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Epilogo

Sono passati molti anni dalla morte di Kaharan e come sempre da ben otto anni torno qui, in questo luogo remoto della foresta, a meditare da sola su quello che ne è stato della mia vita.

Freya è qui con me, bruca l'erba tranquilla, anche lei è un po' più vecchia di quando abbiamo iniziato insieme la nostra avventura.
Sorrido guardandola. Ruota le orecchie, le raddrizza, come percependo qualche suono che io non posso cogliere.

Davanti a me il freddo marmo del sarcofago di Kaharan. Come Velkam mi aveva promesso, poco dopo il nostro ritorno a Lumos si occupò personalmente di erigere un monumento a Nox e di allestirne uno qui nella foresta, all'antro del drago.

Oramai la foresta è un luogo facilmente valicabile. Sono stati ricostruiti ponti, strade, sentieri. Questo posto è addirittura divenuto meta di qualche curioso che si ritrova ad attraversare da cima a fondo la selva.

Per adesso io sono qui, seduta su una roccia. Intorno a me alberi e piante rigogliose, sullo sfondo il mare.
Ho un fiore tra le mani, lo rigiro e lo osservo solitaria. È uguale a quello che Kaharan mi pose tra i capelli all'oasi di Ninfea. L'ho trovato mentre venivo qui a cavallo.

Ripensando a quei tempi mi viene da chiedermi che fine avrà fatto la mia amica ninfa Firya, tutte le altre: Cokyra, Tanedya, Metlydi...
I primi tempi provai a chiamarle ma non ricevetti mai una risposta.
Sono sicura che loro mi abbiano sentita, forse mi stanno anche guardando, per adesso. Rivolgo un sorriso intorno a me, mi sento un po' stupida, ma sono certa che capiranno che è per loro.

Se rifletto sul mio passato e mi metto a pensare al presente, noto che molte cose sono andate diversamente da come avrei immaginato.

Quando Kaharan morì la disperazione fu tale che fin troppo spesso avevo pensato che porre fine alla mia vita sarebbe stato più semplice.
Con l'andare del tempo ho scoperto, però, che Kaharan aveva ragione. Adesso ho qualcosa che più di qualunque altra mi lega a questa vita, ed è l'amore che provo per la mia famiglia. L'amore per Velkam, che mi ha strappata via da morte certa e mi ha regalato la sua dolcezza. L'amore incondizionato per i miei figli... una parte di me... la parte di me che stretta tra le braccia mi convince sempre di più ad amare la mia vita e a prenderla com' è venuta.

Forse Kaharan è stato solo un angelo, senza di lui non avrei mai scoperto di amare così tanto Velkam, né Kaleida, né Median, i miei figli. Perché Kaleida e Median senza Velkam non ci sarebbero mai stati.

Un rumore di zoccoli mi annuncia l'arrivo di qualcuno. Vedo sbucare da dietro gli alberi il cavallo nero di mio figlio Median. Ha ormai sette anni, è nato poco dopo il mio matrimonio.
Tre anni fa, invece, venne la piccola Kaleida.

Perla arriva al trotto, credo che anche Velkam sia venuto a trovarmi. Sorride e tiene tra le braccia la nostra bambina.

Kaleida mi saluta con la mano tutta contenta. Ancora non pronuncia bene le parole, accarezza il crine di Perla e agita le gambette per istigare il cavallo ad andare più veloce.

"Kaleida, ferma coi piedini, quante volte devo ripeterti che Perla si arrabbia?".

Velkam blocca con la mano la gamba di nostra figlia, poi alza lo sguardo e mi indirizza un dolce sorriso. Median, al suo fianco, si diverte a incitare il suo cavallo alla corsa per poi rallentarne precipitosamente il passo.

Freya alza la testa per osservarli curiosa, dopodiché torna a brucare l'erba tranquilla.

Mio marito mi si avvicina, mi abbraccia e mi dà un leggero bacio sulla guancia. Kaleida è tra di noi, in braccio a lui.

"Mamma", dice protendendo le piccole braccia verso di me. Si attacca al mio collo e Velkam me la cede.

Median mi bacia sulla guancia. Io, con la piccola ancora tra le braccia depongo un bacio sulla fronte anche a lui.

Credo che siano venuti a prendermi, del resto è quasi sera. Un venticello leggero scuote le cime degli alberi e la luce del sole comincia a colorarsi di arancione, è l'ora del tramonto.

"La piccola protesta da un bel po'...", mi informa Velkam, "credo che abbia una fame da lupi!". Detto questo depone un bacio sulla gota rossa di Kaleida.

Io li osservo nella loro felicità. Sono contenta anch'io. Mi sollevo porgendo la piccola a mio marito e mi avvicino al sarcofago di marmo lasciando il fiore sulla pietra incisa.

Velkam risale a cavallo, gli porgo Kaleida.

"Allora noi andiamo", mi annuncia mio marito. "Median, seguimi!".

Mio figlio fa cenno di sì con la testa e si lancia al galoppo aprendo la strada. Velkam preoccupato fa per seguirlo.

"Ti vengo dietro...", gli urlo prendendo la cavezza di Freya e accingendomi a fargliela indossare.
Velkam si allontana un po' nervoso, indeciso se aspettarmi o meno, si volta un'ultima volta per vedere cosa stia facendo, mi vede salire a cavallo e continua ad andare dritto per la sua strada accelerando un po' per stare dietro a quella piccola peste di nostro figlio.

Lo sento dire di tanto in tanto qualche parola dolce a mia figlia. Incredibile quanto quei due siano legati!
Velkam ha sempre detto che quella bambina è la sua gioia. Median invece, sono sicura che diventerà forte e bello come suo padre. Gli somiglia fin troppo: dal colore dei capelli a quello degli occhi, fino anche alla forma del viso. Solo le labbra credo che siano tali e quali alle mie.

Kaleida invece è identica a me. Ha sottili capelli castani, proprio come i miei. Sono molto lisci. E gli occhi sono scuri come i miei. Solo la forma di questi ultimi credo sia uguale a quella di Velkam, quasi a mandorla. Un profilo dell'occhio ben disegnato, morbido ed elegante.
Il suo viso è sottile e delicato come quello di una bambola di porcellana.

Osservo il fiore un'ultima volta. Sta sul freddo sarcofago solitario. Il vento muove pericolosamente i suoi petali gialli e delicati che tremano e sembrano volar via da un momento all'altro.
Guardo la statua accanto ad esso. Un colossale drago che soccombe sotto la spada di un giovane dallo sguardo fiero.

Sì, quello è Kaharan in tutto e per tutto, ma quella statua non potrà mai eguagliare il suo sorriso, né potrà mai dare la minima idea di quanto fosse espressivo un solo suo sguardo. Lo sguardo della statua è perso e vuoto, non possiede alcuna luce negli occhi.
A dirla tutta, quella statua non rappresenta neppure la realtà.
Solo io e Velkam sappiamo cosa è accaduto veramente qui, dieci anni fa.

Mi allontano da quel luogo solitario così, con questi pensieri. Do le spalle al mio passato, a quel piccolo fiore dai petali setosi, e mi riprometto di non tornare più.
Median è ancora un bambino, sarà capace di dimenticare le mie visite a questo posto dato che le vede come una passeggiata di famiglia.
Kaleida è ancora molto piccola, nemmeno le ricorderà.

Con questa è l'ultima volta che vengo qui, forse un giorno tornerò, Kaharan, chi lo sa? Per tutti questi anni ti ho sempre dedicato un po' del mio tempo, e Velkam mi ha sempre assecondata, ma mi rendo conto che potrebbe soffrirne. Anche se è troppo buono per ammetterlo.

E così ti dico addio... magari un giorno ci rivedremo, quando il mio compito di regina sarà terminato e i miei sudditi saranno soddisfatti. Posso orgogliosamente ammettere di essere già a metà dell'opera.
Velkam è considerato il sovrano più giusto che Elea abbia mai avuto dopo Kassin I° ma... non è questo il punto. Voglio che tu sappia soltanto una cosa: non sarai stato un grande principe, perché la vita non te ne ha mai dato la possibilità, ma io "non dimenticherò mai l'amore che ti ho offerto, né quello che ho ricevuto in cambio da te".

E sussurrate queste ultime parole nel silenzio, esco dalla radura mentre sorrido nostalgica e una lacrima limpida mi solletica la guancia rigandomi il viso.

FINE

[Termina così la nostra storia. Un tempo avevo pensato a un possibile sequel che non ho mai realizzato.
Spero tanto che, per quanto triste, abbiate apprezzato la vicenda. Lasciate un commento, fatemi sapere che ne pensate, soprattutto voi che avete accompagnato Kaharan e Roxane fino alla fine del loro viaggio.
Grazie per la lettura, per le visualizzazioni e per eventuali voti (sempre apprezzatissimi) e commenti!
Vi voglio bene, la vostra -Sel]

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