ascuola per Teddy e la danza di Victoire.

Il primo giorno di nuovo allaRegina Vittoria riservò una sorpresa al bambino: un nuovo compagnodi classe, rosso di capelli e fresco di trasloco, appena arrivatodalla Scozia. Teddy e Jackie lo accolsero in classe con una cascatadi coriandoli artigianali ricavati dai loro quaderni e il duo non cimise molto a diventare un trio.

Alan MacDonald aveval'elettricità nel sangue ma, a differenza degli altri due, anche unpo' di sale in zucca. Detto fatto, divenne la voce della ragione e diconseguenza il palo del gruppetto, cosa che contribuì a scioglierela sua parlantina già piuttosto fluida. La sua reazione ai capelli egli occhi di Ted fu un sano << CHE FIGATA!>> e questo glicomprò un posto stabile in squadra. Il suo arrivo, inoltre, avevastabilizzato numericamente il confronto con il gruppo di Edward Bull:tre contro cinque, che però erano dei carciofi sottaceto, quindi eratutto abbastanza equilibrato.

Vic, da parte sua, aveva unrapporto di amore-odio con i racconti delle marachelle del cugino. Daun lato le adorava e la facevano ridere fino alle lacrime, dall'altrole facevano venire il broncio e non poteva più aspettare di poterfinalmente andare a scuola anche lei. La storia, in particolare, dicome il leggendario Michael Peterson avesse dato a Teddy unapacca sulla spalla e si fosse complimentato con lui, definendolo "unbravo erede" dopo il famoso episodio delle palle di neve, ormai lefaceva venire il latte alle ginocchia. Il ragazzino doveva averladrammaticamente riferita almeno una volta a settimana da quando erasuccesso.

Le sue lezioni di danza classicacontinuavano, così di tanto in tanto rimetteva a posto i conti conTeddy costringendolo a guadarla mentre rifaceva tutte le mosse cheaveva imparato e gli riferiva tutti i loro nomi in francese, che alei venivano facili mentre lui non riusciva mai a distinguerli.Insospettabilmente, Ted non si lamentò mai di quelle esibizioni: glipiaceva vedere la cuginetta danzare, completamente concentrata suquello e nient'altro, e in più sapeva che la bambina lo consideravacome una resa dei conti e adorava dargliela vinta.

Per Natale, dopo esseremiracolosamente riuscito a convincere la nonna Meda a restituirgli lasua paghetta -requisita quando aveva avuto una pacificadiscussione terminata in rissa con Edward Bull- Teddy andò nelnegozio di giocattoli davanti al quale si fermava con il Nottetempo ele comprò un libro su una ballerina. Anche Vi riceveva lezioni dilettura pre-scolastiche e si era rivelata una lettrice precoce edeterminata: si metteva a sillabare qualsiasi scritta le capitassesotto gli occhi, dal nome dei cereali allo STOP dei cartellistradali. Aveva già divorato alcuni dei libri per bambini di Ted edi tanto in tanto la ritrovavano ai piedi di uno scaffale, intenta ascrutare con aria bramosa i romanzi riposti sui ripiani più alti.Anche Teddy era un lettore abbastanza assiduo, e finiva i libriordinati dalla scuola due volte più velocemente degli altri, ma labambina sembrava sparire in un mondo tutto suo ogni volta che aprivaun libro.

E così durante i raduni inpigiama alla Tana c'era un momento, tardi, quando le gemelle eranogià scivolate nel sonno e Teddy e Vi stavano sdraiati l'uno accantoall'altra sul vecchio letto di Ron, entrambi con un libro fra lemani, e leggevano finché non era ora di dormire. Di solito Vi siaddormentava mentre ancora leggeva, troppo presa per smettere, equando lui si voltava a guardare stava sognando col suo libro strettoal petto. Allora Teddy glielo sfilava delicatamente dalle manine e loriponeva con estrema cura, pena la morte, prima di spegnere lalampada e mettersi anche lui a dormire.

Una domenica mattina il nonnoArthur entrò silenziosamente nella camera e si infilò sotto lelenzuola appese per raggiungere i nipoti sotto il loro castelloincantato, e la scena che trovò era talmente dolce che dovettetrotterellare a prendere la sua macchina fotografica per scattar lorouna foto. Sul materasso steso sopra il tappeto, Molly e Lucydormivano tutte appallottolate nelle coperte, lasciando intravederedue manine intrecciate, un pezzetto di viso qui e lì e una granmassa di capelli rossi. Sopra il vecchio letto invece, semisommersida cuscini e pupazzi, Teddy e Victoire riposavano beati stretti l'unaall'altro, la testolina bionda della bambina comodamente appoggiataalla spalla di lui, i cui capelli invece ondeggiavano pigramente fral'azzurro e il rosa. Entrambi avevano un grosso libro abbandonato sulpetto, con una mano posata distrattamente sulla copertina, e la lucedorata penetrata dalla finestra vi batteva sofficemente come se tuttala stanza fosse avvolta in un sogno.

Una volta svegli, Ted prese comeuna colpa personale l'essersi addormentato prima di riporre i librisuo e della bambina e se ne stette imbronciato col naso nel lattefinché Vi non riuscì a convincerlo che tutti i cavaliericommettevano un errore e davvero, quello non era poi cosìgrave.

Da canto loro, le due gemellenon capivano proprio di cosa i due cugini stessero parlando. Millevolte meglio concentrarsi sui loro dolcetti.

In gennaio, il due gennaio del 2006 per la precisione, entrò a far parte della famiglia Potter unfrugolino con assurdi capelli neri - <<Ancora, Harry, sulserio?!>>- e due spettacolari occhietti verdi. Ginny ed Harrydecisero di chiamarlo Albus Severus, e tutti sembrarono comprenderequella scelta, anche se forse non condividerla pienamente. Jamietrovò così il suo passatempo preferito nel fare dispetti alfratellino, svegliandolo mentre dormiva, tirandogli i capelli efacendogli boccacce. Teddy, preoccupato che i due fratelli nonsarebbero mai andati d'accordo con conseguenti tragedie familiari datragedia Shaekespeariana, una volta espresse i suoi timori allo zioHarry, che per tutta risposta cominciò a ridere.

<<Non c'è nulla di cuipreoccuparsi, Ted, sono certissimo che con il tempo diventerannoinseparabili>>

Il ragazzino aggrottò lafronte. <<E come?>>

Un ghigno malandrino comparvesulle labbra del padrino.

<<Perché ho già vistoqueste scene... sono spiccicati a te e Vicky quando lei era appenanata!>>

I mesi successivi proseguironorelativamente tranquilli: in occasione del suo compleanno Fred vollefar esplodere un petardo in un barattolo di vetro e urlò finché nongli fu, a debita distanza, concesso. Servirono decine di incantesimidi appello per recuperare dal giardino della Tana tutti i frammentidi vetro potenzialmente letali per tutti i mocciosi che viscorrazzavano e alla nonna Molly occorse un bel tè corretto conbrandy per riprendersi, ma tutto sommato filò liscio.

Teddy frequentava la secondaelementare, ripeteva tabelline come fossero versacci e non avevaabbandonato la sua carriera di combinaguai; periodicamente, nonnaMeda gli requisiva la paghetta oppure,nei casi più gravi, il romanzo che stava leggendo in quel momento.Soltanto una volta, quando Ted era tornato a casa con la divisastrappata per essere caduto dalla grondaia del tetto e una nota delpreside in persona, era arrivata al punto di negarli il suofinesettimana con Victoire. Alla fine però, vedendo gli occhi delnipote che piangeva così poco diventare lucidi, aveva desistito egli aveva permesso di andare a patto che le consegnasseimmediatamente tutti i suoi dolcetti personali.

Dopo quell'episodio, Andromedausò tutta la sua immaginazione per inventare nuove punizioni chepotessero far calmare Teddy, ma mai più gli proibì di passare deltempo con la cugina. D'altronde era appurato che separarli portavapersino più disastri che permettere loro di stare insieme.

Per dirla con le parole diMolly, Teddy cresceva un pollice per ogni boccone che mangiava.Svettava sopra i compagni di classi di almeno una mezza testa e Vi,che pur essendo davvero molto minuta era comunque la più vicina alui per età, a stento gli arrivava alla spalla. La sua fissazioneper i capelli colorati, in particolare azzurri, non sembravaintenzionata a passare né allora né mai e il bambino persisteva neldimostrare la sua disapprovazione nei confronti dei vestiti elegantitornando a casa da scuola scarmigliato, pieno di macchie e spesso conun capo della divisa mancante.

Con l'avvicinarsi del suocompleanno diventava sempre più eccitato: Harry gli aveva promessouna sorpresa m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-a per i sui otto anni e lui nonstava più nella pelle. Per di più, quell'anno Vi avrebbe compiutosei anni e a settembre lo avrebbe finalmente raggiunto alla ReginaVittoria, inaugurando -secondo lui- una grandiosa stagione di scherzie guai in coppia.

Lamattina del ventiquattro di Aprile, che si prospettava una inusualebella giornata. Teddy ricevette dalla nonna un paio di comode scarpecoi tacchetti e una copia de "IlQuiddicth attraverso i secoli ",che lui da vero appassionato desiderava da almeno un anno. Non sifece troppe domande sul perché Meda si fosse decisa a fargli queidue regali proprio in quell'occasione, ma la risposta fu comunquechiara appena dopo il pranzo di compleanno alla Tana.

Harry uscì furtivamente primadella torta e quando rientrò portava con sé un lungo involtosottile. Teddy andò in iperventilazione ancor prima di mettercisopra le mani.

Con in sottofondo la risataargentina di Vi, che a quanto pareva quella volta era stata messa alcorrente della sorpresa, il bambino scartò il pacchetto allavelocità della luce e, adorante, si ritrovò per le mani un lucidomanico di scopa a misura di bambino.

Mentrelui lo rimirava a bocca aperta, osservando le pieghe del legno e lapettinatura dei rametti della coda e passando le dita sula doratascritta Nimbus Kid,Ginny spiegò con unsorriso che quella era la novità del momento dell'industria Nimbus:un manico di scopa regolato per i bambini tra i sette e gli undicianni, più piccolo e sicuro di quelli originali ma anche con unaelevazione e una velocità maggiore a quella delle mini-scope perbimbetti presenti su mercato da anni.

Teddy non era mai salito su unmanico di scopa da solo.

Col cuore che gli batteva nelpetto dall'eccitazione, dimentico di qualsiasi altra cosa, corse ingiardino e ancora prima che Harry riuscisse a raggiungerlo aveva giàinforcato la sua Nimbus e si era sollevato dal prato di circa unmetro e mezzo. Cercava di imitare quello che aveva visto fare aglizii e per qualche minuto tutto andò per il verso giusto: Ted riuscìa sollevarsi di un altro mezzo metro e a fare un cerchio volandosempre più velocemente e ridendo come un matto. Prevedibilmente,dopo qualche secondo aumentò la velocità a picco e si schiantòcontro un albero, precipitando nello stagno e infangando, con grandedisappunto di Vi che pure in quel momento si stava sbellicando dallerisate, la maglia che la bambina gli aveva regalato.

<<Forse dovresti penderlacon un po' più calma, Gwenog Jones versione maschile!>> gliconsigliò un Harry che cercava di reprimere il suo sorrisetto dietroun'espressione preoccupata.

Teddy sbuffò e si imbronciò,ma "calma" era una parola che entrava e usciva dal suovocabolario piuttosto liberamente. E quando si parlava di Quidditch,chissà come mai non era mai presente.

Nonostante ciò, un innatofeeling con la sua scopa volante gli evitò di schiantarsi e ferirsiper più di una dozzina di volte. Era un bambino distratto,confusionario, sempre con la testa da un'altra parte. Ma imparava infretta.

Ad assistere alle sue lezioni divolo spesso c'era Vic, ormai sei anni, un metro e tanta voglia dicrescere. Quasi tanta quanta quella che aveva di salire su u manicodi scopa. Visti i categorici "sei troppo piccola" ricevuti inrisposta alle sue richieste, la bimba aveva cominciato a pregare ilsignore del tempo di farle raggiungere gli otto anni in un battito diciglia. Questo, almeno, finché Fleur non aveva messo in chiaro chele scope erano attrezzi di morte utili solo a farsi male e che nonavrebbe permesso alla sua bambina di salirci sopra nemmeno quando neavesse avuti dieci o più, di anni. Bill aveva evitato di farlenotare che ad Hogwarts ce la avrebbero fatta salire comunque, perchénon voleva scatenare un'altra discussione su "E chi ha detto chelei andrà ad Hogwarts?!". Già era arduo convincere la moglie perpermettere alla bambina di frequentare la scuola elementare babbana,meglio affrontare un drago alla volta.

Dal canto loro, Vic e Teddyerano giunti alla conclusione che zia Fleur ci tenesse così tantoche Vi parlasse un perfetto francese proprio per farla andare aBeuxbatons. Victoire non ci pensava nemmeno: Teddy sarebbe andato adHogwarts, e questo per come la vedeva lei poneva fine allediscussioni. In fondo la sua Prima Vera Magia, l'anno prima, erastato uno scoppio di luce chiara che chissà come aveva incollato leloro mani come supercolla, una sera in cui non volevano separarsi.Insomma, le pareva di essere stata piuttosto eloquente.

Alla scuola di magia, comunque,mancavano ancora tanti anni. Quel che le premeva in quel momento eracominciare finalmente le elementari e, ancor più a breve termine,convincere Teddy a farla salire sulla sua scopa.

Dopo poco tempo passato a fargligli occhioni, ovviamente la spuntò.

Il ragazzino salì per primo ebadò bene di rimanere saldamente ancorato a terra finché Vi non sifu sistemata e si fu aggrappata con le mani intorno al suo busto contutta la forza che aveva.

<<Reggiti forte, eh>>le raccomandò ancora, sinceramente preoccupato che la cugina avrebbemollato la presa per allargare le braccia e fingere di volare nonappena fossero stati a tre piedi da terra.

Lei lo rassicurò con vocinainnocente e Teddy si decise a far alzare la scopa, raggiungendo forsedue metri d'altezza, per poi cominciare a fare un lentissimo giro delgiardino della Tana. Avevano studiato attentamente il momento giustoper fare quella scappatina, scegliendo quello in cui nonna Mollycucinava la cena -dall'altra parte della casa - e Arthursolitamente se ne stava in salotto con un giornale. Davvero nonvolevano farsi beccare.

<<Più in alto Teddy>>gridò Victoire, che aveva buttato la testa all'indietro e ridevafelice nella leggerissima brezza che le scompigliava i capelli.

<<Io più in alto con teche ti sbilanci così non ci vado!>> ribatté lui, la cuiimprudenza scendeva a livelli bassissimi quando si trattava di Vi, oun altro cuginetto. La bambina sbuffò e tornò ad appiccicarsi allaschiena del cugino.

<<Daiii un po' piùfortee>>

<<E va bene... reggitiperò!>>

<<Sissignore, miocavaliere!>>

Lui non riuscì a non sorrideree si lanciò in un giro tortuoso attorno ad arbusti e cespugli,spingendo più veloce la sua povera piccola scopa, con una destrezzanotevole per uno che si allenava da due mesi a malapena. Dopo qualcheminuto, si riabbassò fino a toccare il prato e Victoire saltò giùagilmente.

Era raggiante. Gli occhi grigile brillavano proprio come due Lune piene sul viso, le guancearrossate per il vento e i ricci biondissimi scompigliati tuttointorno al viso le davano un'aria quasi febbricitante.

<<E' stato bellissimo!>>esclamò, saltellando <<Mi ci porti di nuovo, vero Teddy?Vero?>>

Il ragazzino si passò una manofra i capelli azzurri e fece un sorriso un po' imbarazzato.

<<Certo, Vi, quando vuoi>>

<<Oooh, Teddy, grazie!>>

E gli saltò al collo,stampandogli due baci su ogni guancia, come faceva il papà, prima diricadere giù. Teddy rimase lì imbambolato, le gote rosse comequelle della bambina, a sorridere come un ebete finché lei non lochiamò dalla porta, e le corse dietro come se contasse solo quello.

Quell'estate fu, per Teddy,bella come la Luna che brilla nel cielo nero.

Divenne davvero bravo col volo,sotto lo sguardo orgoglioso di Harry e Ginny, e ogni volta che gliveniva chiesto regalava alla sua inseparabile Vi un giro segreto emozzafiato. Il fatto che fossero proibiti rendeva quei brevi voliinsieme ancora più eccitanti.

Quella sua amata scopa ricevevatanta venerazione quanta ne avrebbe ricevuta un dio: venivaregolarmente lucidata, potata, ingrassata e controllata sul piano diequilibrio e bilanciamento. Solo una volta, Ted trattò malamentequel manico di scopa: la volta che lo fece litigare con Victoire.

Lei era appena smontata dopo unodei loro Voli Segreti - e sì, avevano una passione per dare nomialtisonanti alle cose- e quella sera era anche più elettrica delsolito. Si erano divertiti, come sempre, e Teddy si era persinoarrischiato a salire oltre il livello del piano terra della Tana perappollaiarsi con Vi fra i rami di un albero al confine del giardino.

Quando lei fu scesa dalla scopa,però, era così eccitata che si mise a pregare Teddy di farle fareun giro da sola.

<<Non puoi Vi, non seicapace...>> cercò di farla ragionare lui, senza risultato.

Victoire era convinta che sesolo avesse inforcato la Nimbus da sola sarebbe stata in grado divolare perfettamente ed era decisa a dimostrarglielo. Il cugino però,reduce da diversi schianti persino sotto la guida di Harry, avevapaura che si facesse male e non volle lasciargliela montare da sola.

<<Senti Vi, se vuoipossiamo fare un altro giro! Insieme!>> propose << Puoianche staccare le mani se vuoi!>

Ma Victoire ormai si eraimpuntata. <<Voglio andarci da sola!>>

<<Non sei capace, tifaresti male!>>

<<Non è vero!>>

<<Sì, invece!>>

Gli occhi della bambina siriempirono di lacrime di rabbia e lei strinse i pugni. Teddy dentrodi sé stava diventando disperato e cercava un modo per calmarla etrovare un compromesso, ma nella furia della discussione le parolegli sfuggivano di bocca prima che potesse pensarci bene sopra.

<<Quando sarai più grandeci andrai>>

<<Non dire che puoi farepiù cose solo perché sei più grande di me!>> gridòVictoire, prossima all'ira <<E poi tu avevi detto che era veroche maman non aveva ragione quando ha detto che non potevoandarci!>>

<<Sì be' io... io...>>Teddy aveva la testa completamente vuota.

<<Non voglio che nessunaltro tocchi la mia scopa, Victoire, nemmeno tu!>>

Gli sembrava di aver finalmentetrovato una via d'uscita. Una spiegazione accettabile da tenere inpiedi finché la bambina non fosse stata più tranquilla e avrebbe dinuovo sentito ragioni. Un modo per smettere di litigare econtemporaneamente impedirle di rischiare di spezzarsi l'osso delcollo.

Ma il viso di Vi fu attraversatoda un'espressione ferita per un momento, e poi più niente. Il suofaccino si rilassò e lei deglutì, cercando chiaramente ditrattenere le lacrime.

<<Credevo>> mormoròcon una vocina piccola piccola <<Credevo che noi fossimoinseparabili e tutto ciò che è mio è tuo e viceversa e che nondovevamo mai preoccuparci di essere chiusi fuori. Lo avevi detto tu,Teddy>>

Poi si voltò e corse via,veloce come una rondine, lasciando indietro un singhiozzo e unbambino turbato.

Teddy invece rimase fermo, ilmanico di scopa inerte in un mano, a cercare di capire come fossearrivato a quel punto. Lui cercava solo di proteggere Vi, comesempre! Non voleva salisse per la prima volta su una scopa da sola,al buio e senza nemmeno un grande, senza nemmeno riuscire a sfiorareterra coi piedi per quant'era minuta! Non credeva che sarebbe statocapace di insegnarle, tutto in una volta, conosceva quanto fosseimpulsiva quando voleva e non gli andava di rischiare. Meglio una Viarrabbiata che una Vi seriamente ferita, no?

Però questo non gli impediva diessere terribilmente arrabbiato con sé stesso né di sentirsi incolpa per averla ferita. Lui non voleva! Voleva solo che non sifacesse male...

Come mai proprio lei, che dasempre gli leggeva nel pensiero, non aveva capito?

Tornò dentro crucciato solo perscoprire che era andata già a casa, e se ne stette in un angolo conespressione annuvolata e la testa da un'altra parte finché Harry,comprensivo, non lo riportò a Casa Uno da nonna Meda.

Lì, dopo averlo salutato, Teddysalì le scale di corsa e buttò senza riguardi la sua scopa sulpianerottolo, chiudendosi in camera con uno sbattere di porte.

Andromeda inarcò entrambe lesopracciglia in direzione del padrino.

<<Non è un po' presto perquesta rabbia adolescenziale?>> domandò.

Harry sorrise debolmente, forseripensando alla sua, di rabbia adolescenziale. <<Ha litigatocon Victoire per un motivo che entrambi si rifiutano di rivelare>>spiegò.

<<Capisco>>

I due si scambiarono un'occhiataeloquente: se non volevano dirlo, sicuramente era perché c'entravaqualcosa che non avrebbero dovuto fare. Osservando l'amata scopa delnipote gettata in un angolo, però, Meda decise di non indagareoltre.

Più o meno nello stessomomento, a Villa Conchiglia un'imbronciata bimba con dei ricci delcolore del sole e gli occhi del colore della Luna fissava dallafinestra le onde scure infrangersi sulla sabbia. Suo malgrado, adessoera più calma ed era scesa a toni più ragionevoli... comprendevaperché il cugino non avesse voluto farla salire sulla scopa da sola,sì insomma, più o meno. Quel che ancora la crucciava, però, eraquella sua ultima frase. Teddy non le aveva mai rifiutato niente, chefosse un giocattolo, un tesoro, un fiore... Era sempre stato ditutto, ma geloso delle sue cose mai. E mai di nulla, con lei.

Allora perché la aveva-

A meno che... a meno che... ocerto, quello sì che era da Teddy.

Quando capì cosa davvero erasuccesso qualche ora prima nel giardino della Tana, Victoire dovetteattuare la sua tecnica più efficace. Cominciò ad assillare igenitori perché la portassero da Teddy e non smise di urlare finchénon la accontentarono, riempendo la casa di strepiti e preghiere.

Nonostante fosse tardi, Bill fucostretto a rivestirsi in fretta e saltare con lei nel camino,terrorizzato che la figlia prendesse e partisse via Metropolvere perconto suo.

Apparvero nella cucina diun'interdetta Andromeda Tonks che l'orologio aveva appena battuto leundici. L'anziana donna fece a malapena in tempo a chiedere di graziacosa facessero lì che Vic era già sgusciata via dalle mani delpadre ed era corsa rumorosamente su per le scale, lasciando Bill astringersi impotente nelle spalle e Meda, che cominciava a capire,con un piccolo sorriso.

<<Teddy!>> cominciòa gridare dal pianerottolo, schivando senza neppure notarla la scopaabbandonata <<Teddy apri!>>

Non è dato sapere se Ted, dicerto stupefatto al suono di quella voce, avrebbe aperto la portadella sua cameretta o no, perché Vic la spalancò e si precipitòdentro senza attendere risposte.

Teddy era proprio in mezzo allastanza, sulla sua via verso la porta, quando un uragano dalla testabionda gli saltò addosso e lo abbracciò stretto, parlando a rafficae infilando una scusa ogni quattro parole. Rimase qualche attimopiantato lì, troppo basito per fare alcunché, poi riuscì aricambiare l'abbraccio e si scusò a sua volta, cercando di spiegarele sue intenzioni.

<<Lo so, lo so>> loliquidò in fretta Vi, liberandolo dalla sua morsa ad altezza costolee mulinando i ricci. Ted riuscì a malapena a salvare una cornice chelei aveva buttato giù dal comodino con la sua irruenza in miniatura.

<<Basta che non lofacciamo più, va bene?>> disse poi, alzando quei suoi occhionigrigi verso quelli multicolore del ragazzino.

Teddy sorrise e si mise una manosul cuore. <<Giuro spergiuro>>

Lei lo imitò raggiante. <<Emai romperò questo intento mio puro!>>

E si abbracciarono di nuovo,felici di non star più litigando e che tutto fosse di nuovo a posto.

Bill e Andromeda, entrambisorridendo con tenerezza, li osservavano dalle scale e permiseroloro, quando corsero ad implorarli con gli occhi da cerbiatti, didormire insieme in camera di Teddy.

I due costruirono un pericolantefortino, rubacchiarono dei dolcetti e passarono buona parte dellanotte a chiacchierare ininterrottamente.

Per un po' di tempo, nondovevano preoccuparsi di nulla.

OOoooookaaay emh... suppongo dovrei scusarmi per l'attesso - di nuovo- senza fine.

Scusate gente, ho avuto tre settimane di delirio totale in cui non ho toccato il pc e poi una settimana di coma di recupero...

Anyway, non so cosa pensare di questo capitolo. E' forse esageratamente lungo e contorto e sa un po' di telecronaca. Alcune parti mi piacciono, altre... non molto forse? Voi che ne pensate?

Grazie a tutti voi che mi aspettate ogni volta hahaha Love u <3

Bacissimi e abbraccissimi,

Z

Ps= mi dispiace un sacco per le parole attaccate, colpa del trasferimento... le prossime volte cercherò di staccarle tutte!

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