Capitolo 30
Cado a terra e striscio fino al muro alle mie spalle e mi ci appoggio.
Mi fa male dappertutto e di certo il fatto di avere cavi metallici per tutto il corpo non mi aiuta. Subito vengo attorniata da Newt, Laila, Mark, Alby, Minho e Gally mentre Zart allontana gli altri Radurai facendoli rimanere fuori dal bagno.
Subito Jeff e Clint si avvicinano a me, ma dalle loro facce puntate sul mio ventre capisco che non hanno la minima idea di come aiutarmi.
"Cosa cacchio..." Inizia Alby subito interrotto da me.
"Sto... bene... almeno credo..."
Una fitta di dolore mi attraversa la schiena costringendomi a una smorfia di dolore.
Laila si avvicina a me e mi tasta la fronte: "Stai andando a fuoco."
Dette quelle parole si alza, prende un asciugamano, lo bagna e torna per appoggiarmelo sulla fronte.
"Cosa le sta succedendo?" Domanda Newt sempre più preoccupato.
"Non lo so, ma di certo niente di buono." Risponde Laila.
Vedo Mark che quasi con le lacrime agli occhi si avvicina a me e mi posa una mano sul braccio.
"Sorellona..."
"Sto bene... sto bene... non ti preoccupare. Devo solo riposarmi un attimo."
Mi tiro leggermente su e vengo prontamente aiutata da Newt e Minho.
"Ragazzi sto bene... non fa più tanto male..."
Le mie parole vengono subito smentite da un'altra fitta di dolore.
Vedo Jeff avvicinarsi a me e guardare i diversi cavi. Poggia una mano sul mio ventre: sento una leggera scossa di dolore, ma dura poco. Chiudo gli occhi e sento uno strano senso di tranquillità pervadermi le membra facendo scomparire lentamente i cavi all'interno del mio corpo. Riapro gli occhi lentamente tirando un sospiro di sollievo.
"Come ci sei riuscita?" Mi domanda Mark mentalmente.
"Non lo so."
Mi accorgo troppo tardi di aver risposto ad alta voce, ma i ragazzi non sembrano stupiti.
"Con chi stavi parlando? Con Laila o Mark?" Domanda Newt.
"Come..." Provo a dire, ma vengo interrotta da Laila.
"Ho raccontato tutto. Della C.A.T.T.I.V.O. , di Thomas e degli altri e di noi due e Mark."
Dopo aver spostato lo sguardo da Laila lo rivolgo al gruppo di ragazzi che aspettano una risposta.
"Stavo parlando con Mark. Mi dispiace per non avervene parlato... avevo paura che non mi avreste più guardando nello stesso modo... tra la storia del microchip e dei ricordi, aggiungere la storia del parlare nella mente mi sembrava troppo."
"Siamo vissuti in un caspio di Labirinto per un anno con il rischio di morire tra le braccia meccaniche di mostri assassini e ora ci ritroviamo in un posto circondato da sabbia e da persone matte che sembrano animali e tu ti sei preoccupata di non averci detto che riuscivi a parlare nella mente con tuo fratello?"
Le parole ironiche di Gally fanno scoppiare tutti a ridere. Gli altri ragazzi ormai si sono avvicinati a noi e avendo sentito la battuta si sono messi a ridere anche loro.
In questi momenti sembriamo dei normali ragazzi di sedici anni, ma il momento di felicità viene interrotto da diversi colpi provenienti dalla sala centrale.
Tutti i ragazzi si voltano verso la porta del bagno e vedo Alby e Minho avvicinarsi all'ingresso seguiti subito da Gally, Zart e da tutti gli altri Radurai compresi Laila e Mark che si tengono al fondo della fila.
Newt prima di avviarsi con gli altri mi aiuta a tirarmi su e di colpo mi sento meglio.
***
Giungiamo davanti alla porta d'ingresso che riflette leggermente le nostre immagini. Sentiamo altri colpi: vedo molti ragazzi portare le mani alle armi pronti a intervenire in caso qualcosa andasse storto.
Altri colpi.
Sento un mano sfiorarmi il braccio così mi giro e vedo un Mark impaurito avvicinarsi a me.
Gli stringo la mano e riesco a sentire il battito accelerato del suo cuore.
Questa volta non c'è bisogno di parlarsi normalmente o mentalmente. Non c'è bisogno che io dica a mio fratello che io non lo lascerò andare e lo difenderò fino alla fine.
Vedo Laila affiancarmi e la sento parlare nella mente: "Se dovessero entrare degli Spaccati o delle guardie tu e Mark scappate. Non provare a trasformarti. Non sei ancora pronta per farlo."
"Starò buona, promesso." Rispondo mentalmente.
Arrivano altri colpi alla porta di metallo che inizia ad ammaccarsi. Ormai tutti i ragazzi stringono un'arma in mano e sono tesi come corde di un violino.
Passano altri minuti e nessuno si muove fino a quando la porta di metallo ormai semidistrutta non cede sotto i potenti colpi di alcune guardie armate che fanno irruzione nella sala con la delicatezza di una mandria di Dolenti.
Perché sono qui?
Pensavo che ci avessero abbandonato a noi stessi, invece sono venuti a riprenderci.
Cosa vogliono fare?
Cosa vogliono da noi?
Queste domande continuano a vorticarmi in testa mentre gli uomini ci afferrano trasportandoci via di lì di peso e portandoci all'esterno.
Ci spingono fuori con noncuranza fino ad una grande nave volante di metallo che aleggia pochi centimetri dal terreno tenuta in aria da quattro giganteschi propulsori che emanano una luce azzurrina fredda.
Il portellone di carico della nave si abbassa lentamente e appena è sufficientemente vicino al terreno le guardie ci sospingono all'interno facendoci cadere pesantemente sul metallo della navicella. Mark, a cui non ho lasciato andare la mano per tutto il tempo, cade accanto a me, così lo aiuto a rialzarsi mentre le guardie si allontanano verso un'altra sala della macchina.
"Perché ci avete portato qui?!" Sento urlare da Minho che ha il naso insanguinato probabilmente perché ha opposto resistenza come al solito.
"La Fase 2 è fallita. Vi faremo raggiungere il Porto Sicuro con questa navicella. Là verrete portati a Denver, dopodiché incontrerete il Cancelliere Anderson. Adesso andate nella camere che si trovano alla vostra sinistra e non fate niente che potrebbe indurmi a spararvi. Ci hanno dato l'ordine di portarvi al Porto Sicuro, ma non hanno specificato se da vivi o morti e fidatevi se vi dico che qua dentro siamo tutti cecchini specializzati."
Dette quelle parole piene di disprezzo la guardia si gira e se va dirigendosi alla nostra destra.
***
Uno scossone fa tremare la navicella intera mentre noi ci dirigiamo alla nostra sinistra arrivando in una grande sala con divani e poltrone.
La macchina deve aver iniziato il suo volo verso il Porto Sicuro, ma credo che nessuno qui dentro sia interessato a quello, o almeno non così tanto come per il cibo presente su un grande tavolo accanto ai divani e alle poltrone.
Vedo Frypan gettarsi sui panini al prosciutto e tutti gli altri ragazzi imitarlo.
Mi avvicino a Newt: "Quando è stata l'ultima volta che hanno mangiato?"
"Quattro giorni fa: la pizza è stata l'ultima cosa che abbiamo messo sotto i denti."
In effetti noto che la faccia del ragazzo è pallida e leggermente smunta rispetto al solito; perfino Frypan sembra dimagrito da questo digiuno forzato.
Mi accorgo di avere fame, così dopo che tutti i ragazzi si sono serviti prendo anche io da mangiare anche se con molta diffidenza. A un primo assaggio il panino sembra buono, così in pochi morsi lo finisco prendendone un altro, dopodiché passo a un altro ancora, ma dopo il terzo mi fermo sapendo bene che mangiare troppo dopo un così lungo tempo di digiuno non gioverebbe al mio intestino.
Alcuni ragazzi non devono averci pensato perché si ritrovano presto con le mani sullo stomaco mentre corrono a destra e manca cercando un bagno. Alla fine alcuni trovano l'agognata stanza e vi ci si buttano a capofitto.
Dopo aver finito di mangiare mi dirigo lungo un lungo corridoio sulla mia sinistra e vado in cerca delle famose stanze di cui ci ha parlato la guardia.
Apro una porta, ma mi ritrovo davanti a un bagno, così richiudo la stanza e mi dirigo più in avanti. Finalmente trovo una stanza da letto con un letto singolo molto grande e con delle coperte veramente soffici, così mi ci siedo sopra con delicatezza.
Alcuni istanti dopo vengo raggiunta da Minho che si siede accanto a me.
"Stai meglio?" Domanda il ragazzo girandosi a guardarmi.
Mi volto verso di lui: "Io sto bene, la vera domanda e se tu stai bene?"
Un velo copre i suoi occhi che negli ultimi giorni in cui ero ancora cosciente erano diventati tristi e non era stato difficile accorgersene.
"È per i ragazzi che non ci sono più, vero?"
Il ragazzo alla mia domanda si gira verso di me e mi accorgo con dispiacere che i suoi occhi sono velati dalle lacrime.
Lo abbraccio senza aspettare una sua risposta e in quel momento mi rendo conto di una cosa.
Avevo sempre visto Minho come il ragazzo sarcastico che riusciva a tirarsi fuori dalle situazioni spinose a forza di battute o di calci e pugni, insomma in una parola, Minho.
Vederlo piangere mi fa vedere il ragazzo sotto un altro aspetto: lui è un eroe anche se non indossa l'armatura e anche gli eroi possono avere i loro momenti di debolezza, perché tutti gli eroi sono umani.
"Ora va meglio?" Domando alcuni minuti dopo, quando Minho ha smesso di piangere e ha appoggiato la sua testa sulla mia spalla.
"Sì. Scusami, ma era da giorni che ci rimuginavo sopra e non mi sono più trattenuto. Devo sembrarti uno stupido ora." Dice il ragazzo asciugandosi le lacrime con la manica della maglia che indossa.
Poggio la mia mano sulla spalla del ragazzo: "Tu non sei stupido Minho e per quanto tu ora ti possa sentire un idiota a piangere davanti a me posso dirti con certezza che non è così. Ci conosciamo da tre settimane o poco più, ma per me sei già un fratello. Una volta mi hanno detto che non bisogna vergognarsi di piangere e tu non devi assolutamente vergognanti perché tu sei un eroe Minho. Correvi nel Labirinto ogni giorno con il rischio di essere ucciso dai Dolenti. Non bisogna essere forti per essere eroi e essere eroi non significa non essere degli esseri umani e non provare sentimenti."
Il ragazzo si volta a guardarmi con uno sguardo sorpreso.
"Grazie."
Sorride e mi rendo conto di aver trovato per davvero un amico.
***
Rimango assieme al Velocista ancora un buona mezz'oretta in cui parliamo del più e del meno e scherziamo come due normali sedicenni.
I nostri discorsi vengono interrotti da un forte scossone così, incuriositi, ci dirigiamo verso la sala centrale in cui anche i ragazzi si sono messi in ascolto per capire cosa sta per accadere.
Tutti noi Radurai ci dirigiamo verso il punto in cui è scomparsa la guardia un'ora fa dopo averci parlato.
Proprio quella guardia torna indietro in quell'istante assieme ad altre e senza molti convenevoli ci annuncia che la navicella - o come la chiama lui, Berga - è arrivata a destinazione.
Sinceramente avevo pensato di dover trascorrere giorni e giorni qua sopra, ma forse è meglio così.
Queste guardie non mi piacciono per niente e se ci voglio riportare da quelli della C.A.T.T.I.V.O. non ci tengo proprio a passare altro tempo con loro.
Mentre la navicella è in fermento mi avvicino a Newt: "Appena avremo messo i piedi a terra dovremo correre. Spargi la voce e stati pronti a scappare. Vogliono riportarci da quel pazzo di Janson e io ne ho abbastanza di questi matti."
Alle mie parole il ragazzo non fa una piega e inizia a avvicinarsi agli altri ragazzi e a spiegarli il piano.
Probabilmente se lo aspettava e non sembra essere in disaccordo con la mia affrettata decisione. Pochi minuti dopo i Radurai sono tutti attorno a me e sento Alby avvicinarsi con passo svelto: "Cosa vuoi fare?" Domanda, sussurrandomi all'orecchio.
"Dobbiamo andarcene altrimenti questi ci rimettono nel Labirinto. Appena scendiamo disarmiamo questi psicopatici e poi ci mettiamo a correre come non abbiamo mai fatto prima. Aspettate il mio segnale. Voglio accertarmi che siamo tutti scesi e che non ci sia più nessuno qui sopra."
***
Pochi minuti dopo ci ritroviamo a terra e vediamo davanti a noi un'altra Berga pronta a caricarci per portarci chissà dove.
Mi volto indietro e appena l'ultimo Raduraio è sceso dalla navicella, mi guardo attorno in cerca della guardia più vicina.
A pochi passi da me c'è una di loro, così mi avvicino silenziosamente senza che possa accorgersi della mia presenza, poi la spingo in avanti e le strappo il lanciagranate di mano. Subito tutti gli altri Radurai iniziano a disarmare le altre guardie e a sparare colpi di lanciagranate e stessa cosa faccio io, in modo da immobilizzare quei matti.
"Correte!" Urlo non appena mi accorgo che altre guardie stanno arrivando dalla Berga davanti a noi.
Subito i ragazzi seguono il mio consiglio e si mettono a correre verso una fitta foresta che si inerpica sul fianco di una gigantesca montagna che si staglia imponente davanti a noi.
Le guardie della Berga, prese alla sprovvista, ci perdono di vista non appena noi ci inoltriamo nel folto della foresta e a niente servono gli spari che ci vengono contro, ma che si infrangono sui tronchi degli alberi.
"Non fermatevi!" Urlo per farmi sentire dal gruppo di ragazzi davanti a me che sta correndo a perdifiato.
Alcuni minuti dopo ci troviamo tutti in una radura circondata da alberi.
"Ci siamo tutti?" Domando.
Sento diversi "sì" e subito un peso mi scivola giù dal cuore.
"Dobbiamo andarcene da qui, siamo troppo scoperti."
A parlare questa volta è stato Alby e subito tutti i Radurai seguono il consiglio del loro capo che con passo svelto si inoltra nel folto del bosco camminando svelto.
Space for me||☆
Salve, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non abbiate trovato troppi errori.
Ho già iniziato a scrivere la storia su Thomas Sangster, ma credo la pubblicherò nelle vacanza di Pasqua se non in quelle estive.
Vi saluto e faccio gli auguri a tutte le ragazze❤😍✨
Bacioni❤
Maty⭐
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