Capitolo 3
Mi siedo sulla coperta e frugo nello zaino in cerca di cibo. Newt mi si siede accanto. Tiro fuori un sacchetto di carne secca e ne lascio un po' nelle mani del ragazzo che accoglie volentieri l'offerta. Mangiamo in silenzio, ma mi accorgo che ogni tanto il ragazzo si volta a studiarmi.
"Staremo qui per alcuni giorni, poi riprenderemo il cammino."
"Perfetto, ora vado a riposarmi." Dice il ragazzo con noncuranza. Con la stessa noncuranza si toglie la maglietta di dosso affibiandomi uno sguardo divertito.
"Ammettilo, mi hai scelto per il fisico." Dice ridacchiando con sguardo divertito.
"No. L'ho fatto perché ho visto cosa stavi facendo."
A quel punto lui si zittisce mentre capisco di aver toccato un tasto dolente. Distolgo lo sguardo dal volto del ragazzo e lo sposto sul suo petto. È pieno di tagli più o meno rimarginati.
Prendo il kit di pronto soccorso e mi avvicino in silenzio all'ex Spaccato.
"Siediti, devo medicarti."
Il ragazzo mordendosi il labbro si siede schiena al muro. Io apro la valigetta, prendo cotone e disinfettante e inizio a passare il soffice materiale intriso del liquido sul suo corpo.
Faccio il lavoro con precisione mentre Newt mi osserva. Dopo il petto anche la schiena e infine avvolgo il busto del ragazzo con una benda. Svolgo in fretta il lavoro e appena mi sposto da davanti al ragazzo poso gli occhi sul suo viso. Mi sta osservando.
"Smettila."
"Di fare cosa?"
"Guardarmi in quel modo."
"Come se mi interessasse conoscerti?"
"Esatto. Smettila."
"No."
Il ragazzo mi guarda fisso e io non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo.
Rimetto a posto il kit e usando lo zaino come cuscino: mi corico.
"Meglio che ti riposi, domani si riparte."
"Ma i giorni di riposo di cui avevi parlato?"
"Mi avevi creduto?" Rispondo coricandomi su un fianco e chiudendo gli occhi.
Sento Newt muoversi dietro di me.
"In effetti... ma domani tocca a me farti uno scherzo."
Il suo fiato caldo sull'orecchio mi fa sorridere involontariamente mentre uno strano pensiero mi attraversa la mente. Sento di essere all'oscuro di qualcosa, qualcosa di grosso e questa cosa mi piace sempre meno.
***
Il mattino seguente mi sveglio per prima. Newt si è addormento accanto a me. Ha un'aura quasi angelica mentre dorme, ma devo svegliarlo, così mi avvicino al suo orecchio.
"Ehi..." Sussurro.
"Dai Minho lasciami stare, voglio dormire."
"Mi spiace ricordarti che io sono Kim, non Minho."
Scoppio a ridere di gusto mentre il ragazzo, ancora mezzo addormento, si alza su con il busto arrivandomi a un palmo dal naso.
"Smettila di prendermi per il culo."
"No, sei troppo buffo." Rispondo continuando a ridere.
Mi alzo in piedi ancora sghignazzando e rimetto a posto tutto, coperta compresa. Metto lo zaino in spalla e faccio cenno a Newt di seguirmi. Mentre lui si mette la maglietta, io mi lego la sciarpa al collo.
"Ci sono."
"Allora muoviamoci."
***
Camminiamo e camminiamo in direzione Sud per tutto il giorno, fermandoci solo per mangiare e riposarsi ogni tanto. La sera stiamo per metterci comodi in una delle altre sale lungo il tunnel, quando un urlo squarcia il silenzio.
"Spaccati. Ci hanno trovati."
Sento Newt irriggidirsi accanto a me mentre estraggo le due pistole che porto alla cintura.
Le lampadine nel tunnel illuminano lo spazio attorno a noi e in quel cono di luce si fanno avanti tre Spaccati dalla faccia putrefatta. Lascio cadere lo zaino a terra impugnando le due pistole. Le bestie si gettano all'attacco e io con la solita fermezza preceduta dal mio istinto combattivo, sparo. Cadono uno dopo l'altro con tonfi sordi, ma non faccio in tempo a prendere fiato che ne arrivano altri.
C'è un'intera banda.
"Chiuditi dietro quella porta e non uscire finché non sentirai la mia voce."
"Non ti lascio quì da sola, ti devo la vita."
"Non me ne frega niente se mi devi qualcosa, vattene!" Sbaraito rivolta a Newt.
Lui non mi ascolta e mi prende una pistola di mano e uno dei due pugnali dalla cintura.
Gli Spaccati si avvicinano sempre più e quando siamo pronti spariamo.
Cadono uno dietro l'altro e quando i colpi sono esauriti prendo il pugnale e mi getto sui corpi infetti. Mi sembra quasi di ballare e mentre la danza sfrenata della morte continua, mi muovo con l'agilità di un gatto, rotolando per terra per schivare i colpi o compiendo salti che solo due anni di allenamento posso produrre.
A un certo punto mi ritrovo al centro di un cerchio di corpi martoriati. Ne esco quasi illesa senza contare graffietti o piccoli tagli.
Newt poco più in là mi sta guardando sorpreso.
Senza dire una parola gli prendo di mano pistola e pugnale rimettendoli a posto nella mia cintura.
"Non ti azzardare mai più a toccare una delle mie armi senza permesso."
Gelida come sempre prendo lo zaino da terra e imbocco il tunnel secondario che porta ad un'altra stanzetta, come quella di ieri sera.
Mi metto subito all'opera e preparo la cena. Essendo in due devo razionare il cibo anche se c'è ne abbastanza per entrambi. Non voglio finirlo tutto, altrimenti dovremmo uscire dai tunnel per prenderne dell'altro e questo significherebbe rivelare la nostra posizione agli Spaccati. Tuttavia presto o tardi uscire sarà necessario e prima lo si fa, prima ci si toglie il pensiero.
Newt in un silenzio di tomba mi si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla.
"Ti avevo detto di non toccarmi." Dico gelida e acida allo stesso tempo.
"Posso sapere come hai fatto?"
"A far cosa?"
"Lo sai."
Il silenzio ci avvolge.
"Non sono fatti tuoi e comunque perché mai dovrei dirtelo?" Domando infastidita da tanta curiosità.
"Hai ragione" Conferma lui.
"Facciamo così, tu rispondi a una mia domanda e io a una tua. Non si può dire di no alla domanda fatta."
Sorrido gelida, divertita dallo stupido gioco messo in atto.
Mi siedo a terra: "Mi sta bene, dai siediti."
Newt obbedisce.
"Ora iniziamo: come hai fatto fatto fare quelle cose?"
Lo guardo negli occhi e lui guarda me.
Abbasso lo sguardo trovando le punte delle mie scarpe molto interessanti.
"Per due anni, ogni singolo giorno, mi sono allenata a combattere con ogni genere di arma, contro ogni genere di avversario, in ogni possibile luogo, con qualsiasi tempo... Insomma, hai capito."
"Sei una specie di macchina da guerra quindi." Dice fissandomi negli occhi.
"Hai paura di me?" Domando rivolta al ragazzo.
Lui mi osserva per un lungo tempo per poi rispondere.
"No, certo sei un po' inquietante con tutti quei coltelli e pistole e sembri un tipo molto tenebroso, ma non ho paura di te."
Vedo Newt osservarmi e poi decidere la prossima domanda.
"Chi ti ha mandato?"
"Beh, mettiamola così" inizio capendo dove vuole andare a parare il ragazzo "dato che il mondo è governato da zombie assetati di esseri umani e l'unica organizzazione governativa ancora in piedi e la C.A.T.T.I.V.O... beh, non credo sia difficile capire chi mi manda."
Il ragazzo si irrigidisce nel sentire le mie parole. Io lo guardo attentamente; sembra che voglia dirmi qualcosa, ma non ne sia capace.
Cerco di non dare a vedere l'interesse per quel suo strano comportamento e cerco di sviare tutto con una domanda.
"Ora tocca a me: chi è Minho?"
Newt a quel punto sembra andare in trance: nei suoi occhi passa uno strano brillio che prima pare di felicità, poi di rimorso e infine di tristezza. Capisco al volo che non deve essere un argomento facile per lui.
"Fa niente, tocca a..."
"Minho è il mio migliore amico, o almeno spero che lo sia ancora. Non mi ricordo nemmeno quale è stata l'ultima cosa che gli ho detto. So solo che lui ora mi crede morto anche se non lo sono. Tutto per colpa tua."
Non so se il ragazzo stia scherzando o dica sul serio, ma in ogni caso rispondo a mio solido modo.
"Beh, se volevi rimanere morto allora potevi dirlo fin da subito. Evitavo di salvarti."
Il ragazzo mi guarda con aria smarrita mentre prendo lo zaino e lo uso come cuscino, coricandomi su un fianco e dandogli le spalle. Newt mi si avvicina gattoni sulla coperta su cui mi sono coricata.
"Non te ne faccio una colpa, ma in ogni caso... Non mi avresti lasciato lì, ammettilo." Sussurra al mio orecchio sfiorandomi appena il lobo con le labbra.
Non mi muovo nemmeno nel sentire quelle parole, ma ci rifletto su. Bello scherzo mi fa, giocare con i miei sentimenti e con ciò che ho fatto.
Mi sta soggiogando e non ho la più pallida idea di come ci riesca e questa è forse la cosa che mi spaventa di più.
Forse è il momento di giocare in difesa e chiudersi dietro la porta blindata che ho imparato a costruire in questi due lunghi anni di allenamenti. Infondo mi hanno sempre insegnato una cosa i numerosi combattimenti: per vincere bisogna essere spietati, fermi e senza un bricciolo di cuore, perché i lieto fine e i mondi da favola qua non esistono. Ci sono solo crudeltà e morte e l'unico modo per rimanere in vita è quello di non abbassare mai e poi mai la guardia.
Se ti fidi sei fregato, se apri il tuo cuore a qualcuno, pure. L'unica persona di cui mi posso fidare è me stessa.
***
La mattina seguente mi sveglio molto presto: probabilmente è ancora buio fuori, ma qua dentro, dal tunnel, non ci capisce molto bene lo scorrere delle ore. Nel silenzio più assoluto infilo tutto nello zaino e rifletto su quello che è accaduto ieri sera.
Newt credo stesse scherzando, eppure io ho puntato subito sulla difensiva: avevo paura che fosse tutto una balla, che avessi fatto male a salvarlo e su questo ho ancora i miei dubbi.
Per distrarmi decido di inviare i risultati dei test alla Cancelliera Paige. L'orologio affidatomi prima della partenza dovrebbe funzionare anche come telecamera, così inizio un video.
-
"Buongiorno, qua procede tutto per il meglio. Ho iniettato il 2C su un ragazzo bianco di nome Newt. Ha all'incirca la mia età e i capelli biondi. Ora è in salute, anche grazie al rigeneratore iniettato prima del 2C. Ho dovuto estrargli una pallottola dalla testa, ma nonostante ciò il ragazzo non sembra aver riportato danni nelle sue facoltà mentali. Ci stiamo dirigendo a Sud, verso il Centro fuori Denver. Stiamo utilizzando i tunnel sotterranei e questo allungherà il tragitto di due o forse tre giorni. Attendo ordini."
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Fermo il video e sullo schermo del mio orologio compare l'immagine del mio volto mentre sto parlando.
Dopo diversi minuti riesco a trovare il pulsante per inviare il tutto alla Cancelliera. Un sonoro bip mi fa capire che il messaggio è stato ricevuto.
Sposto lo sguardo dall'orologio e mi accorgo che Newt mi sta fissando.
Senza dire una parola metto in ordine la coperta sulla quale sono solita dormire, dopodiché mi alzo in piedi, zaino in spalla e sciarpa al collo mentre prendo una decisione.
"Oggi dovremo uscire dai tunnel per recuperare qualche cosa per te in modo che tu possa sopravvivere anche senza il mio aiuto."
Newt sta per dire qualcosa, ma si ferma e si alza in piedi.
Io non dico assolutamente niente e con lentezza apro la porta della stanzetta. Fuori il corridoio è vuoto e i corpi degli Spaccati sembrano essersi volatilizzati nel nulla. Con passo veloce mi incammino nel tunnel seguita da Newt che ha l'accortezza di non lasciare sbattere la porta.
Camminiamo fino alla prima scaletta che da sull'esterno.
Mi ci arrampico veloce, seguita da Newt e arrivata in cima apro la botola molto lentamente per evitare brutte sorprese. Appena controllato se il campo è libero, esco fuori strisciando. Mi ritrovo in mezzo a dei grandi massi che proteggono la botola da sguardi indiscreti. Siamo appena fuori Denver, ma in lontananza vedo un negozio di alimentari ancora in buono stato.
"Andremo là" Affermo osservando Newt chiudere la botola uscendo.
"Ti avverto: se mi succede qualcosa tu devi correre e lasciarmi a morire se questo implicherà la tua salvezza. Prendi con te solo il mio zaino."
Dette quelle parole fredde volto le spalle al ragazzo e mi incammino verso il negozio di alimentari.
Space for me||☆
Sera Pive,
Spero abbiate enjoy the capitolo.
Mi sento molto British perché ho ascoltato le interviste di Thomas tutto il giorno e boh. #inglesepower
*spiegazione tattica by me*
Anyway vi lascio con un disegno che sto facendo.
Spero vi piaccia; magari lo inserirò in uno dei capitoli della storia.
:D
Risoluzione schifosa, ma va bene. Magari nel prossimo capitolo ci saranno foto più decenti.
Ho presto spunto da questa foto👇
E boh.
Mi dileguo
Bacioni❤
Maty☆
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