Capitolo 26
Un dolore sordo mi risveglia.
Mi osservo attorno e mi rendo presto conto di aver dormito sullo spiazzo alla fine della scaletta: ho la schiena a pezzi.
Ieri non ho mangiato né bevuto. Non ho fatto proprio un bel niente a dir la verità. Sono rimasta da sola a pensare a me, a questi due anni, a questo mese passato con Newt.
Sono successe troppe, troppe cose e sembrano passati cent'anni solo da ieri.
Mi sfrego gli occhi e scopro le guance umide, la pelle invece in certi punti è secca, coperta dal sale delle lacrime.
Devo aver pianto durante il sonno.
Mi rialzo in piedi rassettando i vestiti sgualciti e mi guardo ancora una volta intorno..
Il cielo è terso, il sole è già alto nel cielo e credo ormai di essere in ritardo. Ispiro a pieni polmoni l'aria fresca, concedendomi un attimo ad occhi chiusi, prima di scendere a combattere.
Andrà tutto bene, mi dico.
Puoi farcela, ripeto.
Ti basta non vederlo. Non devi vederlo altrimenti ti blocchi. Non guardarlo.
Espiro.
***
Con lentezza scendo per la scaletta, torno verso il dormitorio e per un'immensa concessione divina non trovo Newt né Jessica, nemmeno nella camera.
Il segno del loro passaggio sta solamente in una piccola pozza di sangue per terra: forse il taglio che ho inferto a quell'oca era più profondo di quanto pensassi.
Entro nella camera e afferro il mio zaino, lego i pugnali alla cintura e poi mi reco in bagno.
Proprio dietro la porta, su un appendi abiti mal ridotto, avevo lasciato la mia felpa beige e la sciarpa del medesimo colore.
Indosso la prima sopra la camicia verde creando una strana accozzaglia di colori, poi lentamente mi metto davanti allo specchio e con lentezza avvolgo la sciarpa attorno al mio capo.
Per tutto il tempo guardo gli occhi riflessi nello specchio davanti a me.
Sono arrossati e con due grandi occhiaie sotto: devo avere un aspetto schifoso.
Finito il lavoro lascio cadere fuori dalla sciarpa due ciuffi scuri, quasi a ricordarmi che sotto la stoffa ci sono ancora io, non la guerriera che tra poco entrerà sul campo di battaglia.
Per un'ultima volta chiudo gli occhi e penso che all'incirca un mese fa ero sempre davanti a uno specchio, alla C.A.T.T.I.V.O., in attesa di partire per un viaggio su cui non avevo certezze.
Sono cambiate un sacco di cose da allora; sembrano passati dei secoli.
L'unica cosa che qua è ancora come prima sono io.
Ancora con quella strana sensazione che qualcosa non sia come deve essere, ancora in cerca di una vita senza dolore.
***
Vedo mio padre farmi un cenno con la mano.
Gli corro in contro superando una gigantesca carovana di venti Dolenti, di cui uno libero.
Tutti gli uomini sono a terra, armati di uno strano fucile nero a due canne e a tracolla hanno lunghe file di proiettili con la punta a forma di freccia, non curva come quelli di una pistola.
Qualsiasi cosa siano quei fucili sono veramente mostruosi; sento il sangue gelarmi nelle vene.
"Sono tutti pronti tesoro. Abbiamo le X48 con noi, i Dolenti e te. Siamo pronti per partire." Dice mio padre non appena sono abbastanza vicina da sentirlo.
X48, ecco come si chiamano quei fucili: in un secondo desidero anche io averne uno tutto per me, giusto per sapere che effetto deve fare usarlo.
Sorrido a James e lo abbraccio, dopodiché salgo su uno dei Dolenti ancora liberi.
Questi, dotati di selle speciali per far fuoriuscire tutti i loro arti, sono irrequieti, quasi sentissero l'adrenalina scorrere in ciascuna di queste persone attorno a me.
Mi siedo sulla sella e mi sistemo come meglio posso, mettendo le gambe tra le prime e le seconde zampe, infilando i piedi in due staffe piuttosto grandi.
Proprio in quel momento sento qualcosa.
"Kim!"
È la sua voce.
Il mio copro si irrigidisce mentre vedo mio padre aggrapparsi a una specie di maniglia montata alla sella. Ne capisco in fretta l'uso: oltre a sedersi sulla schiena ci si può anche aggrappare al Dolente in modo da saltare giù in corsa al posto che smontare e perdere tempo.
"Kim!"
È più vicino.
Afferro le briglie appoggiate al pomello della sella e senza tanti convenevoli le faccio schioccare: il Dolente su cui sono, che a occhio e croce sembra il più grosso, emette il suo richiamo e inizia a correre verso il tunnel della grotta, seguito dagli altri.
Vedo con la coda dell'occhio che al ragazzo biondo non resta che aggrapparsi all'ultimo a una delle maniglie di un Dolente poco dietro al mio.
Faccio schioccare ancora le briglie e il Dolente accelera seguito dagli altri.
Sono riuscita a scappare ancora al dolore.
***
Cavalchiamo per diversi minuti e seguendo le indicazioni di mio padre ci troviamo presto in un corridoio laterale a quello principale.
Un odore orribile mi giunge alle narici e subito rimpiango l'aria fresca di questa mattina.
Mio padre fa segno alla carovana di fare silenzio e alla ben e meglio tutti obbediscono.
Nell'aria ci sono solo i grugniti sommessi dei Dolenti.
Con delicatezza smonto dal mostro mentre gli altri uomini lasciano andare le maniglie a cui erano appesi.
"Cosa pensi di fare?" Domanda mio padre avvicinandosi a me.
"Beh, l'unica cosa possibile: ne uccido il più possibile, voi aspettate il mio segnale e poi combattete con me in modo da aprire una via per far passare gli altri Dolenti."
Lui mi guarda con aria severa per un attimo, poi si avvicina a me, tranquillo.
Ci abbracciamo stretti e sento che fa fatica a lasciarmi andare. Per finire mi mette una mano sulla nuca e avvicina le nostre fronti che si sfiorano appena.
"Ti prego, fai attenzione."
"Non ti preoccupare papà. Attenzione è il mio secondo nome."
Ci separiamo e lui mi sorride non senza avermi dato prima un X48: gli brillano gli occhi e mi sta guardando, orgoglioso di me.
Quello sguardo l'ho visto solo in un'altra persona: Ava Paige.
In un attimo mi sale alla mente il suo viso, il naso dritto e gli occhi pieni di conoscenza circondati dai capelli biondi.
Mi avrà anche mentito, è vero, ma è stata l'unica mamma, o almeno l'unica cosa che ci sia andata vicino ad esserlo, che io abbia mai avuto.
Mi allontano dalla carovana e porto già la mano al grilletto del fucile.
La parte di corridoio che mi rimane da percorrere sarà sì e no una cinquantina di metri, ma faccio in tempo a fare pochi passi che sento una voce arrivare da dietro di me.
"Ti prego non andartene così."
Mi volto è vedo quel viscido schifoso guardarmi triste e preoccupato. Ha i capelli biondi spettinati e lo sguardo stanco.
La sua guancia ha un che di violaceo dove ieri gli ho assestato quel pugno.
Per un attimo provo pena, ma subito mi ricredo non appena parla.
"Non è come sembra, davvero, posso spiegare."
Solo a quel punto abbasso la sciarpa che mi copriva fin sopra il naso e rispondo a Newt.
"Sai Newt, non so se te lo hanno mai detto, ma la verità non è sempre come vorremmo. È la verità qui è questa: ti sei riempito quello schifo di bocca con parole dolci, ma non appena hai trovato una ragazza meno bipolare, meno combattiva, "più facile", se non vogliamo essere troppo volgari ovvio, non hai esitato e rinnegare tutto per stare con quella.
Non mi venire a dire che non è come sembra: le cose sono abbastanza chiare. Lo stavate per fare nello stesso letto in cui mi hai detto con parecchi sottintesi che mi amavi. Beh, non so te Newt, ma se questo lo chiami amore, se questo è quello che io avrei dovuto imparare da te come da patto, allora ringrazio qualsiasi cosa ci sia lassù" dico indicando verso l'altro con il fucile "di non avermi fatto passare il limite, di non avermi fatto innamorare di uno come te. Passerò la vita da sola, forse morirò oggi stesso su questo campo di battaglia, ma saprò di aver vissuto da persona libera, senza amore se non quello per la guerra. E che ti piaccia o meno è questa la verità. Io non so cosa sia l'amore, probabilmente non lo saprò mai, ma almeno so cosa vuol dire vivere.
Sono una guerriera, non il burattino di qualcuno, tanto meno che tuo.
Sono un'assassina, ma almeno so cos'è il rispetto.
Se oggi rimarrò ferita o morirò non sprecare tempo per provare a salvarmi perché sappi che questa volta non combatteró per rimanere in vita."
E con queste parole me ne vado via, lasciando il ragazzo con la braccia lungo i fianchi, distrutto.
"Ehi Kim, ferma!"
Lo sento arrivare, prendermi per le spalle e voltarmi.
"Ti prego, dimmi che non lo pensi davvero."
Ha le lacrime agli occhi e i capelli spettinati, più che mai.
In un altro caso glieli scompiglierei ancora di più e poi lo abbraccerei, ma questo sarebbe potuto succedere una settimana fa, non ora, non adesso, non dopo tutto quello che è successo.
"Io voglio te Kim, voglio tornare a come eravamo fino a due giorni fa. Voglio abbracciarti, voglio sentire che ricambi e Dio solo sa quanto vorrei baciarti in questo cacchio di momento. Ma ti prego" dice prendendomi le mani "non dirmi di no. Non riuscirei a sopportarlo, preferirei morire, preferirei vedere Tommy uccidermi altre cento volte. Ti prego non andare a combattere senza avermi perdonato, perché se morissi non sopporterei di non avere avuto il tuo perdono e soprattutto te.
Da quando mi hai salvato ho trovato una ragione per continuare, un motivo per svegliarmi ogni mattina e dire "ho voglia di andare avanti". Questa cosa non mi succedeva da due maledettissimi anni e tu in un mese sei riuscita a darmi tutto quello di cui avevo bisogno. Sei la mia famiglia, la mia casa, quindi ti prego non lasciarmi adesso. Ho bisogno di te, di sentire che mi sei vicina. Ti prego."
Le lacrime ormai rigano le guance del ragazzo che mi sta guardando desideroso di una risposta.
Lo guardo e nel contempo cerco di guardare dentro di me.
Io voglio Newt, lo voglio baciare, voglio sentire che mi ama, ma... semplicemente non posso.
E forse è dovuto alla mia paura di affezionarmi, oppure a quello che è successo ieri, ma sta di fatto che non posso dirgli una bugia.
"Newt, hai tradito la mia fiducia e fidati, non è tanto il fatto che tu sia andando o meno a letto con un'altra. Sono state le tue parole, i tuoi gesti, ad avermi fatto credere che finalmente qualcuno fosse interessato a me non per la mia forza, ma per la persona che sono. Ma ieri mi hai dato la prova che l'amore è l'ennesima bugia di questo dannato mondo.
Forse sono io che non sono adatta a queste cose, ma sta di fatto che non basteranno delle scuse per perdonare quello che hai fatto. Non puoi ricucire a parole una ferita che hai inferto tu stesso in un cuore già pieno di cicatrici. Non c'è modo di riempire il vuoto che sento nel petto; è come se mi avessero svuotato di qualsiasi cosa e forse tu saresti riuscito a chiudere quel vuoto. Prova a capirmi: neanche mille dei tuoi baci mi faranno dimenticare cosa è successo."
"E allora te ne darò duemila, diecimila se è necessario, ma in un modo o nell'altro devo riparare al danno che ho fatto." Interviene allora lui.
"Newt, puoi riparare un vaso, una gamba, un braccio, ma non puoi riparare la fiducia e nemmeno un cuore fatto a pezzi. Questa é l'unica cosa di cui sono sicura. Quindi ora ti prego, lasciami andare a combattere, fammi fare qualcosa di buono una volta nella mia stramaledetta vita.
Ho bisogno di sapere che non ho sbagliato tutto, che posso ancora fare qualcosa per gli altri."
Mi guarda distrutto.
Le lacrime aumentano sul suo viso.
Sento la guancia destra bagnarsi ma con movimento veloce della mano mi asciugo.
"Addio Newt."
Gli sorrido tristemente, poi rimetto la sciarpa attorno al volto.
Mi giro e corro via più in fretta che posso per quanto mi sia permesso da una pesante X48.
Stringo forte gli occhi e cerco di dimenticarmi tutto.
Le parole di Newt mi rimbombano nella testa:
"E allora te ne darò duemila, diecimila se è necessario, ma in un modo o nell'altro devo riparare al danno che ho fatto."
Anche io devo riparare qualcosa, il mio cuore, e l'unico modo che conosco per farlo è combattere.
Riapro gli occhi e faccio uno scatto in avanti.
Space for me||☆
Sono resuscitata, yeah!
Anyway, spero che vi sia piaciuto il capitolo.
Lo so che non sto aggiornando più come prima, ma i problemi ve li ho già elencati e vi ripeto che non mi lascerò fermare da un paio di versioni e delle verifiche di matematica.
La storia deve continuare, no?
Impressioni?
Domandina stalkerosa:
Qualcuno che guarda The 100?
*no spoiler sulla 4° stagione plis*
(Ho guardato 12 episodi in un giorno: sì, sono pazza, lo so.)
Fatemi gli auguri per la versione di latino di domani=>> p.s: uccidetemi.
Buon 25 Aprile a tutti, anyway!
E ora addio mondo crudele, vado a studiare.
(~●_●)~ \(×_×)/ ~(●_●~)
*lancia la polvere volante a terra e si ritrova nel suo covo segreto*
Maty☆
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