Capitolo 8
Mi lascio cullare dalle braccia di Newt, mentre quella sensazione di calore aumenta. Mi rannicchio vicino a lui, sperando di non dargli fastidio; lui non sembra dispiaciuto dalla mia vicinanza, anzi, appena sente che mi sto spostando, forse per paura che io vada via, parla.
"Tranquilla, non mi dai fastidio." Mi sussurra all'orecchio.
Mi sistemo meglio accanto a lui e con delicatezza tolgo le mani dal suo collo.
"Perché siamo ancora così?" Domando a Newt, volendo sapere perché lui non mi ha ancora lasciato andare, ma mi sta stringendo a sé.
"Avevo bisogno di sentire qualcosa."
"Qualcosa come l'affetto?"
"Sì, esatto." Risponde lui posando delicatamente il mento sulla mia testa.
"Ti infastidisce tutto questo?" Domanda lui.
"No, ma mi sembra strano. Non ho mai abbracciato così tanto qualcuno."
Lo sento alzare il mio viso con due dita facendo incontrare i nostri occhi.
"Non è strano, è affetto."
Mi sorride e io gli sorrido: vorrei stare lì con lui tutto il giorno, vorrei stare in quella posizione, con la testa su suo petto e le sue mani sui miei fianchi.
Proprio in quell'istante un pensiero attraversa la mia mente.
Quel bacio che ho ricordato, quello con Newt, in questo momento mi sembra reale, mi sembra accaduto veramente. Quegli occhi scuri, quei capelli biondi e le labbra rosee delicate... mi sembrano parte di qualcosa, parte di me, del mio passato.
Mi riscuoto da quei pensieri e mi accorgo di aver appoggiato una mano sulla guancia del ragazzo, proprio su una cicatrice biancastra.
"Vuoi sapere chi me l'ha fatta?" Domanda Newt appoggiandomi una sua mano sulla mia.
Non rispondo alla domanda del ragazzo, ma lui tenta di spiegarmelo.
"L'ho sempre avuta, ma non mi ricordo come me la sono fatta. Forse sono caduto, o qualcuno mi ha graffiato...
Certe volte mi sembra che manchi qualcosa. Che non sia tutto dove e come dovrebbre essere."
"Magari un giorno lo sarà." Affermo cercando di apparire rassicurante.
Lui non dice niente, ma mi fissa talmente intensamente negli occhi che distolgo lo sguardo e mi alzo in piedi.
Il ragazzo segue i miei movimenti e pochi istanti dopo stiamo già camminando.
Mi sono resa conto solo ora che Newt non ha rispettato nessuna delle regole che gli avevo dato prima di tutto questo, eppure non ne sono arrabbiata. Sento che forse è giusto che sia sbagliato. Maledettamente sbagliato, eppure così bello.
***
Per tutta la giornata ci guardiamo di sfuggita: non so cosa mi stia succedendo, forse Newt non mi ha elencato tutti i sentimenti dell'affetto?
Forse sono io, con il mio cuore freddo e il mio atteggiamento scostante, che devo imparare a scoprire questa nuova parte di me che non conosco.
Devo imparare a lasciarmi andare forse, devo imparare ad aprire la porta del muro attorno al mio cuore. Magari è meglio condividere il mio piccolo spazio con qualcuno che abbia voglia di stare con me, non per mentirmi come ha fatto la Cancelliera Paige, ma qualcuno di sincero, qualcuno con cui basti uno sguardo per intendersi.
Qualcuno che... come ha detto Newt? Amare? Sì, giusto, qualcuno che mi ami.
Già, qualcuno così mi servirebbe, qualcuno su cui poter contare, qualcuno che mi tiri su con un sorriso quando sono triste, qualcuno che mi porti a vedere le stelle o mi porti a vedere il mare -due delle mie poche passioni- per passare del tempo insieme... sì, mi ci vorrebbe qualcuno così. Forse un giorno lo troverò, forse l'ho già trovato...
E mentre penso a questo mi volto verso Newt, senza saperne il motivo, senza ragione, sapendo solo che qualcosa lega me e il ragazzo, qualcosa di molto profondo, qualcosa che mi ha fatto salvare lui fra mille altri Spaccati.
Potevo scegliere chiunque, potevo scegliere quella ragazzina che avevo addocchiato all'inizio: infondo anche lei come Newt era appena diventata Spaccata.
Eppure c'era stato qualcosa, come se qualcuno mi avesse mandato una scossa ed era stato in quel momento che avevo scelto Newt, il ragazzo accanto a me.
Forse era stato tutto dovuto alla scena che avevo visto tra lui e quel Tommy, ma ne dubito: io sono pur sempre Kim la guerriera, non Kim "cuore fragile" e non posso di certo essermi fatta imbambolare così.
Newt's pov
Non ho la più pallida idea del perché io abbia abbracciato Kim, eppure sento che è giusto così. Sono parecchio confuso su tutto quello che è accaduto in sole poche ore, ma quello che sento non è di certo paragonabile a quello che probabilmente lei sta provando in questo momento.
L'hanno addestrata ad essere spietata, senza paura, senza sentimenti, senza dubbi, proprio come dovrebbe essere un soldato perfetto. Ma quando la guardo, anche di sfuggita, come adesso, mi rendo conto che soffre, non solo per le bugie su cui era stata costruita la sua vita fino a pochi giorni fa.
La vedo camminare a testa leggermente bassa, con alcuni capelli che sfuggono dalla voluminosa sciarpa avvolta attorno al capo. Sta avvolgendo e riavvolgendo per la centesima volta un filo scucito dalla sua felpa beige.
Sembra confusa, ma non sono in grado di capirlo guardandola di traverso e per giunta solo i suoi occhi.
So però per certo che qualcosa le rode dentro, qualcosa che la blocca, che la fa dubitare di sé stessa.
Forse è l'addestramento, il modo in cui è stata cresciuta? O la tristezza per le bugie della C.A.T.T.I.V.O.? O la consapevolezza di aver una vita falsa, piena di menzogne?
Mi dispiace averle rovinato l'esistenza perfetta che credeva di avere, ma ora so che Kim, la ragazza della C.A.T.T.I.V.O., è una vittima quasi quanto me, anzi, di più.
Vittima di quelli che credeva essere la sua famiglia, di quelli di cui si era fidata.
Perché alla fine, per quanta fiducia possiamo riporre nelle persone, ci sarà sempre una parte di loro disposta a tradirci, anche se noi non ci crediamo. Siamo umani, schifosi doppiogiochisti che pensano ai loro interessi il settanta percento del tempo. Per il restante trenta percento, beh... forse non pensiamo affatto.
Forse Kim questo non lo sapeva. Sapeva solo che era giusto pensare che la C.A.T.T.I.V.O. fosse buona.
Ma ormai quelle quattro parole sono un marchio, un segno di fabbrica per tutti quelli come me e come lei.
Vittime di qualcosa di troppo grande per essere compreso.
Usati per scopi "più importanti".
Scopi senza termine, senza senso e logica. Senza pietà.
E tutto questo non ha e non avrà mai un senso. L'unica cosa di cui sono certo in questo momento e che sono stanco, i piedi sembrano andarmi a fuoco, ho fame, ma più importante di tutte, so che Kim non è quello che sembra. Perché sotto quella sguardo da guerriera si nasconde una ragazza che deve imparare a vivere senza timore e senza paura di amare.
***
La notte passa alla svelta, senza che una singola parola voli fra noi e mentre camminiamo, la speranza di non essere seguiti, si fa strada in me come nella mia compagna, che ormai ha portato la mano al pugnale da tempo.
Durante il cammino sentiamo dei rumori strani, così, ormai all'alba, decidiamo di metterci al sicuro in una delle stanzette. Sistemato il nostro solito campo per dormire ci stendiamo entrambi sulla coperta.
"Sono morto. Non mi sento più i piedi."
"Ma non avevi detto che eri in grado di sostenere questa andatura?" Domanda la ragazza sorridendo e ammiccando nella mia direzione.
"Sì, ma sono stanco comunque. Camminare è pur sempre faticoso."
Lei mi sorride, forse pensando a quanto io sia debole.
"Se vuoi domani lo porto io lo zaino."
"Non sono così pappamolle!" Esclamo in disappunto.
"Oh povero ragazzino, lui non è pappamolle." Mi canzona lei.
La ragazza si mette a ridere di gusto mentre io mostro una faccia offesa.
Lei lo nota, così si avvicina tirandomi un buffetto sulla guancia con la cicatrice.
"Non fare l'offeso ragazzino."
"Preferivo quando mi chiamavi Newt."
Lei alza gli occhi al cielo, poi punta le iridi azzurre sulle mie. Siamo molto vicini l'una all'altro, tanto che riesco a vedere tutti i dettagli del suo volto.
"Allora non fare l'offeso Newt." Dice abbozzando un sorriso e allontanandosi da me.
Come questa mattina sento il disperato bisogno di un abbraccio e vorrei tanto stringerla a me di nuovo, ma non so se lei vuole. Ho paura di confonderla, di farla tornare fredda e acida come all'inizio.
Lei si solleva per tornare a coricarsi poco più in là, ma io la fermo.
"Kim io..."
Lei si volta e mi si avvicina.
"Volevo chiederti se..."
"Dai Newt non tenermi sulle spine, è una cosa che non sopporto."
"Puoi abbracciarmi?"
Lei scoppia a ridere e mi sento piombare il mondo addosso. Deve pensare che io sia uno stupido. Forse ha ragione. Dopo che mi ha visto ridotto a essere uno Spaccato, è già tanto se mi parla e si confida con me. E poi che razza di idea mi è venuta in mente? La conosco da neanche una settimana, figuriamoci se ha così tanta confidenza da volermi abbracciare su richiesta.
Abbasso la testa imbarazzato, forse arrossendo, ma rimango stupito nel sentire due braccia avvolgermi il corpo.
"Sei proprio un idiota ragazzino."
"Allora perché abbracci un idiota?" Domando, curioso di sapere la risposta.
Passano alcuni minuti nei quali io non ripeto la domanda e lei, dal canto suo, non dice niente.
"Quindi?" Dico infine, deciso a spezzare quel silenzio.
Lei sposta la testa per essere più comoda, poi sospira rumorosamente mentre una strana sensazione di inquietudine ci cala addosso.
"Forse... forse io..."
Prende un respiro profondo.
"Forse io mi sono affezionata a te. Forse ti voglio addirittura bene. È da alcuni giorni, anzi dalla prima volta che ti ho visto, che ho pensato di conoscerti da molto tempo."
"Anche io ho avuto spesso questa sensazione. Forse è reale. Ma se anche non lo fosse, è stato bello averti conosciuta."
Uno strano silenzio di pochi secondi cala ancora su di noi.
"Ragazzino, da quando sei sdolcinato?"
"Da quando tu sei disposta ad abbracciare uno come me?"
"Forse, la risposta ad entrambe le domande è solo una."
Solleva il capo dal mio petto, con i capelli tutti spettinati.
"Qual è?" Domando spostandole con delicatezza i capelli dietro un orecchio, cercando di sistemarli alla ben e meglio.
"Forse siamo cambiati quando ci siamo conosciuti. Forse se stiamo assieme non siamo così male."
La guardo e le sorrido senza dire una parola, mentre avvicino il mio volto al suo.
Mi sistemo sopra la sua spalla e lei, essendo più bassa di me, è costretta ad appoggiare la testa nell'incavo del mio braccio.
"Potrei abituarmici. Agli abbracci, dico." Alle parole di lei ridacchio silenziosamente, pensando che alla fine la Kim che sto abbracciando, è stata una delle cose migliori che mi siano capitate da tre anni a questa parte.
***
Dopo quei lunghi momenti passati assieme ci corichiamo, lei togliendosi alcuni pugnali di dosso, io come mia consuetudine, la maglietta. Come tutte le sere mi volto di spalle, ma sento una mano appoggiarsi sulla mia pelle.
Mi volto e vedo Kim osservarmi: con lo sguardo quasi desideroso mi guarda e io accetto la sua muta proposta, così per quelle poche ore di sonno che ci concediamo ogni giorno, dormiamo l'una accanto all'altro, con la sua schiena appoggiata al mio petto.
***
La mattina seguente ci alziamo e come tutti i giorni iniziamo la lunga camminata nei tunnel.
Sta procedendo tutto per il meglio, abbiamo già pranzato e siamo ormai ripartiti da tempo, quando un urlo squarcia il silenzio.
Kim non ha nemmeno bisogno di parlare e io di chiedere: possono essere solo Spaccati.
"Fermiamoci e uccidiamoli." Propongo, preso da un impeto di coraggio che non so neanche bene da dove provenga.
"No, non possiamo attirare un Dolente! Potrebbe non essere così gentile come la volta scorsa. Dobbiamo liberarci di loro una volta per tutte."
Dette quelle parole la ragazza si mette a correre e io la seguo riponendo in lei tutta la mia fiducia.
***
Dopo parecchi minuti lei si ferma.
Ho la gamba sinistra che urla dal dolore: nel Labirinto dopo il mio tentato suicidio ho rimediato solo questo, una gamba ormai ridotta ad un ammasso di carne dolorante. Stringo i denti e fisso il mio sguardo su Kim.
"Okay, ora viene la parte difficile. Quanto veloce puoi correre Newt?"
"Abbastanza da scappare dagli Spaccati e dai Dolenti." Rispondo serio.
"Per questo tratto di tunnel non ti basterà. Dovrai correre il più velocemente possibile, non dovrai guardarti mai indietro e qualsiasi cosa mi accada, promettimi che non ti fermerai ad aiutarmi."
"Lo sai che non posso."
I passi sconnessi e pesanti degli Spaccati si fanno più forti.
"Devi. Ora promettilo."
"Io non..."
"Maledizione! Promettimelo e basta! Non te lo sto chiedendo, fallo!"
È tornata la Kim di una settimana fa: aggressiva, irruente, spietata. Una vera guerriera.
Ci guardiamo entrambi sapendo già chi spunterà la discussione: i suoi occhi vengono attraversati come da una scarica. Un brivido mi scende giù per la schiena ancorando la paura che provo al terreno, facendola sprofondare nelle viscere della terra e lasciandomi un senso di tranquillità immensa.
"Lo prometto." La mia voce roca sembra quella di un malato, cosa che fino a pochi giorni fa ero.
Non ho tempo di pensare a nient'altro.
Con un ultimo tonfo gli Spaccati entrano nel cono di luce più vicino a noi. Ora si inizia a giocare.
Space for me||☆
Pive eccomi con un altro capitolo.
Sono stata fin troppo sdolcinata, quindi dal prossimo aspettatevi spargimenti di sangue, molte morti e...
Okay la smetto, troppi spoiler in una volta sola fanno male.
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Ho cambiato la descrizione della storia perché, come giustamente stydiavslaysi (scusa ancora) mi ha fatto notare, non avevo avvisato della presenza di spoiler sulla saga e mi scuso con tutti voi. Non avrei di certo dovuto rovinarvi il piacere di leggere i veri libri solo per una mia disattenzione. (×_×"")
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yaya_tesoruccio, aka la mia compagna che ho portato nel fandom di Maze Runner
👏👏APPLAUSI 👏👏
e di cui vi avevo parlato, mi ha stressato per qualcosa come un'ora perché voleva un'aggiornamento anticipato del capitolo.
Dopo questa premessa assolutamente inutile, volevo dirvi che mi fa molto piacere sapere che vi siate affezionati a questa storia così tanto (spero), nonostante su wattpad c'è ne siano di più belle e scritte meglio.
(-♡_♡)-E GRAZIE INFINITE PER I 11K VISUAL-(♡_♡-)
Lo so che sono infinitesimali rispetto ad altri racconti, ma a me sta bene comunque :)
E boh.
Come al solito vi chiedo di lasciarmi le vostre opinioni qui a lato 👉
Spero abbiate enjoy.
Mi dileguo.
Maty☆
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