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So cosa hai fatto l'estate scorsa

Stagione 4 - Episodio 9
Questo capitolo alternerà momenti di Kim e momenti di Dean e Sam, inoltre Kim sostituirà un personaggio importante per ovvi motivi che scoprirete


Era da ormai un paio di giorni, se non di più che si sentiva costantemente braccata; una sensazione che una volta non le faceva alcun effetto, ma che ultimamente per qualche strano motivo stava cominciando ad innervosirla. Non riusciva più a dormire bene e quelle poche volte che si addormentava lo faceva in preda a incubi che poi non riusciva a ricordare appena sveglia. Non credeva di essere pazza, questo era certo, anche perché ormai aveva accumulato abbastanza esperienza nel suo lavoro da cacciatrice da poter distinguere la fantasia dalla realtà.

Ma quando un gruppo di poliziotti arrivò sul punto di arrestarla per aggressione ad un uomo, che lei era sicura fosse un demone, dovette andare a rifugiarsi nell'unico luogo sicuro che conosceva nelle vicinanze. Sentiva il bisogno di stare tranquilla per un po', per schiarirsi le idee e capire cosa fare, senza però incasinare la vita di qualcun altro. A dover essere del tutto sinceri non avrebbe voluto coinvolgerlo, non fino a quel punto, ma era l'unica persona rintracciabile su cui poteva appoggiarsi e che l'avrebbe capita almeno al novanta per cento. Magari con l'aiuto di Ray, l'unica persona prima dei suoi fratelli che l'aveva aiutata nella caccia contro i demoni, avrebbe fatto chiarezza nella sua mente.

Gli incubi però non smettevano di tormentarla anche se nel momento in cui si risvegliava, cominciava a ricordare alcuni stralci di ciò che sognava. I momenti in cui erano stati spezzati i sigilli, anche quelli di cui lei non aveva preso parte; il suo primo incontro con Castiel; volti di demoni e una misteriosa figura alata che aveva tutta l'aria di essere un angelo, seppure non riuscisse mai a vederlo in volto.

Cominciò a comprendere che tutte quelle non potevano essere coincidenze; che non era affatto un caso se si sentisse così tutto all'improvviso, qualcosa negli ultimi giorni era cambiato e sebbene non sapesse che cosa, lo doveva scoprire. Ebbe la conferma che forse non era al sicuro nemmeno lì, in casa del suo migliore amico, quando una sera le luci cominciarono a lampeggiare leggermente.

«Dici che è un calo di tensione, oppure...?» chiese l'amico, senza aver bisogno di finire la domanda. Lei scosse la testa, negando la possibilità meno pericolosa. In pochi minuti si prodigarono per mettere grossi strati di sale ad ogni entrata, barricandosi in casa.

«Mi stanno cercando. Non sarei dovuta venire qui.» disse la ragazza, osservando fuori dalla finestra il quartiere apparentemente tranquillo.

«Ascolta, dopo quello che mi hai raccontato l'altra sera è un bene che tu sia qui. Puoi stare tranquilla, abbiamo scorte per mesi.» gli rispose il ragazzo, facendole l'occhiolino e strappandole un sorriso.

«Sì, ma... il tuo ragazzo.» cercò di dire lei, ricordando all'amico che lui aveva una vita fuori da quella casa.

«Tu sei più importante... E comunque ultimamente non andava tanto bene tra noi due.» non seppe mai se in quel frangente avesse mentito per farla sentire meno in colpa, ma sentirsi definire la sua prima priorità, come quando andavano al liceo, le riempì il cuore di nuova speranza.

Passarono sì e no un paio di giorni da quel primo avvertimento del pericolo, che di nuovo, quasi tutte le lampadine di casa cominciarono a sfarfallare. Kimberly, che era talmente sul chi vive che ormai si teneva la pistola sempre affianco, impugnò l'arma e si alzò dal divano, seguita a ruota dall'amico.

«Vado a ricontrollare le linee di sale?» domandò Ray, con un sussurro.

«No, lascia stare. Piuttosto, è da un po' che ci penso... Se stanno davvero cercando me, mi seguiranno anche fuori da qui.» rispose lei, continuando a tenere il tono basso e pragmatico che aveva negli ultimi tempi.

«No, scordatelo! Se stai pensando di andartene per attirarli via da qui, solo per un qualche tuo stramaledetto modo di proteggermi, allora mi vedrò costretto a legarti da qualche parte.» fece lui, facendola sbuffare.

«Ray insomma, non posso nemmeno rimanere chiusa qui per sempre. Senza considerare che devo trovare Dean e Sam. Lo sai, ho bisogno di vederci chiaro in questa storia e forse loro ne sanno qualcosa in più.»

«Già... Meglio dei veri fratelli di sangue, piuttosto che colui che è stato tuo fratello per sette anni della tua adolescenza.» brontolò, infastidito, il ragazzo.

«Te l'ho già detto non...»

«Non potevi dirmi che erano tuoi fratelli, lo so... E va bene, tu esci dalla porta sul retro. Io ti copro.» si convinse infine, armandosi anche lui di una semplice bottiglietta di acqua santa. Non avrebbe certamente fermato i demoni, ma per lo meno avrebbe potuto rallentarli, dandole il tempo di fuggire il più lontano possibile.

***

Erano in un locale di pessima qualità; uno di quelli in cui trovi birra conveniente e il tanfo di sudore e alcool appesta ogni angolo. Sam era già mezzo ubriaco e continuava a chiedere la rivincita a biliardo con un uomo nerboruto che pian piano gli stava sfilando i soldi, scommessa dopo scommessa. Il fratello maggiore aveva tentato più volte di dissuaderlo da quel suo autolesionismo, ma qualcosa negli ultimi tempi li aveva resi nervosi e sul chi va là, soprattutto per quanto riguardava Sam che voleva sapere a tutti i costi cos'era accaduto all'Inferno, nei mesi in cui ci era stato. Dean però non aveva nessuna intenzione di ricordare quel periodo orrendo, nonostante fosse difficile toglierselo dalla testa e spesso gli incubi e i ricordi non gli permettevano nemmeno di dormire in santa pace.

Quel pomeriggio, per la prima volta, avevano un momento libero e Sam se lo stava godendo appieno, anche se nel modo sbagliato. Aveva appena spaccato con un colpo deciso, quando il suo sguardo aveva visto un viso familiare tra la folla.

«Prendi i soldi.» fece al fratello maggiore, mollando l'asta in mezzo al campo verde e lasciando con un palmo di naso il suo avversario.

Dean, dal suo canto, fu contento che avesse smesso di scommettere e giocare, ma fu un po' meno contento di capire chi avesse attirato la sua attenzione.

«Hai proprio un bel coraggio a farti rivedere!» le sputò addosso tutta la sua disapprovazione, non appena la raggiunsero al bancone.

«Vi dico soltanto una cosa e poi me ne vado.» rispose lei, con altrettanto fastidio.

«Che c'è?» chiese Sam, sempre fin troppo accondiscendente con la ragazza demone.

«Ho sentito delle voci...» cominciò lei.

«Uuh, fantastico! Voci di demoni, molto affidabili...» commentò con sottile ironia Dean, dando già le spalle alla ragazza ed allontanandosi.

«Riguardano vostra sorella. – aggiunse lei riportando l'attenzione del maggiore a sé – Ieri è scomparsa, credo per nascondersi; i demoni vogliono trovarla a tutti i costi.»

«Sai che novità, è una cacciatrice...» ribatté di nuovo Dean, ma questa volta gli fu davvero difficile fingere il sarcasmo.

«Non è così. Sembra che per la sua caccia siano arrivati dei pezzi grossi. – insistette Ruby – Sinceramente non so perché la cercano, ma credo sia molto importante. Perché l'ordine è di catturarla viva.»

«Perché ce lo stai dicendo?» domandò Sam.

«Perché è mia amica e so che tenete a lei tanto quanto tenete l'uno all'altro.» rispose ancora la ragazza, mostrando un lato che difficilmente tirava fuori.

«Kim se la sa cavare da sola e poi se avesse avuto bisogno di noi ci avrebbe chiamato lei.» Dean parve sordo ad ogni sua parola, non si fidava e sembrava non si sarebbe fidato mai.

«Io vi sto dando delle notizie, fateci quello che volete. Per quello che mi riguarda io ve l'ho detto. Ho finito.» concluse Ruby, per poi scendere dallo sgabello.

«Aspetta... Hai qualche informazione su dov'è stata vista l'ultima volta?» le chiese Sam, bloccandola.

«Grand Forks, nel Nord Dakota.» rispose lei.

«A tre giorni da qui...»

«Se non sbaglio ha un'amico che vive lì, Ray Milton. È tutto quello che so. Trovatela.» aggiunse la ragazza, dopodiché andò via.


Ai fratelli Winchester ci vollero davvero tre giorni per raggiungere Grand Forks, quegli stessi tre giorni in cui Kimberly e Ray rimasero assieme a casa di lui, prima che i demoni la trovassero e la costringessero a fuggire.

Trovarono la casa di Ray Milton, ma ormai era troppo tardi. Inutili furono i colpi alla porta e lo scampanellio, nessuno sembrò rispondere. Quando poi scoprirono che la porta d'ingresso non era chiusa a chiave, il sospetto di non essere arrivati in tempo si fece strada nelle loro menti.

«Kim!» chiamò Dean, cercando di mascherare la sua preoccupazione. Nel tragitto in auto e durante le varie soste in quei tre giorni aveva tentato di chiamare la sorella, ma tutte le volte il telefono aveva squillato a vuoto, alimentando le sue paure.

«Ray... Ci siete?» aggiunse Sam, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso il soggiorno.

Fu lì, sul tappeto persiano di fronte al divano, che scoprirono l'atrocità commessa. Ray Milton era steso per terra, privo di vita. Il sangue rosso e denso che gli usciva dall'addome, macchiava in modo lugubre il tessuto, creando un enorme chiazza ancora relativamente fresca. I fratelli riconobbero in lui il bel ragazzo che più di un anno prima avevano visto insieme a Kimberly in un motel ad Elizabethville.

Sam superò il corpo, notando della polvere bianca sul parquet in legno; ne saggiò l'odore e comprese subito.

«Zolfo... – confermò al fratello maggiore – I demoni sembrano averci preceduti. Pensi che Kim sappia davvero qualcosa?» domandò poi.

«Non ne ho idea. Dubito che dopo quello che è accaduto possa mentirci ancora, ma una cosa è certa, la vogliono. Guarda qua.» gli rispose Dean, mostrandogli un album da disegno.

La prima pagina era macchiata di sangue, ma era tranquillamente leggibile la scritta "Trovatela, ha bisogno di voi." La grafia era incerta e tremante, fu subito chiaro ai ragazzi che si trattava di un messaggio che Ray aveva lasciato loro prima di morire; probabilmente sapeva che sarebbero andati lì per cercare la sorella.

«Un momento... aspetta...» Sam cominciò a sfogliare l'album, rivelando disegni a matita parecchio frenetici, come di qualcuno che non riusciva a controllare il bisogno impellente di calcare la grafite sul foglio. Le prime pagine erano rosoni, poi si passava a disegni più specifici: l'ascesa dei testimoni, il paese in cui avevano passato l'ultimo Halloween e dove era stato richiamato Samahin, una figura alata e parecchi altri disegni apparentemente incomprensibili.

«Non sembrano disegni di una mente completamente lucida, o sbaglio?» commentò di nuovo Sam.

«No, ma riconosco quella grafia. Questi disegni sono di Kim...» rispose il fratello.

«Sei sicuro?»

«Al novanta per cento. Ora, dal messaggio di Ray, siamo sicuri che è riuscita a scappare, ma dubito che l'abbia fatto più di qualche ora fa; è evidente che per qualche giorno qui abbiano vissuto almeno due persone. Se tu fossi Kim in questo momento, dove ti andresti a nascondere?» Dean espresse il suo flusso di pensieri, mentre l'apprensione per la sorella si faceva sempre più fastidiosa dentro al suo petto.

«Sempre se si è nascosta... Però forse un'idea ce l'avrei. Ruby ha detto che Kim e Ray erano amici d'infanzia, giusto? Beh, guarda qui.» il ragazzo mostrò al fratello una foto in cui due giovanissimi ragazzi, vestiti di tutto punto sorridevano.

«Hanno fatto la comunione assieme qui?» fece Dean, riconoscendoli.

«Sì e guarda qua? – il dito di Sam indicò il rosone della chiesa alle spalle dei ragazzi – Non ti sembra familiare.» anche il fratello maggiore riconobbe subito la somiglianza coi disegni appena visti.

«Dici che è alla chiesa?» domandò alla fine.

«Tanto vale provare.»

***

Era lì da appena un'ora. Odiava nascondersi, ma i demoni le stavano alle costole e per quanti ne avesse combattuti nella sua lunga carriera da cacciatrice, quella volta c'era qualcosa nel loro braccarla che la metteva a disagio. Non riusciva a capire per quale motivo improvvisamente la cercassero, non riusciva a spiegarsi i suoi incubi e non riusciva a comprendere cosa le stesse succedendo. Quella chiesa, come la Santa Teresa a Premont, aveva un significato importante per lei; lì, di nascosto, tra una lezione di catechismo e l'altra, aveva imparato e studiato tutti i trucchi dell'esorcismo, lì aveva fatto la comunione assieme a Ray e si era affidata completamente, o quasi, a Dio.

Ray, chissà come stava, se era in pensiero per lei; non voleva nemmeno pensare all'evenienza peggiore.

Un'ora lì, nel sottotetto di quella meravigliosa chiesa, sperando che quella sensazione di paura sparisse. Non poteva nemmeno contattare qualcuno, il suo cellulare era morto già durante la sua fuga da casa dell'amico, la batteria aveva esalato il suo ultimo respiro poco prima che raggiungesse il portale della chiesa.

Poi ad un tratto dei passi. Si rannicchiò dietro alla vetrata sporca e smerigliata, di quello che sembrava San Giuseppe, sporgendo solo un po' la testa, per cercare di capire chi fosse, mentre le sue mani bianche e gelide si stringevano convulsamente sulla pistola, la sua unica arma.

Quando sbucarono dalla scala in legno, prima uno e poi l'altro, Sam con la pistola alla mano e Dean che lo seguiva, le sembrò quasi di vedere letteralmente due angeli, i suoi angeli custodi. Senza pensarci un attimo uscì dal suo nascondiglio e si lanciò tra le braccia del fratello più grande, le lacrime che pungevano gli angoli degli occhi minacciando di uscire.

«Oddio, per fortuna siete arrivati.» disse, mentre Dean faticava a ricambiare quel gesto improvviso e inaspettato.

«Ci spieghi che sta succedendo?» domandò Sam, quando lei si staccò dal fratello.

«Io... Io non lo so... In questi ultimi giorni è tutto maledettamente confuso...» biascicò lei, portandosi la mano alla testa.

«Confuso, in che senso confuso? Kim i demoni ti vogliono viva, c'è qualcosa che sai e che loro vogliono sapere?» provò ad insistere Dean.

«No... Non credo... Insomma sanno che sono vostra sorella, quindi non... Anche se...» le risposte della ragazza continuavano ad essere confuse, era come se non riuscisse più ad interpretare ed esprimere i suoi pensieri e questa cosa la irritava parecchio.

«Anche se cosa?» le chiese con calma Sam.

«Ultimamente faccio dei sogni, parecchi sogni strani e... credo c'entrino con i sigilli. Forse in qualche modo posso prevederli e loro mi vogliono per sbloccarli. Anche se finora ho sognato solo quelli già sbloccati e...»

«...e un angelo. – proseguì la frase Dean – Abbiamo trovato i tuoi disegni.» aggiunse in risposta al suo sguardo interrogativo, ma non si azzardò a parlarle della morte dell'amico, sembrava già abbastanza scossa di suo. Inoltre, l'ultima volta che le era morta una persona cara, non si era più fatta sentire per mesi.

«Quando sono iniziati questi incubi?» domandò Sam, cercando di venirne a capo.

«All'inizio credevo da poco. Insomma sono sicura che dopo la notte di Halloween si sono intensificati, ma più ci pensavo in questi giorni, più sono sicura che siano iniziati il 18 settembre.» disse l'ultima frase con voce grave e lo sguardo dei fratelli le fece intuire che avevano capito.

«Il mio ritorno.» commentò Dean a mezza voce.

«La notte tra il 18 e il 19 ho sognato una figura alata, credevo fosse solo un sogno, ma il giorno dopo sei ricomparso tu chiedendomi se ti avevo resuscitato io e poi è arrivato Castiel.» si spiegò meglio.

«Forse davvero i demoni ti vogliono perché hai qualche potere di preveggenza.» commentò Sam.

«Ed io che pensavo di avere solo un fratello coi poteri paranormali. Dì un po', non è che anche tu hai sangue demoniaco vero? – sbottò Dean, in tono ironico. Una battuta che però non piacque alla ragazza, che s'incupì leggermente e non gli rispose, forse credeva davvero di avere qualcosa di malvagio dentro di sé – Ehi, stavo scherzando.» tentò di rassicurarla lui.

La ragazza scosse leggermente la testa, come a voler scacciare un brutto pensiero, poi si rivolse nuovamente a loro.

«No, non ho nulla di demoniaco, altrimenti in questi vent'anni i demoni ne avrebbero già approfittato. Piuttosto... Se avete trovato i miei disegni vuol dire che siete passati da casa di Ray. Sta bene? Ve li ha dati lui?» ebbe solo il tempo di chiedere, ma non ricevette una risposta, perché in quel preciso istante una moretta dall'aria giovane entrò di corsa nella mansarda.

«Avete trovato Kim? Bene andiamo!» disse all'improvviso.

«Ruby...» fu un'attimo, un millesimo di secondo o quasi, ma le parve di vedere il volto terrificante e sfigurato da demone, della ragazza. Eppure lei non aveva mai avuto quel tipo di poteri.

«È qui per darci una mano...» le spiegò Sam, senza sapere minimante come la ragazza l'avesse riconosciuta, visto che lei non la vedeva da prima della morte di Dean, quando possedeva il corpo di una bionda.

«Non lo so...» commentò invece Dean, palesando la sua poca fiducia nei confronti del demone.

«Dean è stata lei a...» il ragazzo fu interrotto nuovamente.

«Dobbiamo fare presto!» esclamò Ruby.

«Perché?» la voce del ragazzo era ancora alquanto irritata.

«Perché sta arrivando un demone, uno importante. Possiamo litigare dopo...» sbottò esasperata la bruna.

«Però guarda caso noi troviamo Kim e tu vieni inseguita da un demone importante.» il tono di Dean si faceva sempre più tagliente.

«L'hai portato tu qui... – fu il rimprovero di Ruby – Vi ha seguito da casa di Ray Milton. Dobbiamo andare!»

«Merda...» l'imprecazione di Kimberly, fu sentita da tutti e tre, attirando la loro attenzione su ciò che stava guardando. La statua bianca e immacolata della madonna, stava lacrimando sangue.

«È troppo tardi. – le fece eco la demone, con un sussurro – È arrivato.»

I tre Winchester estrassero nuovamente le loro armi, ma Ruby impartì ordini diversi su come affrontare il demone, ordini che i tre eseguirono, tra la confusione di Kim, la diffidenza di Dean e la fiducia di Sam. Disse a Kimberly di nascondersi, mentre Sam avrebbe dovuto esorcizzare il demone, altrimenti non avrebbero avuto nessuna speranza.

La porta in legno della mansarda venne sfondata con un frastuono e alla soglia apparve il demone. Dal nascondiglio che aveva scelto, Kimberly aveva una visuale parziale e tentare di vedere meglio l'avrebbe esposta al pericolo, perciò non si mosse accettando con fastidio di essere, per l'ennesima volta, la ragazza da salvare.

Il tentativo di esorcismo di Sam, comunque, fu del tutto inutile; molto probabilmente quel demone era davvero potente. In un attimo, il fratello minore finì giù dalle scale, oltre la recinzione in legno e il maggiore che aveva tentato di aggredire il demone con un coltello fu prontamente bloccato.

«Ci si rivede Dean.» disse con tono divertito l'uomo, mentre con molta tranquillità impediva al ragazzo di pugnalarlo.

Kimberly non ebbe la possibilità di vedere nient'altro della battaglia, perché in un attimo Ruby le fu affianco.

«Muoviti! Andiamo via di qui!» disse, prendendola per il polso. Non appena le dita della bruna sfiorarono la sua pelle, ebbe di nuovo un lampo del vero volto demoniaco della sua ex migliore amica.

«Allora Dean, non mi riconosci? – continuava a domandare il demone al maggiore dei Winchester, mentre lo pestava a sangue – Ah già, mi sono impossessato di un pediatra... Eravamo così uniti...»

Kimberly tentò di continuare a sentire la conversazione, ma Ruby non voleva permetterglielo e la stava strattonando per scappare da un passaggio dietro ad una porta laterale.

«No Ruby... Non posso lasciarli da soli! Non di nuovo!» tentò di protestare lei, mentre il suo sguardo si posava sul volto già sanguinante di Dean.

«Alaster...» riuscì a leggere tra le sue labbra, poi lo strattone della ragazza demone fu talmente forte che fu costretta a cedere.

«È te che vogliono. Loro se la sanno cavare, lo sai bene.» la rassicurò Ruby, quando ormai erano scese in un cunicolo buio ridiscendendo al piano inferiore della chiesa.

«Adesso dove andiamo?» le domandò la giovane cacciatrice, non appena furono di nuovo fuori.

«In un luogo sicuro. A quel punto troveremo un modo per avvertire quei due.»

***

Dean e Sam tornarono feriti e doloranti alla camera d'hotel che avevano affittato. Per sfuggire al demone erano saltati giù dal rosone della chiesa ed era stato quasi un miracolo che non si fossero rotti nulla.

Come capitava quasi sempre, dopo una delle loro tremende battaglie, si medicarono le ferite, ricucendo i tagli e rimettendosi in sesto ossa lussate. Solo quando entrambi furono abbastanza soddisfatti di quelle prime cure, in classico stile Rambo, Dean tornò sul problema principale. Dovevano ritrovare la sorella a qualunque costo, fu Sam a tranquillizzarlo, dicendogli che molto probabilmente era con Ruby e quindi al sicuro. Fu allora che Dean, non resistendo più, domandò al fratello perché si fidasse così tanto della ragazza demone.

Sam gli raccontò del periodo in cui lui era finito all'inferno, lasciandolo da solo; gli spiegò che Ruby era stata l'unica persona a stargli accanto e lo aveva aiutato a ritrovare un senso a quell'assurda vita fatta di tristezza, alcool e malinconia in cui si era buttato. Fino a che non erano finiti letteralmente l'uno nelle braccia dell'altra, completamente in balia della passione.

«Sam... Troppe informazioni...» lo rimproverò Dean, cercando di scacciare dalla testa l'immagine del suo fratellino che faceva sesso con un demone.

«Ehi, ti ho detto che mi sarei liberato.»

«Sì, d'accordo, ma non mi piace...» insistette il fratello maggiore, sorseggiando un bicchiere di scotch, l'ennesimo che si era versato da quando era cominciata quella conversazione. Sam poi continuò a raccontare del loro incontro ravvicinato con Lilith e di come Ruby gli avesse salvato la vita.

Proprio in quel momento la cameriera bussò alla porta della loro camera, insistendo che aveva gli asciugamani puliti.

***

Si rifugiarono in un capannone diroccato, nella periferia di Grand Forks, forse una volta ci viveva qualcuno, perché era arredato in modo rustico, ma parecchio funzionale; oppure era la casa provvisoria di Ruby.

Stava di fatto che passarono lì parecchie ore, quasi tutta la sera; ma ogni volta che Kimberly provava ad intavolare un discorso, la ragazza demone la zittiva dicendole che non era il momento. Provò più volte a chiederle perché i demoni la stessero cercando, cos'erano quegli strani sogni che faceva ormai ogni notte, ma Ruby sembrava non avere alcuna risposta. Kimberly vedeva la sincerità in ogni sua scorbutica frase; non sapeva nulla, sapeva solamente che era arrivato un ordine dai piani alti dell'inferno il giorno in cui Samhin ci era stato rispedito e che da qual momento ogni demone aveva cominciato a darle la caccia. Per questo si era affidata a Dean e Sam per ritrovarla.

In tutto quel tempo, si assentò solo una ventina di minuti, lasciando il corpo della ragazza brunetta in decomposizione vicino a lei, seduta tutta sbilenca sul divano. Quando tornò in sé disse di essersi impossessata di una cameriera del motel in cui alloggiavano i suoi fratelli per dar loro l'indirizzo in cui si trovavano.

Era passata sì e no mezz'ora, forse qualche cosa di più, dal ritorno di Ruby nel corpo della ragazza, quando questa si alzò per andare ad aprire ai due fratelli.

«Sono felice che siate arrivati.» disse, ma fu subito eclissata da Kimberly che si lanciò nuovamente tra le braccia di entrambi i fratelli, strappando loro alcuni gemiti di dolore provocati dalle ferite. Versi che non sfuggirono alla ragazza.

«Siete feriti?» domandò staccandosi da loro.

«Non è nulla, tranquilla. – la rassicurò Sam – Tu piuttosto, come stai?» le chiese.

«Bene. Nonostante tutto mi fido di Ruby, so che ha dei modi burberi, in fin dei conti è un demone, ma non si comporta come loro, è mia amica.» cercò di rispondere. In realtà spiegare il rapporto che c'era stato e che continuava ad esserci anche in quel momento, tra lei e la demone, era difficile persino per lei. Le due si scambiarono un leggero sorriso, un sorriso che sembrò provocare a Dean una certa sensazione di disagio.

«Credo che io... – cominciò a dire, guardando imbarazzato la bruna – Lo sai...»

«Cosa?» chiese lei incrociando le braccia.

«Ti sono debitore per... aver salvato i miei fratelli. – aggiunse, era evidente dalla sua espressione che stava facendo una fatica immensa a dire quelle parole, a dimostrare che si stava fidando di un demone – Insomma...»

«Non ti sforzare.» il tono sarcastico di Ruby mise fine a quell'imbarazzante balbettio, strappando un sorriso a tutti tranne che al ragazzo.

«Cambiando discorso, ragazzi. Il mio cellulare è ancora morto. – intervenne Kim – Potrei fare una telefonata a Ray? Solo per dirgli che sto bene e che sono con voi. È da stamattina che non lo vedo e...» si bloccò. L'espressioni di Dean e Sam erano abbastanza eloquenti, se prima suo fratello maggiore era a disagio, ora sembrava completamente nel panico, stessa cosa l'altro. Cercò con tutto il suo essere di ignorare l'orribile sensazione alla bocca dello stomaco, ma quando Sam si sedette vicino a lei sul divano e le disse quelle parole, il mondo le crollò addosso, per l'ennesima volta.

«Kim... Mi dispiace...»

Non riuscì a trattenere un paio di lacrime, il resto cercò con tutte le forze di ricacciarle dentro; uno sforzo che richiese ogni suo briciolo di razionalità e freddezza. Un'ennesimo pezzo della sua vita passata, quella che seppur costellata comunque da fantasmi e creature oscure sembrava più luminosa e spensierata, se n'era andato via. Ormai poteva contare sulla punta delle dita le persone che le erano rimaste, se si escludevano Dean e Sam, che aveva rischiato comunque di perdere già una volta. Amy, zia Nancy, John, padre Shonas ed ora anche Ray. Tutto intorno a lei si stava sgretolando e, inspiegabilmente, come fosse uno spillino nel suo cervello, qualcosa le stava sussurrando che sembrava fosse colpa sua.

Nella capanna calò un silenzio carico di dolore, mentre lei aveva cominciato a guardare il vuoto davanti a sé, come a cercare di comprendere se fosse davvero lei la causa di tutto. D'improvviso però avvertì qualcosa di diverso dal dolore, come una scossa, un brivido che le percorse tutta la schiena.

«Stanno arrivando.» disse in un mezzo sussurro, non aveva la più pallida idea di come faceva a saperlo, ma era sicura che qualcuno si stesse avvicinando. A dare conferma di quelle sue parole, le luci soffuse della capanna cominciarono a tremolare; mettendo tutti allerta.

«La stanza sul retro!» disse subito Dean, prendendole la mano e portandola verso la porta; lei però con uno strattone gli fece mollare la presa.

«E no, col cavolo! Stavolta combatto con voi. Dovete smetterla di trattarmi come una ragazzina.» sbottò, innervosita. Quella situazione stava cominciando a diventare davvero patetica; per quanto potessero essere forti i demoni che la stavano cercando, quattro persone che combattevano sarebbero state meglio di tre e lei non era una novellina alle prime armi. Non si sarebbe nascosta in una stanza aspettando l'occasione giusta per scappare, non per la seconda volta di fila, non dopo che aveva praticamente condannato a morte il suo migliore amico.

Ci fu un leggero battibecco tra lei e i fratelli per il fatto che dovesse restare con loro e poi un altro più breve tra loro e Ruby sul fatto che Sam avesse perso il pugnale che la ragazza usava per ferire i suoi simili. Poi i rumori furono talmente vicini che non ci fu più tempo per parlare.

La porta del capanno si spalancò e con una folata di vento apparvero Castiel e Uriel, due presenze che non piacquero affatto alla bruna che con la cornea completamente nera come quella di un demone, indietreggiò di qualche passo.

«Ditemi che siete qui per aiutarci. – intervenne subito Dean con tono duro – È tutto il giorno che discutiamo di demoni.»

«Sì questo lo vedo... – fu Uriel a rispondere, con il suo solito tono superiore e per niente caldo o angelico – Prova spiegarci perché c'è quella cosa qua dentro.»

«Lei è...» tentò di spiegare Kim, ma venne interrotta da Castiel.

«Non importa più adesso. Siamo qui per Kimberly....»

«Qui per lei? Come, qui per lei?» chiese nuovamente il fratello maggiore, anche perché lei era ammutolita, mentre il ricordo del sogno della figura alata si faceva strada nella sua mente.

«Smettila di parlare. – lo rimproverò Uriel seccato – Consegnatela a noi.» a quelle parole le braccia di entrambi i fratelli si mossero istintivamente sul corpo della sorella facendola indietreggiare e proteggendola con i loro.

«Le darai una mano, vero?» domandò Sam, leggermente confuso, rivolgendosi a Castiel.

«No... Purtroppo no, Sam. Lei ormai è condannata.»

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