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HERA

La regina degli dei aveva subito molti episodi... fastidiosi nel corso della sua lunga vita.

Durante l'impero bizantino, la sua essenza era calata nel sonno, sparendo dalla circolazione per otto secoli, solo per svegliarsi e scoprire che l'impero romano era andato distrutto.

Era stata rapita da Efialte ed Oto per essere presa come moglie, ed era stata rapita da Porfirio per lo stesso motivo.

Ma, nonostante i pericoli che aveva corso, specialmente nel Tartaro mentre combatteva contro il regno di suo padre, aveva scoperto che essere dall'altro lato dello sguardo deluso di Percy era in qualche modo estremamente peggiore.

"Percy, devi capire..." Hera faticava a trovare le parole giuste. "...sono il frutto dell'infedeltà coniugale."

"Anche io." Percy rispose, incrociando le braccia e fissando duramente Hera. "Mio padre è sposato."

Hera sospirò. Onestamente, non aveva mai compreso la leggerezza con cui Anfitrite guardava i semidei che il marito aveva concepito con altre donne, al di fuori del loro letto coniugale. Tuttavia, non era mai stata particolarmente legata a nessuno di loro, mentre adesso Percy era chiaramente un altro dei suoi figli.

Hera non aveva dimenticato lo schiaffo che aveva ricevuto quando aveva minacciato il ragazzo ed Anfitrite aveva minacciato guerra da parte del mare. Ed Hera era ben consapevole che, mentre Poseidone avrebbe seguito la sua regina in guerra, Zeus non avrebbe rischiato niente per sua moglie.

"Percy, per favore,.." Hera prese un respiro profondo. "ogni volta che Zeus ha una relazione, io lo sento. Lo percepisco. So quando mio marito mi tradisce. Ogni volta."

Lo sguardo di Percy perse un po' della sua durezza, e un po' di calore familiare invase le sue iridi tempestose, che tornarono del colore del mare sereno.

"Va bene, zia," Hera sorrise al termine affettuoso con cui Percy l'aveva chiamata. Fino a quando non lo aveva sentito chiamare Demetra così, non si era resa conto di quanto desiderasse sentirlo. "posso capire il tuo punto. Ma Thalia e Jason, così come tutti gli altri figli che Zeus ha avuto, non hanno mai chiesto di nascere o di essere suoi figli. Non puoi incolparli per le colpe del padre. Non è giusto. Sei anche la dea della famiglia, e loro sono parte della famiglia."

Hera sorrise. "Hai ragione, Percy. Sono stata troppo gelosa per rendermene conto fino ad ora." Poi, con una promessa, annunciò. "D'ora in poi farò meglio."

Il sorriso di Percy ne valse la pena.


***


Thalia non aveva idea di cosa fosse successo.

Un momento prima, lei e Percy stavano litigando. Poi, i mostri erano apparsi ed era successo un casino dietro l'altro. Poi, avevano sconfitto i mostri, e avevano concluso l'impresa con relativa facilità (almeno, questo è quello che avevano concordato di riportare se mai qualcuno avesse voluto chiederglielo). E, infine, avevano ricevuto una visita divina.

Non da Artemide, la dea che aveva richiesto l'impresa in primo luogo, ma da Hera, che aveva solo sospirato davanti alla vista delle ferite di Percy, schioccato le dita e guarito il semidio.

Che, al posto di ringraziarla o sembrare inorridito, aveva solo alzato un sopracciglio e guardato Thalia ed Hera ad intermittenza, un sopracciglio alzato in attesa di qualcosa.

Hera aveva sospirato, schioccato le dita e guarito Thalia, che era sicura di avere un'espressione sia inorridita sia sconvolta in viso.

"Come è stata l'impresa, ragazzi?" Hera chiese, un sorriso gentile. Anche se si era rivolta ad entrambi, Thalia sapeva per sottinteso che la dea stava parlando con Percy, più che con lei.

"E' stata abbastanza facile." Percy scrollò le spalle. "Oh, zia, non è che hai visto Artemide, per caso? Dobbiamo portarle questo." Percy mosse la reliquia che aveva in mano, facendo annuire Hera. 

"Sì, penso di poterla trovare abbastanza facilmente." Hera annunciò. Mosse la mano, e delle vivande apparvero, insieme ad un tavolo e delle sedie dall'aspetto estremamente comodo. "Perché non vi sedete qui ed aspettate che arrivi lei?" La dea propose, sotto lo sguardo di due semidei affamati, che si rendevano conto di non aver mangiato dalla mattina ad ormai pomeriggio inoltrato. "La manderò a chiamare in questo preciso istante."

Una ninfa partì da un albero lì vicino, facendo socchiudere gli occhi a Percy che mormorò. "Deve essere la ninfa che Mr D ha importunato. Assomiglia proprio alla descrizione che Hermes ha fatto..."

Che lasciava confusa Thalia per due motivi. Il primo, Percy aveva abbastanza rapporti con Hermes per parlare delle avventure degli altri dei. Il secondo, Percy aveva abbastanza esperienze con le ninfe per riuscire a riconoscerle tra loro.

I due si sedettero come era stato loro indicato, mentre Thalia osservava sconvolta Hera sedersi vicino a Percy e passargli una mano delicatamente sulla testa.

"Quindi, Percy, com'è andata la ricerca, davvero? Sei ferito?" Lo sguardo della dea era premuroso quando si posò sul ragazzo.

"Mi hai già guarito, zia, non iniziare ad essere iperprotettiva come i miei fratelli e papà! Sul serio, ho affrontato di peggio, molto peggio!"

"Certo, non stiamo mettendo in dubbio il tuo coraggio o talento." Hera lo rassicurò, qualcosa di dolce nello sguardo immortale, "ma sono solo preoccupata per te, Percy. Sei ancora mortale, dopotutto."

Percy a quello fece una smorfia, ed Hera cambiò argomento. "Mi hanno detto che c'è un gatto qui fuori?"

"Sì, Tigris." Percy annuì. "Ci ha salvato dai mostri, quindi non potevo lasciarla lì."

"E' un Gattu Puzzu." Thalia intervenne, facendo sussultare Hera. 

"Solo tu potresti trovarti un mostro mitologico come animale domestico, Percy." La dea mormorò stancamente. "E nemmeno greco."

Percy scrollò le spalle, anche se lanciò uno sguardo appuntito verso Hera, che, sospirando, si rivolse con un sorriso dolce a Thalia. "Come hai trovato la ricerca, Thalia?"

"E' stata okay, immagino." Thalia rispose, ancora sconvolta che un solo sguardo da parte di Percy mandasse in crisi una dea, e soprattutto la regina degli dei. Iniziava a chiedersi se avrebbe funzionato con tutti gli dei. 

Hera annuì, e, vedendo arrivare Artemide, si alzò. "Vedo che Artemide sta arrivando. Vi lascio con lei. Se dovessi aver bisogno con... Tigris." Hera sembrava ancora destabilizzata dalla consapevolezza che il semidio avesse adottato un mostro mitologico come animale domestico, "non esitare a chiamarmi, Percy. E, prima di dimenticarmi," la dea fece un gesto distratto con la mano e una carta di plastica nera le apparve in mano. "ho messo un budget, quindi non puoi sperperare tutto."

"Grazie, zia." Percy le sorrise ed Hera sparì, camminando verso l'Olimpo.

Mentre Artemide non era ancora abbastanza vicino da sentirli, Thalia chiese velocemente a Percy. "Di cosa si trattava? Ti paga?"

"Mi premia per aver fatto una buona impresa." Percy spiegò. "Ed è anche la mia paghetta settimanale, potremmo dire. Ma sono dei e completamente folli, quindi la mia paghetta è qualcosa sui dodicimila dollari." Percy corrugò la fronte. "Tuo padre non ti da la paghetta?"

Thalia scosse la testa, lasciando che la nuova conoscenza le entrasse nel cervello. Mentre rimuginava, sentì Percy chiedere ad Artemide informazioni su grandi gatti ed appartamenti dove tenerli.


Se la prossima volta Zeus le avesse dato una paghetta, Thalia sapeva chi incolpare.


Angolo autrice

Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!

Avete qualche richiesta per il prossimo dio/dea?

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