Capitolo 38
Parliamo per diverso tempo Thomas e io. Nonostante la situazione critica, il ragazzo riesce a scherzare, a ridere e a farmi stare leggermente meglio. Non ci siamo ancora messi a parlare del perché io sia lì - anche se il motivo mi pare più che ovvio - anzi, abbiamo parlato di tutt'altro fino a quando non abbiamo toccato l'argomento "Radura".
"Sai, dovevo andarci anche io." Dice Thomas.
In quel momento abbasso lo sguardo e il sorriso momentaneo che mi era comparso sul volto scompare lentamente.
"Quando eravate ancora dentro, Teresa e io vi osservavamo. Abbiamo sentito e visto tutto."
A quelle parole mi sento sbiancare: "Anche di me e..."
"Newt? Sì, anche di quello." Risponde il ragazzo interrompendomi e mostrano uno strano sorrisetto.
Per farlo smettere gli tiro un leggero buffetto sul braccio e lui finge di provare un grandissimo dolore. In quel momento mi ricordo di Newt: nella Radura lui aveva fatto esattamente la stessa cosa. Sto dinuovo sorridendo, ma anche questa volta la mia felicità svanisce al ricordo del Velocista biondo.
"Scusa... Immagino che non sia bello ricordare."
"Se non ricordassi però dimenticherei e quello sarebbe peggio." Rispondo voltandomi verso il ragazzo.
"Dipende: se tu dimenticassi forse non ci staresti così male."
"Ci sono già passata: non ricordarsi, dimenticare, è una cosa orribile e inconcepibile."
Thomas a quel punto mi guarda negli occhi in modo fisso, non sapendo cosa rispondere. Rimaniamo a lungo in quello stato di incapacità di comunicare: nessuno dei due vuole dire qualcosa che possa ferire, o peggio ancora, far ricordare qualcosa all'altro.
Alla fine dopo diversi altri minuti di silenzio, sento l'impellente bisogno di un abbraccio: non so nemmeno il perché, ma da quando me ne sono andata lasciando Newt senza dirgli niente di persona, ho iniziato a stare sempre peggio.
Sento qualcosa che proviene dal profondo dello stomaco e sento che mi scalda facendomi provare una sensazione spiacevole: non so se sia senso di colpa o qualcos'altro, ma sono sicura che non
è opera dei computer della C.A.T.T.I.V.O.
I miei pensieri vengono interrotti da due grandi braccia che mi avvolgono prendendomi per i fianchi. Un mento si poggia sulla mia spalla e mi sembra di essere fra le braccia di Newt, ma non è lui che ora mi sta accarezzando la schiena delicatamente.
"Tranquilla. Non devi stare così in pensiero, capito?"
La voce di Thomas rimbomba nell'aria e io ci metto un attimo a rispondere.
"Sono i miei amici, gli unici che io abbia. Non posso non essere in pensiero."
"Se non puoi non esserlo, almeno cerca di non esserlo troppo. Okay?"
Annuisco con la testa sul petto del ragazzo e a quel punto sento un'altra strana sensazione, la seconda da quando sono con Thomas.
Quella strana sensazione, prima solo una specie di presentimento, diventa sempre più forte diventando quasi palpabile.
Uno strano calore inizia a crescere dentro di me come pochi attimi prima, ma questa volta non si tratta di senso di colpa. Si tratta di amicizia, anzi, qualcosa di più, ma la cosa che non comprendo è che viene tutto dal passato.
"Ci sei ancora o ti sei addormentata?" Domanda scherzoso Thomas attimi dopo.
Non so quanto tempo sia passato, ma probabilmente tanto, data la domanda di Thomas.
Mi rialzo in piedi lasciando andare la presa sui fianchi del ragazzo che tuttavia non fa la stessa cosa con me, anzi, mi tiene stretta a sé e mi fissa negli occhi con il volto troppo vicino al mio.
Per un attimo mi sembra che si voglia avvicinare ancora a me, ma qualcosa lo blocca, così il ragazzo dai grandi occhi marroni lascia andare la presa.
Io mi volto a guardare il buio fuori dalla finestra della camera in cui mi trovo e quasi come ipnotizzata mi dirigo verso la finestra che lascia spaziare la mia vista sul bosco innevato.
Mi stringo tra le braccia e arrossisco: per un frazione di secondo sento una strana forza risucchiarmi all'indietro dopodiché mi perdo nel mondo dei ricordi.
***
Sento qualcosa di umidiccio e morbido sulle mie labbra, poi una voce.
"Ti prego non andare." Sussurra la voce.
"Sai che devo, non posso non andarci."
Il mio flashback diventa finalmente a colori e riesco a vedere chi mi sta abbracciando e baciando.
È Thomas, solamente di un anno più giovane. Il ragazzo è seduto su un letto, con la schiena appoggiata a un muro e io gli sono in braccio con le mani avvolte al suo collo.
Il ragazzo mi guarda con dolcezza: "Ti prego. Non lasciarmi."
"Non ti lascio. Vado solo via, ma quando i test saranno finiti, uscirò e tornerò da te."
"Non dimenticarmi." Dice il ragazzo abbracciandomi.
Io in cuor mio so che è impossibile, ma lo dico lo stesso: "Non lo farò, promesso."
***
Mi riscuoto dal sogno ricordo e rimango paralizzata per un attimo: Thomas e io eravamo... oh mio Dio, non ci posso credere.
Mi rendo presto conto che Thomas ha visto tutto tra me e Newt e non ha fatto niente anche se mi amava.
Mi volto verso il ragazzo che è ritto in piedi dietro di me: mi sta guardando con dolcezza, ma nei suoi occhi vedo qualcos'altro.
Tristezza.
"Kim devi sapere una cosa, tu non te ne ricordi, ma..."
"Ho appena ricordato." Dico secca interrompendo il ragazzo e abbassando lo sguardo.
Lo sento avvicinarsi a me e abbracciarmi; io dal canto mio vorrei tanto mettermi a piangere e quella dimostrazione d'affetto rende tutto solo più complicato.
"Non ti preoccupare: so che non ti ricordi niente e che per te il tuo presente ora è Newt. Non non te ne faccio una colpa, ma ora tu non devi preoccuparti di me, devo solo un attimo metabolizzare tutto, ma passerà. Tu vai avanti, non ti fermare."
Rimango paralizzata a quelle parole. Lui vuole che io vada avanti nonostante tutto, nonostante quello che eravamo prima e che ora non siamo più.
Alzo lo sguardo e mi separo dalla stretta del ragazzo, con gli occhi pieni di lacrime.
"Non posso andare avanti come se niente fosse. Ti ho fatto una promessa e non l'ho mantenuta e ti ho anche fatto soffrire. Come posso dimenticare tutto come se niente fosse?"
"Kim io ti ho voluto bene per anni, ti ho amato anche se sapevo che un giorno mi avresti dimenticato. Ora tu hai Newt e devi stare con lui, capito? Quello che c'è stato tra me e te fa parte del passato, niente di più. Ora vai a riposarti, ne hai bisogno. Non dimenticare quello che ti ho detto."
Io annuisco, poi in fretta e furia esco dalla camera lasciando il ragazzo da solo.
Non mi volto indietro nemmeno per un attimo, ma sono sicura che ora le guance di Thomas siano bagnate da lacrime, le più amare che esistano.
***
Nel corridoio incontro Teresa che mi indica una camera: a quanto pare doveva essere la mia stanza nell'ultimo periodo che ho trascorso alla C.A.T.T.I.V.O. prima del Labirinto, a quanto dice Teresa.
Appena entrata chiudo la porta alle mie spalle e mi getto sul letto iniziando a singhiozzare piano: vorrei tanto che ci fosse Newt a consolarmi come sempre, con un abbraccio.
Il suo ricordo mi fa venire voglia di urlare e alla fine con la faccia immersa nel cuscino e nelle coperte, urlo, perché non so più cosa fare.
In quell'orribile situazione mi viene in mente tutto quello che ho passato assieme al ragazzo biondo e tutto quello che in passato ho vissuto con Thomas.
A quel punto mi sento veramente uno schifo: ho fatto soffrire non una, ma ben due persone e non so nemmeno se quello che sto provando sia vero o un algoritmo di uno stupido computer.
Con ancora le lacrime agli occhi mi addormento, sfinita, ma dimentico che ci sono i miei incubi ad aspettarmi dietro le mie palpebre chiuse.
***
È lì davanti a me: Newt. Con i suoi capelli biondi, il suo sorriso smagliante e i suoi bellissimi occhi color nocciola. È lì che mi fissa in attesa di qualcosa, ma io non so cosa fare, così è lui ad avvicinarsi.
Appena siamo a un passo l'uno dall'altro, gli corro incontro e lo abbraccio circondando il suo collo con le mie braccia.
Lui mi cinge i fianchi, ma in quel momento sento qualcosa cambiare: sento uno strano ronzio che si fa sempre più forte fino a quando capisco da dove viene.
Si tratta del microchip: lo sento vibrare dentro di me, poi un dolore lancinante allo sterno mi spezza il fiato facendomi cadere in ginocchio. Sulla mia maglietta si allarga una chiazza di sangue fino a quando il leggero tessuto che ricopre il mio busto viene squarciato e dal esso fuoriesce un piccolo marchingegno metallico dotato di una lucina rossa e di una verde. Newt è scomparso e di lui non c'è traccia, ma al suo posto è comparso un grande computer a cui il microchip si sta collegando.
Sul monitor del computer compare una scritta verde a caratteri molto squadrati.
Soggetto A0, Gruppo C, L'esperimento. Iniziare l'installazione avanzata del programma H21.
Tiro un respiro profondo e guardo sempre più sbalordita il monitor su cui è comparsa l'immagine abbozzata di un corpo femminile in cui, in corrispondenza del cuore, c'è un grande cerchio rosso che lampeggia.
Il cerchio inizia a propagarsi sempre di più in tutta la figura femminile fino a quando ormai l'immagine abbozzata di me è diventata completamente di colore rosso.
In un frazione di secondo a fianco di quell'immagine ne compare un'altra che rappresenta il corpo femminile con la pelle, o meglio, il corpo femminile ricoperto di placche metalliche e lunghi artigli sulle punte della mani.
Sotto le due immagini compare un'altra agghiacciante scritta
Avviare il processo? Non si potrà cancellare l'effetto dopo l'ordine dato.
Da dietro il computer vedo comparire Janson che mi saluta con il solito sorriso da topo.
"Credo che sia venuto il momento di rendere la cosa ufficiale Kim: da domani inizierai a diventare un'androide."
Provo a contestare, a dire a Janson di non farlo, di fermarsi, ma l'uomo si volta di spalle e tocca una volta la schermata del computer facendo così comparire un tasto con scritto sopra "yes" e un altro con scritto "no". Cerco di rialzarmi, di urlare a Janson di fermarsi, ma non serve a niente: il suo dito affusolato e storto si avvicina al primo pulsante e appena l'indice dell'uomo sfiora il monitor sento un grandissimo dolore e finalmente urlo mentre tutto diventa nero.
Tuttavia non riesco a svegliarmi da quell'orribile incubo: attorno a me è ancora tutto nero e io non riesco a vedere niente, eppure sono sicura di avere gli occhi aperti.
Inizio a sentire un grande dolore al petto pochi attimi dopo e tutto questo dura alcuni lunghi minuti durante i quali riesco a riacquistare la vista poco a poco.
***
Mi drizzo a sedere sul letto mentre sento una famigliare voce nel corridoio davanti alla mia camera: mia madre.
Sento che sta parlando con qualcun'altro e mentre i suoi passi scorrono davanti alla mia camera trattengo il respiro.
Sento le voci e i passi allontanarsi, così riprendo a respirare normalmente.
Proprio in quell'istante sento uno strano pizzicore al piede, così mi tolgo la scarpa destra e la calza.
Per un attimo rimango senza fiato.
Sulle dita dei miei piedi è comparsa una specie di pellicola argentea da cui si dipartono cavetti metallici sottili, quasi invisibili.
La sostanza grigia sta avanzando e sento i cavetti conficcarsi nella mia pelle provocandomi quello strano pizzicore che diventa sempre più insopportabile.
Alla fine la sostanza grigiastra si ferma all'altezza della caviglia, ma non è ancora finita.
Quella pellicola, che ora mi ricopre il piede destro, sta diventando sempre più spessa.
Il dolore aumenta sempre di più, ma si ferma all'improvviso e io trovo alla fine il coraggio di riaprire gli occhi che avevo chiuso.
Per un attimo mi sembra tutto normale fino a quando il mio sguardo cade sul mio piede.
Rimango sbalordita per una frazione di secondo, poi trattengo con tutte le mie forze un urlo: il mio piede prima roseo, ora è di metallo.
Space for me||☆
Inziamo con la lista di cose che devo dirvi:
▪ mi dispiace si non aver più aggiornato
▪ mi dispiace dover essere così malvagia con la copietta felice, però era tutto troppo facile (più o meno😅.)
▪ vi ringrazio per i voti e i visual
▪ vi mando un abbraccio per il posto in classifica
▪ vi chiedo di scegliere tra due titoli per il libro su Thomas:
~ Amici? Forse
~ Ti ricordi di me?
Ora vi devo dire una cosa: come ben sapete sono andata in Francia pensando di incontrare solo gente che per mangiare si metteva il tovagliolo sulle gambe e che girava per strada con la baguette sotto braccio.
Come al solito mi sbagliavo.
*rullo di tamburi*
Signore e signori (già, ci sono ragazzi che leggono questa storia)
Sono lieta di informarvi che in Francia sono riuscita a trovare un rarissimo esemplare di....
*rullo di tamburi*
FANBOY!
È stato un trauma stupendo quando ho scoperto che:
▪ ama Hunger Games
▪ ama Harry Potter
▪ shippa Everlark
▪ shippa Romione
▪ guarda Teen Wolf
▪ guarda Supernatural
▪ ama gli anime
▪ ama i manga
▪ giocava con le carte Pokemon (già cari, dovete ammettere che da bambini un po' di attrazione vostra nei confronti delle carte Pokemon c'era e che forse ci avete anche giocato un paio di partite...)
Insomma: un fottutissimo fanboy con cui sono diventata amica.
E con questa siamo già allo stupendo numero di 3 fanboy conosciuti, di cui due dei quali sono stati convertiti dalla sottoscritta ai mondi di Maze Runner, Hunger Games, The Kane Chronicles e Gregor.
Dov'è Obama con le medaglie?!?!
(Non scriverò mai Trump in quella frase :/ )
Okay ora mi dileguo e la smetto di infastidirvi con le mie sploffate.
(P.s. Vi va se metto delle immagini a inizio capitolo?)
Oruar (io che sono ignorante lo scrivo come si dice)
Bacioni❤
Maty☆
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