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Capitolo 8

Rinvengo in una stanza tutta in legno. Sono coricata in un letto coperta da un piumino. Nella stanza non c'è nessuno e attorno a me la luce del sole, attraverso una finestra, illumina l'ambiente. Mi puntello sui gomiti per poi sedermi a bordo letto. La testa mi gira, ma provo a tirarmi su lo stesso. Appoggiandomi ai muri della camera e a una sedia sbilenca che prima non avevo notato, arrivo alla finestra.

Il vetro è veramente sporco, ma riesco a vedere fuori. I ragazzi stanno lavorando come sempre: provo a scorgere tra tutti loro Newt e Minho. La mia ricerca non dà risultati. Probabilmente tutti e due si saranno ripresi e saranno a correre come sempre nel Labirinto. Distolgo lo sguardo da fuori: mi sorprendo riuscendo a scorgere il mio riflesso.

È la prima volta che mi vedo; insomma da quando sono arrivata qui non ho avuto proprio il tempo di trovare uno specchio per vedere come sono fatta. Ho i capelli marroni e gli occhi azzurri. La bocca piccola e il naso leggermente all'insù, ma non troppo. Sono magra e mediamente alta; le mie forme sono giuste. La mia pelle è veramente pallida, ma infondo non sono stata bene, quindi è abbastanza normale. Indosso una camicia azzurrognola semplice e dei pantaloni lunghi marroni. Le scarpe sono normali, da ginnastica.
Fino ad ora non avevo mai pensato a come sono fatta, ma devo dire che forse non sono tanto male.

Mentre sto pensando a quanti anni potrei avere, la porta della camera si apre. Entrano i due ragazzi che l'ultima volta che mi sono sentita male sono andati a chiamare Minho, Newt e gli altri.
Rimangono a bocca aperta alquanto sbalorditi. Mi schiarisco la voce e provo a dire qualcosa.
"State bene? Perché mi guardate in questo modo? Cosa c'è che non va?"
I due non mi rispondono anzi, si mettono a parlare tra loro.
"Vai a chiamare gli altri. Digli che a quanto pare la pive non è schiattata, anzi è ancora tutta intera."
Il ragazzo più grande dei due esce dalla camera, mentre quello leggermente più basso rimane.

Appena il suo compagno se ne è andato il ragazzo bruno si volta verso di me.
"Siediti sul letto, ti devo visitare."
La sua voce è gentile, così ubbidisco senza fare storie. Il bruno si siede davanti a me e da una piccola sacchetta, che prima non avevo notato, tira fuori alcuni aggeggi. Mi visita guardandomi gli occhi, la lingua e provandomi il battito cardiaco. Sembra sicuro di quello che sta facendo. Cerco il coraggio dentro di me e poi domando: "Perché dovrei essere schiattata scusa?"
Il ragazzo alza lo sguardo dal mio polso e mi guarda fisso con i suoi occhi marroni.
"Diciamo che quando qualcuno smette di respirare si può reputare morto, giusto?"
A quella risposta scosto il braccio dal ragazzo.
Devono averlo attivato. Perfetto, sono un mostro ambulante a quanto pare.

Proprio in quel momento entrano di gran carriera nella camera, Minho, Newt, Alby e Frypan.
A quanto pare devo essere rimasta svenuta per un sacco di tempo se Newt e Minho sono riusciti a riprendersi del tutto. Nessuno parla, mi guardano tutti, cosi dico io qualcosa
"Ciao."
Tra tutto quello che potevo dire ho salutato quei ragazzi. Il cervello deve proprio essersi fuso.
"Avevi smesso di respirare." Dice Frypan senza neanche salutarmi. Lo guardo impassibile.
"Mentre eri sotto l'effetto della Mutazione avevi le vene viola fuori dalla pelle e non respiravi. Eri morta." Continua Minho guardandomi senza emozione.
"Non riuscivamo a capire cosa avessi, poi ci siamo accorti che avevi una nuova scritta sulla mano."
Questa volta è Newt a parlare. Sembra cercare di stare il più lontano possibile da me. Alzo la mano sinistra: la scritta "TU APPARTIENI ALLA C.A.T.T.I.V.O., La C.A.T.T.I.V.O. è buona." campeggia come al solito sulla mia mano.
Alzo la destra: "Morte Ospite Salvezza Test Risultati Ottimi"
È palese e evidente. È incisa sulla mia pelle. Dà alla mia mano una strana forma, quasi come se la cambiasse e la deformasse.

Taccio mentre i ragazzi continuano a guardarmi senza dire niente. Mi alzo in piedi. Loro mi osservano come se fossi un oggetto. Rimangono fermi quasi fossero delle statue.

Mi incammino verso di loro ed esco dalla sala. Davanti alla mia camera ci sono tutti gli altri ragazzi. Vado via, scendo le scale, esco fuori e continuo a camminare mentre sento i miei amici e altri ragazzi rincorrermi. Come fanno a guardarmi come se fossi solo un oggetto? Alla fine però non hanno tutti i torti. Sono un esperimento; come dovrebbero guardarmi se non come una cosa?

Vorrei tanto piangere, ma non ci riesco. Vorrei arrabbiarmi, ma non posso. Sento delle voci che mi chiamano, qualcuno che corre e una mano scura che mi afferra il braccio. Mi volto con sguardo impassibile verso Alby.
"Ragazzina stai calma, non è niente, è solo una scritta."
I suoi occhi tradiscono incertezza. La maggior parte dei Radurai è rimasta al Casolare mentre Minho, Newt, Frypan e Gally stanno arrivando di corsa.
"Una scritta?! Per te questa è solo una scritta?! Sai almeno cosa significa?! Vuol dire che morirò, lo sai o no?! Non è solo una scritta brutto imbecille, è la mia condanna a morte firmata dai quelli della C.A.T.T.I.V.O! Mi stanno guardando in questo momento e stanno aspettando il momento giusto per farmi fuori. Tu e i vostri amichetti andatevene pure al diavolo, tutti."
Mi volto e me ne vado. Sono arrabbiata, tra poco probabilmente mi trasformerò in un mostro e ucciderò tutti quelli che ci sono qui.

Faccio dei respiri profondi per calmarmi. Sento i ragazzi arrivare da Alby e parlargli. Io mi dirigo dritta davanti a me. Le porte del Labirinto sono aperte, posso andarmene e non rivedere mai più questa gente. Ormai mi sono messa a correre e sento tutti quelli dietro di me provare a fermarmi. Attraverso le porte del Labirinto, ma vengo sbattuta a terra. Riconosco subito di chi si tratta. "Galletto levati! Ora!" Sbraito infuriata.
"Non ci penso nemmeno ragazzina di splof." Risponde lui di scherno.
"Gally vattene via. Vattene o ti farò male, vattene!"
Lui non molla la presa su di me. Sento i ragazzi arrivare e circondarmi. "Tenetela ferma." Dice sicuro l'Intendente biondo.
Sento qualcuno legarmi le mani dietro la schiena. La mia fantastica fuga è fallita miseramente.

***

Alby mi tira su di peso e mi spintona in avanti.
"Voi non capite! Dovete lasciarmi andare, rischio di farvi del male!"
Cerco di convincerli, ma non mi ascoltano. Sbraito cercando di liberarmi, ma è tutto inutile. I ragazzi spingendomi e incitandomi a camminare mi conducono alla Gattabuia.
"Ora entri senza fare storie." Dice Gally.
"Te lo puoi scordare! Se rimango qui rischio di farvi del male. Lasciatemi andare."
Gally non mi sta a sentire e mi spinge dentro la piccola stanzetta. Cado per terra e ruzzolo su me stessa. Sento la porta chiudersi dietro di me: mi alzo e mi getto contro la lastra in legno. "Aprite! Aprite!"
Ovviamente per quanto gridi e sbraiti nessuno riapre la porta. Mi siedo sconsolata sulla sedia con le mani ancora legate. Non mi resta che aspettare che accada a qualcosa.

***

Sento che la cosa dentro di me sta per collassare, così mi distendo a terra cercando di stare tranquilla. Sento aumentare il mio battito cardiaco mentre il mio respiro si fa affannoso. La mia pelle diventa nera e si ricopre di placche metalliche. Le mie mani diventano orribili, le vene si gonfiano e le unghie si allungano diventando artigli. Tremo tutta in preda a convulsioni e spasmi. Le unghie rompono le corde che legavano le mie mani. Sento dolore ovunque e l'unica cosa che posso fare è urlare. La mia voce rimbalza sui muri della Gattabuia producendo un suono orribile. Mi tappo le orecchie mentre il mondo attorno a me si riempie di grida, urla e oscenità. Sento dei passi, delle voci, ma ormai è troppo tardi.

Sto morendo: sento il microchip divorarmi il corpo facendomi impazzire dal dolore. Vedo qualcuno entrare nella stanza e sbattermi a terra tentando di tenermi ferma. Il mio cervello dà un comando alle mie mani, un comando involontario. Graffio la faccia a chi cerca di aiutarmi. Vedo altra gente aiutarmi o al meno provarci. Mi bloccano a terra. Urlo, ma il dolore non se ne va; vedo il buio arrivare e portarmi con sé.

***

Questa volta riesco a vedere quello che accade attorno a me. Ci sono due medici, probabilmente i due dei sogni precedenti che ho fatto.
"Buongiorno Kim. Spero che tu abbia apprezzato quello che abbiamo fatto." Provo a parlare. 
"Sono un mostro. Come potrei apprezzare quello che avete fatto?!"
La mia voce è debole, ma i due hanno sentito.
"Non sei un mostro. Sei perfetta. Sei eccellente in tutto: i test sono risultati positivi. Grazie a te il genere umano sarà salvo. Quello che hai fatto non ha prezzo, capisci?"
La voce del dottore è pacata. L'infermiera è impassibile al fianco dell'uomo.
"Mi avete reso un mostro per salvare il genere umano. Da cosa? Perché sono così? Da cosa ho salvato il genere umano?!"
Sbraito più che posso.
Mi dirigo verso il medico con intenzione di fargliela pagare, ma vado a sbattere contro una barriera invisibile.
"Allora è così che vi proteggete! Siete solo dei luridi e spocchiosi fifoni. Avete paura vero? Non avete il coraggio di venire qua fuori a parlare faccia a faccia. Vi nascondete dietro muri invisibili!"
Li derido sbraitando, fino a quando sento dolore alla testa. Mi inginocchio urlando. Appena il dolore se ne è andato come era venuto, mi rialzo in piedi.
"Non usare certe parole con noi. Possiamo ucciderci da un momento all'altro se vogliamo."
La voce del medico è dannatamente seria.
"Il nostro tempo è scaduto Kim. Ricordati solo che tutto ciò che hai fatto è stato a fin di bene, e continuerà ad esserlo. Sopravvivi fino alla fine e potrai tornare ad essere felice. Spera solo che i prossimi test siano positivi altrimenti il mondo che ti aspetterà là fuori ti farà rimpiangere il Labirinto."
Il dottore fa un gesto con la mano verso di me. Vedo il mondo attorno svanire nel buio. Cerco di scappare da quella massa scura, ma la barriera invisibile mi blocca la fuga. Le tenebre si avvicinano sempre più fino a quando scompaio nel buio.

***

Il mondo torna di colpo a colori causandomi un forte dolore agli occhi. Sono nella Gattabuia, seduta sulla sedia sbilenca. Mi guardo le mani: sui palmi ci sono le solite scritte e la pelle è tornata normale. Le unghie nere spiccano ancora sulla carne perlacea. Le placche metalliche sono andate via lasciando la pelle come l'avevano trovata. Attorno a me non c'è nessuno.
Provo ad alzarmi, ma sono bloccata alla sedia da corde strette e resistenti. Rimango in silenzio aspettando di vedere qualcuno o sentire qualcosa, ma niente. Dall'unica finestra della struttura arriva la luce rossastra del tramonto. Provo ad usare i miei artigli neri sulle corde per liberarmi. Gli arti neri sono affilati e in pochi movimenti riesco a liberarmi in modo da sgusciare fuori dalla presa delle corde.

Mi incammino verso la finestra. Vedo tutti i ragazzi seduti ai tavoli mentre mangiano in silenzio. Né un rumore, né una parola, né uno schiamazzo. Niente di niente. Cerco i miei amici in mezzo agli altri Radurai. Li vedo seduti al tavolo che prima del mio arrivo era sempre vuoto.
Minho e Newt stanno parlando animatamente. Vorrei chiamargli, ma non so se sia una buona idea. Rimango a fissarli per un lunghissimo tempo, finché Newt non alza lo sguardo verso la Gattabuia e mi vede. Vedo che parla con Minho e subito dopo il ragazzo si gira verso di me.
I due si alzano con disinvoltura e vengono in direzione della Gattabuia.

Sento qualcosa crescere in me appena loro si sono affacciati alla finestra. Lo stesso sentimento di ieri si impossessa della mia mente. I due ragazzi continuano a guardarmi straniti. Newt sta per parlare, quando vedo graffi sul suo corpo e sulle sue mani. Mi guardo gli artigli: sono sporchi di sangue.
Non posso credere a quello che ho fatto.
Mi allontano dalla finestra.

"Kim non è niente, non mi hai fatto male, sono solo graffi superficiali." Newt cerca di tenere una voce sicura, ma non ci riesce.
"Potevo ucciderti." Rispondo secca.
Già, perché alla fine la verità è questa.
"Non dire sciocchezze."
Newt mi guarda fisso.
"Lo sai che non è così." Rispondo mettendoci tanto coraggio nella voce, più di quanto ne abbia.
"Smettila di dire sploffate. Eri sotto il controllo dei Creatori e quello che hai fatto è stato tutto involontario."
Minho mi guarda dritto negli occhi aspettando una risposta. Newt mi sta guardando; i suoi occhi sono pieni di tristezza.
"Ero cosciente. Ho visto quello che stavo facendo. Potevo fermarmi e non l'ho fatto."
È strano pensare che ho detto veramente quelle parole. Ma è la verità. Ero sotto il controllo dei Creatori, ma se avessi voluto avrei potuto fermarmi, ma non l'ho fatto.
"Hai fatto quello che hai fatto, ma ora cosa vorresti fare? Vivere per sempre nel senso di colpa?" Minho fa la domanda infastidito.
Ignoro quello che dice e mi rivolgo in particolare a Newt.
"No. Vi chiedo una cosa però."
Fisso entrambi i ragazzi. Sto per sparare la più grande sploffata del mondo, ma ne va del bene dei due ragazzi e di tutti gli altri Radurai.
"Se siete miei amici lasciatemi andare lontano da qui. Lasciatemi andare nel Labirinto."




Space for me||

Buongiorno! Come va?
Piaciuto il capitolo?
Spero di sì.
Scusate se non ho aggiornato la storia, ma ho un sacco di compiti e interrogazioni. 😭😭

Ieri sono arrivata a pagina 250 del terzo libro di Maze Runner... non riuscivo a smettere di piangere.
Insomma, è come se Tommy avesse ucciso parte di me.
Sinceramente non so se riuscirò a non piangere quando uscirà il film e andrò a vederlo.
Il punto è che quando leggi un libro ti ci affezioni, soprattutto ai personaggi e quando muore uno di loro rimani a fissare la pagina perché non riesci a credere a quello che hai letto.
Immagino che tutte/i voi abbiate pianto per un libro e quindi sapete come mi sento.

Ora vi saluto e vado a scrivere
Al prossimo capitolo.
Bacioni ❤️
Maty

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