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Capitolo 12

Newt's pov

Mi incammino lentamente lungo il tunnel: non so dove andare a dir la verità, ma suppongo che la stanzetta si trovi qui, da qualche parte.

Mentre cammino penso a diverse cose, tra cui quello che dirò ai ragazzi quanto ci incontreremo.

Mi rendo presto conto che niente di quello a cui ho pensato potrà giustificare le mie scelte.
Anche se prendo in considerazione la possibilità che Thomas non abbia detto niente a nessuno, dove prenderò il coraggio di presentarmi da lui e guardarlo in faccia?
Gli ho urlato contro di voler morto, che lo avrei ucciso e inoltre questo è il minimo.
Tutto quello che ho pensato, l'odio profondo che ho provato quando non voleva spararmi...
E se invece così non fosse? Se Thomas avesse detto tutto anche agli altri?
Sarei nella sploff comunque.
Come potrei spiegare tutto quello che è successo, come sono tornato in vita e anche la presenza di Kim con me?
Semplice.
Non ci riuscirei e basta.
Non reggerei lo sguardo di Minho neanche per un secondo e per ancor meno tempo quello di Thomas.

Sbuffo silenziosamente e per distrarmi penso ad altro, ovvero Kim.
L'altra sera avrei voluto baciarla e sinceramente non so cosa mi sia venuto in mente, ma quel desiderio è ancora vivido dentro di me.
Tutte le volte che l'abbraccio e sento il suo corpo premuto contro il mio, vorrei sentire il sapore delle sue labbra, le sue mani fra i miei capelli e i suoi occhi legati ai miei.
Per quanto a me siano estranee queste idee sento che non è la prima volta che questa cosa capita.
Sento di aver già baciato Kim, di averla già abbracciata.
È come se in questo momento, qualsiasi cosa io provi per la ragazza l'abbia già provata in un passato a me ignoto.
Insomma, sono in un gigantesco lasso di tempo pieno di dejavu e flashback.

Ripenso ancora alla ragazza e ai suoi sorrisi tirati, al suo corpo plasmato dopo anni di allenamenti, alle sue forme delicate e ai suoi occhi azzurri.
Mi manca già e saranno nemmeno venti minuti che cammino.
Possibile che io mi sia veramente innamorato di una persona conosciuta nemmeno due, tre settimane fa?

***

Cammino altri dieci minuti, fino a quando una delle porte sui lati del tunnel attira la mia attenzione.
Sopra lo stipide c'è un cartello bianco, sbiadito. Si vedono a malapena le scritte "Ospedale della C.A.T.T.I.V.O."
Senza esitare mi dirigo verso la porta e provo ad aprirla. Tiro ancora la maniglia.
Continua a non aprirsi.
Tiro fuori dalla tasca la pistola e la studio.
Non ne ho mai caricata una, ne ho sempre usate di già pronte.
Provo a sparare contro la maniglia e il colpo va a segno: mi tranquillizzo; almeno so che non dovrò ricaricare manualmente l'arma.
Mi avvicino ancora una volta alla porta e provo a spingere giù la maniglia.
Non funziona ancora, così sparo una seconda volta e poi una terza.

Riprovo a spingere la maniglia verso il basso e questa volta non solo funziona, ma cade addirittura per terra con un rumore secco.
Entro così nella stanzetta angusta, molto più piccola rispetto alle altre dove sono stato fino ad ora.
Un insopportabile odore di chiuso mi arriva alle narici, mentre cerco di guardarmi bene attorno.
Ci sono diverse scatole, contenenti chissà che cosa, sparse sul pavimento e poi diverse altre sistemate su delle mensole.
Infine un tavolo sgangherato riempe lo spazio rimanente, facendo sembrare la stanza ancora più piccola di quanto in verità non sia.

Con passo incerto inizio a frugare un po' ovunque sperando di trovare ciò per cui sono venuto.
All'inizio credo che trovare la fiala non sarà troppo difficile, ma il destino sembra prendere qualsiasi cosa per il verso sbagliato, così dopo diversi minuti di ricerca non c'è ancora traccia della fiala azzurra.

Iniziano a colarmi sudori freddi giù per la schiena: se non trovo quella maledetta siringa Kim rischia di morire e io questo non lo posso permettere.
Così mi sveltisco nell'aprire le scatole e controllare al loro interno; ma niente da fare.
Della siringa nessuna traccia.

Sto per uscire dalla stanzetta quando un rumore meccanico mi giunge all'orecchie da lontano.
Sono ormai in grado di conoscere quel fracasso tra mille, così senza esitazione, chiudo la porta rotta alla ben e meglio e sposto il tavolo davanti all'entrata.
Poi aspetto.

Lo sento arrivare e più lui si avvicina più io mi schiaccio contro il muro in cerca di un modo per volatilizzarmi.
Sento il suo braccio meccanico aprirsi e chiudersi a scatti e le sue zampe meccaniche entrare e uscire dalla pelle bulbosa.
Trattengo il fiato.
Fa che non mi veda, fa che non mi veda, prego silenziosamente mentre spero con tutte le mie forze che il Dolente prosegua oltre.

Passano altri minuti e ad un tratto sento il Dolente allontanarsi ancora e ancora mentre il fracasso scema lontano.
Che se ne sia andato?
Lentamente apro la porta, solo per uno spiraglio, giusto per guardare.

Il corridoio è vuoto.

Torno in fretta e furia a cercare tra le centinaia di scatole ciò per cui sono venuto.
Mentre frugo tra tutti i contenitori, per un attimo la mia mente vola lontano, fuori dai Tunnel, nel mondo dei ricordi.

***

Cerca, mi dico. Cerca.
Ho tra le mani un corpo, a malapena tiepido e rigido. Sto piangendo, eppure non è qualcosa di cui mi importi molto.
Cerca una soluzione, mi ripete la coscienza.
Non trovo niente, non trovo un modo per risolvere quella situazione in cui mi trovo, anche se a dir la verità non so bene di cosa si tratti. Forse è solo un vecchio ricordo di cui non avevo memoria.
Affondo il volto in quel tepore che il corpo sprigiona, un tepore che pian piano sta sfumando nell'aria gelida.
Un soffio di vento mi spazza i capelli portandomi l'odore di sangue alle narici.
Singhiozzo forte, mentre i polmoni urlano dal dolore e l'aria esce veloce per poi rientrare in un soffio.
Il cuore mi si stringe, ferendomi il petto.
Cerca una soluzione per salvarla, sento dire dentro la testa, dove il rumore del mio battito rimbomba.
Stringo ancora di più il corpo, sentendo il sangue vischioso sporcarmi il volto. Inspiro ed espiro, il cuore che brucia e la gola che sta diventando secca.
Non riesco nemmeno a deglutire.
In un attimo il dolore diventa lacerante, quasi volesse strapparmi il petto per uscire.
Urlo sperando che vada tutto via, che diventi tutto silenzioso, anche solo per alcuni secondi.
Ma niente, il dolore rimane, persino più forte di prima, più potente e straziante.
Cerca una soluzione per salvarla, per salvare Kim, sento dire ormai in modo impetuoso dalla mia coscienza.

Kim? Cosa vuol dire? Non posso avere ricordi di lei, almeno non di così vecchi. Che questo sia solo una delle idee che mi sono fatto sulla sua morte?
La mia mente è veramente riuscita a macchinare questo senza che me ne accorgessi?
Non trovo risposte alle mie domande, come al solito.
I miei pensieri tornano in un attimo a quel ricordo, anche se ormai credo sia solo una specie di "visione" di un possibile futuro.

Cerca una soluzione per salvare Kim, sento ripetere nella mia testa.
Continuo a non capire, ma ormai non sto neanche più pensando di trovare una soluzione.
Sposto il volto dal corpo rigido che ormai ha perso quel poco di tepore che gli rimaneva.
Alzo gli occhi al cielo e con odio guardo il cielo terso.
"Ce l'avevamo fatta maledizione! Non è giusto, cacchio!"
Per un attimo le lacrime mi offuscato ancora la vista.
Le ricaccio indietro.
"Non è giusto!" Urlo ancora.
Stringo al petto il corpo.
Chiudo gli occhi.
È un sogno, mi ripeto.
Solo un brutto incubo.
Poi delle mani mi sfiorano, mi afferrano strappandomi dal corpo su cui mi ero tanto accanito.
Faccio resistenza.
Tiro pugni e calci a caso, forse mordo anche qualcuno, ma alla fine torno ad abbracciare il corpo gelido.
"Non puoi essere morta, è solo un brutto sogno vero? Insieme fino alla fine, me lo avevi promesso."
Poi sento il calcio di una pistola o forse di un lanciagranate stordirmi.

Attorno a me si fa tutto buio mentre torno nel mondo reale, urlando.

***

Urlo per un istante per poi tapparmi la bocca con entrambe le mani.
Mi riscuoto immediatamente e più velocemente possibile inizio a frugare ancora tra le scatole.
Ma ormai è troppo tardi: il Dolente sarà anche stupido, ma ci sente bene.
La sua corsa sconnessa sta rimbombando sempre più nel corridoio, quando vedo qualcosa brillare in mezzo alle varie scatole ormai aperte.
Mi chino a terra in preda alla foga e all'ansia e frugo dappertutto seguendo il flebile bagliore: apro una scatola grigiastra e finalmente trovo una fiala sporca con un vago brillio azzurro.

Faccio appena in tempo a mettere la siringa al sicuro in una tasca dei pantaloni, che un rumore secco e una forza impetuosa si abbattono sulla porta.
Una miriade di schegge di legno esplode intorno a me mentre il tavolo, o ciò che ne rimane, mi viene scaraventato addosso, spingendomi contro il muro. Cado su diverse scatole mentre liquidi di ogni sorta sporcano il pavimento. Il Dolente urla infuriato e si getta sull'unica barriera che ancora mi divide da lui.
Il tavolo preme contro il mio petto, talmente forte che per poco non urlo dal dolore.
Il Dolente emette un ringhio sommesso mentre tenta invano di armare il suo pungiglione gigante.
La stanza però è troppo piccola, è il Dolente, dentro solo per metà, ha parecchie difficoltà a muoversi.

Prendo al volo l'occasione e in modo un po' goffo riesco a sgusciare fuori da dietro il tavolo.
Tuttavia inciampo in avanti e finisco direttamente sulla schiena del mostro, che confuso più di prima, prova a scollarmi di dosso.
Con le poche forze che mi rimangono cerco di muovermi sul corpo viscido e bavoso mentre l'essere biomeccanico, che pare essersi incastrato nella porta, lancia strilli fastidiosi e talmente acuti da rompermi i timpani.

Striscio in avanti e con non poche difficoltà riesco finalmente ad uscire dalla stanza, sempre a cavallo del mostro.
Rotolo di lato cadendo a terra mentre il Dolente cerca disperatamente di colpirmi alla cieca usando solo i suoi sensi non troppo evoluti.
Mi tasto di scatto la tasca scoprendo ancora la fiala intatta per non so quale immensa fortuna.
A quel punto tasto la cintura in cerca della pistola, ma mi rendo conto di averla persa nella baraonda, così frugo in tasca disperato, notando che il Dolente sta iniziando a capire come liberarsi.
La mia pelle viene presto a contatto con un dischetto di metallo freddo.
Senza pensarci due volte inzio a correre e infine scaglio all'indietro il disco, il più lontano che posso.
Tuttavia mi rendo conto di non aver tenuto conto dello spazio ristretto e che l'esplosione prende in considerazione un raggio di dieci metri.

Non ho nemmeno il tempo di darmi dello stupido che vengo sbalzato in avanti da una forza distruttiva: per un attimo volo quasi in aria, poi atterro di schiena.
Porto le mani alla tasca per proteggere la siringa mentre rotolo su me stesso.
Tutto dolorante mi rialzo in piedi con la testa che mi gira vorticosamente e una nausea infinita. Il cuore mi pulsa nelle tempie con una forza immensa, ma stringo i denti e riprendo a correre. Tutto il mondo si fa silenzioso attorno a me e l'unico mio interesse è quello di continuare a muovermi in avanti, senza fermarmi.
In qualche modo percepisco il Dolente seguirmi.

Tutto d'un tratto mi viene in mente il periodo passato a fare il Velocista, poi il mio stato di confusione, di depressione più totale e di tutti i tentativi di capire cosa mi facesse sentire così incompleto.
E poi quel momento in cui avevo deciso di lasciarmi cadere da almeno dieci metri di altezza per smettere di vivere, di lasciarmi tutto quel gran casino che era la mia vita alle spalle.

E infine, torno a pensare a Kim che mi ha salvato. E quasi come in un sogno sento la sua voce, chiamarmi, con un tono quasi disperato.
Rispondo urlando il suo nome, quasi fosse il suono più bello del mondo.



Space for me||⭐

Perché aggiorna oggi, vi domanderete...

'CAUSE TODAY IS MY BIRTHDAY.

SEEEEE.

Okay, fine momento sclero.

Spero abbiate enjoy.

Lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate :))

Bacioni❤
Maty⭐

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