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Capitolo 10

Gally si allontana da me mentre io mi siedo sulla sedia sbilenca, come se nulla fosse. La mia vista torna normale e così anche i miei occhi. Aspetto che succeda qualcosa; finalmente Alby si decide a parlare: "Gally, Minho, siete due idioti testepuzzone! E tu ragazzina" dice voltandosi infuriato verso di me, "Non ti azzardare mai più a fare quello che hai fatto."
Il suo tono di voce è duro e non ammette repliche, eccetto la mia.
"È andato a cercarsela. Mi ha chiamato mostro schifoso!"
Smetto di mantenere la calma e mi alzo di scatto dalla sedia dirigendomi verso il Raduraio.
"Mi ha dato del mostro schifoso e questo io non glielo perdono."
Sono seria e il mio sguardo deve essere freddo e solido come il marmo. Alby è sorpreso da quello che ho fatto e detto, ma ritrova le forze e mi risponde: "Vatti a sedere, ora!"
Gli occhi brillano dalla rabbia, ma non mi spaventano per niente, perché ci vedo della paura. Il Raduraio ha paura di non essere all'altezza, di non riuscire a mandare avanti tutto questo. Il mio sguardo rimane freddo e duro, mi giro e mi siedo sulla sedia sgangherata. Tutti i ragazzi si erano alzi durante la baraonda, così ora nessuno è seduto, esclusa io.
"Okay pive fine dello spettacolo. Ora tutti seduti e zitti."
I ragazzi obbediscono perfino l'infastidito Gally che mi getta occhiate piene di rabbia e paura.

"Vogliamo sapere cosa è successo quando eri nel Labirinto. Come hai fatto a sopravvivere là dentro?"
Il ragazzo è più serio che mai. "Quando le porte si sono chiuse mi sono arrampicata su per il muro appendendomi all'edera." Rispondo secca.
Il ragazzo mi guarda fisso.
"E sei rimasta appesa là sopra tutto il tempo?"
"Sì. Sono scesa poco prima che le porte si aprissero, ma il Dolente che avevo visto durante la notte si era nascosto dietro l'angolo. Appena sono scesa è sbucato fuori dal nulla e mi è letteralmente saltato addosso." Rispondo mantenendo un tono di voce statico e indifferente.
"Cosa hai fatto dopo che il Dolente ti ha attaccato?" Domanda nuovamente Alby, ora più tranquillo.
"Sono scivolata sotto la sua pancia mentre cercavo di schivare i bracci meccanici. Alla fine sono uscita e gli sono balzata sulla schiena: quel coso ha provato a pungermi, ma si è fatto male da solo. È morto quando io ero già all'interno della Radura." Splendido racconto, penso divertita. Devo dire che sono stata anche sincera, ho omesso solo il particolare in cui mi sono messa a piangere, ma non credo che interessi a qualcuno.

"Ci hai raccontato tutto?" Domanda insoddisfatto e sospettoso il ragazzo di colore.
Io annuisco con un cenno del capo. Non ho più tanta voglia di parlare; raccontare i momenti passati nel Labirinto mi ha fatto tornare in mente quegli attimi in cui ho pensato di morire...
Cerco di scacciare via il pensiero, ora però non mi sembra di avere ancora tutta questa voglia di fare la Velocista. "Puoi andare."
La voce del Capo dei Radurai è dura anche se il tono si è fatto più gentile. Non me lo faccio ripetere due volte. Ne ho abbastanza di questa gente: mi chiamano mostro schifoso e mi fanno gli interrogatori neanche fossi un'infiltrata. Basta così, mi sono rotta.
Esco dalla stanza di gran carriera e andandomene sbatto la porta con violenza. I muri instabili del Casolare tremano e della segatura cade dal soffitto.
Stupido posto, penso.
Appena uscita fuori respiro l'aria fresca della mattina.

Ci sono diversi ragazzi al lavoro, così decido di darmi da fare anche io.
Mi incammino verso il Macello. Da quanto ho capito è il posto dove i ragazzi fanno fuori gli animali che mangiano. Si trova accanto, ma non troppo vicino, al fienile. È un piccolo edificio con il pavimento sempre sporco di sangue e un olezzo terribile. Entro all'interno della struttura e subito tutti i ragazzi si girano a guardarmi.

Li ignoro e li vado ad aiutare: non ne ho per niente voglia, ma sono obbligata. A quanto pare hanno appena finito di uccidere una mucca. Era bella grossa e ci sono almeno cinque ragazzi che stanno dividendo le parti buone per cucinare dalle altre. Uno di loro mi passa un coltello dalla lama affilata e io inizio ad affettare la carne dell'animale. Il sangue mi gocciola sulle mani, ma non me ne interesso più di tanto e continuo il mio lavoro.

Pezzo dopo pezzo la mucca è stata ripulita tutta e le parti immangiabili scartate. I ragazzi attorno a me mi stanno a debita distanza anche quando mi parlano. Uno di loro, uno dei più grandi, mi affida alcune ossa della carcassa del bovino. Mi indica un posto non lontano dall'ingresso del Macello dove c'è un mucchio di ossa bianche. Mi incammino dove mi è stato indicato. Chissà dove le metteranno tutte queste ossa dopo...
Ho appena finito di posare ciò che ho trasportato nel mucchio, quando un conosciuto Labrador nero arriva correndo verso di me, con la lingua a penzoloni.
Appena è abbastanza vicino mi chino e gli faccio alcune carezze sul muso. Lui mi lecca la mano e per premiarlo gli offro una delle ossa del mucchio. Il cane, dopo una sonora leccata alla mi mano, tutto felice, se ne va via trotterellando con l'osso tra le fauci. Mi rialzo in piedi e mi dirigo nuovamente all'interno del Macello.

***

Lavoro tutta la mattina e quando i ragazzi si apprestano a dirigersi da Frypan io rimango a lavorare. Non vorrei mai che qualcuno riuscisse a lamentarsi dicendo che ho lavorato poco.
Sto pulendo i coltelli su alcuni stracci quando sento qualcuno sfiorarmi la spalla. Mi giro e per poco non taglio in due la gola di Newt.
"Oh... scusa."
Abbasso in fretta il coltello e lo rimetto nella sua cesta insieme agli altri.
"Mi aspettavo un "ciao" non un tentato omicidio."
Newt sorride divertito, io mi limito ad alzare l'angolo della bocca.
"Che ci fai ancora qui?" Chiede il ragazzo.
"Metto in ordine, non si vede?" Domando in risposta.
Il ragazzo ignora il mio tono infastidito e inizia ad aiutarmi.
"Newt smettila, questo è il mio lavoro. Se qualcuno ti vede penserà che sono una sfaticata e mi puniranno."
Il ragazzo mi ignora, così gli afferro saldamente il polso. Lui alza lo sguardo e per un attimo i nostri occhi si incatenano.

Cedo al suo sguardo e gli mollo il polso.
Stupida, sono proprio una stupida. Newt si gira verso di me. Io continuo a lavorare finché il ragazzo non mi prende per il polso e mi costringe a voltarsi verso di lui. Il coltello che sto pulendo mi cade dalle mani. Mi chino per raccoglierlo e lo stesso fa Newt. Afferro l'utensile, ma il ragazzo mi afferra la mano e mi alza il volto.
"Ora mi dici cos'hai, altrimenti non me ne vado."
Mi sorride per rassicurarmi e io di rimando faccio lo stesso.
"Newt grazie per esserci, ma non voglio parlare."
Cerco di mettere enfasi nella voce, ma non ci riesco. La mia voce trema leggermente: sento le lacrime arrivare agli occhi, ma le ricaccio indietro.

Mi alzo in piedi, poso il coltello nella cesta e mi dirigo fuori dal Macello. Cammino per un po' arrivando al mio angolo di paradiso. Mi siedo per terra circondata dall'edera e sento le lacrime rigarmi il volto.
Mi ero ripromessa di non piangere più, ma non ci sono riuscita. Newt mi ha seguito e in questo momento si sta sedendo accanto a me. Mi asciugo le lacrime con la manica della maglia.
"Non devi vergognarti di piangere." La sua voce è dolce e rassicurante come sempre. Lo abbraccio di scatto: non so bene il perché del mio gesto, ma mi sento tanto sola e Newt è l'unico che mi faccia sentire a casa.

"Ehi, tranquilla. Non succede niente. Stai tranquilla."
Mi accarezza la schiena, ma continuo a piangere. Né un singhiozzo né un singulto escono dalla mia bocca, solo lacrime. La maglietta del ragazzo è subito inzuppata. Mi sciolgo dall'abbraccio e mi scuso per il vestito.
"Non ti preoccupare, troverò qualcosa con cui cambiarmi. Ora ti va di dirmi cosa c'è che non va?"
Il ragazzo fa la domanda curioso, ma con tono tranquillo e non impaziente.
"Sono un mostro. Un mostro schifoso. Gally ha detto la verità stamattina. Sono io che cerco di nasconderlo, ma sono un mostro."
Perché è questo che mi rode dentro da giorni. Sentirsi osservati e giudicati perché si è diversi è una cosa insopportabile.

"Kim ti ho già detto che non sei un mostro. Se gli altri ti giudicano in questo modo, se sbagliano, perdono l'amicizia con una ragazza fantastica." Mi asciugo le lacrime dal viso con la manica, mi giro verso Newt e gli domando: "Lo pensi davvero o lo hai detto solo per farmi smettere di frignare?"
Sorrido per la seconda volta da quando sono arrivata qui.
"L'ho detto perché lo penso e ne sono sicuro. Sei una ragazza fantastica Kim, dico sul serio."
La sua risposta è sincera, lo vedo dai suoi occhi: quei due pozzi marrone chiaro stanno brillando come non mai.
"Grazie. È la prima volta che qualcuno mi dice che sono... insomma, che sono okay."

Lo abbraccio nuovamente mettendogli le braccia attorno al collo. Lo stringo forte a me come se fosse l'ultima ancora per salvarmi, ma non è solo un mio pensiero. In questa settimana lui è diventato l'ultima ancora che fa da tramite tra me e il mondo, anche se non me ne sono accorta. Respiro a fondo il suo profumo: sa di sudore e di ragazzo. Non c'è un odore preciso per descrivere quel profumo se non la parola "ragazzo": il pensiero mi fa sorridere. Sento avvolgermi dalle sue braccia e in quel momento mi sento al sicuro, mi sento a casa.

Mi stacco da lui e ci ritroviamo uno davanti all'altra. I nostri nasi sono a un passo dallo sfiorarsi, così mollo la presa sul suo collo e mi siedo lì accanto. Sento uno strano rossore avvampare e colorare le mie guance di un rosso acceso, così mi guardo attorno facendo finta di nulla.
"Andiamo?" Domanda il ragazzo.
"Andare a lavorare intendi? Nah, non ne ho proprio voglia." Rispondo ridacchiando.
Lo sento ridacchiare mentre si alza da terra. Mi porge la mano per tirarmi su, io questa volta l'afferro saldamente e mi rialzo da terra. Scuoto i pantaloni per levare la terra e la sporcizia, poi alzo lo sguardo verso Newt. Mi sta osservando.
"Complice smettila di fissarmi. È fastidioso."
Gli affibbio un buffetto sul braccio, lui finge di provare un immenso dolore. "Stupido." Rispondo sorridendo nuovamente.
"Carcerata non ti permetto di parlarmi in questo modo."
Lui sorride.
"Andiamo, che è meglio." Rispondo alzando gli occhi al cielo.
Ci avviamo verso i margini della foresta, ma prima di uscire allo scoperto del tutto, mi avvicino a Newt e gli schiocco un bacio sulla guancia. La sua pelle e morbida e odora di "ragazzo".

Lui rimane sinceramente sorpreso. "Per che cos'era?" Domanda ancora stranito.
"Sei mio amico e mi sei stato vicino quando tutti mi evitavano. Ecco per che cos'è."
Dopo aver detto quelle parole esco alla luce del sole e torno a essere l'imperturbabile ragazza mostro.

***

Saluto Newt e torno al Macello dove vi lavoro tutto il giorno. La sera faccio cena insieme agli altri ragazzi; sedendomi nel tavolo vuoto incontro Minho e Newt. Ci mettiamo a parlare del più e del meno, quando l'Intendente dei Velocisti dice una cosa alquanto strana.
"Newt mi ha detto che vorresti fare la Velocista."
"Sì, è così. Perché me lo vieni a dire?" Domando incuriosita.
Il viso del ragazzo è indecifrabile, così aspetto una risposta.
"Credo che tu possa farcela là dentro. Se Alby accetta, alla fine di questa settimana di lavoro che ti rimane, sarai una Velocista con i fiocchi."
Lascio cadere la forchetta nella ciotola in cui stavo mangiando.
"Non stai scherzando vero?" Domando al settimo cielo.
"Se scherzo non lo faccio su cose così importanti."
Un sorriso si allarga sul mio volto.
"Grazie, sei un amico."







Space for me||

Ciao rega!

Avete visto? Le cose per Kim stanno andando bene tutto sommato. La C.A.T.T.I.V.O. non si fa sentire da un po' e la ragazza sta per diventare Velocista. Poi Kim ha pur sempre Newt e Minho su cui contare.

Detto ciò mi scuso per eventuali errori grammaticali, di punteggiatura e roba varia. Dovete capire che i semidei hanno difficoltà in queste cose.

Cercate di perdonare questa Velocista disadattata.

Ora vi saluto e vado a scrivere.

Bacioni ❤️
Maty

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