Proposta
T/N POV
Successivamente al nostro frettoloso rientro in aula, e dopo essermi goduta quella bellissima visione quale era il sorriso di Shinso, scoprii un Takagi dall'espressione seria osservarmi dal suo banco.
I suoi occhi mi squadrarono dalla testa ai piedi e cercai di ignorarlo il più possibile sperando che smettesse. Purtroppo continuò imperterrito finché il professore non annunciò il proseguimento della lezione.
Ogni cosa di lui mi nauseava e non sapevo cosa avrei potuto fare per far sì che mi lasciasse in pace.
Sentì il telefono vibrare nella tasca della gonna e, facendo attenzione a non farmi vedere dall'insegnante, lo presi e lo sbloccai tenendolo nascosto sotto al banco.
Era una mail da parte di Shinso e la aprii immediatamente.
'Volevo dirti che la mia offerta di accompagnarti alla stazione dopo la scuola è ancora valida. Se per te va bene, ovviamente. Mi sono scordato di dirtelo, scusa.'
Il mio cuore ebbe un sobbalzo.
Percepivo una dolcezza infinita tra quelle parole che mi fecero sentire le farfalle nello stomaco.
Risposi subito.
'Ovvio che si! Mi farebbe piacere! :D"
Alzai lo sguardo per controllare se avesse ricevuto il messaggio e lo vidi prendere il telefono dalla tasca.
Subito dopo, il mio cellulare vibrò nuovamente.
'Ottimo.'
- Diretto e conciso come al solito, eh? -
Sorrisi stringendo il telefono tra le mani per poi alzare gli occhi verso il professore intento a scrivere alcune parole inglesi alla lavagna.
In quel momento, riuscii a malapena a notare Takagi che mi stava nuovamente osservando, questa volta con un' espressione corrucciata. Feci finta di nulla impugnando la penna e iniziai a prendere appunti.
- Non permetterò che mi rovini un' altra giornata. Se per far sì che mi lasci in pace devo far finta che non esisti, ben venga, mio caro Takagi.-
Probabilmente fu grazie al cuore più leggero donato dalla pausa pranzo con Shinso che le ultime ore di lezione passarono in un attimo.
Ad ogni occasione, quel cretino di Takagi aveva continuato a scrutarmi con i suoi occhi rivoltanti per tutta la lezione ma, per fortuna, quel suo solito sorriso beffardo era sparito lasciando spazio ad un espressione rabbiosa. Forse il mio ignorarlo era servito a qualcosa.
Quando la campanella suonò, Shinso si avvicinò al mio banco.
"Quando vuoi." disse sottovoce.
"Yes, prendo la roba e andiamo!" risposi ad un tono di voce sicuramente più alto del suo.
Non mi importava se la classe mi avesse sentito.
Nel caso, avrei potuto dimostrare che delle loro battute e dei loro chiacchericci senza senso non me ne importava nulla e che, tanto meno, mi vergognassi della compagnia di Shinso.
"Aaah! Quindi avete fatto tardi a lezione perché eravate impegnati in cose che è meglio non dire, vero?" squittì ridendo Akane ancora seduta sul suo banco mentre i nostri compagni scoppiarono in una fragorosa risata generale.
Avvampai di colpo mentre Shinso non accennò a voltarsi, continuando ad osservarmi.
Mi chiesi come facesse a rimanere così calmo dopo una frase di quel tipo.
Nella mia mente riascoltai quelle parole infinite volte nel giro di pochi secondi e sentii qualcosa rompersi dentro di me.
Ero giunta al limite.
Dopo aver raccolto le mie cose, scattai in piedi lanciandomi lo zaino su una spalla e feci un respiro profondo.
Dopo di che mi voltai verso la ragazza con occhi seri.
"Cos'è, sei invidiosa, Akane? Secondo me dovresti farle anche te certe cose, almeno la smetteresti di essere così bisognosa di attenzioni e ti calmeresti un po'. " dissi fissandola mentre tutta la classe si zittì all'istante.
Credo che la ragazza non si aspettasse una risposta simile perché rimase qualche secondo a fissarmi con un' espressione stupita balbettando vocali sconnesse.
"C-COME TI PERMETTI?!" urlò scattando in piedi con le guance violacee.
"Mi permetto eccome. Esattamente come vi permettete voi di giudicare me, dopotutto." conclusi.
I nostri compagni di classe si guardarono tra di loro iniziando a parlottare mentre Shinso mi osservava con la sua solita espressione.
Ero al limite della sopportazione per via di tutto quello che mi era successo in quei pochi giorni di scuola.
Feci un cenno con la testa a Shinso e iniziai a camminare verso la porta.
"B-brutta stronza! Vuoi rissa per caso?!" gridò Akane sbattendo le mani sul banco.
"Non ne vale la pena. Ci vediamo." risposi uscendo rabbiosa dall' aula.
Nel più totale silenzio, Shinso mi seguì per affiancarsi a me nel corridoio.
Uscimmo poi dalla scuola e ci incamminammo verso la stazione.
Notai che spesso il ragazzo voltava lo sguardo verso di me per poi tornare ad osservare la strada; probabilmente non aveva idea di cosa dire.
Quando iniziai a sbollire la rabbia, lentamente mi resi conto di quello che avevo detto in quell' aula. Realizzai che probabilmente avevo fatto fare a Shinso una pessima figura ed iniziai a sentirmi tremendamente in colpa.
"Ehm...Perdonami per quello che ho fatto. Sono stata patetica e ti ho fatto apparire sotto una pessima luce." borbottai a bassa voce non riuscendo a guardare il ragazzo negli occhi.
"Altro che patetica, sei stata grande."
Voltai lo sguardo di scatto nella sua direzione e lo scoprii a sorridere.
Sentii del calore familiare invadermi le guance dopo quelle parole.
"S-stai scherzando, vero? Cioè...dai. Sono stata ridicola, da domani tutta la classe mi odierà ancora di più e tu verrai preso in giro, tutto per colpa mia."
"A me sei piaciuta parecchio invece. Era ora che qualcuno le dicesse qualcosa, se ne usciva troppo spesso con dei commenti un po' troppo pesanti."
- G-gli...gli sono piaciuta? -
"Ehm...però non toglie il fatto che ti ho fatto fare una pessima figura." dissi imbarazzata grattandomi la nuca.
"Ti riferisci al fatto che hai praticamente ammesso che facciamo un certo tipo di cose durante la pausa pranzo?"
Mi irrigidii di colpo iniziando poi a ridere istericamente.
"S-si, ma tranquillo! Era così per dire, eh!"
"Lo so, tranquilla. Era la cosa migliore che potessi dire al momento."
Sospirai.
- Per fortuna l'ho scampata. -
"E onestamente, non la trovo una cosa così orrenda da doversi vergognare." continuò Shinso sfiorandosi il collo e osservando qualcosa oltre l'orizzonte.
Dopo quelle parole, nel mio inconscio scoppiò un incendio e la mia parte razionale sfondò qualcosa dentro di me per poi fuggire sbraitando in preda al panico.
Lo fissavo imbambolata totalmente assente non riuscendo a trovare qualcosa da dire in risposta.
Probabilmente notò la mia espressione perché vidi le sue labbra muoversi per dire qualcosa.
In quel preciso istante, il telefono di Shinso squillò risvegliandomi dalla mia trance.
Riuscii ad intravedere il contatto 'mamma' sul suo telefono prima che il suo dito sfiorò lo schermo per accettare la chiamata.
"Si, dimmi."
Iniziai a fissare l'asfalto di fronte a noi cercando di non pensare alla sua ultima frase; o meglio, per cercare di non imbarazzarmi quando mi tornava in mente. La frase in sé mi piaceva parecchio.
"Ho capito mamma, ma devo accompagnare una persona in stazione e..."
Lo sentii sospirare.
"Ok, ok, ok, va bene. Arrivo." disse chiudendo la telefonata.
"Perdonami, cambio di programma. Devo andare al ristorante dei miei." disse sospirando nuovamente.
"N-non c'è problema, tranquillo." sorrisi.
Cadde il silenzio e finalmente varcammo l'ingresso della ormai familiare strada pedonale che portava alla stazione.
Una volta giunti al bivio che conduceva al locale dei genitori, Shinso si bloccò osservando qualcosa nelle mattonelle che lastricavano la strada.
Non ne capiii il motivo, ma decisi che sarebbe stato meglio se fossi stata io a chiudere la nostra passeggiata.
"Ehm...tranquillo Shinso. Tanto la stazione è qua vicino, arriverò in un attimo! Ti ringrazio per tutto quanto. Ci vediamo domani!" sorrisi muovendo la mano per salutarlo ed iniziando ad allontanarmi.
"T/N."
Mi voltai nella sua direzione mentre il suo sguardo era ancora rivolto in basso.
"Mia madre ci teneva al fatto che venissi anche tu al ristorante, le farebbe piacere conoscerti. Ovviamente se non hai impegni."
Sentii il cuore sfondarmi qualche costola per poi tornare al suo posto in preda all' agitazione.
"Ehm, no! Assolutamente, non ho alcun impegno!" dissi totalmente rossa in volto.
"Ok. Vieni con me." concluse ancora a testa bassa.
Lo seguii nella via secondaria che avevo percorso con Misao la sera di quella nottata devastante e, camminandogli a fianco, notai che Shinso era parecchio teso.
"Tutto bene, Shinso? Se non ti va che venga basta dirlo. Non farti problemi."
"Tranquilla."
- Se avessi saputo che l'avrei visto in questo stato avrei certamente rifiutato il suo invito. -
La vicinanza con il palazzo di fronte, rendeva quella via più buia delle altre e le conferiva un che di romantico.
Le luci già accese delle lanterne rosse fuori dai locali che illuminavano il legno chiaro degli ingressi, i profumi delle spezie che permeavano dalle cucine, il camminare silenzioso dei passanti, i negozietti dai toni caldi che si accingevano a chiudere le serrande: tutto mi riempì il cuore come una poesia facendomi sentire tremendamente felice.
Mi stupii per non aver notato tutta quella meraviglia la prima volta che avevo camminato in quella via, come se fosse tutto stato costruito dopo il mio passaggio.
Guardai Shinso che teneva ancora gli occhi rivolti verso terra e rimasi un po' ad osservare quella luce calda segnargli il viso. Ogni volta che lo guardavo, mi innamoravo sempre di più.
"Siamo arrivati." disse fermando la sua camminata.
Alzai lo sguardo e riconobbi l'insegna con la volpe mentre Shinso si avvicinò alla porta.
"Mia madre è...un po' particolare. Non spaventarti." disse a bassa voce.
"Ok!" sorrisi.
Il ragazzo aprì la porta scorrevole ed entrammo nel locale, in quel momento poco illuminato.
"Sono qui, Hitoshi!" urlò una voce dalla cucina.
Shinso si inoltrò nel ristorante dicendomi di andare con lui.
L'imbarazzo di dover conoscere i genitori iniziava a farsi sentire.
Arrivati sulla soglia della cucina vidi la stessa donna che aveva accolto me e Misao la sera della nostra cena intenta a tagliare delle verdure.
"Hitoshi! Ben tornato! Dammi un secondo che finisco e sono da te!" disse sorridendo.
Il ragazzo iniziò a camminare verso la saletta e io lo seguii.
Accese le luci e si avvicinò ad un tavolo.
"Siediti. Vuoi qualcosa da bere? Un the, magari?" chiese.
"Se ti va di farlo, perchè no. Grazie." risposi sedendomi.
"Nessun problema." disse dirigendosi verso il banco all' ingresso.
Rimasi sola e iniziai ad osservare i dettagli la sala in cui mi trovavo, ancora in preda all'imbarazzo della situazione.
- Forse era meglio se gli dicevo di no. -
In quell' istante la madre di Shinso mi si parò davanti.
"Tu devi essere l'amica di cui Hitoshi parla tanto! E' un piacere conoscerti! Il mio nome è Mihoko."
- Parla tanto...di me? -
Arrossii alzandomi ed esibendomi in un inchino, lei ricambiò e si sedette al tavolo mentre anche io feci lo stesso.
"Allora, allora, allora! Come ti trovi alla UA?" chiese sorridendo incrociando le mani sotto al mento.
"N-non c'è male, grazie per averlo chiesto."
"Ahah! Non essere imbarazzata T/N! Ero solo curiosa di conoscere la ragazza che riesce a sopportare il modo di fare apatico di mio figlio!"
- Conosce il mio nome? In effetti, ero così in imbarazzo da non essermi nemmeno presentata. Devo sempre fare 'ste figure. -
"Ma dimmi la verità, voi uscite insieme in quel senso? Hitoshi non me lo vuole dire!" chiese.
"Ehm, no, no! S-siamo solo buoni amici!" dissi muovendo le mani davanti al petto.
"Davvero? Peccato. Sei così carina che mi sarebbe piaciuto parecchio averti in famiglia!"
- Sto. Per. Implodere. -
"Insomma, se tu facessi dei bambini con Hitoshi verrebbero fuori davvero dei gioielli con il bel viso che ti ritrovi! E poi mi sembri così dolce, sarebbero davvero degli angioletti e pensare che potrebbero essere i miei nipoti mi riempie di gioia!" continuò esaltata.
- Ora muoio. Sul serio. -
Avvampai all' istante e fui costretta ad abbassare lo sguardo per cercare di non farle notare le mie guance violacee.
"Ahah, non imbarazzarti, tesoro. Sono solo molto onesta e ci tengo a dire quello che penso!"
"Mamma."
La voce di Shinso irruppe nella stanza accompagnata dal suono delle tazzine che portava su un vassoio.
Una volta avvicinatosi, notò il fortissimo rossore sulle sue guance.
"Che cosa le hai detto?" chiese appoggiando il the sul tavolo.
"Nulla di quello che io non pensi." sorrise Mihoko guardandomi con occhi dolci.
Shinso sospirò per poi mettersi a sedere di fianco a me mentre io non riuscivo ancora ad alzare lo sguardo.
"Cosa volevi dirmi?" chiese il ragazzo rivolto alla madre.
"Uh! Giusto!" disse alzandosi in piedi. "Una famiglia di ricchi sfondati ha prenotato tutto il locale per questo sabato sera! C'è il compleanno del figlio e vogliono festeggiarlo da noi, ti rendi conto? Forse finalmente il nome del nostro ristorante sta cominciando a farsi notare anche da quelli come loro!"
"E non potevi dirmelo al telefono?" chiese Shinso con fare apatico.
"Figlio, questo è un evento! Non potevo darti una notizia del genere in una telefonata!"
"Come vuoi." sospirò il ragazzo.
"Devo chiamare il nostro distributore e fare una spesa come si deve, quella famiglia deve mangiare come dio comanda! Sia tu che tuo padre verrete messi sotto torchio per tutta la serata, vedi di prepararti!"
Sentii il mio imbarazzo iniziare a calare e presi tra le mani la mia tazza di the portandomela poi alla bocca per iniziare a bere.
"E dato che ci sono, ne approfitto. Sarà una serata importante e avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile." continuò la madre di Shinso per poi puntare il dito verso di me.
"Quindi, T/N, ti andrebbe di darci una mano sabato sera? Ovviamente dietro paga."
Ci mancò poco che non sputai il the.
"I-io non ho mai fatto questo lavoro, non so se..." dissi.
"Non ci vuole niente tesoro e nel caso tu accettassi saresti solo un supporto, non avresti grandi responsabilità! Hitoshi ti spiegherà tutto!" continuò la madre.
"N-non credo di esserne all'altezza." continuai.
"Avanti! Non farti pregare!"
"Mamma, se non vuole non insistere." intervenne Shinso.
"Se il suo è un no, voglio che sia lei a dirmelo." gli disse seria Mihoko per poi rivolgersi a me con un sorriso.
L'idea era allettante, ma mi sentivo tremendamente insicura.
Lasciai scorrere qualche secondo mentre la lista dei pro e dei contro veniva stillata nella mia testa. A conti fatti, i contro erano troppo pochi per non accettare.
"Va bene, conti pure su di me." sorrisi.
Mihoko si illuminò e prese le mie mani tra le sue.
"Grazie infinite, tesoro! Vedrai, sarà più facile di quello che ti aspetti!"
"Si figuri." sorrisi imbarazzata.
"Ora torno di là che ho della roba in cottura, vi lascio soli." disse facendomi l'occhiolino. Mi liberò le mani e si diresse verso la cucina, lasciando la stanza in un silenzio totale.
"Non eri obbligata a dirle di si." sospirò Shinso.
"Ahah, ma figurati! Tua madre è molto dolce."
"Non quando fa l' esaltata in continuazione. Comunque, quando sono arrivato avevi una faccia strana. Ti ha detto qualcosa di particolare?" continuò.
"Eh? No, no!" dissi cercando di nascondere l'imbarazzo.
"Sarà."
Nelle ore successive, Shinso mi spiegò il minimo indispensabile da sapere per poter lavorare l'imminente sabato. Tentò anche di insegnarmi a portare tre piatti con una mano fallendo miseramente; capii che non ero proprio portata.
Al termine della sua lezione, presi il telefono per controllare l'ora e scoprii che era dannatamente tardi. Mi ricordai anche dell' incarico della spesa che mi aveva affidato Misao: mi era totalmente passato di mente.
- Mi ucciderà, poco ma sicuro. -
"Ora devo proprio andare, Shinso. Mi sono ricordata che devo fare una commissione." dissi.
"Certo, tranquilla."
Iniziò ad accompagnarmi verso la porta del locale, quando la madre spuntò dalla cucina.
"Te ne vai di già T/N?" chiese mescolando qualcosa di simile ad una pastella nella ciotola che teneva tra le mani.
"Si, ho ancora dei giri da fare." sorrisi.
"Se vuoi tornare qui prima di sabato sei la benvenuta! La prossima volta ti faccio anche vedere le foto di Hitoshi quando era piccolo!"
"Mamma, smettila!" la intimò Shinso.
"Ah, dimenticavo!" disse inoltrandosi nella cucina e tornando con un sacchetto colmo di vaschette in alluminio da cui permeavano i più svariati profumi di cibarie. "Ecco T/N, un piccolo ringraziamento anticipato per il tuo aiuto di sabato. Spero che sia tutto di tuo gradimento!"
Presi il sacchetto tra le mani e la ringraziai facendo un profondo inchino.
"La ringrazio, signora Shinso."
"Non preoccuparti, ora devo proprio tornare a lavoro, buona serata tesoro e spero di vederti molto presto!" concluse tornando in cucina.
Ricambiai il saluto e seguii il ragazzo alla porta.
"Vuoi che ti accompagni alla stazione?" chiese.
"Tranquillo, vado anche da sola." sorrisi.
Non volevo disturbarlo oltre, lo vedevo ancora parecchio teso.
Aprii la porta scorrevole e vidi un uomo intendo ad attaccare dei fogli sul muro esterno del locale.
"Sei già arrivato, papà." disse Shinso.
"Eh già. Ho finito prima quello che avevo da fare e mi sto portando avanti con gli altri lavori." disse continuando imperterrito il suo lavoro.
In un qualche modo, catturai la sua attenzione perché si voltò verso di me.
Mi squadrò qualche istante per poi tornare ad attaccare quelli che si rivelarono essere volantini sulla facciata del ristorante.
"Tu devi essere T/N, giusto?" chiese con tono serio.
"S-si, esatto. Piacere di conoscerla." risposi inchinandomi.
"Piacere mio."
Dai suoi modi, scoprii che Shinso assomigliava parecchio a suo padre. Sia fisicamente che per l'atteggiamento.
"Ehm, allora io vado! Ci vediamo domani a scuola Shinso. Grazie del the!" dissi iniziando ad allontanarmi.
"Grazie a te." lo sentì dire a bassa voce accennando un saluto con la mano.
Camminai a passi spediti verso la stazione sentendo la mia anima in uno stato in pace assoluta.
Era una sensazione che solo Shinso era riuscito a farmi provare così tante volte quando ero in sua compagnia. Mi crogiolai in quel sentimento meraviglioso e iniziai a correre complice un cuore talmente leggero da farmi sentire una piuma.
Avrei tanto voluto che tutto questo durasse per sempre, non desideravo altro.
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