Capitolo 44
Ormai sono passati giorni da quando sono arrivata in quella maledetta stanza e la mia situazione non sta di certo migliorando.
A farmi male ora è tutto il corpo e il metallo sta avanzando pian piano su di me.
Dopo avermi conquistato le gambe ha continuato a procedere fino ad arrivarmi a metà busto: mi è ormai impossibile muovermi perché non ne ho le forze.
Sono distesa sul pavimento freddo di colore bianco e sto cercando invano di tirarmi in piedi usando il muro a fianco a me.
Le mie braccia indolenzite non mi aiutano certo in quel faticoso lavoro, ma dopo diversi tentavi riesco nel mio intento e mi tiro su.
Rimango appoggiata al muro mentre la testa mi gira vorticosamente per il troppo tempo passato coricata e non in piedi.
Chiudo gli occhi e proprio in quell'istante la porta viene aperta da qualcuno che pochi secondi dopo entra e mi si avvicina.
"Vieni Kim, è il momento."
Chiunque sia entrato nella stanza mi porta via per corridoi e altre stanze finché io non ricordo nemmeno da dove sono partita. Dopo giri immensi per corridoi e stanzette, due guardie con la tenuta della C.A.T.T.I.V.O. mi afferrano e mi bendano gli occhi portandomi poi da qualche altra parte.
Vengo sballottata da tutte le parti perché inciampo e non riesco a camminare a causa delle mie gambe di metallo che non riesco a controllare ancora del tutto.
Le guardie alla fine mi gettano per terra e io cado a carponi.
Sento una porta chiudersi mentre mi tolgo da davanti agli occhi la benda.
Mi ritrovo subito in una stanza in cui al centro c'è una grandissima colonna piena di schermi e di monitor.
Su ognuno di essi sono proiettate delle immagini che non riconosco, ma sono per la maggior parte strutture celebrali e simil ologrammi di corpi umani.
Ci sono dei nomi sugli schermi e non ci metto molto a riconoscerli.
Sono quelli dei miei amici.
Proprio in quel momento, mentre mi sto rialzando con fatica, da dietro quell'immensa colonna si fa vedere mia mamma.
Mi osserva e mi si avvicina silenziosa, poi quando è vicina a me mi abbraccia stringendomi a sé.
Io mi dimeno da quell'abbraccio e da cui riesco a liberarmi con fatica.
"Non mi toccare. Sei una Spaccata."
Mia madre mi fissa quasi con dispiacere.
"Ti voglio bene e lo sai, ma ti ostini a trattarmi come un'estranea. Non te ne faccio di certo una colpa, perché non hai più i ricordi di come ero io, di come era tuo padre e tuo fratello quando eravamo ancora tutti felici. Ora lo so che tu vorresti urlarmi contro tutte le cose peggiori del mondo, ma prima ascoltami. Hai una possibilità: i computer alle mie spalle contengono tutto. I tuoi ricordi, la tua vita, la tua normalità.
Ti basterà digitare il codice del foglietto che ti abbiamo lasciato a Denver, poggiare la mano sul monitor e ricorderai tutto. A te la scelta, ma ricordati che qualsiasi cosa deciderai di fare, io ti vorrò sempre bene."
Io rimango interdetta.
Se mi vuole così bene da farmi riavere i ricordi forse per lei c'è ancora speranza.
In ogni caso devo prendere una decisione: i miei ricordi sono davanti a me, letteralmente.
Mi basta un gesto e ricorderò tutto della mia vita di prima.
Sia le cose belle, sia quelle brutte, tutto senza eccezioni: ho cercato per due lunghi mesi di ricordare qualcosa sulla mia vita, non posso tirarmi indietro proprio ora che me ne viene data l'opportunità; semplicemente non posso.
Mia madre mi sta fissando in attesa di una risposta, ma io non dico niente: avanzo con fatica verso i computer schivando il braccio che la donna mi offre come sostegno.
A testa alta avanzo verso il mio passato e giunta davanti ai computer mi appoggio al bancone sulla quale è posata una tastiera e con una mano cerco di frugarmi in tasca alla ricerca del fatidico foglietto che può riportare indietro i miei ricordi.
Dopo attimi pieni di ansia lo trovo tutto accartocciato e sgualcito.
La sequenza di lettere e numeri quasi non si vede più, ma riesco a intravedere le linee principali, così carattere dopo carattere completo la sequenza.
3F4156H9
I computer emettono diversi suoni simili a dei clic e subito dopo nel monitor che risulta essere all'altezza della mia testa, compare l'immagine di una mano umana.
Sotto reca una scritta: "appoggiare la mano per il recupero dati."
Prima di fare quanto detto dalla scritta mi volto a guardare dietro di me.
Mia madre mi sta fissando in attesa di un qualsiasi gesto, ma io non riesco a muovermi, ancora indecisa su cosa fare.
"Sei libera. Decidi."
Queste le uniche parole della donna dietro le mie spalle.
Proprio nel momento in cui mi giro per mettere la mano sul monitor un frastuono spacca in due il centro della C.A.T.T.I.V.O.
Uno scossone scuote le fondamenta del centro mentre delle urla spaccano l'aria.
Newt's pov
Dopo che Laila ci ha detto di correre nessuno se lo è fatto ripetere una seconda volta.
Ci siamo tutti diretti verso uno dei grandi lati di quella specie di conca in cui era atterra la Berga.
Gli Spaccati, o almeno alcuni di loro, si sono fermati ad aggredire l'uomo della C.A.T.T.I.V.O. mentre il resto del gruppo, ovvero almeno cinque di loro, ha continuato la corsa verso noi quindici Radurai che impauriti, non abbiamo fatto altro che girarci e correre.
La grande parete si mostra immensa davanti a noi e sembra invalicabile, ma ci sono diverse rocce che possono servire come appigli, forse cadute a causa di un frana.
In un attimo tutti i Radurai si lanciano sui grandi massi davanti a noi iniziando a tirarsi su, aiutandosi tra di loro.
Anche io inizio ad avanzare su quei grandi massi, ma presto mi accorgo che solo una persona non si è ancora decisa a salire.
Laila è rimasta in basso, si è trasformata e sta tenendo a bada quei mostri. Minho se ne è già accorto e sta urlando verso la ragazza, cercando di farla salire assieme a noi.
Vedendo di non essere ascoltato Minho inizia a scendere verso Laila, ma io lo blocco.
"Minho lei ce la può fare anche da sola, pensa a salire."
Proprio in quel momento le parole diventano reali e vedo Laila guizzare sui grandi massi accatastati e raggiungerci in pochi balzi.
"Muovetevi! Sono veloci!" Dice fissandoci con i suoi occhi diventati neri dopo la sua momentanea trasformazione.
Senza farcelo ripetere io e il mio amico iniziamo la salita mentre gli Spaccati guadagnano terreno, ma non ci arrendiamo e passo dopo passo arriviamo sulla punta di quel costone gigantesco, ma non abbiamo nemmeno tempo di riprendere fiato che i tre Spaccati sopravvissuti all'attacco di Laila ci raggiungono e si scagliano su di noi che siamo costretti a riprendere la nostra corsa che ora per fortuna si svolge su una vasta zona pianeggiante che si estende davanti a noi.
Corriamo come dei matti, come se fossimo inseguiti dai Dolenti e perdo addirittura la cognizione del tempo fino a quando non sento un nuovo rumore.
Oltre le urla degli Spaccati, i nostri passi affrettati sul terreno sconnesso, ora anche un rumore proveniente dal cielo si è aggiunto a quel casino.
Dopo essere stato a bordo di uno di quelli affari per più di una volta riconoscerei il suo rumore, o meglio il rumore del suo motore, fra mille.
Una Berga.
Sta arrivando una Berga e di sicuro non è di qualche nostro amico, ma molto più probabilmente della C.A.T.T.I.V.O.
Dopo il rumore del motore della Berga quello che segue sono degli spari.
Dopo di quelli, tre tonfi uno di seguito all'altro, precisi: un quarto sparo colpisce il terreno a fianco del Radurai che non hanno ancora smesso di correre, probabilmente spaventati da tutto quello che sta succedendo.
Capisco che quell'ultimo sparo era un segnale di avvertimento, così smetto di correre, sicuro che i tre tonfi che ho sentito erano i tre Spaccati ormai morti.
"Fermi!" Urlo verso i ragazzi.
Quelli si voltano a guardarmi e vedendo gli Spaccati ormai in fin di vita si fermano tornando indietro verso di me.
Ormai hanno capito anche loro che chiunque stia pilotando quella Berga, ci vuole, vivi o morti, ma ci vuole.
Ci raduniamo gli uni vicino agli altri e aspettiamo la sentenza dei proprietari della navicella che, dopo aver fatto atterrare il loro mezzo di trasporto, ci vengono incontro con i lanciagranate in mano.
A dir la verità non dicono niente, ci spingono solamente all'interno della navicella con forza bruta facendoci cadere sul metallo freddo del pavimento.
In un attimo l'astronave riparte verso il luogo da cui proveniva che è ormai chiaro.
Le tute verdi delle guardie con la scritta gialla sopra fanno gelare a tutti il sangue nelle vene mentre veniamo portati in una stanza e rinchiusi al suo interno.
***
Dopo la fuga dagli Spaccati e la nostra prigionia all'interno della Berga, viaggiamo per diversi giorni nei quali ci vengono dati solo del pane e un po' d'acqua, il giusto per tirare avanti.
La stanza in cui siamo è illuminata da una luce soffusa che non ci permette di capire a che parte del giorno ci troviamo, ma in ogni caso le ore sembrano passare infinite e solo fissando l'orologio da polso che non mi abbandona dai tempi del Labirinto, capisco che ore siano.
Sono le 12:35 ed è il terzo giorno che ci troviamo qui.
Se ne stanno tutti per i fatti loro, quando uno scossone annuncia il nostro arrivo al centro della C.A.T.T.I.V.O.
Alcuni minuti dopo le guardie ci vengono a prendere e spingendoci come animali, ci portano fuori.
Qui il freddo ci colpisce in faccia come uno schiaffo.
Il paesaggio attorno a noi è tutto di neve e anche gli alberi sono bianchi e non verdi talmente tanta neve hanno sopra di loro.
"Muovetevi!" Urlano le guardie mentre ci incamminiamo su un sentiero innevato.
La luce del giorno ci colpisce in pieno viso rivelando le grandi canne dei lanciagranate che ci sono state puntante addosso.
Incoraggiati da queste ultime ci dirigiamo a passo svelto fino a una grande porta che, istanti dopo, si apre, rivelando un lungo corridoio bianco.
***
Veniamo portati per corridoi e stanze e mi domando sempre più come facciano le guardie a ricordarsi a memoria tutte quelle svolte e dove mettere le card per far sì che tutte le entrate si aprano regolarmente.
Passano i minuti in cui la tensione aumenta sempre più.
Vedo Minho che cerca di liberarsi, ma le guardie sono troppe e sono anche troppo forti come se non bastasse.
Dopo averci fatto passare per infinite stanze e corridoi le guardie ci lasciano in una stanza bianca e spoglia, poi chiudono la porta intrappolandoci lì dentro.
La maggior parte dei Radurai si siede a terra e se ne sta per i fatti suoi o in piccoli gruppetti che parlano a bassa voce.
Io dal canto mio mi avvicino ad Alby e Minho che stanno confabulando con loro.
"Ehi Newt. Cosa pensi che dovremmo fare?" Domanda l'altro Velocista vedendo che mi sono avvicinato a lui.
"Non lo so, ma l'unica cosa buona è che ora siamo più vicini a recuperare Kim e Mark e anche a scoprire i veri piani della C.A.T.T.I.V.O."
I due mi guardano fisso senza dire niente, perché forse non c'è niente da dire, bisogna solo sperare di riuscire a uscire da qui.
Il tempo passa sempre più lento fino a fermarsi o almeno così mi pare.
Mi sono seduto da un bel pezzo e non riesco a smettere di pensare.
Kim deve essere qua dentro da qualche parte e io non posso aiutarla perché non so dove si trova e quant'altro.
Proprio in quel momento mi viene un'idea.
"Laila" Dico ad alta voce in modo che tutti i Radurai possano sentirmi.
"Sì?" Domanda lei voltandosi a guardarmi.
Io mi alzo in piedi e mi avvicino.
"Secondo te il tuo potere telepatico con Kim funziona anche qui dentro?"
I volti di molti Radurai si illuminano capendo la mia idea.
Anche la ragazza dagli occhi verdi sorride raggiante davanti a me.
"Non so, ma posso provarci" Risponde per poi chiudere gli occhi in fretta e furia per cercare di comunicare con la sua amica, ma dopo pochi secondi li riapre, segno che non ha ricevuto risposta.
"Prova con Mark" Insisto io e la ragazza ci riprova.
Questa volta tiene gli occhi chiusi molto più a lungo e quando li riapre sta sorridendo.
"Mi ha risposto, mi ha detto che..." Prova a dire la ragazza, ma un frastuono spacca l'aria e fa tremare le fondamenta del luogo in cui siamo.
Space for me||☆
Ciao gente bella!
Scusate se non ho aggiornato per secoli, ma ho avuto gli esami. Scusate ancora.
In ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non abbiate trovato tanti errori di grammatica. Domani pubblico dinuovo :)
Ora vi faccio una domanda:
la storia su Thomas la volete già per domani?
A voi la scelta.
Vi avverto che cercherò di terminare questa storia entro la prossima settimana, anche perché vado in Scozia e non credo avrò tempo per Wattpad. Passerò il mio tempo a sperare che Thomas si trovi lì in modo da poterlo rapire...
Ho detto rapire? Volevo dire...
Lasciamo stare va.
P.s.: chi mai volesse partecipare al contest di disegno dell'altra mia storia è il benvenuto. Verrete anche lì taggati e quant'altro.
Prima di andarmene ringrazio alcune personcine belle:
•terebianco la migliore Raduraia-Parabatai che si possa avere.❤
Grazie ancora a tutti voi per aver letto fino alla fine.😂🔝
Bye guys!🌹
Bacioni❤
Maty☆
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro