Capitolo 9
Newt's pov
Gli Spaccati si fermano esattamente davanti a noi.
Non ci attaccano, ma ci osservano in silenzio, pregustando forse il sapore della nostra carne.
La loro pelle quasi verde, i tagli sanguinolenti, i denti neri e gialli e il pus diffuso su vestiti, i capelli radi e corpo, appestano l'aria.
Per un attimo si fa silenzio, poi uno degli Spaccati parla con voce roca e bassa. Ha le orbite sporche di sangue e senza occhi, il suo corpo da donna è martoriato, ma si tiene ancora in piedi.
"Non li vedo più sai. Ho mandato via gli incubi. Non li vedo più."
Per un attimo un silenzio imbarazzato striscia tra tutti i presenti, poi Kim prende in mano la situazione.
"Lo so, lo so. Ora stai meglio, non li vedi più." Dice la mia compagna di viaggio, come a prendere tempo.
"Sai erano tanto tanto brutti. Il mio Stephen aveva tanta paura quando succedeva."
"Stephen era tuo figlio?" Domanda ancora Kim, muovendosi lentamente all'indietro.
"Lui era il mio bambino sai. Poi è arrivato Thomas e ha rovinato tutto."
Guardo Kim e lei guarda me, mentre uno strano presentimento ci avvolge.
"Magari Thomas voleva solo conoscere Stephen..."
A quelle parole la Spaccata alza su di me le sue orbite vuote.
"Stephen non voleva Thomas, loro lo hanno cambiato! Gli hanno fatto cambiare nome!"
"Vuoi dire che Stephen e Thomas sono la stessa persona?" Deduce ancora una volta Kim.
"No... sì... Stephen non voleva! Lo hanno portato via e poi ha conosciuto Thomas!"
Kim fa un altro passo indietro e io la seguo.
"Non era giusto! Non ne avevano il diritto!" Urla la donna ormai in preda alla pazzia più completa.
È a quel punto che lei e gli altri tre Spaccati ci vengono addosso.
"Corri!" Urla la ragazza e io obbedisco voltandomi e mettendo in moto le gambe stanche.
Kim mi spinge in avanti e io dal canto mio cerco di non perdere l'andatura, ma di aumentarla.
Sento le urla alle mie spalle, ma corro senza fermarmi o girarmi.
Kim's pov
Spingo Newt in avanti nella speranza che mi sia sbagliata che questo tratto di tunnel, non sia quel tratto di tunnel che credo. Ma ormai i miei presentimenti sono molto più che reali. Inizio a sentire gli schiocchi provenire da sopra le nostre teste. Vedo Newt rallentare la corsa, così senza perdere tempo prendo il suo zaino levandoglielo di dosso e getto verso gli Spaccati parti del suo contenuto, come scatolette di cibo, giusto per rallentarli un po'. Newt mi guarda stupito, ma almeno ora possiamo correre più veloce e infatti distanziamo gli Spaccati in pochi secondi.
Tuttavia la trappola mortale dentro cui stiamo correndo si è ormai attivata.
Sento un schiocco più forte degli altri e davanti a noi piomba una grossa palla di metallo seghettata, delle dimensioni di un cranio umano. Senza aspettare altro si fionda su Newt. Con un gesto brusco sposto il ragazzo dalla traiettoria dell'essere che cade invece addosso a uno degli Spaccati. La testa dello zombie viene presto circondata da una lastra in metallo assieme alle urla e l'odore di sangue che appesta l'aria.
In pochi secondi la testa dello Spaccato è scomparsa divorata dalla sfera metallica. Il corpo ormai senza vita giace per terra in un pozza rossa: siamo tutti fermi a guardare quella scena raccapricciante, ma dobbiamo muoverci.
Infatti un attimo dopo, altre sfere iniziano a colpire il terreno e gettarsi contro gli Spaccati. Newt e io non perdiamo tempo e scappiamo più veloci che mai.
In pochi secondi siamo usciti dal campo d'azione delle sfere-mangia-testa e stiamo per ripararci all'interno di una delle stanzette. Ne apriamo una a caso ed entriamo: sto per chiudere la porta, quando qualcosa mi afferra il braccio e mi trascina ancora una volta nei tunnel.
Mi ritrovo a terra, mentre una delle sfere metalliche mi morde il braccio con un rumore secco. Urlo dal dolore mentre sento la voce di Newt rimbalzarmi nella testa. Poi sento degli spari, numerosi e il dolore per un attimo si attenua per poi riprendere. Altri spari, dei miei calci, poi il mio corpo che viene trasportato, fatto strisciare a terra, poi un sonoro clank che segnala la chiusura di una porta.
Sento qualcuno muoversi attorno a me, poi una mano sul mio corpo, dolce e calda. Sento l'odore del sangue circondarmi e invadermi le narici, poi l'oscurità inizia ad avvolgermi lenta e inesorabile fino a quando tutto ciò che vedo è buio.
Newt's pov
Assicurata la porta con il chiavistello e dopo averla chiusa per bene, mi dirigo verso lo zaino di Kim.
Ne tiro fuori la solita coperta, la stendo, poi senza non poche fatiche sposto la mia compagna sul morbido materiale.
Fatto un respiro profondo le tolgo di dosso la felpa con la manica sinistra ridotta in brandelli.
Trattengo un sussulto. Il braccio è conciato molto male, peggio di quanto pensassi. Dal gomito al polso un morso circolare ha lasciato della carne martoriata e a brandelli.
Le vene principali sono squarciate e Kim sta perdendo molto sangue, troppo. Se continua così morirà dissanguata.
Senza pensarci due volte inizio a guardare in ciascuno dei due zaini, fino a trovare un laccio che può essere usato per fermare l'emorragia.
Lo lego poco sopra il gomito, con un nodo ben stretto. Poi mi guardo attorno.
Non mi ero accorto di essere entrato in una stanzetta diversa da quelle usate in precedenza. In questa, stranamente, c'è una specie di piscina, o meglio una specie di grande pozza d'acqua limpida.
Mi avvicino e con foga mi lavo le mani e la faccia, sporche dopo giorni di cammino.
Il piacere dell'acqua fresca sul corpo è qualcosa di indescrivibile, ma non ho tempo di goderlo a fondo.
Senza perdere ulteriore tempo prendo una delle bottigliette, la riempo d'acqua pulita e disinfetto la ferita di Kim.
Frugo poi nello zaino, alla ricerca di ago e filo e dopo averli trovati, assieme a delle bende, inizio il lungo lavoro di medicazione.
***
"Perché non ho fatto il Medicale?" Dico ad alta voce, mentre mi sciacquo le mani insanguinate nella pozza.
Ho ormai terminato il mio lavoro come medico improvvisato: ho ricucito alla ben e meglio i tagli più profondi sul braccio della ragazza, anche se tanti altri sono ancora aperti.
"Che razza di roba sarebbe un medicale?"
La domanda rimbalza sui muri della stanza e devo dire che ci metto un po' a realizzare che cosa stia succedendo.
Mi volto di scatto avvicinandomi a Kim che con gli occhi confusi e il volto cereo, si sta guardando intorno.
La ragazza prova a sollevarsi, ma io prontamente la rispedisco a terra.
"Non ci provare nemmeno." Ordino con voce ferma alla mia paziente.
"Newt, voglio solo alzarmi, niente di che." Protesta lei, lamentandosi.
"Hai perso troppo sangue e inoltre hai la febbre. Quindi stai coricata." Insisto io.
Lei riesce ad alzare gli occhi al cielo, e mentre le metto una benda bagnata sulla fronte, mi tiene il muso.
Tra di noi cala il silenzio mentre le cambio le bende zuppe di sangue con alcune nuove.
Appena ho finito il lavoro mi volto per prendere da mangiare, ma sento Kim afferrarmi il polso.
Mi volto verso di lei, la vedo strana, forse più del solito, mentre si morde il labbro inferiore.
Dischiude le labbra, rimanendo per alcuni secondi a fissarmi, poi si decide a parlare.
"Non andare. Stai qui. Ti prego."
La guardo e le sorrido: la preferisco così; bisognosa di aiuto, ma con quella punta di orgoglio che le permette pur sempre di fare un pochino da sé.
Senza dire niente mi corico accanto a lei che non ha ancora staccato la mano da attorno al mio polso.
Lentamente lei mi lascia andare la presa mentre osservo il soffitto. Sento i suoi occhi su di me e appena quella sensazione svanisce sono io a guardarla di sottecchi.
Decido poi di fare una mossa avventata.
Con delicatezza muovo la mano lungo il braccio della ragazza, scorrendo le dita sulla pelle morbida.
Continuo, fino a giungere alla sua mano e tiro un sospiro di sollievo quando sento Kim accettare la muta proposta che le sto facendo.
Le nostre mani si intrecciano e quella notte dormiamo così, legati l'una all'altro.
***
La mattina mi sveglio con uno strano peso sul petto.
Dischiudo gli occhi impastati dal sonno e guardo verso il basso.
Una voluminosa chioma scura è appoggiata su di me.
Apro gli occhi abituandoli alla luce e mi sollevo un po', ancora stralunato.
Kim tutta rannicchiata accanto a me ha deciso di usarmi come cuscino.
Sorrido coricandomi.
Senza nemmeno accorgermene prendo ad accarezzarle la testa, attorcigliandomi una sua ciocca al dito.
Dopo un po' la ragazza si muove e si gira a guardarmi.
"Perché mi stavi accarezzando?"
"Perché mi usi come cuscino?" Domando in risposta ammiccando verso di lei.
La ragazza si accorge presto di trovarsi con la testa ancora appoggiata a me e in tutta furia cerca di allontanarsi.
La prendo per un fianco e la faccio coricare dinuovo.
"Non mi dai fastidio."
"Lo so, è solo che mi sembra strano, tutto qui."
"Un giorno ti ci abituerai."
"Vuol dire che ci capiterà spesso di dormire così?" Domanda lei.
Io sorrido ancora involontariamente.
"Può darsi."
La sento ridacchiare mentre si mette seduta appoggiandosi al muro.
Io rimango coricato e da quella posizione la fisso e lei guarda me.
Distoglie lo sguardo dal mio volto dopo alcuni secondi e prende a fissarsi il braccio.
"Ti avevo detto di lasciarmi se era necessario."
"E io ti avevo detto che non lo avrei mai fatto."
Lei non mi guarda negli occhi, ma inizia a frugare dentro lo zaino in cerca di qualcosa.
Mi avvicino e le tasto la fronte scoprendola calda.
"Stai andando a fuoco! Coricati prima di stare male."
La faccio distendere anche se contro la sua volontà.
Mi guarda male tutto il tempo mentre le cambio le bende del braccio cercando di non rovinare il lavoro fatto con l'ago e il filo.
"Lo sai che senza Rigeneratore rischio di perdere il braccio, vero?"
Sento il sangue gelarsi nelle vene.
"Non ne abbiamo dell'altro?"
"Sì, ne avevamo."
"Ma hai usato un'unica fiala... l'altra?"
La vedo abbassare lo sguardo e voltare la testa di lato.
"Quando siamo usciti dai tunnel e siamo stati attaccati dal cane sono rimasta ferita.
Non ti ho detto niente perché di te non mi fidavo ancora. E in ogni caso non ti preoccupare, tanto anche con il Rigeneratore non cambierebbe niente.
Ne ho assunto troppo e prenderne un'altra fiala sarebbe come drogarsi.
Il cuore inzierebbe ad andarmi in tilt e beh, avrei un arresto cardiaco, suppongo."
Rimango spiazzato da quelle parole, anche se non ne comprendo appieno il motivo.
"Mi stai dicendo che indipendentemente da quello che farò tu morirai comunque?"
Con i suoi occhi color ghiaccio lei gira ad osservarmi; come al solito mi fissa talmente intensamente che mi sento spogliato da tutte le mia certezze e appena parla mi sento anche mancare il fiato.
"E se anche fosse? E se morissi? Cosa potrebbe cambiare? Lo sai che il mio unico scopo era quello di portarti al centro della C.A.T.T.I.V.O. Beh, sei a due giorni di cammino, forse di meno. Se ti sbrighi puoi arrivarci prima che tornino le sfere mangia testa. Puoi lasciarmi qua, prendere uno zaino e andartene, andare al centro, seguire le istruzioni sul computer centrale e ricominciare da zero.
Allora dimmi, perché non prendi e non te ne vai? Perché ti ostini a stare qui, ad aiutarmi quando lo sai meglio tu di me che non me lo merito. Perché sei ancora qui? Vattene, forza! Prendi la tua roba e vattene!"
La guardo inespressivo, senza capire le sue parole, quel suo atteggiamento sgarbato che fino a pochi istanti fa era gentile.
"Lo sai che non voglio lasciarti da sola, quindi non chiedermi di andarmene."
"Perché?" Domanda allora lei, fissandomi in cerca di spiegazioni.
"Perché... forse ci tengo. Forse dopo tre stramaledettissimi anni in cui ho cercato di suicidarmi e di ignorare il fatto di stare male, di sentirmi diverso... forse tengo di nuovo a qualcosa. Forse ho di nuovo qualcosa per cui lottare, qualcosa che mi faccia andare avanti. Tu."
Space for me ||☆
Okay, siamo nel 2018 e come minimo ci metterò almeno sei mesi a imparare a scrivere 18 e non 17.
Yeeee.
La cosa epica è stata sentire la soave voce di Malgioglio alla TV. Ho iniziato bene l'anno.
--------FINE MOMENTO SCLERY--------
Anyway un buon fandomioso anno a tutti!
Come avete passato capodanno?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)))
Maty☆
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