Capitolo 13
Mi siedo a bordo del letto dopo aver fatto un incubo. Come al solito quelli della C.A.T.T.I.V.O. hanno pensato di rendermi la notte un putiferio.
Ho nuovamente sognato la donna, che, come la volta scorsa, era arrabbiata in modo folle con me. Mi alzo in piedi e scaccio quel pensiero dalla mia mente per evitare di rovinarmi la giornata. Devo levarmi di dosso tutti questi problemi e una bella doccia non guasta mai, così decido di scendere e di andare a lavarmi in un bagno che avevo notato alcuni giorni fa.
Durante il tragitto incontro Minho. "Dove te la svigni pive?"
"Vado a fare una doccia." Rispondo coincisa avanzando verso i bagni.
"Se ti va posso farti da palo così quelle teste di caspio non verranno a disturbarti."
Il suo sguardo è leggermente malizioso, ma gli occhi esprimono sincerità così, anche se con diffidenza, lo ringrazio e accetto il suo aiuto.
***
Dopo cinque minuti mi ritrovo sotto l'acqua corrente che, seppur fredda, mi schiarisce le idee. Appena uscita da sotto l'acqua, mi cambio la maglietta e i pantaloni con un nuovo paio gentilmente offerto da Minho.
"Grazie per aver sorvegliato la porta, pive."
Mi accorgo di aver usato una delle loro parole e sorrido mentalmente pensando che alla fine questi ragazzi mi hanno contagiato.
"Da quando ti ho dato il permesso di darmi del pive?" Domanda il ragazzo voltandosi verso di me mentre mi strizzo i capelli fradici.
Faccio spallucce sorridendo colpevole, così il ragazzo mi spintona amichevolmente e per poco non inciampo per terra.
"Minho una mandria di buoi è più aggraziata di te."
Lui in tutta risposta mi scompiglia i capelli in modo amichevole. Continuiamo a chiacchierare fino a quando non arriviamo da Frypan che, da diligente cuoco qual è, si è già messo all'opera. Dopo averci salutato il ragazzo di colore ci affida una ciotola a testa e il Velocista ed io andiamo a sederci al solito tavolo vuoto.
Provo a mangiucchiare qualcosa, ma uno strano senso di colpa inizia ad attanagliarmi lo stomaco. Il Velocista se ne accorge e mi domanda che cos'ho che non va.
"Non credo di meritarmi il ruolo di Velocista."
Guardo Minho negli occhi e lui fa lo stesso con me.
"Stai scherzando, vero? Sappiamo entrambi che sei adattissima per essere una Velocista, smettila di sparare sploffate."
Il tono della sua voce è dolce e comprensivo, ma allo stesso tempo duro.
"Minho, non sono stupida. Credi che non mi sia accorta che mi abbiate smistato nei Velocisti come se niente fosse? Mi ci avete rifilato perché nessuno mi voleva negli altri gruppi, non è così?"
Gli occhi del ragazzo tradiscono la verità, ma dalla sua bocca non esce nemmeno una parola, così dopo averlo fissato a lungo torno a mangiare la mia colazione.
Appena ho finito tutto il cibo nella scodella mi dirigo da Frypan.
"Piaciuta la colazione?" Domanda allegro il ragazzo.
Io mi dipingo sul volto il sorriso più falso che la razza umana abbia mai visto e annuisco convinta.
"Ti va se oggi ti aiuto in cucina?" Domando speranzosa.
Non ho voglia di tornare nel Labirinto sapendo che mi ci spediscono perché sono antipatica a tutta la Radura.
"Due braccia in più fanno sempre comodo." Risponde il ragazzo mentre si accinge a prendere alcune pentole da un armadietto.
"Posso cominciare anche subito se vuoi."
"Volenterosa la ragazza."
"Sta pur certo che non durerà a lungo." Scherzo entrando nella cucina da una piccola porticina.
Il ragazzo si fa una grassa risata dopo quel piccolo scambio di battute. "Okay, bando alle ciance e iniziamo a lavorare!" Esclama Frypan sorridendo.
***
Vedo Minho finire la sua colazione e dirigersi verso di me.
"Pive oggi verrai nel Labirinto e non lo dico come amico, ma come tuo Intendente."
È più serio che mai, così i miei tentativi di starmene qui al sicuro svaniscono in un attimo. Sono costretta a scusarmi con Frypan, ma lui sembra saperne qualcosa e mi par di capire che anche lui conosceva il vero motivo della mia promozione a Velocista.
I miei capelli ormai sono asciutti e il sole cocente mi scalda le ossa dando un tono migliore, seppur minuscolo, alla mia giornata. Mogia mogia seguo Minho verso la stanza dei Velocisti, prendo la mia roba e vedendo arrivare Newt tutto sorridente mi allontano verso la porta Occidentale. Mi sento alquanto tradita, soprattutto da lui. Credevo che tra amici ci si dicesse tutto e non ci si nascondesse niente, ma a quanto pare mi sbagliavo di grosso.
Arrivata ai muri in cemento vedo una zona con alcune scritte, ma non sono solo semplici scritte, sono i nomi di tutti i Radurai. Mi avvicino al muro e sfioro con le dita il nome di Newt e quello di Minho mentre un sorriso involontario nasce sul mio volto. Gli unici due amici che avevo mi hanno mentito e io stupida, ci sono cascata. In un impeto di tristezza prendo il pugnale che tengo legato a vita e incido sul muro un'unica parola. Sento il solito suono delle porte che si aprono mentre Minho e Newt si dirigono verso di me. Finisco di scrivere giusto in tempo quella parola mentre le porte si aprono finalmente del tutto.
Prendo un respiro profondo e mi incammino all'interno del Labirinto senza nemmeno aspettare i due ragazzi. Di sicuro stanno osservando la parola che ho inciso, senza poche difficoltà, nel cemento. Ho scritto "l'esperimento" a grandi lettere in modo che nessuno si possa dimenticare di me.
***
Sento i ragazzi arrivare alle mie spalle: mi aspetto parole, una sonora ramanzina da Minho, ma niente. Noto solamente che Newt mi guarda di sbieco in quel suo modo speciale che fino a ieri mi aveva infastidito anche se, in cuor mio, mi dava un senso di sicurezza mai conosciuto prima.
Ora quello sguardo mi sembra solo una beffa, l'ennesima bugia. Tutti attorno a me mentono, da quelli della C.A.T.T.I.V.O ai miei finti amici.
Iniziamo a correre, ma nemmeno me ne accorgo, così come non mi accorgo che Minho se ne è andato via e che ormai ci troviamo alla Scarpata.
Newt si ferma come al solito, sbircia a destra e a sinistra e poi riprende a correre senza nemmeno dirmi una parola.
Corriamo fino all'ora di pranzo, fermandoci solo per prendere appunti sugli spostamenti dei muri e recuperare il fiato. Appena vedo Newt sedersi completamente a terra lo imito e tiro fuori dal mio zaino il pranzo. Osservo i panini a lungo, ma non sento fame, così mi limito a rimettere tutto a posto. Newt prende la sua roba e inizia a mangiare e bere. Lo becco più di una volta mentre mi guarda di sottecchi, ma non gli dico di smetterla.
Mi perdo nei miei pensieri sulla donna che sogno tutte le notti chiedendomi chi potrà mai essere. Scavo nei meandri della mia memoria, ma non serve a niente, c'è solo vuoto nella mia testa, niente di più o niente di meno.
I miei sensi sembrano ampliarsi all'improvviso quando percepisco uno strano rumore. Mi alzo in piedi di scatto e metto lo zaino sulle spalle. Newt mi guarda sorpreso e sta per chiedermi che cosa mi sia preso, ma lo interrompo prima ancora che possa dire una sillaba.
"Sta venendo qui."
Il ragazzo coglie subito le mie parole e senza farselo dire due volte imbranca il suo zaino e porta le mani ai pugnali. Sento i rumori farsi più forti, poi lo vedo. Il corpo bulboso sembra ancora più schifoso della volta scorsa e i suo bracci meccanici ancora più efficaci nell'uccidere.
Ovviamente non si tratta dello stesso Dolente, ma si somigliano tutti così tanto che non si sa mai. Appena lo vedo arrivare capisco che non riusciremo mai a scappare in tempo. Vedo Newt mettersi davanti a me per difendermi, ma blocco i suoi movimenti. Il Dolente ormai ha iniziato la sua corsa sconnessa verso di noi.
In un attimo le mie unghie si allungano e diventano nere, la mia vista assume colori stravaganti e il mio corpo si riempie di placche metalliche. Senza pensarci due volte mi scaglio contro la bestia che manda un ruggito mostruoso verso di me mostrandomi la sua bocca puzzolente.
Sento Newt urlare qualcosa, ma mi sembra di essere sott'acqua e che tutti i suoni siano attutiti. Il mostro schifoso si getta su di me e senza pensarci estraggo i pugnali. Scivolo sotto il suo corpo e come la volta scorsa l'essere inizia a girare su se stesso per capire dove sono finita.
Non perdo tempo e uso i pugnali per infliggere danni al Dolente che sembra non accorgersene nemmeno. Vedo in lontananza Newt provare a venire in mio soccorso così gli sbraito contro.
"Vattene! Ora!"
Le mie parole servono a ben poco perché ormai ho perso ogni attrattiva per il Dolente che si scaglia verso Newt. Mi alzo in piedi e mi getto sul mostro. Sento i bracci meccanici colpirmi e realizzo che le placche metalliche che mi ricoprono non servono a un bel niente contro quell'essere. Sento il sangue colare fuori dalle mie ferite mentre continuo a tagliare la pelle bulbosa del Dolente. Scivolo nuovamente sotto di lui e un po' con le unghie, un po' con i coltelli, riesco a squarciare definitivamente la pancia al mostro. Un ammasso verdognolo e puzzolente mi piomba addosso facendomi mancare l'aria mentre l'essere urla dal dolore. Dentro la sua carne vedo uno strano marchingegno di metallo a cui è attaccata una leva tramite cavi e quant'altro. Senza pensarci infilo il braccio nello squarcio: la mia mano tocca il metallo della leva e in un ultimo sforzo tiro verso il basso. Il Dolente smette di muoversi, mi piomba addosso con tutto il suo dolce peso e io rimango schiacciata da quella disgustosa massa informe.
***
Attimi dopo sento delle mani afferrarmi per le spalle e tirarmi fuori da là sotto. Appena l'aria mi sfiora la faccia faccio un respiro profondo cercando di assorbire più ossigeno possibile. Vedo il volto di Newt farsi spazio nella mia visuale.
"Sei una faccia di caspio."
Il ragazzo mi guarda serio e solo in quel momento mi accorgo che sembra molto preoccupato. Provo a controbattere, ma lui mi interrompe poggiandomi il dito sulle labbra. Sento le unghie e le placche metalliche ritirarsi dentro di me e la vista speciale andarsene come era venuta.
Newt mi appoggia la testa sulle sue gambe mentre si toglie lo zaino e fruga al suo interno in cerca di qualcosa. Estrae una specie di benda che usa per ripulirmi dalla poltiglia di Dolente e solo allora sento arrivare il dolore. Mi sembra di essere punta da mille aghi e l'odore metallico del mio sangue non migliora la situazione. Sento le forze abbandonarmi lentamente mentre il sangue mi cola via dal corpo. Newt estrae altre bende e cerca di limitare l'emorragia, ma vedo che il lino bianco si tinge subito di rosso. La mia gola sta andando a fuoco, ma provo a spiccicare alcune parole.
"Non c'è tempo. Non riuscirai a tornare alla Radura se ti porti dietro anche me. Vattene..."
"Non ti lascio qui, te lo puoi scordare."
La sua voce è dolce, ma il suo volto inizia ad offuscarsi leggermente. Sento le lacrime scendere e bagnarmi le guance.
"Vattene, altrimenti morirai qua dentro assieme a me. Vattene."
La mia voce è rauca e spezzata dal pianto. Newt a quelle parole avvicina la testa alla mia e mi sussurra all'orecchio quasi per non farsi sentire dal Dolente, o meglio, da ciò che ne rimane: "Non moriremo. Te lo prometto."
Il suo fiato caldo sul mio volto mi rincuora leggermente.
La mia vista si annebbia, ma non per le lacrime: sento le forze abbandonarmi sempre di più.
"Newt, ti voglio bene. Sei il mio unico amico. Ti prego non dimenticarmi, ricordati che ti voglio bene."
Chiudo gli occhi e aspetto che arrivi quel senso di torpore che ti scalda il corpo prima della fine.
Sento Newt parlare, ma mi giunge tutto indistinto e lontano. Mi concentro e sento la sua voce.
"Anche io ti voglio bene, ma tu non sei solo mia amica, testa di caspio."
La sua voce è dolce e vorrei tanto dire qualcosa, rispondergli, ma quel torpore si è fatto sempre più presente e mi sta trascinando via con sé. Riapro gli occhi giusto in tempo per vedere la chioma bionda e gli occhi color nocciola di Newt per l'ultima volta.
Space for me||☆
Qualcuno vorrà mozzarmi la testa,
qualcun'altro impiccarmi,
qualcuno cruciarmi...
Vi chiedo di non fare niente di tutto ciò e di aspettare il prossimo capitolo perché andrà meglio ve lo giuro.
Ora me la svigno prima che a qualcuno salga l'istinto omicida...
Bacioni❤
Maty ☆
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