Capitolo 32
Sono passati due giorni dalla chiacchierata con Vince e ormai siamo qui a Denver da una mezza giornata buona.
Ovviamente la strada dal campo base fino a qui l'abbiamo percorsa a bordo di alcune delle poche autovetture del Braccio Destro.
Siamo rimasti tutti sorpresi dalla grandezza della città in continuo fermento anche se la paura degli Spaccati, probabilmente, è annidata un po' in tutti.
Ora ci troviamo in un edificio bianco che è nascosto dall'ombra dei grandi palazzi costruiti tutti attorno a noi.
Da quando siamo arrivati qui Vince e i suoi ci hanno lasciato in una grande camerata e si sono diretti non so bene dove per "discutere sulla questione della C.A.T.T.I.V.O."
Siamo chiusi qua dentro da più di un'ora, abbiamo già fatto pranzo e ormai saranno le tre di pomeriggio: l'attesa si sta facendo snervante. Siamo quasi tutti seduti sui letti e ognuno sta guardando nel vuoto tranne Laila e io. Siamo sedute una accanto all'altra e anche se rimaniamo in silenzio ci parliamo nella mente.
"Cosa pensi che avranno deciso?"
"Sinceramente non ne ho la più pallida idea Kim, ma di sicuro dobbiamo cogliere questa occasione. Se riusciremo ad entrare ed ad avere l'accesso al database potremo provare a cercare i file che ci riguardano e magari troveremo qualche informazione in più che non ricordiamo."
"L'unica cosa che so è che dobbiamo andare al centro della C.A.T.T.I.V.O., rubare quelle dannate informazioni e aiutare il Braccio Destro a eliminare una volta per tutte Janson e i suoi amichetti pazzi."
"Ci riusciremo. Dobbiamo riuscirci." Risponde la mia amica con la voce più convinta che le abbia mai sentito.
***
Parlo mentalmente con Laila per diverso tempo fino a quando Vince non bussa alla porta della nostra stanza e dice che ha bisogno di me.
Mi alzo in piedi e seguo l'uomo fuori.
Mi giro solamente per rassicurare i miei amici con un sorriso, dopodiché mi dirigo nel corridoi del complesso del Braccio Destro rimanendo alle calcagna dell'uomo che cammina svelto davanti a me.
Alcuni minuti dopo arriviamo in una stanza in cui sono sedute alcune persone attorno a un tavolo su cui sopra, distesa e abbozzata, c'è quella che probabilmente è la mappa del centro del complesso della C.A.T.T.I.V.O.
"Questo è tutto quello che sappiamo sul centro e quello che abbiamo scoperto fino a ora. Sappiamo che ci sono dei condotti dell'aria e che ci si può entrare da qui e qui." Dice Vince indicando sulla mappa due punti segnati con delle x rosse.
Mi avvicino di più al tavolino fino a che non arrivo a ridosso del legno.
"Può sembrare semplice, ma il problema è che per arrivare fino al condotto dell'aria bisogna prima oltrepassare i muri che ci sono attorno al centro e per farlo abbiamo bisogno di una card particolare, usata da pochi. Dobbiamo rubarla a Micheal Jefferson.
I nostri informatori hanno scoperto che terrà una specie di festa in onore dei suoi cinquant'anni passati alla C.A.T.T.I.V.O.
Alcuni di voi dovranno infiltrarsi alla festa e raggiungere la sala in cui tiene la card, prenderla e riportarla fuori. Comunicheremo grazie a degli auricolari, voi dovete pensare solamente a prendere la card senza farvi scoprire."
***
Vince è stato molto coinciso e veloce nella spiegazione mentre io ci ho messo un po' a rispiegare tutto ai miei amici.
"In sostanza dobbiamo trovare chi si infiltri alla festa." Dico fissando i Radurai negli occhi a uno a uno.
D'improvviso una mano si alza dal fondo del dormitorio e tutti i ragazzi si girano a guardare chi sia il coraggioso. Alla fine il braccio si rivela essere di Minho e in un attimo il suo gesto viene seguito da Laila e subito dopo da Newt. Vedo molti Radurai, tra cui Zart e Winston, rilassarsi non appena capiscono che non toccherà a loro l'ardua impresa.
"Perfetto direi che siamo a posto." Conclude Alby in definitiva. Proprio in quel momento, neanche lo avessi chiamato, arriva Vince che bussa alla porta ed entra con un gran sorriso in volto. Devo dire che ha dei pesanti sbalzi di umore e che certe volte pare pure folle.
"Chi andrà alla festa di Jefferson?" Domanda senza tanti giri di parole.
I miei amici e io ci alziamo in piedi quasi fossimo stati punti da un insetto.
"Perfetto, allora seguitemi. Non potete andare a un ballo senza i vestiti adatti."
Detto questo l'uomo esce dalla stanza e i miei amici lo seguono uno in fila dietro l'altro. Io mi soffermo un attimo e mi avvicino a Mark che mi sta guardando intimorito. Lo abbraccio stretto e lui ricambia il gesto.
"Tieni. Voglio che lo prenda tu." Mi sussurra all'orecchio porgendomi un piccolo bracciale in cuoio. Lo prendo e lo rigiro fra le mie mani: noto che sopra vi è impressa una scritta, o meglio, il nome di mio fratello.
"Grazie e non ti preoccupare." Dico rivolta al quattordicenne che non sembra però preoccupato.
Forse me lo sono detto di più a me stessa per farmi coraggio, perché ho paura di sbagliare e mandare il piano in frantumi.
"Non mi preoccupo. Tanto so che tornerai. Me lo hai promesso."
Il ragazzino ride felice e io ricambio anche se in cuor mio sento uno strano senso di colpa accanirmi. Non è la prima promessa che faccio e da quando Bart è morto ho sempre il timore di perdere tutti in un attimo, senza nemmeno accorgermene.
"Ora vado, tu fai il bravo." Dico mentalmente rivolta a Mark, dopodiché mi incammino fuori dalla stanza e chiudo la porta.
Sono a metà corridoio quando mio fratello mi risponde: "Contaci." Percepisco la sua risata e di colpo mi sento meglio.
***
Vince conduce i due Velocisti, Laila e me in una stanza in cui c'è un grande armadio e alcune porte che conducono a dei bagni.
"Prendete quello che vi pare, ma non aspettatevi dei vestiti di lusso. Questi sono di seconda se non di terza mano, ma sono ancora in buono stato."
L'uomo, veloce come una scheggia, esce dalla camera chiudendosi la porta alle spalle mentre noi iniziamo ad aprire l'armadio e a rovistarci dentro. Ci sono un sacco di vestiti, soprattutto di quel genere che indossano i ricconi per le feste o per i gala.
Dopo aver frugato un po' tra i vestiti ne trovo uno azzurro semplice e non troppo strampalato come tutti gli altri lì attorno. Lo rimuovo dall'armadio e l'osservo: è azzurro e sulla superficie ci sono degli stupendi ricami floreali che non sono nè troppo esagerati nè troppo semplici, normali insomma.
In uno dei cassetti trovo anche delle scarpe con il tacco del medesimo colore del vestito, ma non le metterei per nulla al mondo.
Insomma non sono proprio il tipo di persona che ama tutte queste frivolezze e il fatto di dover mettersi un vestito non mi va proprio a genio.
"Wow, è veramente bello. Ti starà benissimo." Commenta Newt voltandosi a guardare me e il vestito.
"Io odio tutta questa... roba." Dico indicando il vestito con aria disgustata.
"Non sono il genere di persona che si mette vestiti e scarpe con il tacco. Preferisco delle scarpe da ginnastica e dei pantaloni." Continuo.
Alle mie parole vedo Newt e Minho ridacchiare sotto i baffi mentre, probabilmente, si ricordano il periodo che ho trascorso nella Radura.
"Basta smancerie e prepariamoci. Stasera ci divertiamo!" Esclama Laila sorridendo e afferrando un vestito per poi dirigersi verso uno dei due bagni.
***
Ci mettiamo un sacco di tempo a prepararci per bene. Esperta come sono di vestiti e feste ci metto diverso tempo a sistemare quel casino di abito. Mi faccio aiutare da Laila e alla fine riesco a indossare il delicato tessuto azzurro che mi calza a pennello. Mi guardo allo specchio e devo dire che non sto per niente male, almeno credo.
"Sei molto bella." Dice Laila guardandomi da dietro le mie spalle, nel riflesso dello specchio appeso al muro.
"Una sistemata ai capelli e poi sembrerai la regina delle fate."
"Ah ah, veramente simpatica. Non credo che la regina delle fate si porti dietro dei coltelli da lancio e che riesca a trasformarsi in un robot."
"Infatti tu sei migliore della regina delle fate mia cara." Controbatte lei sorridendo.
Mentre Laila si prepara indossando un vestito sui toni del verde chiaro, ripenso al piano che abbiamo attuato insieme a Vince, ripenso alla Radura e al Labirinto, ma ancor di più ripenso a Bart e a mio fratello.
Mi sembra ieri di essere arrivata dalla Scatola e di aver litigato con Gally per poi conoscere Newt, Minho, Alby, Frypan e Bart... sembra tutto un sogno, ma la strada che ho fatto da quando mi sono svegliata nell'ascensore fino a qui è stata tanta, forse fin troppa per una persona sola.
Inizio a chiedermi se le cose sarebbero andate nello stesso modo se avessi appoggiato la C.A.T.T.I.V.O. aiutandola a sconfiggere l'Eruzione, ma dopo quello che mi ha detto Vince riguardo al virus e agli Spaccati...
Non sono più sicura di niente e ora che mi guardo allo specchio non riesco nemmeno a capire se i sentimenti che sto provando in questo momento siano frutto della mia testa o di un software di un computer o se io sia veramente umana o un robot.
Chiudo gli occhi per scacciare via quei pensieri e sullo sfondo nero delle mie palpebre chiuse si materializza l'immagine di quella che forse è mia madre. La donna dei miei sogni con i lunghi capelli marroni e gli occhi azzurri che mi guarda sorridendo stancamente, ma con amore.
***
Vengo risvegliata dai miei pensieri dalla voce di Laila che mi dice che dobbiamo andare. Mi alzo dalla sedia e insieme alla mia amica esco dalla stanza. Fuori ci aspettano i nostri due "cavalieri" se così li possiamo chiamare: entrambi indossano pantaloni scuri e una camicia bianca con sopra una giacca del medesimo colore dei pantaloni.
"Wow..." Esclama Minho vedendoci uscire dal bagno.
"State... state molto bene." Commenta di rimando Newt deglutendo rumorosamente.
Trasmetto mentalmente una risata a Laila che mi risponde con un'altra, nella mia testa.
I ragazzi rimangono un attimo a fissarci quasi in trance, fino a quando non ci avviciniamo a loro e li costringiamo a seguirci ed ad accompagnarci fino alla porta della stanza. Appena varchiamo la soglia troviamo ad aspettarci un uomo che ci accompagna all'esterno dell'edificio dicendo che ci porterà lui alla festa. Lo seguiamo fino al parcheggio del Centro dove, dopo essere saliti su un'autovettura, ci dirigiamo verso il centro di Denver.
***
Arriviamo a destinazione una ventina di minuti più tardi e ci fermiamo davanti a un edificio grande e principalmente in vetro.
"Entreremo tutti assieme e una volta là dentro comunicheremo con gli auricolari e i trasmettitori incorporati. Avete capito?" Domanda l'uomo voltandosi verso il sedile posteriore dove ci troviamo tutti noi, stretti uno accanto all'altro.
Annuiamo tutti convinti mentre l'uomo ci porge quattro auricolari, quasi minuscoli, che ci infiliamo istintivamente nell'orecchio.
"Ora tutti giù." Dice l'uomo aprendo la portiera della macchina.
Seguiamo i suoi movimenti e ci dirigiamo verso l'ingresso dell'edificio. Prima di attraversare la soglia mi tocco il polso dove ora c'è il bracciale che mi ha dato Mark.
Lo sfioro delicatamente dopodiché mi incammino all'interno del lussuoso edificio pieno di gente che fa baldoria, inconsapevole del fatto che quattro ragazzi e un uomo stanno per rapinare il loro carissimo amico Micheal Jefferson.
Space for me||☆
Bella rega!
Grazie mille, siamo quasi a 2k di visualizzazioni e ormai la storia è da una settimana circa nella 'top ten'.
Grazie mille davvero siete unici.
Spero che la storia stia continuando a piacervi e che vi stia appassionando.
Datemi consigli e se vi va datemi anche delle idee che il blocco dello scrittore mi capita molto spesso.
Errori grammaticali dovuti alla dislessia da semidea della sottoscritta.
Bacioni❤️
Maty☆
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