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Quando la Morte va in vacanza

Stagione 4 - Episodio 15

Erano stati due mesi relativamente tranquilli, almeno per i suoi standard; per una persona normale, probabilmente "tranquillità" aveva un altro significato e sicuramente non prevedeva fantasmi e demoni. Quest'ultimi, soprattutto, le avevano dato parecchio filo da torcere più di una volta, perché se gli angeli avevano smesso di cercarla da quando suo padre aveva ritrovato la grazia, nonostante non fosse tornato nei cieli, i demoni invece non si erano ancora arresi a catturarla viva per sfruttarla come una specie di oracolo vivente. La fortuna, però, era che non sembravano più mandare pezzi grossi e quindi, in un modo o nell'altro era riuscita a cavarsela anche da sola, solo un paio di volte si era ritrovata a chiedere qualche consiglio a Bobby, scoprendo che i ragazzi gli avevano raccontato tutto quello che era accaduto con gli angeli, evitandole di parlarne. Cosa che invece dovette fare con Jo, che rimase particolarmente scioccata dalla cosa, tanto da proporle di ritirarsi dalla caccia e nascondersi con lei.

Kim, però, non aveva nessuna intenzione di smettere di cacciare, perché come le era già successo altre volte e in altre occasioni, il lavoro le permetteva di distrarsi da ogni cosa la infastidiva o la faceva star male; prima fra tutte la morte di Ray che ancora la assillava, tanto quanto l'avevano assillata quella di John e quella di Dean a loro tempo. Anche coloro che una volta credeva suoi fratelli, e soprattutto Dean, erano nella sua lista di cose a cui cercava di pensare il meno possibile, non per altro, ma perché si era accorta che ogni qual volta pensava a loro faceva errori, si distraeva e perdeva la sua freddezza, una cosa imperdonabile in un lavoro come il suo, perché poteva costare la vita.

Il tutto divenne complicato, quando una notte, dopo aver risolto un caso di un fantasma nel Montana, era crollata sul letto del motel e qualcuno le fece visita in sogno.

«Castiel... Cosa vuoi?» domando, indietreggiando. L'ultima volta che aveva visto l'angelo, questi aveva tentato di ucciderla e in quel preciso momento la ragazza nemmeno si rendeva conto di essere in un sogno, perciò la sua diffidenza fu più che lecita.

L'angelo, però, con il suo solito fare pacato e rassicurante parlò.

«Ho un compito per te Kimberly. Devi andare nel Wyoming, in una cittadina chiamata Alcova.» il tono duro e serio dell'angelo non ammetteva repliche, ma lei osò comunque.

«Mi scusi tanto, – lo prese in giro, sollevando il sopracciglio e dandogli del lei, come se non lo conoscesse – ho le allucinazioni o lei mi ha appena dato un ordine?» il suo tono sarcastico non piacque affatto a Castiel, che la freddò col suo sguardo blu intenso e la redarguì.

«Non sto scherzando Kimberly. Sono venuto da te perché sei l'unica che, nonostante quello che è successo, credi ancora nella causa. Devi impedire che un sigillo venga spezzato.»

«Parli del sacrificio del mietitore, vero? – domandò la ragazza, non riuscendo più a trattenere la sua curiosità e il suo fiuto da cacciatrice – L'ho sognato giusto due giorni fa, un uomo con un cancro terminale che abbandona la clinica in cui è in cura, Alaster che tenta di uccidere un uomo con una falce...»

«Quindi, sai già cosa aspettarti.» la rassicurò l'angelo, ma lei scosse la testa.

«Scordatelo. Non affronterò Alaster, lui non ci penserà due volte a catturarmi e trascinarmi nell'inferno per sfruttare questo maledetto potere che mi è sbucato nell'ultimo periodo.» disse, la voce leggermente incrinata dalla paura.

«Non sarai sola, troverò un modo per avvisare anche Dean e Sam, tu devi solo ricominciare a fidarti di me.» concluse Castiel, per poi fluttuare con la solita distrazione della ragazza e il solito battito d'ali.


Castiel fu di parola, perché quando arrivò ad Alcova, i fratelli Winchester stavano già investigando sulla faccenda e lei non era più tanto sicura di voler intervenire, visto che i due stavano procedendo con la solita sicurezza.

Purtroppo non ebbe molta scelta, nel momento in cui quel bastardo di Alaster fece la sua comparsa al cimitero del paese.

Dean e Sam stavano preparando un rito per poter parlare con l'ultimo bambino morto della cittadina, quando un uomo li interruppe, incolpandoli di praticare riti satanici in un luogo sacro. Non ci volle molto prima che l'uomo mostrasse il suo vero volto; il suo tono di voce cambiò e con un certo divertimento salutò sia Sam che Dean, per poi alzare leggermente il tono della voce e chiamarla per nome, facendo voltare i due fratelli.

Costretta allo scoperto, Kimberly sbucò da un cipresso, poco lontano da dove si trovavano i tre uomini, avvicinandosi con la massima cautela. Nella sua vita non aveva avuto quasi mai paura, soprattutto di demoni, eppure lui riusciva a gelarle il sangue nelle vene solamente coi suoi occhi completamente bianchi. Il ricordo di cosa aveva fatto a Dean, a Ruby, ma soprattutto di cosa avrebbe potuto fare a lei se l'avesse catturata la faceva rabbrividire.

Kimberly incrociò per un millesimo di secondo lo sguardo di Dean e probabilmente lui ne lesse il terrore nei suoi occhi, perché con un impercettibile gesto della mano le fece segno di fermare la sua avanzata verso di loro; dopodiché si rivolse nuovamente al demone.

«Pensavo che fossi stato fritto... e anche di brutto.» disse con tono duro, ricordando cosa aveva fatto Leuviah quando aveva riottenuto la sua grazia.

«No... – rispose tranquillamente il demone – Solo il pediatra che stavo possedendo. Sua moglie lo sta ancora cercando. Esilarante vero, Kim? È come se tuo padre avesse ucciso una persona innocente.» quell'ultimo commento, volto a provocarla, la colpì come un pugno dritto allo stomaco, ma si limitò a stringere i pugni e a rimanere ferma dov'era; mentre l'uomo enunciava tranquillamente il suo piano, decretando di aver un appuntamento con la Morte.

Fu un attimo, con un gesto veloce della mano spedì Dean in aria, facendolo sbattere contro una lapide.

«Dean!» gridarono quasi all'unisono Sam e Kim, mentre quest'ultima si precipitava a soccorrerlo, notando subito che aveva perso i sensi. Rimase concentrata sul fratello maggiore, tanto che non si accorse di ciò che accadde tra Alaster e l'altro Winchester. In realtà il suo istinto le urlava che alle sue spalle stava accadendo qualcosa di maledettamente sbagliato, ma non aveva nessuna intenzione di giudicare Sam, qualsiasi cosa avesse fatto; l'esame di coscienza sarebbe spettato solamente a lui.

Quando Alaster abbandonò il corpo dell'uomo, sicuramente con tutte le intenzioni di possederne subito un altro, il fratello minore li raggiunse, mentre Dean riprendeva i sensi. Lo aiutarono ad alzarsi e lo portarono alla macchina, dove Sam guidò fino al motel dove stavano alloggiando i due ragazzi.

«Tieni, mettici del ghiaccio» disse subito lei, avvolgendo qualche cubetto del frigo bar dentro una maglietta e porgendogliela.

Nell'esatto momento in cui le dita sfiorarono quelle di Dean, percepì un fremito e si scostò subito, possibile che l'imbarazzo tra loro due era aumentato così tanto? Fortunatamente c'era Sam a distrarla dalla situazione.

«Vuoi un'aspirina?» domandò al fratello.

«No, dottor House. – lo prese in giro lui con tono piccato, per poi rivolgersi a Kim, senza però guardarla negli occhi, probabilmente anche lui era leggermente a disagio – Tu ne sai qualcosa in più?» le chiese e lei raccontò ciò che sapeva, senza però citare in alcun modo Castiel. Disse semplicemente che aveva avuto nuovamente un sogno, anche se parecchio confuso, e che quindi probabilmente si trattava di un sigillo.

Dopo la sua spiegazione l'argomento di conversazione cambiò e l'aria si fece improvvisamente più tesa quando Dean chiese ai due cosa fosse successo con Alaster mentre lui era svenuto.

Kimberly lanciò un occhiata veloce a Sam, ma poi diede solo la sua versione dei fatti, dicendo che era andata a soccorrerlo. Il ragazzo, però, rispose con un incredibile sicurezza.

«Ha cercato di scagliarmi via, ma... non ce l'ha fatta ed è sparito.»

«Come mai non ci è riuscito? Ti ha strapazzato un bel po' l'ultima volta...» insistette Dean.

«Non ne ho idea...»

Kim cominciava seriamente a sentirsi di troppo in quella conversazione. Solo qualche mese prima le avrebbe dato fastidio perché si sarebbe sentita esclusa da quella che credeva fosse la sua famiglia, ma ora che sapeva che Dean e Sam non erano suoi fratelli era letteralmente un'estranea a quei discorsi.

«Sam fammi un favore... – cominciò Dean, il tono duro del rimprovero e dell'avvertimento – Se vuoi tenerti i tuoi piccoli segreti non posso certo impedirtelo. Ma non trattarmi da idiota, ok?»

«Cosa?! Guarda che non ho nessun segreto. – fece lui, ma al verso poco convinto del fratello aggiunse dell'altro – Sei tu che non mi hai nemmeno detto di cosa c'è tra te e Kim.»

Sentirsi nominare come coppia provocò nuovo imbarazzo a entrambi, tanto che che la conversazione si chiuse lì. Qualche minuto dopo, ignorando qualsiasi cosa fosse successa al cimitero, i tre tornarono a parlare del caso e di come impedire ai demoni di uccidere il mietitore.

«Non ne sono sicura al cento per cento, come ho detto era tutto alquanto confuso, ma se si parla davvero della luna del Solstizio, abbiamo tempo solo fino a domani.» spiegò Kimberly.

«Non potresti chiedere a tuo padre di darci una mano? Per una volta ci farebbe comodo l'aiuto degli angeli.» chiese Sam.

«Scusami, non credo di avere il suo numero in rubrica.» scherzò la ragazza.

«Beh, sembra che dovremo occuparcene da soli.» disse Dean, riprendendo il ghiaccio e mettendoselo nuovamente in testa.

«Allora, ci buttiamo nella mischia e salviamo il mietitore di quartiere?» il tono di Sam era confuso, come se non avesse la più pallida idea di che fare.

«Perché, hai un idea migliore?»

«Dean, i mietitori sono invisibili. Possono vederli solo i morti o quelli che stanno per morire.» disse Kim, anche lei non riusciva a capire se il maggiore dei Winchester avesse un piano oppure no.

«Beh, se i fantasmi possono vederli... Allora diventeremo fantasmi.»

«Devi averla presa forte la botta in testa.» lo prese in giro Kim.

«Sembra una follia, lo so.»


Nonostante la follia, il piano di Dean si rivelò particolarmente geniale; farsi mandare tramite un rituale nel mondo degli spiriti per intervenire sul campo era forse l'unica soluzione possibile. Bisognava trovare solo qualcuno capace di farlo e Dean aveva pensato anche a quello, tornando al Motel il giorno dopo con Pamela, la medium che i Winchester conoscevano da tempo e che li aveva aiutati in più occasioni. Al contrario dei fratelli, però, Kim non l'aveva mai vista, anche se spesso John gliene aveva parlato come una delle migliori.

«Meglio che non cominci neanche a dirvi quanto siete pazzi.» commentò subito, appena entrata nella stanza, probabilmente Dean le aveva già raccontato il piano.

«Pamela, è davvero un piacere vederti.» disse Sam e la ragazza dovette trattenersi dallo schiaffarsi la mano sul volto. D'altro canto, la medium lo prese in giro, abbassando gli occhiali e mostrando la cornea completamente bianca, dandogli del dolce, per poi rivolgersi a lei.

«Tu devi essere Kimberly, vero? John mi parlava spesso di te. Eri il suo orgoglio.»

«Grazie. Anche io ho sentito molto parlare di te.» rispose lei, con un tono leggermente imbarazzato; non sapeva se dipendesse dal complimento o dal ricordo di John.

«Comunque, chi è il brillante genio che ha avuto l'idea della proiezione astrale?» chiese la donna, tornando al motivo per cui era lì.

«Io» rispose Dean, sapendo già come si sarebbe evoluta la conversazione. Pamela infatti era convinta che fosse davvero una follia, che rischiavano di rimanere persi nel mondo degli spiriti. Loro tre però conoscevano bene i rischi, ma nonostante tutto non avevano alternative, per questo insistettero affinché li aiutasse. Rinunciare a quel piano significava permettere ai demoni di spezzare un altro sigillo e lasciarli avanzare di un altro passo all'apocalisse.

«Stiamo parlando della fine del mondo. – insistette Dean, all'ennesimo commento piccato della donna – Niente più calzoni di pelle con le frange, niente più CD dei Ramones, niente più di niente.»

«Pamela, sappiamo quanto sia pericoloso, ma ci devi dare una mano.» aggiunse con tono più calmo Kimberly.

Nonostante non era ancora totalmente convinta, la medium accettò di aiutarli e impartì ordini su come preparare il rituale, accendendo candele e chiudendo le tende alle finestre.

«Toglietemi una curiosità, geni. Anche se entrate nel mondo degli spiriti e trovate il mietitore, come pensate di salvarlo?» domandò, seduta su di una sedia.

«Con stile e classe.» rispose con la solita punta d'ironia, Dean.

«Sarete solo dei banchi di nebbia, non potrete toccare o spostare nulla. Sarete inermi.» ribatté subito la donna.

«Io ricordo dei fantasmi che ce le hanno date di santa ragione.» fece Sam, che aveva finito di chiudere l'ultima tenda della stanza.

«Ma avevano avuto molto tempo per allenarsi.»

«Può darsi, ma... ehi non te l'ho detto noi abbiamo il nostro asso nella manica. Giusto Kim?» il tono con cui Dean si rivolse a lei la colse di sorpresa; non era più abituata a quel fare ironico e flirtante del ragazzo, che le ricordava i primi periodi di caccia assieme, quando lei credeva ancora di dovergli stare alla larga. Non rispose, ma Pamela parlò al suo posto, suggerendo loro di sdraiarsi.

Essendo solo due i letti nella stanza, fu complicato decidere dove posizionarsi e quando Sam, senza nemmeno un commento si mise quasi in diagonale su uno dei due, occupando tutto lo spazio e lanciando un sorriso divertito agli altri due, questi furono costretti a mettersi l'uno accanto all'altra.

Kimberly chiuse gli occhi e subito percepì le dita di Dean cercare la sua mano ed afferrarla, proprio mentre Pamela cominciava il rituale in latino.

«Animun vult decipi. Ergo decipiatu. Vis, vis, vis.»

Sentite quelle parole Kimberly percepì solo un leggero strappo, come una piccola scossa alla bocca dello stomaco, mentre la presa della mano di Dean si allentava, quando aprì gli occhi, però, erano ancora lì. Le luci delle candele, i due fratelli sdraiati sui letti e Pamela seduta sulla sedia.

«Va bene... Suppongo che almeno per due di voi abbia funzionato, per vostra informazione Kim ha deciso di non unirsi a voi dall'altra parte dell'arcobaleno. Ricordate che devo riportarvi indietro, vi sussurrerò l'incantesimo all'orecchio.» aggiunse, per poi alzarsi, avvicinarsi a Sam e bisbigliare qualcosa che la ragazza non sentì.

«Per quale motivo non sono riuscita ad andare con loro?» domandò Kim, trattenendo l'improvviso senso di apprensione che le attanagliava il cuore, nel vedere entrambi i ragazzi stesi sui letti, inermi; le dita di Dean ancora leggermente intrecciate alle sue.

«Stavo per chiedertelo io in realtà. Cosa intendeva Dean quando ha detto che tu eri il loro asso nella manica?» chiese la donna, sedendosi nuovamente sulla sedia.

«Beh... In realtà non mi definirei affatto un asso nella manica, non in quel senso almeno...»

«Arriva al punto dolcezza.»

«A quanto pare sono figlia di un angelo. Un paio di mesi fa angeli e demoni mi hanno braccata e l'ho scoperto.» tentò di spiegarsi lei, il più semplicemente possibile.

«Insomma stai partecipando ad una guerra in cui entrambe le parti ti vogliono morta? Ragazza mia, tu sei anche peggio di questi due finti eroi.» commentò in modo pungente Pamela.

«Non che abbia molta scelta. Attualmente l'unica abilità concessami dal mio sangue misto è stata quella di ricordare o prevedere i sigilli. E poi...»

«...e poi sei innamorata di Dean.» concluse la frase la medium e, quasi istintivamente Kim ritirò la mano da quella del ragazzo addormentato.

«Come...?»

«Persino un ceco se ne accorgerebbe ed io ne so qualcosa. – concluse sorridendo – Beh, bene o male è meglio essere in due anche da questo lato. Io non sono affatto una cacciatrice e voi tre vi siete fatti fin troppi nemici perché nessuno provi a farli fuori nel mondo reale come in quello degli spiriti. Vorrà dire che dovrai farmi da guardia del corpo.»


Passò parecchio tempo, almeno un paio d'ore, ma la previsione di Pamela si rivelò corretta. Il silenzio regnava sovrano nella stanza, le due avevano smesso di chiacchierare già da un po', ma erano rimaste entrambe vigili e attente, quando uno scricchiolio solleticò le orecchie di entrambe.

«Lo hai sentito?» chiese Kim, allungando la mano verso la pistola, poggiata sul tavolino affianco, in quel momento avrebbe di gran lunga preferito il coltello di Ruby, sapeva bene che i suoi proiettili non avrebbe avuto nessun effetto contro i demoni e l'acqua santa, ovviamente, era nel bagagliaio della moto.

«Sì... – rispose la donna – La porta è chiusa?»

«Sì è chiusa... – rispose lei, lanciando un occhiata al chiavistello, improvvisamente percepirono entrambe una folata di aria notturna e gelida – La finestra...» si tirò in piedi e andò subito a chiudere le ante, sapeva però che chiunque doveva entrare ormai era già entrato ed era solo questione di minuti prima che le attaccasse o tentasse di uccidere i corpi di Dean e Sam.

«Sappiamo che sei qui. – cominciò Kim, usando il tono più provocatorio possibile – Che ti prende lurido figlio di puttana... Hai paura di due donne?» aprì la porta del bagno, ma non trovò assolutamente nulla di insolito, se non si considerava la muffa sulle pareti.

Ebbe appena il tempo di voltarsi nuovamente verso la stanza che notò un uomo alle spalle della donna ceca, in un angolo della stanza.

«Pamela! – gridò – Dietro di te, abbassati!» la donna eseguì subito il suo ordine e lei sparò un colpo verso l'uomo, paralizzandolo. Sapeva bene che il proiettile di sale l'avrebbe bloccato solo per qualche secondo e lei aveva i proiettili contanti, per questo motivo c'era solo un modo per riuscire a scamparla.

«Pamela, presto, sveglia Sam!» ordinò di nuovo, sparando un altro colpo al demone che si stava riprendendo.

Ciò che non si aspettavano nessuna delle due era un altro demone, ancora più grosso e nerboruto del primo che comparve dall'angolo ceco di Kimberly, strappandole la pistola dalle mani, proprio mentre Pamela ripeteva le parole in latino all'orecchio di Sam.

Il demone a cui Kimberly aveva sparato si rianimò per la seconda volta e si avventò contro la veggente, scaraventandola contro il comò della stanza.

«Pamela!» gridò la ragazza, pestando con rabbia il piede dell'uomo che la stava tendendo che mollò subito la presa. Fu però un gesto inutile, perché nello stesso istante, l'altro demone piantò un coltello nello stomaco della donna e Sam scattò seduto sul letto come svegliato da un incubo.

Kimberly non dovette nemmeno fiatare, non appena il ragazzo si rese conto della situazione agì d'istinto e con una rabbia ed una semplicità mai viste, esorcizzò i due demoni con la sola forza del pensiero. Kimberly provò un certo brivido nel vedere quella scena, ricordando ciò che aveva provato la notte di Halloween quando con molta più fatica aveva fatto la stessa cosa con Samahin. Si rese conto che anche lui, aveva superato il limite di cosa era giusto e cosa sbagliato, ma che lei, presa dalla disperazione gli aveva permesso di farlo.

Quando dei due demoni non rimase più nulla se non i corpi privi di sensi degli uomini che avevano posseduto, sia Kim che Sam si avvicinarono a Pamela che nonostante il dolore, sembrava ridesse.

«Che c'è da ridere?» chiese la ragazza, non capendo.

«Non posso morire. Non in questa città.» spiegò lei, mostrando poi lo squarcio alla maglietta attraverso il quale si vedeva chiaramente la cicatrice della coltellata appena ricevuta.

«Pamela...» cercò di dire Sam.

«Non preoccuparti Brontolo, dammi qualcosa da bere.» lo bloccò subito lei.

«Hai bisogno di un medico.»

«Dammi qualcosa da bere Sam.» ripeté lei.

Fu Kim a prendere un po' di Scotch dalla bottiglia che si era salvata dallo scontro appena concluso e versarla in un bicchiere, mentre Sam aiutava la donna a risedersi sulla sedia.

«Ci siete riusciti?» domandò la ragazza, porgendo il bicchiere a Pamela, ma con l'attenzione completamente rivolta a Sam, tanto che la donna fece fatica ad afferrarlo.

«Credo di sì... Insomma prima di risvegliarmi Tessa, il mietitore, si era salvata, ma Alaster...»

«Alaster?! – il solo pronunciare quel nome le provocava nuovamente quel brivido di tremenda paura, che però in quel momento si era tramutata in preoccupazione per l'unica persona ancora dormiente nella stanza – Dean è rimasto da solo con Alaster?»

«Tranquilla dolcezza. – la rassicurò con tono stanco, ma più sicuro Pamela – Adesso lo riporto indietro.» si scolò con un solo sorso l'intero contenuto del bicchiere e poi si avvicinò al letto di Dean e ripetè a mezza voce le parole, con un certo sforzo.

Esattamente come per Sam ci volle qualche secondo prima che lo spirito del ragazzo ritrovasse la via per il corpo e in quel lasso di tempo, Pamela si sedette sul letto affianco, stremata.

«Ehi... Dobbiamo solo parlare con Tessa, fare in modo che aspetti finché non migliori...» furono le parole di Sam, una promessa che sapevano entrambi di non poter mantenere davvero.

«Ho l'impressione che abbia già iniziato...» commentò però la donna e, in quel preciso momento, il sangue cominciò a scendere copioso dalla ferita, come se si fosse appena aperta, proprio mentre Dean si svegliava.

«Cosa è successo?» chiese, accorgendosi della ferita della donna, ma Sam non rispose, anzi si rivolse a lui ponendo un'altra domanda.

«Dean, dov'è Tessa? – ma era chiaro a tutti che la risposta fosse la meno voluta, stava svolgendo il suo lavoro – Pamela... Mi dispiace tanto...»

«Smettila...» fece lei, la voce ormai un soffio.

«Tu non meriti questo.» continuò il ragazzo, non sapendo che dire.

«Già, non lo merito. Ve l'avevo detto che non volevo saperne di questa storia. – il respiro si faceva sempre più spezzato – Fatemi un favore... Dite a quel bastardo di Bobby Singer di andare all'Inferno per avermi presentato voi due... E tu, dolcezza... Se sei davvero ciò che mi hai detto, rifletti bene sulle le tue scelte.»

Kim si avvicinò subito a lei. Fu in quel momento che scoprì il secondo dono del suo sangue ibrido; un dono che aveva più l'aria di essere una maledizione. Istintivamente prese la mano di Pamela per sostenerla almeno moralmente e rassicurarla, ma non appena le sue dita entrarono in contatto con quelle della donna cominciò a percepire dolore. All'inizio era leggero, come una spina, ma in pochi secondi si fece sempre più intenso come una fitta insopportabile al ventre. Con un gemito è uno sguardo carico di terrore si guardò il punto dolorante, notando una chiazza rossa che si allargava pian piano. Fu Dean a staccarla con un gesto fulmineo dalla donna e in un'attimo il dolore sparì e la ferita si rimarginò, come se non fosse successo nulla.

Pamela tossì di nuovo, non riuscirono a capire se avesse in qualche modo compreso o percepito cos'era appena successo, ma aveva riottenuto un po' di forze, per attirare Sam a sé e sussurrargli qualcosa all'orecchio. Qualcosa che né suo fratello, né tantomeno Kimberly, ancora scioccata, riuscirono a sentire.

Tossì di nuovo, spuntando sangue e dopo pochi secondi spirò.

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