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Sguardo

22 dicembre 2015
Due brillanti occhi dorati come topazi osservavano il paesaggio attraverso l'ampia vetrata della finestra. La neve ricopriva con il suo manto bianco i monti in lontananza. La brina si stratificava sui tronchi degli alberi e la neve si accovacciava sui rami spogli della vegetazione che costituiva quell'immenso e familiare bosco che circondava tutto l'edificio. Sotto alla finestra, proprio all'entrata della foresta, c'era un ampio prato dove solitamente giocavano i bambini. Gli steli dell'erba erano ghiacciati e il giardino era diventato una distesa candida e cristallina a causa del nevischio che regalava quella magica atmosfera di quiete e meraviglia che solo l'inverno sapeva donare. Con questo clima Lily iniziò involontariamente a ripercorrere i suoi ricordi. Bhe... Non che ne avesse tanti, l'ultima cosa che ricordava era un tiepido calore percorrergli tutto il corpo. Aveva aperto gli occhi ed era come se si fosse svegliata da lungo e profondo sonno. La cosa più nitida che ricordava era la Luna che si stagliava in cielo. Quando i suoi occhi avevano incontrato quell'astro si era subito sentita al sicuro. Poi le aveva parlato. La luna le aveva detto una sola parola "Lilian". Così aveva scoperto il suo nome. Rammentava che quando si era destata si trovava in una radura immersa nel bosco, proprio quel bosco che adesso stava contemplando. Aveva iniziato a vagare in cerca di qualcuno finché non s'imbatté nell'orfanotrofio. Il preside della struttura l'aveva accolta. Tuttavia alla domanda "cosa ricordi della tua infanzia" Lily non sapeva che rispondere. Era come se avesse perso la memoria. Gli adulti avevano constatato che forse aveva subito un trauma e che questo l'aveva costretta a rimuovere i suoi ricordi. Ma Lilian sentiva che non era questa la vera spiegazione. Dentro di se, sapeva che c'era qualcosa di molto più potente di un trauma. Quel qualcosa o qualcuno, forse gli aveva donato anche.... I suoi pensieri vennero interrotti da un lieve sussulto alla spalla. Si voltò e incrociò il subdolo ghigno di Thomas che la scrutava da lontano. Notò per terra un foglio stropicciato che probabilmente l'aveva colpita. Si piegò e lo raccolse per poi adagiarlo sul banco. Lo aprì e con tristezza scoprì che in stampatello c'erano scritti una serie d'insulti come: MOSTRO, STREGA, SFIGATA... E altri appellativi che la costrinsero a desiderare di sprofondare al centro della terra e, questa volta, di non uscirne più. Poi un rumore la fece risvegliare dalla sua malinconia: la professoressa di biologia era appena rietrata in classe e annunciò - bene ragazzi, dove eravamo rimasti?- ma prima che riuscisse a finire la sua domanda, la campanella suonò annunciando la fine delle lezioni. Gli alunni si precipitarono alla porta. Lilian buttò il foglio nel cestino e seguì la massa che si dirigeva nella mensa.

L'orfanotrofio infatti era provvisto di dormitori (dove ogni stanza aveva un proprio bagno personale), una scuola privata che includeva asilo, elementari, medie e superiori, mensa, un infermeria, un campo di calcio e uno di pallavolo e anche un grande prato che pochi minuti prima Lily stava osservando. Insomma, era una grande struttura dove ne abitavano circa 780 studenti, più un ampio corpo insegnanti.

Dopo che Lily prese il suo pranzo si accomodò nel suo solito tavolo. Tutta la mensa brulicava di ragazzi ma nessuno voleva sedersi vicino a lei. Bhe, quella stanza era frequentanti solo da ragazzi dai 15 ai 17 anni. Gli unici amici di Lilian erano i bambini di 12/10/7 anni. Non sapeva esattamente il perché andasse tanto d'accordo con i bambini, semplicemente loro la adoravano, considerlandola quasi la loro mamma e lei si divertiva  a giocarci insieme. A volte le pareva quasi che loro fossero anche più saggi dei suoi coetanei. Con meraviglia aveva scoperto che un bambino ha un mondo tutto proprio composto da speranze e fantasia, dove può rifugiarsi. Questo affascinava Lilian tanto che aveva deciso già quale lavoro intraprendere da grande: l'insegnante. Forse amava i bambini perché lei non ricordava di essere mai stata piccola e con loro riusciva a far prevalere il suo lato più infantile che, chiaramente nascondeva agli adulti. Per quanto odiasse quel posto, si era creata una famiglia con quegli orfanelli.

Era quasi una settimana che Jack continuava a sorvolare quelle montagne alla ricerca della fonte di energia. Già, Jack Frost, proprio lui! Lo spirito dell'inverso si aggirava tra le Alpi italiane alla ricerca di qualcosa o di qualcuno. Il suo unico indizio era una scia di energia che lo aveva portato fino a là. Percepiva che lì c'era un grande potere, e lui, da bravo ficcanaso qual era, doveva assolutamente scovarlo. La curiosità era davvero troppa, tanto che aveva momentaneamente interrotto il suo "lavoro" di guardiano per capire a chi appartenesse quest'aura. Ma, per il momento, aveva solo scorto numerosi villaggi che giacevano tra le catene montuose. Finché non trovò un grande palazzo al centro di una valle circondata dai monti. L'edificio era isolato e immerso nella neve. Più si avvicinava a quel posto e più sentiva quell'arcana energia crescere. Quando fu abbastanza vicino abbandonò il volo per iniziare a passeggiare nella soffice neve. Il suo sguardo saettava tra le finestre dell'imponente struttura. Poi la vide....

La giornata era trascorsa velocemente. Il giorno dopo sarebbero iniziate le vacanze natalizie. Questo non entusiasmava particolarmente Lily. A Natale l'aveva sempre assalita un orribile senso di tristezza. In quella festa le famiglie si riunivano, si organizzavano grandi banchetti e l'odore della felicità era nell'aria. Un odore che però, Lilian non aveva mai sentito. Lei non aveva una famiglia e, in questa festività si sentiva più sola che mai. Perfino l'orfanotrofio piombava nella più totale inerzia. Lo stesso palazzo risentiva di quel dolore che ogni orfano si portava dietro. Come se non bastasse, Lilian odiava il freddo. Certo, era ammaliata dallo spettacolo che riusciva a regalare l'inverno: la neve, il ghiaccio, le stalattiti... Tuttavia odiava quei brividi che le provocava il gelo. Non sopportava avere la pelle d'oca, il tremolio e lo sbattere del denti causati dalla bassa temperatura. La sua stagione preferita era la primavera, quando i ghiaccio si scioglieva e la natura si risvegliava dal lungo letargo. Mentre però faceva questi pensieri, involontariamente il suo sguardo era scivolato fuori dalla finestra della sua stanza e aveva iniziato ad ammirare il panorama. Quando a un certo punto, qualcosa di diverso dalla neve aveva attirato la sua attenzione trascinandola fuori dai suoi ragionamenti. Un ragazzo incappucciato con una felpa azzurra, pantaloni beige e scalzo la stava osservando da lontano. Incuriosita si avvicinò al vetro. Lui era lì, immobile e la osservava a sua volta. Non riusciva a vedergli il volto, tuttavia, poteva ammirare il suo corpo snello e atletico. Forse aveva all'incirca 17/18 anni. Dopo averlo studiato, la logica prese il sopravvento nella sua mente e si chiese "Ma......che cosa ci fa là fuori?! Cioè, è scalzo ed è sulla neve! Ma che diavolo sta succedendo?!" Fu tentata dall'impulsi di aprire la finestra e chiamarlo... Ma.... Lei era troppo timida per una cosa del genere. "E se poi fosse pericoloso? E se invece fosse ferito? Se stesse delirando? Questo spiegherebbe del perché stia a piedi nudi sulla neve... E se si fosse perso?" Era certa che il ragazzo non era dell'orfanotrofio perché non lo aveva mai visto. Poi un rumore la fece sussultare e fu costretta così ad interrompere quella serie di sguardi che si erano lanciati i due ragazzi. Si voltò, ma non vide nessuno, forse era stata solo la sua immaginazione o semplicemente era lo scricchiolò del legno. Quando rivolse di nuovo il suo sguardo fuori dalla finestra il ragazzo non c'era più....

Jack si era rifugiato nel bosco. Il cuore le batteva a mille. Gli occhi erano spalancati e il petto era squassato da respiri rapidi e profondi. Quando l'aveva vista ne era rimasto ammaliato. Era bellissima, lunghi capelli mori incorniciavano un volto delicato. La carnagione era molto chiara. Aveva due labbra rosse e carnose, simili ai petali di una rosa. E i suoi occhi... Erano incredibili. Di un insolito ed affascinante oro. Come se la luce fosse stata imprigionata in quelle due iridi che prima lo scrutavano. Quando aveva sentito il suo sguardo su di lui, per la prima volta aveva sentito un brivido scorrergli lungo la schiena. Non era stato causato dal freddo, ma da qualcosa di molto più diverso che, in quel momento non riusciva a capire. Eppure...Quella ragazza le sembrava stranamente familiare. Ma non ricordava dove l'aveva vista. Però adesso aveva finalmente trovato la causa di quella strana energia. La ragazza era la fonte di quel potere e ora che Jack l'aveva trovata avrebbe continuato le sue indagini. Ormai era troppo affascinato e incuriosito dalla bizzarra vicenda per andarsene e gettare la spugna. No, arrendersi non era mai stata la specialità di Jack Frost. Lui era fin troppo testardo per mollare tutto. E poi non poteva certo andarsene ora che le cose si facevano interessanti. Non ora che aveva visto Lei. Quella ragazza con uno sguardo lo aveva colpito così in profondità che se anche avesse voluto, non sarebbe mai andato via senza prima chiederle il nome. Adesso la faccenda era diventata personale.

Ciao ragazze/i. Ok, è un tantinello lungo quindi perdonatemi se su certe cose sono stata troppo pensante. Forse ho sconvolto qualcuno con questo salto dal 1003 al 2015 😂😂😂. Lo so, è stata un po' troppo azzardata la mossa di fare questo salto temporale, ma era necessario affinché i nostri due ragazzi s'incontrassero. Vorrei ringraziare tutti coloro che leggono, votano e commentano questa storia. Grazie di cuore ❤️❤️❤️❤️❤️❤️ . Ci vediamo al prossimo capitolo. Ciaoooo

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