Capitolo 2 - Complici, Magie e Piccole Cose
La piccola Victoire, nata Weasley ma già molto somigliante alla madre, almeno in aspetto, era forse uno degli esserini più coccolati dell'intera Terra.
Quei capelli biondissimi e gli occhi grigi incantavano chiunque le si trovasse davanti, facendola spesso perdonare per i consueti strilli da sirena. George aveva chiesto spesso a Fleur se era sicura che fosse figlia di suo fratello e non di un tritone, durante uno dei tanti pianti della bimba. La portata vocale di quella bambina era stupefacente, per non dire irritante, se ti svegliava alle quattro del mattino tutte le notti.
I genitori erano sfiniti, ma ogni volta che la loro bambina sorrideva o si sporcava di pappa tutto il visino non potevano far altro che illuminarsi, e i loro occhi brillavano come la prima volta che la avevano tenuta in braccio.
La nonna Weasley non era per niente una nonna all'inglese, severa ed esigente, ma una nonnina dolce e affettuosa, iperapprensiva, anche più di quanto fosse stata con i suoi figli, tanto da essersi meritata il soprannome di '' Chioccia''.
Soprannome che ovviamente proveniva da Ron, il quale invece si era meritato un pugnetto sul braccio dalla fidanzata quando lo aveva proclamato la prima volta.
La nonna francese, Apolline, di cui la piccola portava il nome, era ugualmente innamorata della nipote, ma dopo qualche settimana dalla sua nascita era dovuta rientrare in Francia con il marito, il nonno appunto, e ora cercavano di fare loro visita ogni volta che potevano.
Tutta la famiglia adorava Vic, e le prestavano tutti mille attenzioni, preoccupandosi di riempirla di regali e aiutare Bill e Fleur in ogni modo possibile. Persino Ginny ora andava molto più d'accordo con la donna, ed era sempre con lei e la figlia, accompagnandole in giro mentre Bill era al lavoro oppure chiacchierando amabimente in casa.
Proprio per questo Harry, appena uscito dal Ministero, andava alla Tana senza neppure passare per GrimmauldPlace e non c'era giorno che non cenasse lì. Non che questo dipendesse solo dalla presenza di Victoire, la Signora Weasley lo avrebbe costretto comunque. L' unica deviazione che facesse, diverse sere, era a casa di Andromeda, che era stata ribattezzata ''Casa 1'',per prendere Teddy e a volte anche Andromeda stessa.
Il bambino era l'unico che si divertisse agli strepiti di Victoire, così faceva apposta a spaventarla assumendo assurdi colori di capelli e imbruttendo il visetto, standosene arrampicato sulla culla come una scimmietta.
Birichino com'era, le faceva mille dispetti, beccandosi sogghignando le sgridate delle nonne e degli zii. Ma nessuno avrebbe mai detto che fosse geloso di lei, perché per quanto la spaventasse non c'era sera che non le si parasse davanti per farla divertire, né che non si offrisse per far dondolare la culla quando era ora che la piccola dormisse. Che magari dieci minuti prima avesse di proposito fatto oscillare la culla come un veliero al solo scopo di farla piangere non importava, la sincerità e la serietà in quegli occhioni senza colore erano limpide, una prova sicura di quando voleva solo fare la cuginetta felice.
Non si riusciva, spesso,a capire cosa passasse per la testa a quel bambino, un momento prima stava buono buono ad osservare la Luna o gli altri che parlavano, oppure disegnava scambiandosi sguardi con Vic, e quello dopo le stava facendo il solletico, o stava versando l'acqua nella bottiglia diWhisky Incendiario Ogden Stravecchio.
Teddy era bambinetto davvero precoce, anche troppo, come ormai non si stancava di ripetere Harry.
Difatti, a soli tre anni era in grado di chiacchierare a macchinetta per ore, avrebbe saputo contare fino a duecento se qualcuno glielo avesse chiesto e di tanto in tanto intratteneva conversazioni quasi filosofiche con Arthur, facendogli domande che lasciavano l'anziano mago sorpreso, ma alle quali non mancava mai di rispondere. Molly si preoccupava per quelle chiacchierate, ritenendo sempre che non fosse il caso di dare certe risposte o spiegare certe cose ad un bambino così piccolo. Ma ilmarito le rispondeva sempre << Se è abbastanza grande da porre certe domande, lo è anche per ascoltare le risposte e comprenderle>>.
Giocava molto spesso, quasi sempre, conla piccola Vi, come la chiamava lui, e altrettanto spesso genitori e zii dovevano correre a salvarla quando piangeva disperata per i cambi d'aspetto o le pazzie di Teddy. Ai rimproveri il piccolo rispondeva candido che lui era fatto in quel modo, lo faceva per natura e non aveva mai avuto intenzione di spaventare la cugina, e che se lei strillava per una cosetta come i capelli verdi, non era colpa sua.
Per risparmiarsi la fatica di dover prestare orecchio continuamente per poi correre qua e là, gli adulti presero l'abitudine di lasciare sempre qualcuno a meno di un metro dai due, anche se stavano giocando nel box imbottito di Victoire e non potevano farsi male davvero. A meno che al pacifista Teddy non fossero prese manie violente, cosa alquanto improbabile.
Quindi a turno uno di loro doveva fareda guardia al bambino e a Victoire, e, seppure George fu rimosso dall'incarico dopo un inconveniente episodio al termine del quale tutti avevano la pelle verde pisello, ogni cosa sembrava procedere per il meglio.
Nonostante tutti gli strilli, Victoire non si stancava mai di giocare con il piccolo Lupin, e crescendo cominciò a trovare le sue trasformazioni sempre più divertenti, e ben presto imparò ad adorarle. Allora, in qualunque parte della Tana ci si trovasse, era possibile sentire una vocina acuta esclamare a caso nomi di colori appena imparati per chiedere le diverse tinte, venendo puntualmente esaudita da Teddy, che non si faceva mai pregare danessuno.
Più tempo passavano insieme, più i due stingevano un legame sempre più stretto, più diventavano complici e più si volevano bene. Non capitò solo una volta che Victoire si mettesse a piangere disperatamente all'improvviso senza nessuna ragione apparente, e strepitasse costantemente finché non riceveva tutta l'attenzione dei grandi, quindi smettesse di colpo allo spuntare di una testolina azzurra. In quel lasso di tempo il bambino più grande poteva aver combinato qualsiasi cosa, mentre nessuno era concentrato su di lui. In cambio, la bimba condivideva i frutti dell'operazione, che fossero caramelle o sorsi di bibite già bevute troppo quella sera.
Quando Victoire cominciò a parlare,oltre a qualche parolina come Maman o Papi, il suo linguaggio risultava molto confuso e poco comprensibile, come spesso può accadere ai bambini bilingue. Soprattutto per i primi tempi, gli allegri annunci della piccola riuscivano a capirli- o interpretarli - soltanto i genitori, o a volte neppure loro. Allora spuntava Teddy,chissà da dove e sempre presente nei pressi della piccola, e tranquillamente traduceva i discorsi della cugina. Era come se avessero elaborato una lingua tutta loro, e ai genitori e agli zii capitava di osservare scenette in cui Vic esponeva qualcosa parlandoin '' Victoirese'' e l'altro gli rispondeva con un misto di parole umane e non.
In mezzo a quei momenti di giochi e allegria, si manifestavano le prime piccole magie di entrambi.Naturalmente Teddy aveva già mostrato le sue capacità magiche anche prima della nascita di Vi, con le piccole magie che possono fare i bambini molto piccoli: giocattoli riposti su alte mensole ritrovati nel suo lettino, tazze cadute dal tavolo e infrante a terra quando era davvero arrabbiato, biscotti volati misteriosamente nelle sue mani...le stesse piccole cose che cominciavano ad accadere sempre più spesso anche attorno a Victoire.
Ma la vera Prima Magia, causata da una forte emozione, spettacolare, grande, rappresentante il primo ingresso nel Mondo Magico non si era ancora presentata. L'età in cui accadeva variava da mago in mago, normalmente entro i sette anni,raramente prima dei cinque.
Invece Teddy, la piccola e buona peste, fece la sua Prima Vera Magia a poco meno di quattro anni, un freddo pomeriggio di fine dicembre, solo pochi giorni dopo il Natale. E lasciò a bocca aperta.
Quella domenica erano tutti riuniti alla Tana per pranzo, e dopo la decina di sostanziose portate di Molly, il dolce e un bicchierino di brandy, si erano sistemati nel piccolo salotto, un po' stretti forse, ma satolli e rilassati. Le donne e le ragazze si erano messe a chiacchierare, sorridendo fra loro intente in una conversazione sul pancione di Audrey, gli uomini parlavano tranquillamente di avvenimenti di lavoro o di Quidditch.
Tutto era tranquillo e così sarebbe rimasto... nei sogni degli adulti.
Due bambinetti alquanto vivaci, invece,non la pensavano affatto così.
Quel giorno erano in fase '' Urliamo erompiamo tutto'', e cominciarono a metterlo in pratica, creando un bel po' di scompiglio e disturbando la moglie di Percy, che essendo incinta di molti mesi – e di gemelli ! - aveva bisogno di riposo.Nonostante le proteste della donna, che cercava di assicurare loro che andava tutto bene, le nonne avevano acciuffato i due bambini e avevano pazientemente provato a spiegare alle due pesti che la zia aveva bisogno di silenzio. Agli ostinati << E perché?>>di Teddy avevano tentato una spiegazione del fatto che le donne hanno bisogno di tranquillità quando portano due nuovi bambini nel ''marsuppo'', come Teddy aveva definito il pancione della zia, prendendolo come simile al marsupio dei canguri che aveva visto allo zoo con lo zio Harry e la nonna una domenica di poco tempo prima.Ginny non era potuta andare con loro perché aveva una partita con la sua squadra di Quidditch, le Holyheads Arpies - Harry non era andato a vederla giocare solo perché la mattina doveva lavorare- , ma aveva riso moltissimo alle mirabolanti descrizioni degli animali da parte del bambino.
<<Ma .. anche noi prima stavamo nei... cosi lì?>> aveva chiesto Teddy, che era troppo piccolo per poter ricordare il periodo precedente la nascita di Victoire, e che, seppure capiva alla perfezione le astruse spiegazioni di anatomia del nonno Arthur, proprio non riusciva a farsi essere chiaro il fatto di nascere. Non avrebbero dovuto entrarci qualcosa le cicogne?
A quella domanda le nonne avevano alzato gli occhi al cielo e loro due ne avevano approfittato per scappare e tornare a giocare.
Così Molly e Andromeda, dopo essersi scambiate uno sguardo, avevano chiamato a rapporto padre e padrino delle pesti e gli avevano consegnato i due marmocchi urlanti, conl'ordine di portarli fuori per un po'.
Allora Bill e Harry si erano incamminati, di comune accordo, verso il piccolo parco cittadino di Ottery's Saint Catchpole, il villaggio vicino alla Tana.
Durante il tragitto, quasi subito in realtà, Teddy aveva smesso di dibattersi e si era messo pacificamente ad osservare il cielo solcato da poche nuvole dalle spalle del padrino; Vicky invece aveva piagnucolato, facendo quasi sanguinare le orecchie al padre, fino al parco, dove era stata distratta dai giochi colorati e dalle grida gioiose degli altri pochi bambini che i genitori avevano avuto voglia di portare in una domenica pomeriggio così fredda. Per fortuna, almeno non tirava neanche un filo di vento.
L'area giochi recintata, perfettamente sicura anche per dei bambini piccoli, era ricoperta di neve,punteggiata da macchie colorate qua e là, dove i bimbi imbacuccati si rincorrevano e giocavano allegramente.
Harry e Bill misero giù i loro bambini e dopo aver controllato che fossero ben imbracati e coperti – penala morte una volta a casa per mano delle donne- li lasciarono andare e si misero seduti su una panchina gelida accanto alla sabbiera. Senza mai staccare lo sguardo dai due nanerottoli, chiacchierarono diQuidditch e lavoro, continuando i discorsi cominciati nel salotto.
A dir la verità, a poter essere chiamata nanerottola era solo Victoire, che era piccola e minutaanche per il suo avere meno di due anni. A farla apparire ancora più minuta,poi, era la sua continua vicinanza a Teddy, che invece era alto per i suoi quasiquattroanni e quasi ne dimostrava un paio in più, anche per quello sguardo serio che di tanto in tanto gli offuscava gli occhi multicolore.
Ormai era abbastanza grande da capire quando non poteva mutarsi, ma niente e nessuno poteva impedirgli di andarsenein giro con i capelli azzurro cielo, o verdi o fucsia, e gli occhi cangianti. Così Harry si beccava una lunga serie di occhiatacce-accompagnate da commenti sui giovani genitori- dalle mamme babbane, scandalizzate che un bimbo così piccolo avesse i capelli tinti eforse anche le lenti a contatto. Sia lui che Andromeda avevano oramai fatto l'abitudine agli sguardi di disapprovazione, mentre Ginny li tollerava molto meno e quando usciva con loro rispondeva con linguaccie che peggioravano soltanto la situazione, però strappavano sempre un sorriso al fidanzato.
E gli facevano anche battere forte il cuore, se erano accompagnati da commenti del tipo << Tingerò i capelli di mio figlio neonato di viola e lo porterò in un museo vestito da ballerina..>>, e il suo pensiero volava al figlio in questione, e il petto minacciava di esplodere quando sentiva la scatolina che portava in tasca da settimane premuta contro la giacca.
'' Come Merlino faccio a chiederglielo?'', '' Ma non sarà troppo presto?'', '' è troppo presto'' , '' o forse no?'', erano pensieri ricorrenti nella sua mente.
Puntualmente però interrotto e distolto dai pensieri o dalla diretta interessata, o da amiciprestosperiamoproprioparenti, oppure dal figlioccio, non riusciva mai a trovare la risposta e la soluzione. Così come Ron,che era pressoché nella stessa situazione, solo senza anello in tasca. Ovviamente, da bravi migliori amici, nessuno dei due ne aveva parlato all'altro, e così non si decidevano mai a fare un passo avanti.
Un passo avanti, ma di troppo, lo fece invece un bambinetto al parco che avrà avuto sì e no un anno o due più del piccolo Lupin.
Teddy stava scivolando giù dallo scivolo dritto su un cumulo candido, mentre la cuginetta giocava lì sotto su quella che doveva essere la sabbiera e che era ricoperta di neve. Non che per lei fosse un problema, anzi, sembrava divertirsi molto a scavare con la palettina nel bianco e a tentare la costruzione di piccoli pupazzi di neve, quando il bambino si avvicinòe le si parò di fronte, strappandole la paletta giocattolo.
<< Ehi!>> esclamò lapiccola, giustamente un tantino infastidita << Paletta!>>dichiarò altezzosa allungando la manina, come quando Ted le rubava un colore e lei pretendeva di riaverlo indietro.
<< Qual è il tuo colore preferito?>> domandò quello per tutta risposta, sventolando in alto il giocattolo.
La bimba contorse il visetto e si mise a strillare :<< Daaaammiii!!!>>, richiamando l'attenzione del papà e del cugino.
<< Te la ridò se mi dici qual è il tuo colore preferito>> contrattò l'altro, ridacchiando però, e alzandosi in punta di piedi per far sventolare il trofeo più in alto.
Victoire, non disposta a trattare le condizioni, cercò di raggiungere la mano del più grande saltellando, ma non gli arrivava neppure al mento; Teddy, Bill e lamadre del ragazzino, che si era accorta della contesa, si stavano avvicinando a grandi passi.
La piccola, schernita dall'altro e ancora senza paletta, prese a piangnucolare.
Il ragazzino allora se la rise eacconsentì :<< E va bene, frignona, eccotela!>>
E le gettò la paletta, preoccupandosi però di tirarle anche una bella quantità di neve gelata che le finì sul viso e dentro il giubbino. Lei scoppiò a piangere e Bill e Harry accorsero velocemente.
Ma Teddy fu più veloce.
<< Ehi!>> gridò arrabbiato e rosso in faccia, dando una spinta al bambino <<Lasciala stare! E' piccola!!!>>
E mentre il ragazzino si rimetteva inpiedi e faceva qualche passo all'indietro si sollevò una nube di vento e neve dalla sabbiera, che lo avvolse vorticosa, e lui strillò forte.
Dopo un secondo Teddy si rilassò un poco e la nube cadde di colpo, mostrando il piccolo bullo a terra inlacrime, terrorizzato.
La made si avvicinò, si scusò velocemente con Bill e portò via suo figlio, dicendogli qualcosa come <<Era solo vento>>.
<< Sì, come no?>> ghignò il maggiore dei Weasley prendendo in braccio la figlia in lacrime e baciandole poi due volte ogni guancia. Si voltò ancora sogghignando verso Harry, che lo imitò, e si voltarono a guardare Teddy, che stava ancora intontito in mezzo alla neve, le guance e il naso rosso per il freddo e i capelli spettinati. Il bambino si avvicinò esitante ad un gesto del padrino.
Bill gli diede un buffetto. <<Quella era, mio piccolo amico, proprio una gran bella magia !>>si congratulò ammirato << Io, la prima volta, ho fatto esplodere un vaso perché Charlie mi stava assillando con un non so cosa di vegetale, e avevo più di cinque anni!>>
<< L'ho fatto io?>>domandò il bambino, con gli occhioni sgranati, stralunato ma quasi compiaciuto.
Harry ridacchiava, ma cercò di darsi un contegno e di assumere un'espressione severa mentre si chinava all'altezza del figlioccio.
<< Sì Ted. La tua Prima veraMagia! >> gli disse, schiarendosi la voce << E' stata bella, ma non devi farlo più, capito? Non con i babbani e non...emh.. per fare un... dispetto a qualcuno. Emh... Okay?>>
Ma non riuscì a trattenersi dall'aggiungere, con gli occhi che gli brillavano : << Comunque, bravissimo! La magia era davvero fantastica!>> poi, mentre il bambino sorrideva e Bill scoppiava a ridere, sembrò rendersi conto e si chinò a prenderlo in braccio imbarazzato.
<< Harry Potter, tuo figlio sarà un combinaguai incallito che non darà mai retta a nessuno e non ascolterà la predica nemmeno di Merlino tornato dal regno dei morti!>> pronosticò Bill ridendo, iniziando ad incamminarsiverso la Tana.
<< A proposito>> fece Bill ad un tratto << quando hai intenzione di chiedere a Ginny di sposarti? Porti in tasca quell'anello da settimane e gli unici a non aver capito che vuoi faro sono Ginny, la mamma e Ron, che tanto non capirebbe neanche se te lo fossi scritto in fronte>>
Harry rimase spiazzato e pietrificato in mezzo alla strada. Lo hanno capito tutti, pensò. gli era parso di notare qualche strana occhiata dal Signor Weasley, ultimamente, ma...
<<Allora? sì, Vicky, che bell'uccellino. Sì, ho visto!>> chiese di nuovo l'uomo, facendo finta di ascoltare la figlia che se la prese non poco.
<<Che.. co- ..Ma...?>> Harry sembrava del tutto andato, ma riuscì a tornare alla realtà sotto lo sguardo divertito di Bill.
<< Davvero?>> esalò alla fine. Brillante.
Bill scoppiò a ridere e si rincamminò verso casa senza dire nulla, con harry che lo seguiva ancora sconvolto e Teddy al suo fianco, troppo preso da fiorellini invernali per prestare attenzione a qualsiasi altra cosa
* * *
Un paio di mesi dopo, in febbraio, tutta la famiglia fu di nuovo convocata al San Mungo per la nascita delle figlie di Percy e Audrey, con una settimana d'anticipo rispetto al prgramma. Molly quando lo aveva saputo era andata nel panico, farneticando di gemelli prematuri, pericolo e disgrazie, e solo quando sentì dal Patronus la voce del figlio che le assicurava che tutto era andato bene riuscì a tranquillizzarsi.
Tra Weasley, Potter, Tonks e Lupin erano già in quattordici, a cui bisognava aggiungere i due suoceri di Percy, e così diventavano davvero troppi per una camera d'ospedale dove ripoavano anche altre neomamme con le famiglie, ma i medimaghi non avevano la fermezza e l'autorità di Madama Chips con i suoi sei visitatori per volta, e dovettero rassegnarsi. Così, stipati in una camerata con altre famigli, conobbero le due gemelline appena nate. Lucy e Molly, che dormivano beatamente tra le braccia dei genitori e non si degnarono di aprire neppure un occhio per salutare. La nonna, quando seppe del nome dato a sua nipote scoppiò a piangere a dirotto e si attaccò al collo del figlio, chiamndolo ininterrottamente.
Percy aveva gli occhiali di corno storti sul naso, quando la madre lo liberò dall'abbracci per cui fore la bimba che teneva in braccio e guardava con tanto amore poteva apparirgli un pochino deforme, almeno finché la moglie non glieli raddrizzò e lo baciò.
L'intera famiglia si accalcò intorno al letto per guardare meglio e Victoire, ccostatasi al letto in braccio alla madre, corrugò la fronte e disse, il visino confuso:<< Cos'è? Cosi?>>
I grandi sorrisero inteneriti, mentre Teddy, arrampicato in fondo al letto, la riprese con tono di simpatica superiorità :<< Non sono cosi sciocchina. Sono bambine!>>
<< Non fare tonto il sascente, Teddì, tu ha detto che Vic era un fiore, quando tu l'hai vista per la première volta!>> gli sorrise Fleur. Mentre gli altri scoppiavano a ridere, il bambino saltò giù dal letto borbottando. Perché nessuno voleva capire quello che aveva detto? Non capivano nulla.
La visita si prolungò molto a lungo, così gli adulti si misero a chiacchierare in gruppi sparsi, Teddy invece raggiunse Vi e la sua mamma sul divano addossato alla parete .Giocando al loro solito modo, un po' pazzo ma sempre allegro, strappando spesso risate argentine a Fleur, ad un certo punto Vi, senza nessun motivo chiaro, esclamò:<< Cose!>> ed entrambi i bambini scopparono a ridere, come se quella parola nel loro mondo avesse un significato diverso e molto più divertente.
Non immaginavano nemmeno quanti cosi e quante cose sarebbero arrivati, nel giro di qualche anno, non sapevano che sarebbero presto stati circondati da bambinetti urlanti, e continuavano a giocare senza pensieri, con Teddy che cambiava colore di capelli e Vi che glieli ordinava, battndo allegramente le mani.
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< Buonaser, scusatemi se ci metto davvero una vita di ninfa ad aggiornare, ma ho gli esami e devo studiare!
Comunque, che carini quei due, al solito, Harry è più peracotta del solito... yuppiyeeeee
se vi piace, Votate e se vi fa piacere commentate!
Ciao ciao a chiunque legga!
pop
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