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Capitolo 13

Il venerdì passa volando e per fortuna Sonya non torna ancora a scuola. È un bel sollievo. Mi prendo il mio tempo alla lezione di arte, perchè devo fare un buon lavoro in questo progetto e ovviamente, non voglio che il ritratto di Jeremy sembri ridicolo. Mi chiedo se lui lo vedrà mai.

Questo pomeriggio, cammino a casa con un sorriso sul mio viso. A tre isolati dalla scuola, sento il clacson di un'auto. Mi giro e vedo Eric. Lui abbassa il suo finestrino.

-Vuoi un passaggio?

-Umm, certo- Rispondo, non molto sicura.

-Entra- Replica.

Mi dirigo al lato del passeggero e apro la porta. Quando entro, vedo un tipo seduto dietro.

-Oh, ciao- Balbetto.

-Isabelle, questo è Agus. Agus, questa è Isabelle.

Agus annuisce.

-Ci siamo visti ad alcune lezioni. Non sapevo che voi due foste amici.

-Beh -Eric ride incomodo- Abbiamo incominciato a conoscerci recentemente. Lei non vive molto lontano da me, quindi le darò un passaggio.

-È uguale -Dice Agus, facendo spallucce- Lasciami a casa di Joanne.

Eric alza gli occhi al cielo, ma Agus non lo vede.

-Allora, dov'è Jeremy oggi?

-A lavoro -Rispondo- È un meccanico e lavora le moto.

-Chi lavora le moto?- Chiede Agus.

Girandomi, dico:

-Il mio amico Jeremy. Sei, come dicono, una di quelle persone che sono molto interessate alla meccanica dei veicoli, specialmente motociclette e migliorano l'accelerazione?

Con un sorriso, Agus dice:

-Sì. È fantastico, se alcune volte la tua auto ha dei problemi.

-Non ho un'auto -Mormoro- Non ho nemmeno la patente.

-Quanti anni hai?- Chiede Agus, sorpreso.

Incrocio le braccia.

-Diciotto, però mia madre non mi ha mai portata a prenderla. Jeremy mi sta insegnando, e senti questo, vuole che io prenda la patente da motociclista.

C'è un momento di silenzio, prima che Eric gridi.

-Cosa?!

-Sì -Dico- Questa è stata anche la mia reazione.

-Una ragazza con la patente da motociclista, è COSÌ eccitante -Ride Agus- Però sul serio... una ragazza su una moto? Sarebbe maledettamente impressionante!

Un po' frustrata, sospiro e colpisco la mia fronte.

-Probabilmente non si arrenderà fino a quando non la prenderò. Ho appena imparato a guidare un'auto con i cambi.

-Ti ha insegnato a guidare un'auto con i cambi?- Chiede Eric.

-Sì, in una macchina davvero potente! Sono davvero fortunata a non essere finita contro un lampione. Hai idea di quanto potere hanno queste cose?- Esclamo con frustrazione.

Questo sembra captare l'attenzione di Agus.

-Davvero? Che tipo di auto?

-Una arancione -Rispondo- Non ricordo di che tipo è. Ricordo che è un'auto del 1967.

-Beh, questo lascia molte opzioni aperte -Ringhia Agus- Hai bisogno di ricevere più informazioni. Adoro le classiche auto potenti.

Scuotendo la mia testa, dico:

-È in perfette condizioni e potrebbe esibirla, ma non lo fa. Glielo chiederò domani quando lo vedrò.

-Ti vedrai con lui domani?- Chiede Eric, guardandomi con la coda dell'occhio.

-Oh, sì, devo esercitarmi nella guida -Replico- L'ho fatto abbastanza bene per essere la mia prima volta.

Agus annuisce.

-Avrei dato qualsiasi cosa per imparare a guidare in un'auto impressionante come questa. Ho imparato nel furgoncino di mia madre, per nulla degno di essere menzionato.

Ora voglio sorridere, ma cerco di non farlo.

-È stato bello. È bene che Jeremy abbia un'auto veloce e una grande moto, ma c'è molto di più in lui -Affermo, mentre guardo per il finestrino- È un ragazzo fantastico.

-Ti piace proprio questo tipo, eh?- Chiede Agus.

I miei occhi guardano Eric. Lui fa lo stesso con me.

-Jeremy è una parte importante della mia vita. Non saprei cosa fare senza di lui.

-È geniale- Risponde Agus.

-Quindi, voi siete una coppia?- Chiede Eric.

Sorrido e rido.

-Siamo una coppia di matti. Questo è l'unica cosa che siamo.

-Amica -Esclama Agus- Se domani verrà con quella macchina, devi portarlo dove lavoro io. VOGLIO vedere cos'è.

Girandomi, sorrido.

-E, dove lavori?

-Nel bar ad Hickory. So che è dall'altra parte della città, ma giuro che ti darò caffè gratis se vieni.

-Credo che possiamo guidare fino a lì -Rispondo- L'appartamento di Jeremy è giusto da quelle parti.

Questo sembra scandalizzare Eric.

-Ha un appartamento?

-Uh, sì -Replico- Ha ventuno anni e non è il tipo che vive con i genitori.

-Di dov'è? Non è andato nella nostra scuola- Mi chiede Eric sospettosamente.

Dopo averci pensato un momento, rispondo lentamente.

-Lui è una persona molto riservata, quindi non vi dirò nulla di più oltre al fatto che è del Texas.

-È un po' lontano- Risponde Eric.

-Mmmm. Comunque, com'è andata la giornata?

Agus geme.

-Devo fare un saggio di 12 pagine per domani, per Letteratura Inglese.

-Ouch -Dico- Non dovresti andare a casa, allora?

Facendomi l'occhiolino, Agus risponde.

-Vado a chiedere aiuto.

-Sicuramente -Ride Eric- Bene, siamo arrivati. Non capisco perchè avevi bisogno di un passaggio, visto che dovevi andare solo a casa di Joanne.

Agus apre la porta.

-Perchè sono un adolescente e sono molto pigro.

-Vado a casa a piedi tutti i giorni -Affermo- Non tutti gli adolescenti sono pigri.

-Mi stai dicendo che se avessi un trasporto per andare a casa tutti i giorni, non lo prenderesti?- Chiede Agus. Questo mi fa aggrottare le sopracciglia.

-Bella domanda.

Uno sbuffo esce come risposta.

-Ci vediamo più tardi. Non di dimenticare di domani, Isabelle.

-Non lo farò. Hai promesso il caffè!

Lui sorride.

-Se fai in modo che me la lasci guidare, ti darò caffè gratis per sempre.

-Non credo di avere tutto questo potere, ma vedremo- Rido.

-Ciao!- Agus scuote la mano e chiude la porta.

Mi giro e guardo Eric.

-Va bene, puoi lasciarmi all'angolo tra Harmonuy e Twelfth Avenue.

-Perchè non a casa tua?- Chiede.

-Non lascio che nessuno veda dove vivo. Mi dispiace- Mormoro a bassa voce.

Con sguardo scherzoso, dice:

-Va bene. Vivi in uno scatolone o qualcosa del genere?

-Sì -Rispondo- Due casse in realtà, che rimangono in piedi con lo scotch.

-Impressionante, spero che almeno abbia una bella vista.

Mi scappa una risata.

-Sì, le auto dei nostri vicini.

L'angolo della bocca di Eric trema.

-Allora, hai qualcosa in programma per questo fine settimana?

Mi sta chiedendo per il fine settimana. Perchè? Oh, Dio mio! Cosa devo dire? Cosa dico!?

Gioco alla ragazza difficile.

-Sì, tutto il fine settimana, tutto pieno.

-Bene -Risponde. Poi, silenzio. Mi mordo il labbro e guardo fuori dal finestrino. Avrei dovuto dire questo?- Beh, se riesci a trovare un buco per questo fine settimana, dovresti chiamarmi. Non ho impegni. Voglio dire, potremmo riunirci come amici, senza pestare il terreno di Jeremy.

-Oh -Strillo- Ovviamente. Non ho il tuo numero.

Guardandomi, dice:

-Dammi il tuo cellulare. Ce lo metto io.

-Umm, sì -Replico- Non ho un cellulare.

-Wow, va bene, prendi un pezzo di carta allora. Spero che tu lo abbia.

Ora, lo fisso.

-Divertente, divertente -Apro lo zaino, prendo il mio quaderno degli schizzi- Bene, qual è il tuo numero?

-5556504.

Il cuore sta per uscirmi dal petto. Ho appena ricevuto il numero di un ragazzo! E tra tutti i ragazzi, ho quello di Eric. Credo che morirò.

-Okay, ce l'ho- Non può essere. Sul serio!?

-Questo è il mio numero. Ti direi di mandarmi un messaggio, ma è difficile da fare quando non hai un telefono dal quale mandare messaggi- Dice Eric con un sorriso.

Scherzando, alzo gli occhi al cielo.

-In realtà non ha mai avuto bisogno di un cellulare, ma sto incominciando a pensare di comprarne uno. Presto o tardi, dovrò saper localizzare Jeremy e non voglio farlo da casa.

-Perchè?

-Mia madre probabilmente ascolterebbe le conversazioni. Quindi, questo significa che probabilmente non ti chiamerò da casa- Dichiaro pesantemente.

Eric ride.

-Ero solito ascoltare le chiamate di mia sorella. La facevo diventare matta.

-È così dolce da parte tua.

-Te l'ho detto, abbiamo incominciato ad andare d'accordo da poco. Quando aveva la mia età, ooooohhhh Dio, NON andavamo per nulla d'accordo. Ora, lei ha 23 anni ed è sposata, avrà un figlio. È diverso.

Mentre accostiamo, afferro velocemente il mio zaino.

-Grazie del passaggio.

-Vuoi scappare via?- Dice Eric, con un sopracciglio alzato.

-Vuoi parlare?- Chiedo curiosa.

Facendo spallucce, risponde:

-Stavo semplicemente godendo della conversazione.

-Oh -Mormoro. Mi rilasso sul sedile- Di cosa vuoi parlare?

Eric dice:

-Non lo so. Non so nulla di te. Nessuno sa di te. So che non hai amici e tutto, ma non capisco il perchè.

-Hai mai visto uno di quei film su quei personaggi stupidi, nerds, che non hanno amici e vengono molestati? Ecco, questa sono io. Mi sono semplicemente fermata lì. Jeremy è la prima persona che mi VEDE davvero. Per questo è tanto importante per me.

-Sei innamorata di lui?- Chiede Eric.

Ansimando, dico:

-NO! Cosa te lo fa pensare?

-Curiosità -Risponde- Sembra significare molto per te.

Annuisco.

-Ed è così. Lui è il mio unico vero amico. Ovviamente, sto aspettando che scompaia davanti ai miei occhi.

-Perchè?

Voglio davvero rispondere a questo?

Giro la testa al finestrino.

-Non sono molto fortunata.

-Hey, è così che funziona il mondo. Anche io non sono fortunato- Segnala Eric.

-Sì -Rispondo quasi bruscamente- Ma hai tutti gli amici e la popolarità. Hai una famiglia amorosa. Jeremy è tutto quello che ho. È un mondo pieno di brividi quando questa cosa sola può sparire all'improvviso.

Aggrottando le sopracciglia, Eric chiede:

-Non hai una famiglia amorosa?

Ora, messa all'angolo e timorosa della conversazione, dico:

-Mi dispiace Eric, devo andare- Esco velocemente fuori dall'auto ed incomincio a camminare per il marciapiede.

-Isabelle -Sento Eric gridare dal suo finestrino- Mi dispiace! Torna qui!

Mi giro, contenendo le lacrime.

-Mi dispiace Eric, ma devo andare. Capisco se non vuoi avere a che fare con il melodramma, ma alcune cose sono difficili da discutere per me.

Eric avvicina l'auto e mi guarda.

-Non insisterò di nuovo. Prendi solo un respiro profondo.

Così, faccio quello che dice, respirando profondamente.

-Vedi, è per questo che mi nascondo dalla gente. Sono pazza.

-Oh, per favore, hai mai conosciuto le ragazze della nostra scuola? Loro sì che sono pazze! Si pugnalano alla schiena le une con le altre ogni volta che possono. Non sembri una di loro.

Un sospiro esce da me e dico:

-No, non sono così. Credo che sia una cosa maliziosa e stupida.

-Vedi, non sei pazza. Ora, mia sorella incinta con quegli ormoni, È PAZZA! Cavoli, tu arrabbiandoti per una questione personale è una cosa. Lei che si infastidisce per ogni sguardo, ogni respiro che prendi, la rende da ricovero. Posso certamente stare con te anche se sei un po' timida.

Questo mi fa sorridere.

-Grazie -Muovo la testa- Comunque, dovrei andare. Voglio fare i compiti stasera, per avere il fine settimana libero. Non avrei mai creduto di arrivare a dire questo un giorno.

-Beh, se hai un po' di tempo questo fine settimana, chiamami. Possiamo conoscerci e diventare amici, che è una cosa che avremmo dovuto fare da anni e mi dispiace che sia colpa mia.

-Non è del tutto colpa tua, ma sì, sarebbe bello essere... amici.

Bene, amici, non è quello che cercavo, ma servirà per ora. È molto più in là delle mie aspettative comunque.

-Vedrò quello che Jeremy ha pianificato me e se posso, te lo farò sapere.

Eric sorride, e dice.

-Va bene. Ci vediamo, Isabelle.

Tutto quello che posso fare è salutarlo scuotendo la mano mentre si allontana. Girandomi, finalmente sorrido con il mio sorriso più grande. Non può star accadendo a me. Queste cose non succedono davvero. Io non sono nessuno. I ragazzi non parlano con me, soprattutto Eric. È come se Jeremy fosse il mio amuleto della fortuna. È più di un amuleto della fortuna, è il mio amico più stretto, il mio migliore amico. Non glielo dirò mai, perchè probabilmente penserebbe che mi sto aggrappando a lui.

Arrivo alla porta di casa mia e la apro. All'istante, sento mia madre gridare.

-Isabelle!

Oh, fantastico.

-Sì, mamma.

-Vieni qui- Ordina.

Lasciando cadere il mio zaino a terra, sospiro e cammino verso la cucina.

-Che succede?- Chiedo.

-Alla fine vai a comprare da vestire questo fine settimana?

Sconcertata, dico:

-Eh? Di cosa stai parlando?

-Il tuo ragazzo Pierre ha detto che ti portava a comprare vestiti nuovi- Sputa.

-Jeremy, mamma, il suo nome è Jeremy e non so se andremo a comprare vestiti. In questo periodo mi sta insegnando a guidare. Non so se gireremo per negozi questo fine settimana.

Mia madre prende la sua borsa e incomincia a frugarci dentro.

-Ecco, ho questo per te- Mi da una busta con dei soldi.

-Cos'è?- Chiedo aprendola. I miei occhi quasi escono fuori dalle orbite.

-Sono trecentocinquanta dollari. Voglio che compri qualcosa da metterti. Nemmeno ricordo quand'è stata l'ultima volta che ti ho portata in un negozio- Mormora mia madre mentre si dirige al freezer.

Balbettando, continuo.

-Mamma, tu non mi porti a comprare qualcosa da anni. Ho sempre fatto tutto da sola.

Lei mi guarda.

-Si nota, no?

Respira profondamente, respira profondamente, non gridare.

-Prenderò questi con piacere e andrò a fare spese.

-Bene. Questo fine settimana me ne vado con Howard. Tornerò domenica sera.

-Chi è Howard?- Chiedo bruscamente.

Mia madre alza un sopracciglio.

-Il mio nuovo ragazzo, ad ogni modo andremo nella sua villetta. Quindi, assicurati di bloccare tutte le porte per la notte.

-Mi stai lasciando qua da sola? Non sono mai stata sola in questa casa!- Dico bruscamente.

-Hai diciotto anni. Non dovresti aver paura del buio, Isabelle.

Furiosa, dico lentamente:

-Non ho paura del buio. Starò BENE senza di te.

-Okay -Risponde lei- Divertiti domani. Io vado a prepararmi. Parto tra un'ora.

-Fantastico, divertiti!- Ringhio, mentre mi giro ed esco dalla stanza.

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