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Capitolo 18

"La Tana dei Dolenti? Che roba è?" Domanda Minho.
Mi rialzo in piedi appoggiandomi al muro per poi rispondere al ragazzo.
"Ve lo dirò dopo, ora andiamocene prima che ne arrivino altri."
Mi faccio spazio tra i ragazzi e vado a recuperare i miei coltelli abbandonati a terra per poi metterli alla cintura. Torno dai Radurai e ci incamminiamo verso la Radura nel più assoluto silenzio per paura di fare altri spiacevoli incontri.

***

Durante il tragitto Mark mi affianca sfiorandomi il braccio. Mi volto verso di lui e gli sorrido scompigliandogli i capelli scuri. Dopo un'oretta siamo alla Radura. Subito notiamo curiosi avvicinarsi per chiedere informazioni sull'accaduto, ma prima che possano rivolgerci anche una sola domanda, porto lontano da lì Mark.
"Ora tu vieni con me. Dobbiamo fare un discorso tra fratelli."
Mantengo una voce seria mentre sospingo il mio fratellino verso il boschetto. Attraversata la foresta arriviamo nel mio piccolo rifugio.
"Vieni sali qua sopra." Gli dico indicando l'albero su cui sono salita quelli che sembrano secoli prima. Il ragazzino si arrampica svelto arrivando subito al ramo più alto. Lo seguo svelta e in un attimo ci ritroviamo uno di fronte all'altra.
"Perché lo hai fatto?" Domando subito.
"Avevo paura. Non ho la più pallida idea di dove mi trovo, l'unica cosa che mi ricordo è che tu sei mia sorella."
"Stai tranquillo, però devi promettermi che non andrai mai più là dentro. Hai rischiato di morire, abbiamo rischiato di morire. Fin da ora ti prometto che nessuno ti torcerà un capello e che torneremo a casa. Ti ho visto per la prima volta nemmeno due ore fa, però so che possiamo contare l'uno sull'altra. Ci stai?" Domando porgendogli la mano.
"Sei mia sorella e io mi fido di te." Risponde lui afferrandomi la mano e stringendola.
Lo abbraccio stretto e lui fa lo stesso con me.
"Te lo prometto Mark, ti riporterò a casa, a ogni costo."

***

Dopo quel discorso con mio fratello passiamo diverso tempo insieme. Parliamo a lungo sui rispettivi ricordi che abbiamo.
"Te la ricordi la mamma?" Domanda d'un tratto lui.
"Mi ricordo di una donna, ma non credo che sia nostra madre. Almeno credo."
"Io mi ricordo di papà."
Mi volto verso Mark: "Com'era fatto?" Domando fissando i miei occhi nei suoi azzurro ghiaccio.
"Mi ricordo che aveva i capelli scuri come i nostri e gli occhi marroni. Era alto e imponente. Giocavamo spesso con lui."
Sento la sua voce declinare leggermente così gli circondo le spalle con un braccio.
"Secondo te quanti anni ho?" Domanda lui spezzando il silenzio che si era venuto a creare.
"Più o meno quattordici. Io?" Domando in risposta.
"A vederti potresti averne sedici o diciassette... Ma più sedici che altro." Di colpo sento il peso di quegli anni crollare addosso.
"È strano. Sono viva da sedici anni e non mi ricordo niente al di fuori di queste due settimane che ho trascorso qui. È buffo, veramente buffo."
"Un giorno recupereremo i ricordi, ne sono sicuro."
Ha solo quattotdici anni eppure la sua voce è rassicurante e mi fa sentire meglio. Tra noi cala nuovamente il silenzio, ma non dura a lungo.
"Cosa hai scritto sulle mani?"
"Sulla sinistra c'è scritto: TU APPARTIENI ALLA C.A.T.T.I.V.O., La C.A.T.T.I.V.O è buona. Sulla destra invece c'è scritto: Morte Ospite Salvezza Test Risultati Ottimi. E se te lo stai chiedendo, non ho la più pallida idea di cosa significhi."
"Beh, se prendi l'iniziale di ogni parola" dice indicando la mia mano destra "ottieni la parola mostro."
Osservo con più attenzione il palmo della mano e noto che Mark ha ragione.
"Mi stanno prendendo in giro..." Penso tra me e me.
"Chi ti prende in giro?" Domanda il ragazzino non capendo.
"Vieni con me."
Non rispondo alla sua domanda e inizio a scendere dall'albero facendo attenzione a dove metto i piedi.
Appena siamo tutti e due a terra faccio un cenno a mio fratello che mi segue. Subito, quasi l'avessi chiamata, passa davanti a noi una scacertola. Mi getto su di lei prima che possa scappare e con entrambe le mani la tengo stretta e ferma.
"Guarda, la vedi quella scritta?"
"Sì." Risponde lui osservando la parola 'C.A.T.T.I.V.O.' sul dorso dell'animale.
"Chiunque sia questa 'C.A.T.T.I.V.O.' si sta prendendo gioco di tutti noi tenendoci rinchiusi qua dentro."
Alzo gli occhi verso mio fratello per poi abbassarsi nuovamente verso l'animale.
"Giusto?" Domando fissando negli occhi la lucertola meccanica.
"Vedi Mark, ci sono dei medici cattivi che ci stanno facendo tutto questo per salvare altre persone, ma è sbagliato. Tenere dei ragazzi come noi, qua dentro, è sbagliato: ci hanno tolto la nostra vita e ci hanno fatto dimenticare tutto, ma non sarà così ancora a lungo. Se ne pentiranno di averci fatto questo, stanne certo."
Appena finisco di parlare scaglio la scacertola a terra. L'essere metallico tutto ammaccato si rialza in piedi e scompare nel folto della foresta: finché mi è possibile non lo perdo d'occhio.

Sento la pancia di mio fratello brontolare sonoramente.
"Fame?" Domando sorridendo.
"Sì, tanta."
"Andiamo da Frypan, troveremo di sicuro qualcosa da mettere sotto i denti."
Gli sorrido nuovamente e mi incammino verso il Casolare.
Durante il tragitto vedo diversi ragazzi guardare Mark nello stesso modo in cui guardavano me giorni fa. Lancio sguardi taglienti in giro e appena arriviamo da Frypan chiedo la colazione per entrambi. Non ho ancora mangiato di questa mattina e una bella ciotola di pancetta e uova non fa mai male.
"Ciao Frypan, cosa c'è di buono oggi?"
"Pane tostato e uova, spero ti vadano bene." Risponde il ragazzo, poi vedo che nota Mark: il suo sguardo si fa interrogativo, ma un attimo dopo ritorna il cuoco amichevole di sempre.
"Devi essere il fratello di Kim, Mark! Io sono Frypan, quello che prepara la sbobba per tutti."
Il ragazzo sorride e porge la mano a mio fratello che la stringe con vigore.
Dopo aver preso la colazione ci sediamo a uno dei tavoli e iniziamo a mangiare, ma da lontano si avvicinano delle figure che conosco fin troppo bene.
Gally, Alby, Minho e Newt appena ci vedono ci vengono in contro: non ci metto molto a capire le loro intenzioni. Vorranno interrogare Mark e chiedergli che cosa sa e cosa no. Finisco in fretta la mia colazione e mi dirigo verso di loro.
"Dobbiamo parlare con tuo fratello." Dice Minho senza tanti giri di parole.
Li guardo uno a uno per poi rispondere.
"Visto che si tratta di mio fratello non credo vi dispiaccia se rimango ad ascoltare."
Il mio tono di voce è tagliente, probabilmente più del dovuto, ma in fondo si tratta di mio fratello. Sento di avere un legame speciale con lui e inoltre è l'unico collegamento che abbia con la mia famiglia. Giro i tacchi e vado a sedermi accanto a lui.
"Mark, ci sono i ragazzi, vorrebbero farti qualche domanda."
Lui a quelle parole mi guarda terrorizzato.
"Non preoccuparti se provano a farti qualcosa ci sono io."
Gli sorrido e noto che ora i suoi occhi sono meno preoccupati e più sereni. Mi volto verso i ragazzi e li faccio cenno di venire.

Appena sono tutti seduti davanti a noi iniziano le domande.
"Che cosa ti è preso questa mattina?" Domanda Alby ancora arrabbiato per tutto ciò che è accaduto.
"Ho avuto paura." Risponde secco Mark mantenendo un tono di voce calmo.
"Ti sembra un motivo sufficiente per rischiare la vita e farla rischiare a noi quattro e a tua sorella?!" Esclama il ragazzo di colore.
"Alby, ha sognato che lo uccidevate, come poteva non scappare?!" Esclamo esasperata.
A quelle parole il ragazzo tace: da sotto il tavolo Mark mi dà una piccola spinta col piede quasi a ringraziarmi.
"Mi dispiace molto per quello che ho fatto, davvero."
Alle parole di mio fratello vedo lo sguardo di Minho addolcirsi leggermente e così lo sguardo di Newt e Gally, solo Alby rimane impassibile continuando a fissare Mark.
"Le scuse non bastano, fagio. Passerai la giornata nella Gattabuia e avrai da mangiare solo per cena."
Provo a protestare, ma vedo Newt farmi un eloquente segno con la testa per dirmi di rimanere in silenzio. Alby si alza in piedi tirando fuori le chiavi dello stanzino in cemento. Sento Mark irrigidirsi e tornare a rilassarsi non appena gli stringo la mano per fargli capire che andrà tutto bene.
Lui si alza e assieme a Gally e Alby si dirige verso la Gattabuia, senza fare storie.

Appena i tre sono abbastanza distanti mi volto verso Minho e Newt.
"Allora, che roba è la Tana dei Dolenti?" Domanda il Velocista asiatico.
Non perdo altro tempo e racconto ai due ragazzi la mia chiacchierata di ieri con Alby e che cosa ho visto quando sono caduta dalla Scarpata.
"Posso farcela. Se riesco a disattivare i Dolenti possiamo andarcene di qui." Concludo sicura.
I due mi guardano a lungo prima di rispondere.
"Se vuoi fare una sploffata del genere non andrai da sola." Risponde Minho.
"Andiamo da Alby e convinciamolo. Dobbiamo andarcene il prima possibile di qui."
Mi alzo in piedi e tutti e tre ci dirigiamo verso la Gattabuia.

Arrivo nel momento in cui la porta della cella in cemento viene chiusa da Alby con due giri di chiave.
"Alby dobbiamo parlare."
La mia voce è sicura e io sono più determinata che mai.
"Se è per la chiacchierata di ieri lascia stare, sono stato chiaro al riguardo."
Questa volta interviene Minho e i due ragazzi si mettono a discutere, così mi avvicino alla finestra della Gattabuia.
"Mark tutto bene?" Domando verso la penombra.
"Sì sì, tutto bene. Non vedo l'ora che finisca la giornata."
"Anche io. Ti vengo a portare la cena stasera."
"Grazie sorellona."
"Di niente fratellino."
Dopo aver parlato con Mark mi avvicino nuovamente ai Radurai che stanno discutendo. Li ascolto senza dire una parola: Gally si aggiunge alla discussione sostenendo Minho, così alla fine Alby si ritrova in una morsa e, anche se con riluttanza, deve cedere.
Appena gli animi si calmano provo a esprime un mio commento.
"Dobbiamo andare tutti assieme. Non possiamo andare solo noi Velocisti a disattivare i Dolenti e poi tornare indietro a chiamarvi. Impiegheremmo troppo tempo e quei cosi potrebbero riattivarsi. Dobbiamo andare tutti."
"La pive non ha tutti i torti." Concorda Gally.
Alby ci pensa un attimo poi alla fine espone il verdetto.
"Mettiamo una cosa in chiaro. Io non sono per niente d'accordo con questa faccenda, ma se è per il bene di tutte queste facce di caspio allora si può fare. Partiremo, ma non domani. Dobbiamo prima dare l'annuncio a tutti, dire a Frypan di razionare il cibo e dividerlo e dobbiamo anche preparare armi e quant'altro. Ora chiudiamo qui il discorso, tornate a lavorare. Newt, Minho, voi due andate nel Labirinto come sempre, ma non andate fino al fondo come al solito. Prendete i soliti appunti e poi tornate qui. Gally vai dai Costruttori e fai fare loro qualcosa. Tu pive invece vieni con me."

***

I ragazzi si disperdono attorno a me mentre seguo Alby che mi conduce alla torre accanto al Casolare.
"Di cosa devi parlarmi?" Domando, appena siamo saliti, capendo le intenzioni del ragazzo.
"Mi dispiace per tuo fratello. Non ci ho più visto quando è scappato in quel modo."
"Scuse accettate, ma ho come la vaga impressione che tu non mi abbia portato qui per parlarmi di questo."
"Giusta osservazione. In effetti sono qui per chiederti un favore e farti una domanda. Tu ci hai parlato dei sogni che hai fatto della gente che hai visto e ci hai consigliato di rimanere qui, allora perché ora hai tutta questa fretta di andartene?"
La domanda mi giunge distante, ma rispondo comunque.
"Alby..."
Faccio un sospiro e poi riprendo a parlare.
"Non possiamo stare qui. Io ho promesso a mio fratello che lo avrei portato fuori da questo dannato posto ed è quello che farò. Io non sono sicura di come sia il mondo là fuori, ma se rimaniamo qua moriremo tutti uno dopo l'altro.
In questi giorni sei sempre più teso e fidati, non ci metto molto a fare due più due. Sta succedendo qualcosa vero? Prima nel mio arrivo era tutto "normale", se così si può definire, ora invece non è più così. Quando Newt mappava il Labirinto mi sono accorta che alcuni muri rimanevano fermi, ma non ci ho dato importanza. Tutto quello che è successo negli ultimi giorni, i Dolenti nel Labirinto in pieno giorno, l'arrivo di Mark, il mio essere un esperimento, mi hanno fatto capire che sta cambiando tutto, che sta succedendo qualcosa di grosso. Prima andiamo via di qui meglio è."
Il ragazzo evita i tempi morti e riprende subito a parlare.
"Bene così, ma ora veniamo al favore che ti devo chiedere."
Aspetto che riprenda a parlare, ma il ragazzo ci mette un po': si sta guardando i piedi probabilmente cercando le parole più adatte.
"Ti cedo il posto. Voglio che tu sia il Capo dei Radurai e che ci porti fuori da questo dannato Labirinto. Il più presto possibile."


Space for me||☆

Buon salve Radurai,
Spero che la storia sia abbastanza bella e che vi interessi e che non abbiate trovato troppi errori. (Se trovate anche solo una virgola fuori posto ditemelo così posso correggere.)

Grazie mille per i voti, i commenti positivi e tutto il resto.

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Via saluto. 👋👋👋

Bacioni ❤️
Maty ☆

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