Capitolo 12
Credo che correre così a lungo e per così tanto tempo sia la cosa più stancante che io abbia mai fatto. Minho e Newt sono infaticabili e la loro corsa è costante. Dopo nemmeno cinque minuti il mio zaino sembra essere diventato di piombo e i pugnali di cemento. Cerco comunque di continuare a mettere un piede davanti all'altro e di continuare la mia corsa.
Non so nemmeno perché mi abbiamo promosso a Velocista, ma non sembra che sia stato per la mia bravura. Cerco di scacciare via quello strano presentimento con la corsa. Continuo a correre seguendo Newt. Minho ha preso un altro percorso circa una decina di minuti fa quando abbiamo fatto una piccola pausa.
Mi soffermo sull'immagine del Velocista che corre davanti a me: i suoi capelli biondi assumono un'aura dorata mentre il ragazzo corre sotto il sole. Rimango imbambolata da quell'immagine, ma distolgo subito lo sguardo.
Evitiamo le distrazioni Kim, mi ripeto tra me e me.
Vedo Newt fermarsi e per poco non gli vado a finire addosso. Non riesco a vedere oltre la sua spalla dato che il ragazzo è più alto di me, così lo affianco: Newt si è fermato perché davanti a noi si estende una voragine enorme.
"Che razza di roba è mai questa?!" Esclamo sbalordita.
"È la Scarpata. Era già qui da quando siamo arrivati. È una gigantesca voragine. Non credo ci sia bisogno di dirti cosa succede se ci finisci dentro."
Il ragazzo si volta a guardarmi terminata la frase. Mi perdo per un attimo nei suoi occhi, ma quel momento dura solo pochi millisecondi.
"Mh... fammici pensare... vediamo..."
Faccio finta di pensare a cosa potrebbe accadere se precipitassi giù dal baratro. Mostro una faccia pensante, poi il mio volto si illumina in un sorriso, quasi avessi capito finalmente tutto.
"A sì, certo! Se ci finisci dentro muori." Esclamo divertita. Newt scoppia in una risata sonora e cristallina. È la prima volta da quando sono arrivata nella Radura che lo sento ridere.
Anche io rido piano, poi entrambi facciamo silenzio.
"Ci conviene continuare, stare fermi ci rende vulnerabili. Andiamo."
Newt riprende la corsa costeggiando la Scarpata. Lo seguo senza esitazioni.
***
Abbiamo corso per ore e abbiamo fatto lunghi tratti senza fermarci. Le uniche pause sono state per bere, mangiare e riprendere fiato. Spesso durate il mio percorso all'interno del Labirinto ho notato delle targhe metalliche. Su ognuna di esse è riportata la solita frase, o meglio, il solito insieme di parole senza senso. "Catastrofe Attiva Totalmente: Test Indicizzati Violenza Ospiti." Ogni volta le stesse parole stampate nello stesso modo con gli stessi caratteri. Evito di chiedere a Newt cosa significhi e risparmio fiato per la corsa.
Passa ancora un'ora, poi finalmente ci fermiamo per pranzare.
***
Il Velocista e io ci sediamo uno accanto all'altra e tiriamo fuori dallo zaino i nostri panini. Senza nemmeno pensarci scarto il mio e lo addento vigorosamente.
"Sono di Frypan?" Chiedo curiosa mentre quella bontà di panino mi scivola giù per la gola.
"No. Forse Alby non te ne ha parlato, ma ogni settimana arriva la Scatola piena di rifornimenti come cibo e acqua e ogni mese, lo stesso giorno, arriva un nuovo Fagio."
Alla risposta di Newt mi viene in mente una domanda da fare.
"La Scatola sarebbe quel dannato ascensore?" Domando voltandomi verso il Velocista.
"Mmh-mmh." Annuisce il ragazzo masticando un pezzo del suo pranzo.
Per alcuni minuti rimaniamo in silenzio masticando i nostri panini. Finisco il mio in pochi morsi per poi iniziarne un secondo: tra un morso e l'altro, ingollo un po' d'acqua, ma Newt mi ferma bruscamente.
"Ehi Pive non finirla tutta, hai solo quella."
A quelle parole tolgo di scatto la bottiglietta dalle labbra e la rimetto nello zaino. Alquanto imbarazzata sposto lo zaino vicino a me cercando di evitare di pensare al ragazzo biondo.
"Posso farti una domanda?" Chiedo alcuni minuti dopo al Velocista.
"Intendi dire oltre quella che mi hai appena fatto?" Domanda divertito.
"Beh sì." Rispondo imbarazzata per la mia stessa stupidità.
"Quelle targhette sparse ovunque, a che servono? È tutta la mattina che ci passo davanti e non capisco il loro scopo qua dentro."
Mentre parlo mi volto verso il ragazzo sedendomi a gambe incrociate verso di lui.
"Non lo sappiamo. Ci sono e basta."
Mi aspettavo una risposta più utile e articolata, ma a quanto pare oggi non è il mio giorno fortunato. Mi volto nuovamente osservando il muro davanti a me. Il mio pensiero vola distante dal Labirinto mentre mi ricordo dell'incubo che ho fatto la notte scorsa, prima che Newt mi svegliasse.
Questa volta nel sogno potevo muovermi, ma non potevo sentire assolutamente niente. Mi trovavo assieme a una donna, la stessa che avevo già sognato e che mi aveva accompagnato da quei medici, i quali mi avevano portato via. La donna in questione mi stava parlando quasi urlando, ma non capivo niente di ciò che diceva. I suoi occhi azzurri risplendevano di una strana luce, una luce folle. La donna sembrava star bene, ma solo in apparenza. Continuava a urlarmi contro: sembrava molto arrabbiata, tutto il contrario di come la ricordavo. La cosa che mi ha spaventata di più però non è stata né il suo sguardo né la rabbia che riversava su di me, ma la scritta che campeggiava fiera e beffarda sulla sua maglia. C'era scritto C.A.T.T.I.V.O. in giallo, quasi fosse una presa in giro.
***
Mi riscuoto da quei pensieri e vedo Newt che mi sta guardando di sbieco. "Evita di guardarmi. È fastidioso."
Cerco di non assumere un tono duro, ma di mantenerne uno tranquillo. Lo vedo arrossire leggermente mentre inizia a parlare per eliminare l'imbarazzo. Prova a pensare a cosa dire, ma probabilmente non gli viene in mente niente, così rimane con la bocca socchiusa. Con un dito gli tiro su il mento chiudendo le sue labbra rosee.
"Complice, così ti entreranno le mosche in bocca." Dico ridacchiando.
Il ragazzo accenna ad un sorriso, poi senza preavviso si alza afferrando il suo zaino e mettendolo in spalla.
"Basta scherzi, dobbiamo ripartire."
Mi porge la mano e come al solito, io l'afferro. Mi tiro su, riprendo lo zaino e lo metto in spalla. Senza che io me ne renda conto sto di nuovo correndo in questo dannato posto.
***
Corriamo tutto il giorno tra gli immensi muri di cemento. Newt prende appunti sui muri e sui loro spostamenti.
Dopo tutto quel correre sento le gambe a pezzi, ma non mi lamento per non dare a Newt l'impressione di essere debole e piagnucolona; non credo che abbia pensato bene di me dopo i pianti del giorno passato.
***
Quella sera, dopo essere arrivata alla Radura mi dirigo stancamente verso il Casolare: dopo aver posato le mie cose da Velocista nella stanzetta di questa mattina, noto una torre appena dietro il Casolare. Non ho la più pallida idea di come abbia fatto a non vederla prima, poi mi ricordo che per la metà del tempo ero svenuta, mi nascondevo da questi strani ragazzi o ero segregata nella Gattabuia.
Mi arrampico su una scaletta e in un attimo mi ritrovo in cima alla piccola torre che arriva a malapena a metà dell'immenso muro di cemento. Mi siedo sul pavimento in legno e rimango in silenzio così a lungo che nemmeno mi accorgo che davanti a me si staglia l'immagine di Gally.
Mi alzo di scatto mentre sento i muscoli tendersi al massimo. Che sia venuto ad attaccar briga?
Il ragazzo, con mia grande sorpresa, mi guarda per un attimo, dopodiché si siede e aspetta che io faccia lo stesso. Cauta e tranquilla mi siedo davanti al ragazzo aspettando un suo gesto, una parola.
Dopo aver preso un respiro profondo il ragazzo parla.
"Non avrei dovuto dire quelle cose." Sono scuse semplici, ma il suo sguardo è veramente pentito. Sorpresa, ma felice, lo guardo sorridendo.
"Non devi scusarti per aver detto la verità."
Quelle parole mi escono di bocca e si vanno a infrangere su Gally come proiettili. Il ragazzo mi guarda sbalordito.
"Intendi dire che pensi di essere un mostro schifoso, una ragazzina di splof e tutto il resto?"
La sua domanda detta ad alta voce pare assurda, ma è la verità.
"Sì, insomma mi hai visto anche tu. Sono una macchina, un esperimento. Poi sono talmente testarda che darmi della 'ragazzina di splof' è il minimo."
Sorrido dicendo quelle parole e in quel momento, senza motivo, mi viene in mente l'immagine della donna che sogno. Ora devo avere il suo stesso sorriso stanco e afflitto. Su di noi cala il silenzio mentre mi volto verso la Radura osservando tutto quello che ci circonda.
"Sei brava come Velocista." Dice tutto d'un tratto Gally.
"Grazie, ma non faccio niente di che. Corro e basta."
Mi volto a guardare il ragazzo; mi ricordo di come mi ha trattato da quando sono arrivata qui, ma le scuse mandano via tutti i ricordi negativi che ho su di lui.
"Mi dispiace che gli altri ragazzi ti giudichino in quel modo dandoti della pazza."
Non sembra più quello che è stato fino a ieri.
"Credo che non sia stato così solo qui, ma di essere stata giudicata anche prima di tutto questo."
Faccio un gesto indicando la Radura intera mentre il cielo si colora di rosso.
"Se vogliono darmi della matta facciano pure. D'altronde chi non è uscito almeno un po' di testa qua dentro?" Sorrido al ragazzo che accenna a una risata.
***
Parliamo ancora per diversi minuti fino a quando il cielo si fa scuro e Gally scende verso il Casolare per andarsene.
"Non vieni?" Domanda rivolto nella mia direzione.
"Arrivo tra un po'." Rispondo sorridendo al mio nuovo amico.
Lui ricambia il sorriso e scende la scaletta. Rimango ancora stupita dalle sue scuse e da quanto mi ha detto, ma in fondo ho sbagliato a giudicare il ragazzo dal suo esteriore modo di fare. Mentre penso a tutto questo sto guardando le poche stelle che colorano il cielo, quando una conosciuta scacertola si avvicina a me.
Rimango immobile e quando l'essere metallico è abbastanza vicino lo afferro di scatto. Il piccolo robot si dimena come un matto, ma io non mollo la presa. Con l'altra mano afferro la testa dell'animale per tenerla ferma. Fisso i miei occhi in quelli robotici rossi, poi parlo rivolta non al robot, ma a chi lo comanda.
"Pensate di spiarmi anche ora, vero? Volete controllarmi, ma non funzionerà. I sogni che mi fate fare non servono, non ci casco. Abbiate il coraggio di venire qui nel Labirinto. Ricordatevi solo che per quanti microchip e sogni non mi piegherò mai a voi e ai vostri stupidi esperimenti."
Finito di parlare scaglio lontano l'essere metallo che si va a infrangere contro il tronco di un albero poco distante.
Mi trascino giù dalla scaletta della torre e appena poso piede a terra mi dirigo in fretta verso il Casolare quasi come se avessi paura di un improvviso arrivo della C.A.T.T.I.V.O., ma forse la mia paura potrebbe diventare realtà.
Space for me||☆
'Giorno Radurai!
Come va?
Capitolo leggermente decente?
Alla fine Kim è sopravvissuta alla sua prima giornata nel Labirinto ed è riuscita a far pace con Gally.
Ha sfidato la C.A.T.T.I.V.O però è quindi aspettatevi di tutto, e dico tutto, dai prossimi capitoli.
Vi saluto
Bacioni ❤ ❤
Maty ☆
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