Capitolo 2
Nell'ultimo periodo, me la sono cavata senza vedere Sonya o chiunque delle sue amiche. Potrebbe essere per il fatto che ho pranzato nel laboratorio di chimica. Ad ogni modo, la prossima prova da affrontare sarà la lezione di arte tra pochi minuti. Perché la mia lezione preferita deve essere anche la più temuta?
Aspetto pazientemente che suoni l'ultima campanella. Corro in classe e rapidamente mi dirigo al mio posto nell'angolo. Sonya, Jessica e Daniella si siedono. Lo sguardo di Sonya è incentrato ad un lato della mia testa. Faccio un grande sforzo per assicurarmi di non guardarla. Oggi, stiamo incominciando un progetto ad acquerello. Questo significa che devo uscire dal mio posto e andare alle riforniture. Quando il mio maestro da' le indicazioni per incominciare, non ho altro rimedio che dirigermi alla parte avanti della stanza. Posso sentire Sonya camminare rapidamente sui miei talloni. Quando arriviamo alla zona dei rifornimenti, la sento dire.
-È stato un piccolo e divertente spettacolo quello che hai fatto ieri. Quanto hai pagato il tipo?
-Nulla- Gemo, prendendo i pennelli.
-Sì, certo -Dice tra i denti- Qual è il suo nome?
Sospirando, le dico.
-Jeremy, il suo nome è Jeremy Stoll.
-Mhmm, scommetto che non sai nient'altro di lui. È difficile farlo quando lo stai pagando per farti da ragazzo.
Il mio sguardo si rivolge a lei.
-Non c'è stato nessun scambio di denaro. Ad ogni modo, non è il mio ragazzo.
-Sì, probabilmente il suo nome non è neanche Jeremy- Dice ridendo. Arrabbiata, le dico.
-Il suo nome è Jeremy Stoll. Ha 21 anni ed è del Texas. Non ho bisogno di rispondere a nessuna delle tue domande. Non gli ho dato un maledetto centesimo. Quindi tieni i tuoi commenti sarcastici per te stessa.
Sonya alza un sopracciglio.
-Bene, bene, bene, qualcuno è coraggioso oggi. È stato un tocco carino il suo, quando ci ha mostrato il dito.
-Non è il tipico saluto che voi ottenete?- Dico con fermezza. Ora, si burla.
-Tanto non lo rivedremo più, perché tutte sappiamo che l'hai pagato, approverà solo che ho ragione.
Prendo il resto dei miei rifornimenti.
-Come vuoi, Sonya.
-C'è qualche problema?- Domanda il nostro professore di arte.
-No- Ride Sonya, battendo le ciglia. Lui si rivolge a me.
-Isabelle, tutto bene?
-Sì- Gli rispondo, girando mi e camminando per ritornare al mio posto. Almeno Sonya m'ignora per il resto della lezione. Quando questa termina, mi dirigo velocemente al mio armadietto. La porta sbatte e impreco a bassa voce. All'improvviso, appare una mano che tira di questa, aprendola per me. La mia testa si volta per vedere Eric.
-Grazie- Dico, con voce stridula.
-Questi armadietti sono troppo vecchi per essere usati- Risponde.
-Sì- Dico, guardandolo. Eric torna al suo armadietto ed incomincia a mettere i suoi libri. Rapidamente faccio lo stesso. Lui chiude la sua porta d'un colpo e si limita ad annuirmi. Non posso neanche muovermi. Passa accanto a me, e posso sentire la sua colonia. Eric odora troppo bene. All'improvviso, vedo Sonya camminare per il corridoio. Rapidamente, prendo il mio libro di scienze, lo zaino e me ne vado.
Quando esco da scuola, cammino tanto veloce come posso. Mi sembra di sentire il mio nome, però io, ovviamente, lo ignoro. Lo sento di nuovo, e cammino più veloce. All'improvviso, mi prendono per il braccio e mi vedo obbligata a fermarmi. Girandomi, sono al punto di gridare a Sonya, invece strillo. Jeremy sospira profondamente.
-Sei sorda, o m'ignori?
-Pensavo fossi Sonya- Rispondo.
-Ho una voce da ragazza?
Scuoto la testa.
-No, non ho neanche registrato chi mi stava chiamando. Cosa ci fai qui?
-Pensavo di portarti a casa- Dice, sorridendo. Lo guardo un po' stupefatta.
-Perché cavolo vorresti farlo?
-Beh, per quella ragione -Si gira e punta verso la strada. Sonya è lì in piedi con le sue due seguaci. Jeremy le saluta. L'espressione di Sonya non cambia. Gira di nuovo verso di me- Voglio aiutarti.
-Aiutarmi a fare cosa?
-Ad avere più fiducia. Non sembri darti abbastanza importanza, ad ogni modo, questo deve veramente far bollire il sangue di quella ragazza.
Questo mi fa ridere.
-Se mi fai un favore, prometto che sarò la tua schiava e ti pulirò la casa.
-Non vorrai promettermi questo. Sono un tipo solitario. Il mio appartamento è atroce però ti farò il favore. Qual è?
Con un cenno del capo, indico Sonya.
-Va' e dille che non ti ho pagato, per favore.
Con uno sguardo d'orrore sul viso, Jeremy grida.
-Pensa che mi hai pagato per quello di ieri?!
-Shhhh -Lo zittisco- Non gridare.
-Andiamo -Dice, prendendo la mia mano. Jeremy mi porta verso Sonya- Qual'è il tuo problema?
Gli occhi di Sonya si dilatano.
-Cosa?
Jeremy fa un sorriso assassino.
-Lei non mi ha pagato.
Con le sopracciglia elevate, lei risponde.
-Almeno la conosci?
-Sì, so dove vive, tu lo sai?
-No -Si burla Sonya- Perché dovrebbe importarmi?
Incrociando le braccia, Jeremy dice.
-Ci conosciamo. Come ho detto, continuo a chiederle di uscire, però lei dice di no.
-Perché? -Dice Jessica, guardandomi- È bello.
Questo fa che Jeremy muova le sopracciglia.
-Grazie.
Jessica gli sorride, cercando di sedurlo. Voglio darle un pugno in faccia. Non tanto come a Sonya, però nel dubbio voglio darglielo. Sento il braccio di Jeremy circondarmi. Sonya muove un po' le spalle.
-Di dove sei?- Chiede.
-Texas.
-Quanti anni hai?
Alzando gli occhi al cielo, lui sospira.
-21.
-Quanti anni ha lei?
-18. Queste domande sono sufficienti. Ora dobbiamo andare. Signorine, buona giornata -Jeremy mi prende per mano e camminiamo verso la sua motocicletta, che è in strada. Quando ci allontaniamo, dice- Queste ragazze sono davvero fastidiose.
-Non dirlo a me -Sospiro- Grazie tante per difendermi di nuovo, però non hai motivo di farlo.
Jeremy mi sordide.
-Ricorda, hai detto che avresti pulito il mio appartamento.
Mi metto a ridere.
-Ho detto questo, no? Bene, suppongo che lo dovrò fare.
-Non oggi, ovviamente -Ride Jeremy. Mi passa il suo casco- Sali.
-Non credi che dovresti usare uno di questi?
Fa spallucce e dice.
-Sì, ne ho uno a casa mia. Possiamo fermarci e andare a prenderlo. Di certo, non credo che dovresti andare con un estraneo al suo appartamento.
-Mi ucciderai, chiuderai il mio corpo in una busta e lo butterai in un cassonetto?
Schiocca le dita.
-Hai scoperto il mio piano ancora una volta. Sali, potrai aspettarmi fuori.
Con un sorriso, metto il libro dentro al mio zaino e salgo. Lui gira e acquista velocità allontanandosi per la strada. Quando parcheggia la motocicletta, scendo.
-Vivi qui?- Chiedo. Annuisce.
-Sì, nel piano superiore. Un'anziana vive di sotto. L'aiuto a fare delle cose e lei mi abbassa l'affitto.
-Che fai?
-Cosa vorresti dire?
Agitando la mia mano, dico.
-Di lavoro, che fai?
-Lavoro in motociclette, da Rick's. Non è a tempo pieno, però la paga è sufficiente.
Annuisco.
-Bello.
-Aspetti qui?
I miei occhi si ampliano.
-Mi stai invitando dentro?
Ridendo, scuote la testa.
-Beh, non mi importerebbe, però per tranquillizzarti, puoi rimanere qui.
-Va bene- Dico goffamente tra i denti. Scende dalla sua motocicletta, e si avvicina agli scalini. Girandosi, grida.
-Non andartene!
-Non pensavo di farlo!- Gli grido in risposta. Cambio il peso del mio corpo da un piede all'altro e mi guardo intorno. Il vicinato è tranquillo. Una ragazza che ho conosciuto alla scuola primaria viveva qui vicino, una delle ultime amiche che ho avuto. Ho poche persone a scuola che considero amici, però me lo tengo per me. Mia madre è un grande ostacolo.
-Hey!- Sento un grido al mio fianco. Salto e vedo Jeremy.
-Mi hai fatto venire un infarto!
Lui si mette a ridere.
-Incredibile! -Mettendosi l'altro casco, dice- Dove vuoi andare?
-Perchè lo fai?- Gli chiedo timidamente. Jeremy si ferma e inclina la testa.
-Cosa vorresti dire?
-Voglio dire... guardati e poi guarda bene me. I tipi come te, non escono con ragazze come me.
Alzando gli occhi al cielo, geme.
-Sali sulla motocicletta. Voglio portarti in un posto.
-Non mi hai risposto- Affermo, mettendomi il casco.
-Risponderò alla tua domanda quando arriveremo doce stiamo andando -Risponde salendo sulla motocicletta. Si gira e picchietta il posto nella parte posteriore- Andiamo.
-Dove andiamo?
-Lo vedrai- Dice, mentre accellera il motore. Partiamo velocemente, e strillo un po'. Vedo come ci dirigiamo verso le strade vecchie. Ora siamo in mezzo al nulla. Fantastico, morirò. Sono appena salita su una motocicletta, con un estraneo, ora sono in un bosco. Morirò. Con un po' di fortuna, sarà in fretta. Arriviamo ad un cammino senza uscita, e Jeremy si ferma.
-Dobbiamo camminare, ora- Si gira e dico.
-Questi saranno i miei ultimi passi? Voglio dire, hai un'ascia nascosta in qualche luogo nel bosco?
Questo lo fa ridere.
-Ascolta, non ho intenzione di farti del male. Se ti senti incomoda, posso portarti a casa.
Scuotendo la testa, dico.
-No, no, sto bene. Continuiamo.
Abbassa il supporto della motocicletta e appoggia il casco sul sedile.
-Con attenzione, appoggia il casco a terra e vieni con me.
-Ok -Gli rispondo. Appoggio il casco a terra e cammino verso di lui. Camminiamo in silenzio per un pò- Dove andiamo?
-Sei impaziente, vero? -Ride lui- Ci siamo quasi.
Improvvisamente, il cammino conduce ad una piccola luce. Il fiume scorre direttamente oltre questa. È carino, e lo dico.
-Questo posto è bellissimo.
-Anche per me. Quando mi annoio, guidò verso le strade deserte. Ti sorprenderesti con quello che potresti incontrare.
-È fantastico -Affermo. Jeremy si avvicina e si siede sull'erba- Perchè mi hai portata qui?
Facendo spallucce, dice.
-Perché no?
Mi avvicino e mi siedo davanti a lui. Mi tolgo lo zaino, lasciandolo sulle mie gambe.
-Mi sento come se fossi in un film o una cosa simile.
-Perché dici questo?
Lo guardo un momento.
-Sul serio? Me lo stai chiedendo? -Solo mi guarda con un sorriso perfetto- Hai detto che avresti risposto alla mia domanda.
-Sì, l'ho fatto, no? Vuoi sapere cosa sto facendo.
-Sì, sarebbe bello saperlo.
Con i suoi bei occhi azzurri, mi guarda.
-Mi ricordi a qualcuno alla quale tenevo molto, e voglio aiutarti.
-Credo di avere bisogno di molto più di un semplice aiuto- Affermo.
-Qual è il problema che hai con me stessa? Sembri una brava persona.
Gemendo, dico.
-Ho problemi più complicati delle persone normali.
-Lasciami aiutarti in questo- Replica Jeremy. I miei occhi quasi ruotano nella parte posteriore della mia testa.
-Come pensi di aiutarmi?
-Come vorresti che fosse la tua vita?
Questo mi fa pensare un minuto. Sospiro.
-Mi piacerebbe avere più amici. Desidero almeno essere come le altre ragazze normali. Ci sono molte cose che desidero.
-Bene, in tutte queste cose posso aiutarti.
Guardandolo, gli chiedo.
-Come?
-Dovrai solo fidarti di me, d'accordo?- Risponde Jeremy, con un gran sorriso.
-Perché dovrei farlo?
-Cosa potresti perdere?
Corrugando un po' le sopracciglia, dico.
-Nulla, in realtà.
-Bene, incominciamo ora. Parlami di te.
Cosa dovrei dire?
-Mi tengo le cose per me stessa. Ho una vita di merda in casa, della quale non entrerò nei dettagli.
-Cosa ti piace fare?
-Disegnare, sono un'aspirante artista, penso che si potrebbe dire questo- Sussurro. Prendendo improvvisamente il mio zaino, si alza. Lo seguo velocemente. Mi schiva e lo apre.
-Ajà! Come sospettavo, un libro di disegno.
-Dammelo! -Grido- Per favore! Nessuno lo ha mai guardato!
Girandosi di nuovo verso di me, dice.
-Non hai mai mostrato a nessuno il tuo lavoro?
-No -Gli dico, riprendendomi lo zaino- L'unica mia arte che qualcuno ha visto è quella che faccio in classe. È l'unico respiro che riesco ad avere a scuola, però c'è anche Sonya a lezione. Lei presta più attenzione a fare della mia vita un Inferno, che alla lezione.
-A che ora è?
-All'ultima ora, è quando incominciano i miei fantastici pomeriggi.
Jeremy mi guarda.
-Suona come se ti pestassero la vita.
-Ed è così. Me la pestano sul serio- Dico, lasciandomi cadere di nuovo a terra.
-Ti darò un consiglio. Apprezza la vira, ne hai solo una.
-Posso avere quella di qualcun altro?
Sbuffa.
-Mi assicurerò di farti volere la tua.
-Sono così tanto patetica -Sospiro- Non riesco neanche a parlare con i ragazzi. Di certo non ho mai tentato di farlo.
-Perchè no?
Ora, dev'essere diventato stupido.
-Sono orribile.
-Non credo che tu sia orribile- Risponde Jeremy, tornando a sedersi davanti a me.
-Allora non dovresti portarci da nessuna parte, perché sei cieco.
Jeremy cade dalle risate. Si sdraia e mette le mani dietro la sua testa.
-La bellezza sta' negli occhi di chi guarda, e quello di cui hai bisogno è darti più attenzione. Se vuoi essere diversa, allora fai qualche cambio.
-È questo il punto. Non ho idea di cosa fare. Non potrei dirti come pettinare i miei capelli, o come vestirmi. Non vedi quello che ho addosso?
-Sì. Credo che hai il tuo proprio stile.
-Sì, se ti piace la gente che si veste alla cieca nell'oscurità.
Guardando verso il cielo, Jeremy sospira.
-Sarai un duro lavoro.
-Non ho bisogno di essere il tuo caso di carità.
-Non volevo dirlo in quel modo, calmati. Voglio dire, impulsare la tua autostima. Devi vedere quello che vedo io.
Incrociando le braccia, chiedo sarcasticamente.
-E cos'è che vedi?
-Una grande ragazza che sembra essere una buona persona. Non credo che tu abbia bisogno di fare qualcosa con te stessa, però se vuoi, ti aiuterò.
-Ok -Borbotto- Non posso credere che lo sto facendo -C'è una pausa mentre guardiamo lontano- Sinceramente, la cosa che voglio prima di tutto, è smettere di essere infastidita. Ho sempre pensato che se allontana o tutte le cose brutte, loro mi avrebbero lasciata in pace.
Jeremy si siede e mi guarda.
-Ti prometto che Sonya non si metterà più nella tua vita quando avrò terminato.
-Come me lo garantirai?
-Devi solo avere fiducia in me. Ad ogni modo, ho sentito un gran consiglio una volta. Le superiori sono difficili. Sono solo cinque anni della tua vita, però quando sei adolescente questo è molto, ma quando ti diplomerai e lascerai la scuola, raramente tornerai ad incontrare quelle persone. Puoi fare ciò che vuoi. Puoi trasferiti da qualche altra parte. Sono cinque anni, solo cinque. Una volta finiti, si apre un nuovo mondo e non devi ricordare o pensare alle superiori se non vuoi.
Cercando di non sorridere, dico.
-Solo un altro anno, ho appena compiuto 18 anni. Quindi, non penso che dovrò aspettare a lungo.
-Quand'è stato il tuo compleanno?
-Non lo scorso sabato, ma quello prima ancora -Sospiro- Odio il mio compleanno.
Inclinando la testa, Jeremy chiede.
-Perchè?
-Non faccio niente per il mio compleanno da quando ho 8 anni. Mamma a volte lo ricorda, ma la maggior parte delle volte lo dimentica, o non le importa. E, quest'anno, neanche una persona se n'è ricordato, ad eccezione del mio professore di arte. Lui mi ha regalato una scatola di matite a carboncino.
-Bene, allora, dobbiamo continuare- Grida Jeremy allegro, mentre si alza. Estende una mano e mi afferra. Mi alzo e chiedo.
-Dove andiamo adesso?
-Andiamo a festeggiare il tuo compleanno.
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