"È tutta colpa mia" continuava a ripetersi queste parole ormai da due giorni. Aveva smesso di mangiare. Gli incubi lo tormentavano la notte. Aveva cominciato ad odiarsi. Era colpa sua se Diarne era stata distrutta. Era colpa sua se aveva perso la sua famiglia. Era colpa sua se la sua adorata bambina adesso sarebbe morta. Ricordava nitidamente il viso di Lily: i suoi lineamenti aggraziati, il piccolo nasino, gli occhi dorati, curiosi ed espressivi, i lunghi capelli mori e il suo bellissimo sorriso, così puro, così ingenuo, così dolce. Quanto le mancava. Il solo pensiero di rivederla morta però lo uccideva interiormente. E non poteva fare a meno di incolparsi. I rimorsi erano così potenti da torglieli il respiro. Portò una mano al petto e fece scorrere le dita lungo una catenina fino a un medaglione dorato. Prese il gioiello e lo baciò. Poi lo aprì: all'interno era custodita una foto di Lily. L'uomo la guardò intensamente, mentre le lacrime silenziose gli scendevano sulle guance. " Lily... Mia adorata Lily.... Mi dispiace.... Non sono riuscito a mantenere il patto e ora morirai per colpa mia" queste parole risuonavano nella mente di Pitch. Ormai la morte non lo spaventa più. Anzi, trovava quasi sollievo in essa. Tuttavia c'era ben altro che lo terrorizzava: la morte di sua figlia. Pitch avrebbe fatto di tutto per salvarla. Ma era troppo debole per attuare una fuga e i sotterranei erano sorvegliati giorno e notte. Sarebbe stato impossibile uscire incolumi da quella prigione. Così il padre iniziò a meditare un altro modo per salvare la vita del suo amato fiorellino. Lui doveva salvarla ad ogni costo. Lui era il suo eroe. E non importa a cosa avrebbe dovuto rinunciare. Ora il suo obbiettivo era la salvezza di Lilian.

Intanto nei sotterranei, nella parte opposta alla cella di Pitch, una bambina tremante era rannicchiata in un angolo nel buio e singhiozzava. Lily era stata catturata e portata in quella prigione circa due giorni addietro. In quel lasso di tempo non aveva smesso di piangere. Era in una piccola cella: le tre pareti che la circondavano erano sudicie e spoglie. Di fronte a lei l'uscita era chiusa da un imponente porta fatta interamente di sbarre. Lamenti e gemiti di terrore si udivano continuamente dal corridoio: i bambini piangevano e pregavano le guardie di lasciargli andare, ma i soldati continuavano a marciare indisturbati. "Sono sola" si ripeteva mentalmente la bambina. La madre era morta e probabilmente lo era anche il padre. Era terrorizzata. Si chiedeva disperatamente cosa sarebbe successo adesso. Aveva visto la città bruciare. Quelle immagini erano ancora vivide nella sua memoria. Il sua villa che veniva avvolta dal fumo e dalle fiamme. I domestici che venivano uccisi dai soldati. Ricordava ancora le ultime parole che le aveva rivolto la cameriera prima di essere brutalmente assassinata da un soldato: "nascondetevi in quell'armadio signorina. Rimanete in silenzio mi raccontando...Andrà tutto bene". Ma nulla era mai andato bene. Il padre le aveva promesso che sarebbe tornato, invece non era successo; la madre l'aveva rassicurata per poi abbandonarla; come sarebbe potuto andare bene?! Lily rammentava chiaramente le ombre che aveva scorto dietro le ante del mobile. Il terrore che l'aveva pervasa mentre gli uomini la cercavano. Concentrandosi poteva ancora rivedere nitidamente il volto sfregiato di quell'uomo, il suo grande sorriso maligno e gli occhi chiusi in due fessure che luccicavano malignamente. Nelle sue orecchie ancora rimbombavano le urla disperate della popolo che veniva massacrato dall'esercito. Dopo la presa della città Lily era stata condotta insieme ad altri bambini in quella prigione. Ed ora attendeva, avvolta nell'oscurità, la prossima mossa del fato.

Eccomi qui. Spero che vi sia piaciuto il capitolo. Adesso le cose diventano interessanti. Dunque: Pitch vuole salvare la sua amata bambina, ma come ci riuscirà? Lo vedrete nel prossimo capitolo 😉. Ciaooo 💞