3.RIMANDARE L'INEVITABILE NON SERVE A NULLA
Quando torno a casa prima del previsto, mia madre e mio padre si precipitano preoccupati verso di me. Sanno che non rinuncerei al mio lavoro per niente al mondo.
«Cosa è successo?» domanda mia madre aiutandomi a togliere il cappotto mentre mio padre mi prende la borsa dalle mani.
«Ti senti male?» continua lui controllandomi il polso.
«Nulla di tutto questo» cerco di rassicurarli. «Ho finito prima a lavoro perché ho preso qualche giorno di ferie.»
«Ferie? Perché?» chiedono in coro lanciandosi uno sguardo indecifrabile.
Negli ultimi due anni hanno visto la loro unica figlia spegnersi lentamente e l'idea che io possa essermi presa qualche giorno di ferie sembra destabilizzarli.
«Perché ho delle cose che devo sbrigare e mancherò dalla città per un po'. Tutto qui» spiego brevemente cercando di non farli preoccupare troppo.
«Fuori città?» sembra che mio padre abbia appena visto un dinosauro a tre teste.
«Esatto» confermo andando in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. «Oh e mamma, i miei colleghi hanno gradito i tuoi dolci. Come al solito, sono terminati tutti» le comunico sperando che non inizi a fare domande.
«Grace Jones, adesso tu ti siedi qui e ci dici cosa ti passa per la testa.»
Sospiro, come sospettavo Carolyn non si accontenta delle lusinghe. Nulla che non sia la mia notizia sembra importarle in questo momento.
Annuisco.
Prendo altri due bicchieri e verso dell'acqua anche per loro.
«Allora?» insiste papà. «Vuoi per favore renderci partecipi di quello che sta succedendo?»
Non so bene come iniziare così cerco di sembrare il più tranquilla possibile per evitare che si possano agitare anche loro.
«Andrò per qualche giorno a Woodstock.»
Mio padre per poco non si affoga con la sua stessa saliva.
Spingo il bicchiere destinato a lui nella sua direzione.
Papà lo guarda, poi beve qualche sorso.
«Woodstock?» ripete la mamma sentendosi improvvisamente le gambe molli.
«Tristan, prendi la macchina della pressione, credo che sto per sentirmi male.»
Alzo gli occhi al cielo.
«Perché?» insiste lei mentre papà da bravo medico qual è, ha già capito che quello di mia madre è solo un attacco di panico.
Le fa cenno di sedersi accanto a lui.
«Perché devo. Non posso perdere ancora altro tempo dietro a quella casa.»
«Ma...»
«Mamma, credimi, non vorrei ma devo farlo. Per me e... e per Liam. Quella casa era importante per entrambi ed è giusto che qualcuno se ne prenda cura. Io non potrò farlo, così vado lì per venderla. È giusto che quel posto abbia la vita che merita, con... con la famiglia che deciderà di acquistarla.»
«Tesoro, possiamo fare qualcosa per te?» domanda papà.
Scuoto la testa.
«Magari possiamo accompagnarti» continua la mamma.
«Questa è una cosa che devo fare da sola» ammetto a loro, ma soprattutto a me stessa.
Sorrido ai miei genitori. «Siete magnifici» dico loro. «Senza di voi non saprei veramente come fare, ma è giusto così. Andrò a Woodstock da sola e ritornerò non appena avrò fatto vedere la casa a chi intende comprarla» chiuderò una volta e per tutte questo capito e presto Woodstock sarà solo un lontano ricordo.
«Ti vogliamo bene» dice mamma alzandosi per abbracciarmi.
«Sarai sempre la nostra piccola, lo sai, vero?» aggiunge papà raggiungendoci.
«Sì» sorrido. «Ma la vostra piccola, non è più così piccola e non può continuare a ignorare ciò che la circonda, quindi è ora che affronti la vita. Anche se farà un po' male» un po' tanto male.
«Sai che potrebbe pensarci Bonnie, vero? Lei è sempre così gentile con te e poi lei ci sa fare con tutte queste cose...»
«Mamma...»
«Davvero Grace, non è necessario che tu vada lì tutta da sola. Quella casa è immensa e tu sei...»
«Cosa sono mamma?».
Carolyn scuote la testa.
«Nulla tesoro...»
«Mamma, ti prego finisci la frase».
«Fragile, Grace. Sei ancora terribilmente fragile e vulnerabile. Come farai?»
«Cara...» la interrompe papà. «Grace ha ragione e noi dobbiamo smetterla di pensare che lei non sia ancora pronta, perché lo è. Glielo leggo dentro quando la guardo negli occhi.»
Accenno un piccolo sorriso.
Hanno ragione entrambi, mia madre pensa che io sia fragile ed è così. Aver perso Liam mi ha sconvolta. Ha devastato la Grace che ero facendo nascere in me paure e paranoie che prima nemmeno immaginavo. Ma anche mio padre ha ragione, sono pronta. O almeno questo è quello che voglio credere.
Non si è mai pronti a voltare pagina, figuriamoci a cambiare libro!
«Dovete promettermi una cosa» esordisco. Adesso sono io a rivolgermi a loro come se fossi l'adulta della situazione.
«Tutto quello che vuoi» dice papà.
«Dovete smetterla di preoccuparvi per me, io starò bene. E si,» dico prima che lo aggiunga mia madre «vi chiamerò e vi aggiornerò su tutto.»
«Dicono che a Woodstock ci sono dei posti magnifici» continua papà. «Quindi tu pensa anche un po' a divertirti. Non startene tutto il tempo chiusa in quella casa.»
«Certo, magari visiterò uno di quei posti. Perché no?» abbozzo un sorriso.
Abbraccio entrambi i miei genitori e con un macigno sul cuore, vado a preparare le valigie.
«Quando hai intenzione di partire?» domanda mia nonna irrompendo poco dopo nella stanza.
«Non ti ho sentita arrivare» ammetto portandomi una mano sul petto per lo spavento. Ero in soprappensiero.
La donna dai capelli a caschetto bianchi alta solo un metro e cinquanta chiude la porta alle sue spalle avanzando verso di me. Le sue labbra sottili sono serrate. Anche lei sembra avere tanti pensieri per la testa.
Quella dei miei genitori è una piccola casa, ma piena d'amore.
Qui, viviamo tutti insieme. I miei nonni, i genitori di mia madre, si sono trasferiti da noi solo qualche anno fa, quando mio nonno Ronald ha iniziato a non stare più tanto bene.
«Quando?» insiste. Prende posto sul letto. Poco distante dalla valigia. La osserva forse cercando di capire se io mi stia dimenticando qualcosa oppure no.
«Roy ha trovato un posto libero sul treno di domani, a quanto pare non sono tante le persone che vanno a Woodstock» praticamente quasi mezzo treno sarà vuoto. «Dice che se non lo faccio ora, probabilmente non mi deciderò mai a partire e quindi...»
«Domani» sussurra.
Annuisco continuando a piegare gli indumenti che porterò con me.
«Dicono che Woodstock sia magnifica in inverno» si sarà documentata attraverso lo smartphone che gli ho regalato per natale. «L'ho letto su internet» aggiunge confermando i miei sospetti.
«Davvero? Io non ci sono mai stata in questo periodo dell'anno. Liam e io ci siamo stati in estate. Ricordi? Abbiamo passato tre mesi magnifici in quella cittadina prima del...be' lo sai» spiego brevemente.
«Prima del suo incidente» termina lei la frase al posto mio.
«Già.»
Nonna si alza.
Viene verso di me e togliendomi tutto dalle mani mi costringe a guardarla negli occhi.
«Sei una persona stupenda Grace, e io, tuo nonno e i tuoi genitori, siamo fieri della donna che sei diventata.»
Rimango in silenzio. Senza sapere bene cosa dire.
Lascio continuare lei.
«Hai solo ventisette anni, ma nella tua vita hai già passato uno dei dolori più grandi che una persona possa provare, se non il più doloroso. Basta fingere che tutto vada bene, perché so che dentro al tuo cuore, non va bene un cazzo!»
«Nonna!!» dico stupendomi del suo linguaggio.
«Sono stanca di vederti solo ed esclusivamente concentrata sul lavoro. Sono stanca di vederti fingere una risata di giorno, mentre la notte ti sento piangere. Oh accidenti lo so che cerchi di cancellare le lacrime contro il cuscino ogni maledetta sera! Sono stanca, non ti riconosco più Grace. Devi reagire e credo che andare a Woodstock sia un grande passo avanti per te.»
«Lo credi davvero nonna?» chiedo sedendomi sul letto, lei mi segue avvolgendo le mie spalle con il suo braccio.
«Sì, assolutamente. Hai bisogno di staccare un po' la spina. Qui ti assilliamo tutti. Chi per una cosa, chi per un'altra... a proposito, hai comprato quei biscotti alla crema che mi piacciono tanto?»
«Sì» rido «Ma non mangiarne troppi o il diabete finirà per salire alle stelle e poi vai a sentire la mamma!»
Nonna Dolly alza gli occhi al cielo. Lei è la persona più golosa che io conosca, dopo mio padre, ovviamente.
«Comunque...» continua. «Qui cerchiamo sempre di riempire i tuoi silenzi ma la verità è che tu hai bisogno di ritrovare te stessa e con noi sempre tra i piedi, non riuscirai a farlo.»
«La verità è che ho paura. Non credo di essere pronta a ritornare in quel posto.»
«Tu sei pronta, lo sei sempre stata ma temi di scoprire come sarà senza Liam al tuo fianco.»
«È difficile.»
«Lo è, ma lui sarà sempre con te. Lo porti qui...» indica il mio cuore. «Ma adesso devi anche pensare un po' a te stessa. Hai la fortuna di aver incontrato e amato una persona magnifica, adesso però torna su, Grace. Torna a galla, o rischierai di rimanere ancorata al fondo per sempre.»
«Nonna...»
«Nuota Grace. Nuota verso la superficie. Torna a vivere o finirai col perderti anche tu.»
«È giusto così!» disse osservando una nostra foto.
«Pensi?» chiesi prendendo posto accanto a lui sul nostro nuovissimo divano.
«Sì, guarda» indicò la fotografia. «Se c'è amore, è giusto che sia sempre così. Tu che sorridi e io che sorrido guardando te.»
Scattammo quella foto non appena varcammo per la prima volta la soglia della nostra casa.
Liam se ne stava sempre con una macchina fotografica tra le mani e quando poteva, immortalava ogni momento.
Grazie a questa sua passione, oggi, mi ritrovo migliaia di foto insieme a lui.
Le fotografie sono tutto ciò che mi resta.
Le fotografie e... questa chiave.
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