Capitolo 45
Le urla si propagano tutto attorno a me e subito mia madre mi corre vicino, ma prima che possa anche solo toccarmi, io poggio la mano sul monitor del computer e cado nel mondo dei ricordi che mi restituirà tutto ciò che mi appartiene di diritto. Una volta per tutte.
***
Il recupero dati dura qualche minuto, ma appena riapro gli occhi sono costretta a prendere un respiro profondo; mi sembra di essere stata sott'acqua senza poter respirare.
Mi guardo attorno e vedo mia madre che mi sta incitando a venire via da lì.
La ascolto e ci dirigiamo lontano mentre io penso a tutto quello che ora ricordo.
Giorni fa avevo giurato di voler tagliare la mano a mia madre se questo fosse stato necessario per recuperare i miei ricordi, mentre ora guardando la donna che corre davanti a me mi rendo conto che mi vuole bene.
Sempre e comunque.
Alla fine la corsa dura alcuni minuti; riusciamo a infiltrarci in una stanza che viene chiusa subito a chiave da mia madre.
"Mamma io..."
La donna a quelle parole si gira a guardarmi: occhi rossi, vene che le attraversano il volto.
In un attimo sembra che l'Eruzione sia degenerata di colpo, ma non è solo un "sembra".
"Mamma..." Sussurro con la voce rotta dal pianto.
La donna tutto d'un tratto esce completamente di testa e mi si scaglia addosso sbattendomi contro il muro.
"Ora ricordi vero?! Io ero buona, io ti volevo bene, vero?! Vuoi chiedermi scusa, ma è tardi!"
Sento le lacrime bagnarmi il volto mentre il mondo mi cade addosso.
Per settimane e mesi ho odiato mia mamma per quello che mi aveva fatto, ma ora mi rendo conto che mi voleva troppo bene.
Mi sono ricordata tutto, di quando mio padre è degenerato ed è morto sotto i miei occhi, o almeno cosi mi pare.
È stato lui a mordere mia madre in quel corridoio e a trasmetterle l'infezione e in quello stesso giorno lui morì ucciso da una guardia.
Ma forse il ricordo è confuso, non ne sono sicura.
Sento il mal di testa farsi sentire.
Il solo ricordare quelle cose e quello successo dopo, mi fa venir voglia di urlare a squarcia gola, ma le lacrime mi stanno prosciugando, portandomi via anche le poche energie che mi restano.
Mia madre sta continuando a urlare e proprio ora mi rendo conto che sta succedendo quello che io avevo sognato nel Labirinto tanto tempo prima.
Mia mamma, sempre più fuori controllo, mi sta stringendo le mani attorno al collo e mi sta sbattendo la testa contro il muro.
Passano i minuti e le lacrime continuano a scendere: io non riesco nemmeno a difendermi da mia madre che continua a picchiarmi, a tirarmi calci e pugni mentre cerca di uccidermi.
Ad un certo punto la donna mi piomba addosso e si siede a cavalcioni su di me facendomi mancare il respiro.
Proprio in quel momento vedo i suoi occhi cambiare, per un minuto o poco più.
Tornano azzurri come fino a una mezz'ora fa.
"Mi dispiace figliola, mi dispiace..." Queste le sue parole.
Questo forse è il suo unico attimo di lucidità senza l'effetto del Nirvana o dell'Eruzione.
"Volevo solo darti un'opportunità migliore, quella che tuo padre e io non ti abbiamo potuto dare a causa di tutto quello che ora ricordi. Mi dispiace così tanto" Dice accarezzandomi il volto con un mano. Io sto ancora piangendo.
"Mamma ti voglio bene."
Sono queste le uniche parole che riesco a dire, poi la lucidità scompare dagli occhi di mia madre che mi rivolge uno sguardo carico d'amore che vale più di mille parole, ma quel momento dura poco.
La donna mi si scaglia ancora addosso prendendomi per la gola, ma questa volta riesco a difendermi.
Senza che la donna se ne accorga faccio spuntare i miei artigli e appena si trova vicino al mio viso quanto basta da vedere le sfumature dei suoi occhi, le conficco le unghie nella schiena.
Mi sollevo subito rimanendo seduta a gambe distese e in questo modo, appoggiando la testa sulla spalla di mia madre e circondandole il corpo con l'altra mano, faccio sembrare tutto quello un abbraccio.
Anche la donna posa le sue mani sui miei fianchi e quasi come se le si fosse schiarita ancora la mente per un'ultima volta, mi stringe a sé mentre il sangue le sgorga dalla bocca e la vita abbandona il suo corpo.
In quell'istante in cui lei è lucida, in cui lei non è una Spaccata, vorrei dirle tutto.
Vorrei ringraziarla, vorrei stare con lei, parlarci assieme, ma non posso.
Ora che i ricordi sono tornati al loro posto mi sembra assurdo tutto ciò che sta accadendo: la donna morente che sto stringendo tra le braccia mi ha salvato la vita dandomi un'opportunità migliore e io l'ho uccisa.
Ora che so, posso finalmente ricordare mia madre come una persona fantastica e non come il mostro che pensavo fosse: lei mi aveva installato quel chip per evitare di vedermi trasformata in una Spaccata, lo aveva fatto perché mi voleva bene, perché ero sua figlia.
Certo, mi ha reso una specie di macchina, ma mi ha salvato, mi ha dato l'opportunità più grande, quella di vivere.
È stato Janson insieme alla Dottoressa Paige e al Cancelliere Anderson a rendere il chip un'arma della C.A.T.T.I.V.O., modificandolo, ma il suo utilizzo primario era sempre stato quello di salvare una vita, non di distruggerne altre.
L'unica cosa di cui ora sono sicura è che mia madre ha salvato sia me che Laila e anche Mark.
Non avrò forse mai modo di ringraziarla, ma sono orgogliosa e fiera di essere figlia della Dottoressa Angela, una donna che si merita tutti gli onori possibili come mamma e come fantastica scienziata.
"Ti voglio bene" Ci diciamo a vicenda prima della fine.
Quando sento la donna esalare il suo ultimo respiro poggio a terra il suo corpo zuppo di sangue e sfilando delicatamente le unghie dalla sua schiena, mi metto a piangere poggiando la testa sul suo petto e tenendola stretta a me in un abbraccio.
"Ti voglio bene mamma." Continuo a ripetere all'infinito e anche quando la porta della stanza si apre facendo entrare al suo interno una decina o più di persone, non la smetto di abbracciare la donna che ho appena ucciso.
"Ti voglio bene. Non ti lascerò un'altra volta." Sussurro.
Vengo affiancata da una persona che non identifico subito, poi mi accorgo di chi si tratta.
Con i suoi occhi azzurri e i capelli marroni, Mark mi sta guardando con le lacrime agli occhi che non perdono tempo a scendere sul suo volto.
Non mi chiedo nemmeno come abbia fatto a trovarmi o come abbia fatto a scappare alle guardie.
Semplicemente gli sorrido stancamente.
"Ci voleva bene Mark. Mi dispiace tanto."
Lui non dice niente, ma si rifugia tra le mie braccia come un bimbo spaventato e io non posso fare altro che accoglierlo e cullarlo.
Gli accarezzo la testa con la mano ancora sporca di sangue.
"Non volevo, ma ho dovuto..."
"Ti voglio bene sorellona. Volevo bene anche alla mamma e al papà. Non mi lasciare, ti prego."
A quelle parole sussurrate quasi con timore rispondo prendendo il volto del quattordicenne tra le mani e scioccandogli un bacio in fronte.
Lui mi guarda e capisco che lui, il mio piccolo fratellino, è diventato grande e che non mi abbandonerà mai.
Sento altre persone che si avvicinano a noi e in un attimo mi trovo stretta in un abbraccio gigantesco.
Riconosco subito il tocco dolce di Newt sui miei fianchi, il profumo dolce di Laila e anche non vedendoli percepisco Minho, Alby, Gally e tutti gli altri Radurai che si sono avvicinati a me e al mio fratellino e in questo momento si stanno abbracciando fra loro o stanno abbracciando noi.
Quel momento sembra quasi irreale dato che le urla e i rumori forti, gli spari e i frastuoni, continuano.
In quel momento mi sento a casa per la prima volta dopo tanto tempo: ora che ho perso mia madre e ho solo più mio fratello, oltre a lui non mi restano che i miei amici.
Dopo alcuni minuti lascio andare Mark e mi giro ritrovandomi tra le braccia di Newt.
Ha le lacrime agli occhi e mi sta sorridendo debolmente.
Avvicino il mio volto a quello del ragazzo e lo bacio passando le mie mani tra i suoi capelli.
A occhi chiusi, anche mentre il ragazzo mi bacia, mi lascio andare a un pianto silenzioso.
Le lacrime mi scorrono sul volto mentre il ragazzo con il suo tocco gentile e delicato mi accarezza il collo e mi abbraccia.
Alla fine lascio andare Newt che con dolcezza mi asciuga le lacrime dalle guance con dei baci.
Proprio in quel momento il ragazzo, sfiorandomi i fianchi, si rende conto che qualcosa non va.
Lo guardo negli occhi e sorrido stancamente alzando la maglietta quel tanto che basta per far scoprire quello che dovrebbe essere il mio corpo.
Newt guarda il mio fianco poi me: rido in modo quasi isterico cercando di non lasciarmi andare allo sconforto.
"È metallo." Afferma il ragazzo.
Questa volta solo più una lacrima scende dal mio occhio segnando per sempre quel momento.
***
Il momento tra me e il ragazzo viene interrotto dall'arrivo di due persone che anche se sono entrate nella mia vita da poco, ormai ne fanno parte ed è solo grazie a loro se ora sono qui con i miei amici e mio fratello.
Mi alzo in piedi e abbraccio Teresa sussurrandole un grazie all'orecchio.
Dopo la ragazza tocca a Thomas essere abbracciato.
A lui dedico un po' più di tempo e lui non sembra rifiutarlo.
"Fino ad dove è arrivato il metallo?" Domanda lui a al mio orecchio.
Io gli prendo la mano e delicatamente la poggio a metà del mio busto, leggermente sopra il mio fianco.
Il ragazzo sospira tristemente.
"Mi dispiace, non avrei mai voluto che finisse in questo modo." Dice guardandomi negli occhi.
"Mia mamma mi ha salvato, Janson mi ha distrutto. Doveva andare così e così è stato."
Sorrido quasi per smorzare quel momento triste e Thomas fa la stessa cosa di rimando.
"Ora ricordo tutto, anche di noi due. Anche se non siamo stati insieme molto tempo è stato... bello. Non ti dimenticherò mai Thomas, comunque vada."
Lui mi sorride e mi abbraccia come solo un amico potrebbe fare.
Già perché lui per me è un amico, forse uno dei migliori e pochi che ho.
Alla fine quel momento in cui ci ritroviamo tutti, finisce quando capiamo che ora di andare via da qui, uscire e andarcene, perché forse la C.A.T.T.I.V.O. è stata sconfitta una volta per tutte.
Tutti si avviano verso l'uscita tranne Mark e io che prima di andarcene abbracciamo la mamma ancora una volta.
Quel gesto così inutile non serve a riportare in vita nostra madre, ma a lasciarci il passato alle spalle senza dimenticarlo.
Prima di uscire sistemo mia mamma al sicuro in un angolo della stanza con la schiena poggiata al muro.
"Così sembra che dorma. È più bello." Affermo guardando Mark che mi sorride stancamente capendo cosa vogliono dire quelle parole.
***
Dopo quel doloroso, ma necessario addio, usciamo dalla sala e ci avviamo per i corridoi dell'ormai distrutto centro della C.A.T.T.I.V.O.
Uno strano fumo aleggia attorno a noi, ma non ce ne curiamo, anzi tutti noi Radurai, Thomas e Teresa, percorriamo in fretta un percorso che non conosciamo e prendiamo le armi che troviamo accanto a corpi di guardie morte.
Dopo diversi giri, svolte, stanze e corridoi poco illuminati, arriviamo all'aperto attraverso un gigantesco squarcio creato probabilmente da un'esplosione.
Senza farci domande ci avviamo lontano da lì attraversando un vero e proprio campo di battaglia su cui sono distesi cadaveri di uomini, ma anche di donne.
Mi accorgo presto che alcuni di quei cadaveri li conosco, perché sono, o meglio erano, alcuni dei principali esponenti del Braccio Destro che avevo visto nella Sala Riunioni.
Ciò significa che il Braccio Destro ha finalmente deciso di attaccare la C.A.T.T.I.V.O. anche se questo comporta la perdita di uomini e donne.
Dopo quella deduzione il gruppo di ragazzi e io continuiamo a camminare allontanandoci sempre più dal centro della C.A.T.T.I.V.O. e da quell'ormai passato che tutti abbiamo odiato.
Space for me||☆
Salve Velocisti,
spero che il capitolo vi sia piaciuto e che lo abbiate apprezzato :)
Vi ricordo quanto detto nel capitolo passato: sbizzarritevi con le domande, votate e commentate il capitolo per un po' di pubblicità sulle mie storie (lo so che non è molto, ma credo che ci siano storie che meritano e potrebbero essere le vostre).
Vi ringrazio per il posto in classifica di ieri: 2 in Avventura!
Vi avverto, anche se con grande dispiacere perché a questa storia ci tengo, che nel giro di due capitoli sarà finita.
Spero che leggerete fino alla fine :)
Bacioni❤🌹
Maty☆
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