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- 92 - Come andò a finire




Erano passati alcuni anni dal matrimonio di Dalhom e Cassandra e in tutto quel tempo Roxane aveva stretto con il Generale una grande amicizia.

Dal lontano giorno del matrimonio, molto era cambiato tra le due ragazze. Cassandra aveva cominciato a frequentare più spesso il castello in compagnia di suo marito, e la principessa aveva iniziato a conoscere quella giovane sempre meglio.

Si erano presto affiatate. A Roxane veniva facile aprirsi con Cassandra, confidarle le proprie preoccupazioni, le paure, i pensieri.

Divennero molto presto amiche, quasi sorelle. Roxane non aveva mai avuto una grande amicizia fino ad allora e stare sempre chiusa nella sua prigione dorata non l'aveva mai aiutata a socializzare. Anche Cassandra, dal canto suo, con una carriera del tutto maschile alle spalle, disponeva di ben poche amiche donne.

Un anno dopo il suo matrimonio Cassandra aveva avuto un bambino, Samon, ma questo non le aveva mai impedito di continuare la sua ascesa nella carriera militare. Cassandra rimaneva sempre uno dei generali più stimati di Elea, e intanto il suo bambino cresceva sano e forte sotto tutela della nonna.

La principessa, ora ventunenne, stava affacciata al suo consueto torrione in compagnia dell'amica. Il generale era venuta a trovarla durante una breve delegazione che era stata incaricata di eseguire per ordine del consiglio dei generali.

"Roxane! Hai ormai ventuno anni, non sei più una bambina... dovresti sposarti... avere una bella famiglia come la mia", le stava dicendo Cassandra.

La ragazza si fece posto al suo fianco, stettero per alcuni minuti in silenzio ad ammirare sullo sfondo l'immensa distesa celeste del mare.

"È che... Kaharan...".

Dopo due anni Roxane pensava ancora a Kaharan. Ormai aveva smesso di soffrire per lui, certo, ma l'aveva sempre custodito gelosamente nei suoi ricordi. Si era quasi imposta di non scordarlo.

"Kaharan ormai non c'è più, amica mia, devi fartene una ragione. Non vedi quanto Velkam ti dimostri di amarti giorno dopo giorno? Me l'hai sempre detto tu stessa".

Roxane si mise a giocherellare con la catenina della lacrima di ninfea che portava sempre al collo.

"Non lo so, Cassandra. Non è facile per me...".

"Non c'è nulla di facile in questa vita, principessa...", concluse mestamente Cassandra abbracciando l'amica.

"Okay, okay... supponiamo che io dovessi...", s'interrupe senza sapere nemmeno quale fosse il vero discorso da fare.

"Va bene...", ricominciò Roxane con foga, " hai intuito anche tu la verità. Mi sto innamorando di Velkam, è vero... anzi, mi sono innamorata di Velkam ma... sposare Velkam sarebbe come fare un dispetto alla memoria di Kaharan. Ricordati che amavo anche lui!".

Cassandra scosse la testa e la sua coda di cavallo sbatacchiò da una parte all'altra.

"No Roxane, non mi dicesti anche tu che Kaharan voleva la tua felicità?"

Vivi la tua vita e vai avanti...

Di nuovo quelle parole risuonarono nella testa della principessa, sembrò addirittura un'eco proveniente dal mare. Per un istante udì chiaramente quella voce. Il suo respiro faticoso. Kaharan che la implorava a non buttare via in quel modo la sua vita.

"È vero, Kaharan mi disse di andare avanti".

"E nessuno meglio di Velkam potrebbe renderti felice, lo sai bene".
"Lo so...".

"Rispondi alla mia domanda ora... Tu lo ami?".

Roxane esitò nel rispondere. Attese qualche istante giusto per esaminarsi dentro. Provò ad analizzare ogni singolo momento con lui, le sensazioni che provava, i brividi quando gli stava accanto, il suo profumo che sembrava svegliarla la mattina per poi accorgersi che era solo un'illusione, i pensieri che molto, troppo spesso, cadevano su di lui, la situazione con Euridice, che dopo due anni di impiego al castello era divenuta del tutto insostenibile. Con quella donna erano addirittura arrivate al non rivolgersi la parola l'un l'altra, né a scambiarsi un saluto quando si incontravano nei corridoi.

Ormai ognuna di loro sembrava fare ingenti sforzi per stare il più possibile antipatica all'altra.

Anche Velkam si era accorto di questa rivalità e da buon re aveva provveduto a spostare Euridice in una stanza dove Roxane non passava molto spesso, nell'ala est del castello.

"Sì, lo amo", concluse Roxane in un soffio. "Ma non sono sicura che lui mi voglia ancora...". Concluse dubbiosa.

"Velkam non ha mai smesso di amarti, Roxane...", la informò Cassandra come fosse stata la cosa più ovvia.

Il vento fece dondolare nuovamente la coda di cavallo di Cassandra, Roxane invece dovette spostare il lunghi capelli dagli occhi ma dopo poco la folata calò di intensità.

"Devo... devo trovare il modo di dirglielo...", disse incerta la principessa.

"E giusto per orgoglio personale... io lo farei davanti la vipera velenosa!", aggiunse Cassandra prorompendo in una fragorosa risata a cui si unì anche Roxane.

Cassandra si riferiva ad Euridice, era così che la chiamavano. Una sorta di nome in codice che la descriveva a pennello.

"Allora amica mia... quando penserai di dirglielo?".

"Uhm...", fece Roxane con un sorrisino, "più che dirglielo cercherò di farglielo capire. E naturalmente nel momento più opportuno".

"Così si fa, principessa... Risoluta!!". Le due ragazze si diedero un cinque, poi si abbracciarono forte.

"Ti voglio bene Cassandra, avevo proprio bisogno di una vera amica come te".

"Anch'io ti voglio bene Roxane. Spero solo che quando diverrai regina non ti monterai la testa".

"Oh no... questo mai! Dimentichi che mi chiamo Roxane. Non sono Euridice!".

Le due amiche restarono un attimo in silenzio a guardarsi, contraendo il viso in una smorfia buffa per trattenere una risata, poi scoppiarono nuovamente a ridere.

"Dannazione e quasi il tramonto!", si lamentò Cassandra sinceramente dispiaciuta.

"È meglio che tu vada...", la sollecitò Roxane.

"Allora principessa, anzi, mi correggo, futura regina. Quando mi darai l'onore di una tua visita a Nublia? Velkam da quelle parti ha una villeggiatura che non è per niente male!".

"Vedremo cosa posso fare, Generale. Al momento qui al castello c'è parecchio da fare. Dovrò prepararmi mentalmente ad assumermi le responsabilità di regina".

"Quando sarai ben pronta allora ci rivedremo". Concluse Cassandra schioccandole un affettuoso bacio sulla fronte. "Ora vado, amica mia...".

Con un balzo scese dalla merlatura della torre e si chinò per passare della piccola porticina che conduceva alla ripida gradinata.
"Non mi accompagni?", chiese vedendo che Roxane esitava ad abbandonare il suo posto a sedere.
"Certo che sì!", rispose la principessa con premura, e attraversata la porticina la seguì nel semibuio.

A sera, dopo che Cassandra fu ripartita per Nublia, Roxane decise di andare a trovare Velkam nella sala del trono. Con incommensurabile sorpresa, e soprattutto sdegno, lo trovò insieme ad Euridice.

Quando aprì la porta tutti e due alzarono lo sguardo per vedere chi avesse osato disturbarli. Euridice sembrava essere infervorata da una spiacevole discussione, invece Velkam appariva calmo e carismatico come sempre.

"Oh, Roxane, sei tu!". Le sorrise il re con accoglienza.

La principessa capì che non era il caso di interrompere la discussione.
"Scusate se vi ho interrotti... posso tornare tra un po'".

"No, no, puoi restare, non c'è problema. Non hai interrotto nessuna discussione!", intervenne Velkam tentando di trattenerla. A quelle parole Euridice diede segno di escandescenza.

"Sei sicuro? Posso ripassare dopo...".

Bussarono alla porta e di nuovo l'uscio si aprì facendo ingresso al maestro d'armi Eric.

"Velkam, potrei parlarti un momento?".

Euridice si fece ancor più livida dalla rabbia.

"Certo, fai pure", disse il re.

"No! No che non potete!", esplose Euridice incapace di trattenersi, "Siete pregati di uscire immediatamente dalla stanza perché vorremmo concludere una discussione iniziata da tempo. E sono stufa...", si rivolse a Velkam, "di rimandare in continuazione!". La ragazza quasi urlava dalla collera.

A quelle parole Roxane spalancò le labbra offesa.

"Razza di vipera maleducata. Come osi cacciare me... principessa e unica padrona e erede di questo castello, dalla mia proprietà! Per di più con questi toni!".

"Sta zitta, piccola streghetta viziata e prepotente. Questo castello è di chi lo governa, e non mi pare proprio che tu ti stia dando da fare granché per portarlo avanti!".

"Come osi!", urlò Roxane a occhi sbarrati.

"Euridice, non ti permetto di off..."

"Sta' zitto, Velkam. Non capisci che questa sciocca ti sta solo usando? Cosa credi? Che ti ami? Una pivella del genere. La sua unica ispirazione sono gli stallieri da quanto si vocifera tra la servitù!".

"Come osi offendermi in questo modo?!".

"Io almeno ho altre aspirazioni, poppante! Cosa vuoi sapere tu del mondo? Solo perché un principe svitato ti ha rapita ciò non significa che conti così tanto!".

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Roxane sospettava che sarebbe finita così, ma perse proprio l'autocontrollo e la prima ad attaccare briga fu lei. A quell'offesa su Kaharan si mollò direttamente sulla sua nemica e presala per i capelli se la tirò giù a terra iniziando a menare e scalciare a più non posso.

Dal canto suo Euridice le assestò un fortissimo schiaffo in pieno viso che la fece stordire per un istante.

Velkam ed Eric si accorsero che la situazione stava precipitando e intervennero.

Eric tentò di strappare con forza Roxane da Euridice che frattanto era immobilizzata dal re. Le due donne continuavano a darsele di santa ragione e i due dovettero faticare un bel po' prima di riuscire a dividerle.

"Lasciami, Eric, lasciami!". Roxane continuava a scalciare ma Eric non mollò la presa.

Euridice intanto stava indirizzando verso la principessa uno sguardo carico d'odio a cui Roxane rispose con una maggiore aggressività e una serie di insulti indecorosi.

"Non guardarmi così, vipera velenosa!".

"Stupida incapace!", la apostrofò Euridice.

"Vuoi smetterla?", la rimproverò Velkam. Aveva ancora tutte le intenzioni di riportare la pace tra le due.
"No, che non la smetto!", lo apostrofò sdegnosa Euridice.

"Ti voglio fuori dal mio castello seduta stante!", urlò Roxane dimenandosi e assestando un calcio dritto negli stinchi ad Eric che stava provando ad impedirle di gettarsi sull'altra. La principessa era andata su tutte le furie, perché nonostante tutto, Velkam stava trattenendo Euridice, stava toccando quella vipera. Continuava a portarle rispetto dopo quello che lei aveva detto per offenderla! Dopo quello che aveva detto alla principessa!!

Il povero amico del re gemette e mollò la presa, allora Velkam, avendo visto Roxane ripartire alla carica si portò in mezzo tra le due e cercò di trattenere Roxane per le braccia.

Al suo tocco la principessa si fermò ansimante. Euridice continuava a sorriderle con la solita aria di sfida arrogante.

Ebbene, così sarebbe stato!
Senza pensarci due volte la principessa agì di istinto. Ad un tratto l'idea di Cassandra non le parve per niente male e senza che nemmeno Velkam se lo aspettasse lo baciò.

All'improvviso. Davanti ad uno stupito Eric che ancora si reggeva con la mano la parte dolorante, e ad un'Euridice ormai sconfitta.

Velkam, dal canto suo, dopo un primo secondo di sorpresa non seppe più trattenersi e ricambiò con trasporto quel bacio.

Certo, per Velkam non era il primo bacio romantico e tranquillo che si sarebbe aspettato di avere da una principessa, ma fu comunque soddisfacente.

"Velkam, ti amo. Avrei voluto dirtelo in maniera diversa ma la tua cara amica qui ha voluto accelerare i tempi!", e gettò un'occhiataccia disgustata verso Euridice. Questa arricciò il naso e con un ultimo sguardo carico d'odio uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.

Eric, rimasto solo nell'immenso salone si sentì messo in disparte. Vide i due regnanti scambiarsi una serie di occhiate dolci e si rese conto che avrebbe dovuto trovarsi un'occupazione migliore.

"Ecco... ehm...", fece indicando la porta, "è il caso che vada ad aiutarla a fare le valige, non credete?", si rivolse a Velkam.

"Lo crediamo proprio!", rispose Roxane prendendo la parola prima del re.

"Allora se non vi dispiace io... vado...". E inchinatosi uscì dalla porta con un sorrisino soddisfatto sulle labbra.

Roxane rimasta sola in quell'immensa stanza con Velkam, fu colta da una leggera ansia. Il re probabilmente se ne accorse perché prese leggermente le distanze per evitare di metterla in difficoltà.

"No, non allontanarti", disse la principessa avvicinandosi a lui nuovamente, "È che... sono solo un po' tesa ma quello che ho detto poco fa è la verità".

"Davvero?", chiese Velkam. Faceva fatica a crederci.

"Sì. Non stavo scherzando quando ho detto che ti amavo!".

A quelle ultime parole di conferma il re la strinse forte in un abbraccio e Roxane tornò a baciarlo. Stavolta in maniera più calma, meno affrettata e soprattutto più piacevole. Inspirò a fondo riempiendosi i polmoni del suo delizioso profumo. Le loro bocche si incontravano nuovamente e i loro respiri iniziarono ad affannarsi.

"Non sai quanto ti ho aspettata...", mormorò Velkam ad un suo orecchio, "E ti aspetterei per cent'anni ancora".

Quella dichiarazione riempì a Roxane il cuore di gioia. Si rese conto di avere fatto la scelta giusta, Velkam la amava veramente e in quei due anni non aveva mai chiesto niente in cambio.

"Ho capito che Kaharan è stato solo un messaggero del destino. Forse senza di lui noi non ci saremmo mai incontrati", sussurrò la principessa ad un suo orecchio.

Velkam la guardò da vicino. Al suo respiro Roxane percepì nuovamente quel delizioso profumo.

"Sono pronta a diventare regina, Velkam. E questo passo voglio farlo con te al mio fianco!".

"Sei sicura di quello che dici, Roxane? Non è una decisione precipitosa?".

"Non lo è. Voglio sposarti, Velkam, voglio che mio padre sia fiero di me e soprattutto... voglio essere felice!".

Velkam la sollevò di peso tra le braccia e la baciò ancora facendola volteggiare in aria.

"Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo", le ripeté in continui sussurri.

Roxane gli rispose con un sorriso.

"Ti amo anch'io, mio re!".

"Mi vengono in mente delle sagge parole proprio in questo momento...", accennò il re con un sorriso.

"E quali?", chiese la principessa.

"Sono sicuro che voi due insieme potrete fare grandi cose! Ricordi? Ce lo disse Broke quando lasciammo la Tana".

"Già... me lo ricordo".

"Secondo te aveva ragione?".

"E chi può saperlo?", concluse Roxane con un sorriso guardandolo dritto negli occhi.

"Allora scopriamolo vivendo... proviamoci almeno", disse Velkam tornando a baciarla.

Sono passati alcuni anni dalla morte di Kaharan, e Velkam non mi ha mai costretta a sposarlo. Allora mi disse che non mi avrebbe forzata. Ha saputo aspettare, ed è stato proprio questo a farmi innamorare di lui.

Ha aspettato che mi sentissi pronta e ha accolto il mio dolore con dolcezza. Non si è mai lamentato dei miei tempi e io gli sono infinitamente grata di tutto questo.

Oggi... ora... è il momento delle nostre nozze. Non so se sarò alla sua altezza.

Mezza Elea è qui a Nublia per noi e io sono agitatissima. Sto per raggiungere Velkam e per fare la promessa solenne...

Ho capito quanto lo amo veramente quando per la prima volta mi ha stretta tra le sue braccia, come amici, e per la prima volta io non ho immaginato che fosse Kaharan. L'ho capito quando mi ha chiesto se fossi sicura di volere un futuro con lui e io ho risposto di sì... ho risposto che... certo! Io, Roxane, volevo diventare sua moglie e regnare con lui su tutta Elea.

La principessa Roxane si svegliò di buon mattino, quando ancora tutto il castello era immerso nel sonno. Si guardò intorno spaesata, pensando che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno da principessa e il suo primo da regina.

La notte l'aveva passata a vagare coi pensieri nel suo passato. Buona parte dei suoi ricordi andò ai suoi defunti genitori: alla sua cara madre, che mai aveva conosciuto e di cui conosceva solo il ritratto nella sua camera. Lo fissò per un po'. Sorrideva, del resto sorrideva sempre, dal primo giorno che era stato appeso alla parete. Sembrava essere orgogliosa di lei e quel giorno il sorriso della donna nel quadro appariva addirittura più luminoso.

"Così oggi mi sposo, mamma. Sei contenta?", chiese Roxane fissando il quadro. Questa ricambiò col suo solito sorriso muto.

La principessa inspirò, poi si rigettò con la testa sul cuscino e pensò a suo padre Kassin, l'uomo che l'aveva allevata da solo, senza una donna al proprio fianco.

Roxane si sentì in quel momento infinitamente sola. Stava per fare il grande passo e al felice giorno delle sue nozze non avrebbe avuto accanto nessuno dei due genitori. Non ci sarebbe stato suo padre ad accompagnarla all'altare.

Con quell'ultimo agghiacciante pensiero la principessa indossò la vestaglia e uscì dalla sua camera. Decise che se i suoi non avessero potuto assistere al matrimonio, sarebbe andata almeno lei a trovare loro là dove riposavano.

Percorse al buio i corridoi del castello per arrivare dritta in giardino e qui prendere la direzione per la tomba di suo padre.

Prima di giungervi raccolse alcuni fiori nella serra del castello e ne fece due mazzi. Ne portò uno a suo padre e un altro, interamente fatto di fiori bianchi, lo pose sul sarcofago di marmo di sua madre.

Rimase seduta per terra sull'erba fredda finché non vide albeggiare. Era tarda primavera e il sole non tardò a riscaldare con i suoi raggi il freddo clima mattutino.

A piena mattina la ragazza si risolse a tornare al castello. Quelle ore di meditazione erano state un toccasana e ora si sentiva un po' più libera dall'oppressione che gli dava quell'imminente avvenimento.

Quando giunse nelle camere reali tutte le serve le vennero incontro.

"Principessa, ma dove eravate? La stavamo cercando!", ansimò una delle donne della servitù.

"Perdonatemi, ma avevo bisogno di schiarirmi un po' le idee, da sola...".

"Facciamo in fretta, principessa, il re è già in carrozza che vi attende, dovete arrivare presto a Nublia. Tutti vi aspettano là per prepararvi alla cerimonia".

Roxane annuì e a passo svelto si avviò nella sua stanza. Si vestì in fretta con l'aiuto delle ancelle e in un batter d'occhio fu pronta.

Scese nell'ingresso principale dove una meravigliosa carrozza dorata, trainata da due magnifici esemplari maschi di cavallo bianco, la attendeva. I cavalli raspavano gli zoccoli impazienti per l'attesa.

Roxane si arrampicò all'interno della carrozza e prese posto accanto a Velkam, il suo futuro sposo.

Si salutarono con un bacio. "Buongiorno, amore mio. Vedo che ti piace farti attendere..." scherzò lui.

"Scusami, scusami tanto. Ero andata a far visita alla tomba dei miei genitori. Soprattutto nel giorno del mio matrimonio non voglio dimenticarmi di loro".

"Hai pienamente ragione", disse Velkam accarezzandole il viso, "e...", continuò, "permettimi di dirti che sei splendida oggi...".

Quando anche l'ultimo bagaglio fu caricato sulla grande carrozza il cocchiere schioccò la frusta e fece avanzare i cavalli. La vettura partì a tutta velocità.

Giunsero a Nublia in tarda mattinata.

L'immenso castello fiabesco apparve presto ai loro occhi. Si trovava a picco sul mare e le sue torri godevano di una vista meravigliosa che nemmeno quelle di Lumos possedevano. Il matrimonio dei due sovrani si sarebbe tenuto lì, nei magnifici giardini reali, tra i più belli di tutta Elea.

Nublia era tutta uno scrosciare d'acqua e di fontane dalle più svariate forme e grandezze. Il castello era una vera dimora da sogno che godeva perfino di una fontana interna all'androne stesso. La grande costruzione dalla forma di un drago sbaragliava chiunque facesse ingresso dal portone principale. Attorno ad essa tappeti, provenienti dalle zone più impensabili e dai luoghi più lontani che il vecchio tiranno aveva visitato.

Alberi immensi e viali circondavano il gigantesco edificio dalle torri aguzze sulle quali svolazzavano le bandiere con lo stemma del regno. Le pareti del castello erano in marmo pregiato, dal colore grigio-argenteo.

Naturalmente gli appartamenti all'interno della fortezza non erano da meno. Riccamente adornati di statue e arazzi, pieni di mosaici e affreschi dei migliori artisti del tempo e con le pareti interamente colorate.

La sala del trono era quella che Roxane di gran lunga preferiva. Completamente pavimentata in azzurro e con tende svolazzanti color oro alle grandi finestre.

Dovunque ci si ritrovasse a passeggiare, sia per i giardini, che per il castello, era presente lo scroscìo delle onde.
Velkam definiva il mare il suo migliore amico. Quel dolce rombo era tante volte riuscito a consolarlo quando stava male, o lo aveva aiutato quando aveva avuto paura nel prendere una decisione.

Quando Roxane scese dalla carrozza il suo naso fu invaso dall'odore della salsedine e dal penetrante odore di piante e fiori. Velkam la salutò in fretta, e le loro strade si divisero.

Ad attendere Roxane sulla porta ci stava una schiera di donne tra le quali riconobbe: Cassandra, Sulheyda, un'altra donna che sembrava essere la madre della sua migliore amica e ancora una giovane donna dai capelli biondi che Roxane riconobbe all'istante come Ilya, la sorella di Lyron.

Era proprio lei. Ne ebbe la conferma vedendo trotterellare al suo fianco un piccolo e riccioluto bambino che doveva essere senza dubbio suo figlio, il piccolo Lyron junior.

Quando Roxane aveva parlato con Ilya l'ultima volta era ancora in grembo della madre, e allora con la principessa c'era pure Lyron, il suo stalliere. Certo, l'aveva vista altre volte prima di allora, ma sempre di sfuggita. Nei suoi riguardi aveva saputo che lei e la sua famiglia, dopo la morte di Lyron, avevano desiderato trasferirsi alla corte di Nublia per restare lì a lavorare.

Le donne accolsero la principessa con numerosi inchini. Cassandra invece le si catapultò addosso stringendola in un caloroso abbraccio che per poco non la soffocava. "Finalmente ci rivediamo!", esultò con gioia. La prese per mano e la portò nella camera dove era attesa per essere vestita.

"Vieni con me", disse Cassandra facendo lo slalom tra gli stupendi corridoi del castello. Arrivarono nel magnifico appartamento reale. Cassandra aprì una delle tante porte e fece accomodare la principessa.

Nel giro di pochi minuti sopraggiunse una processione di donne. Chi portò una brocca d'acqua, chi provvide a riempire la vasca con acqua bollente che poi venne stemperata con dell'acqua più fredda. Alcune tenevano in mano delle forcine. Cassandra invece era entrata con un magnifico abito bianco che poggiò sul letto. Con lacrime di commozione agli occhi disse: "mi ricorda tanto il mio matrimonio".

Da quel momento Roxane, né rivide Velkam, né ebbe più un minuto per riflettere.

Mentre la madre della sua migliore amica si occupava di preparare le attrezzature per un'elegante acconciatura per i capelli, la sua specialità, le altre colmavano l'acqua nella vasca di oli profumati in cui Roxane fece ingresso per lavare corpo e capelli.

Ilya provvide ad asciugare questi ultimi rivolgendole un tenero sorriso.

"Sono molto felice di rivederti, Ilya", disse Roxane, rivolgendole la parola.

"Oh, principessa, vi ricordate di me", disse, colta un po' di sorpresa.

Roxane le sorrise di rimando ma la loro conversazione fu troncata da Cassandra che la attirò a sé per asciugarla e infilarle la sottoveste.

La principessa mezzo vestita, si sedette di fronte a un sontuoso specchio e attese che la madre di Cassandra terminasse coi suoi capelli. La donna aveva raccolto la lunga chioma della principessa in una crocchia elegante dalla quale scendevano giù dei riccioli composti.

Ultimata l'acconciatura era già molto tardi.

La principessa venne aiutata ad indossare il vestito bianco e tornò a sedersi nell'ingombro di quell'ampia veste per attendere che Cassandra e sua madre le sistemassero un velo tra i capelli.

Nel castello intanto i servi si davano da fare perché tutto riuscisse per il meglio e nelle cucine si era già iniziato a preparare il sontuoso banchetto che sarebbe stato offerto agli invitati dopo la cerimonia.

Cassandra adornò il corpo della principessa con numerosi gioielli preziosi e bracciali, ma quando fece per sganciarle dal collo la lacrima di Ninfea Roxane la fermò.

"No. Questa voglio che resti con me".

L'amica annuì senza replicare. Quando ogni cosa fu messa al posto giusto e Roxane fu pronta, era ormai quasi l'ora della cerimonia.

La principessa sentì una crescente emozione colmarle il petto. Sulheyda entrò nella stanza con un magnifico mazzo di fiori che pose tra le mani della ragazza.

Le tenere mani di Roxane rivestite da delicati guanti bianchi, strinsero leggermente quei fiori di cui la principessa annusò il profumo inebriante.

"Roxane... è ora", annunciò Cassandra. Anche lei ormai era andata a prepararsi e si era vestita di tutto punto con un magnifico abito color smeraldo.

Prima che la principessa uscisse dalla stanza la madre della sua migliore amica le diede un bacio affettuoso sulla fronte. "Che la vita vi sorrida sempre, mia regina!", mormorò, e indirizzatole un caldo sorriso si allontanò dalla parte opposta per andare a prendere posto tra gli invitati.

Nelle scale principali del castello era stato sistemato un meraviglioso tappeto rosso sul quale la sposa avrebbe dovuto camminare. Il tempo sembrò non trascorrere mai mentre Roxane, a passi lenti, si avvicinava sempre più al luogo dove Velkam l'attendeva per fare di lei sua moglie.

L'emozione era infinita e il cuore batteva a mille. Finalmente la principessa giunse al tempietto del castello. Non appena Velkam la vide da lontano le sorrise.

Roxane si guardò intorno. Guardò le centinaia di persone che erano a Nublia quel giorno per festeggiare con lei la sua unione con Velkam e il suo divenire loro regina.

Erano tutti presenti: i consiglieri Dalhom e Lianus, moltissimi signori e nobili di Lumos, Nublia e perfino di Nox. Tra i presenti intravide nelle file più distanti Kornelius, Aurora, tutti gli anziani della Tana, tutti i generali, Sulheyda, Gedian, Morrigu, Mylian, la madre di Cassandra col nipotino. Ilya sedeva composta con il piccolo Lyron tra le braccia al fianco di suo marito. Roxane vide tra gli invitati il viso di Euridice, era presente anche lei.

Davanti a lei due fanciulline in tenera età, vestite di bianco, spargevano ai suoi passi petali di rosa. I flauti suonavano una dolce melodia e Velkam, più bello che mai in tenuta da cerimonia e avvolto in un sontuoso e leggero mantello, la attendeva in fondo alla sala con un rassicurante sorriso sulle labbra.

Accanto a lui la attendevano Eric e Cassandra, coloro che sarebbero stati i testimoni della loro unione.

Stringendo forte il mazzolino di fiori tra le mani Roxane giunse davanti al suo sposo. Velkam con uno sguardo che valeva più di mille parole prese una delle mani della principessa tra le sue e la portò all'altezza delle labbra deponendovi un bacio.

La rimirò per un attimo con un sorriso orgoglioso. "Sei bellissima", le sussurrò ad un orecchio avvicinandosi a lei e fissando il suo candido vestito bianco.

Il busto era racchiuso in un elegante ma semplice corpetto ricamato, mentre la gonna si apriva larga abbandonando dietro di sé un lungo strascico che veniva sorretto da altre due bambine vestite di bianco.

Il velo le cadeva davanti il viso raddolcendo i suoi lineamenti.

La cerimonia iniziò e il sacerdote cominciò col parlare di loro. Fece un lungo discorso su Elea, sul regno del rinomato Kassin, su quello più recente di Velkam, sulle sue imprese.

Si giunse infine alla formula vera e propria, e quando ambedue si promisero amore eterno il sacerdote pronunciò le fatidiche parole: "Vi dichiaro marito e moglie".

A quelle parole Velkam sollevò con lentezza estenuante il velo dal viso di Roxane, scoprendo le sue labbra rosse. Gli scuri occhi della principessa brillavano dall'emozione e il tempo sembrò rallentare quando Velkam pose le sue labbra su quelle di lei e Roxane ricambiò con trasporto quel bacio.

"Lunga vita al re!".

"Lunga vita alla regina!", si sentì urlare tra le acclamazioni dei presenti.

I petali di rosa quasi non li copersero mentre Velkam continuava a baciarla e lei a ricambiare, noncuranti di chi le stesse osservando.

Quando la principessa si staccò Velkam notò che aveva le labbra più rosse del solito e tutti e due sorrisero.

Il re la prese per mano e insieme uscirono dal tempio. Furono letteralmente presi d'assalto dagli invitati. Ognuno voleva personalmente portare i suoi omaggi alla regina e al re.

Mylian e Morrigu furono tra i primi, poi Kornelius e Aurora, infine la regina ricevette un caloroso abbraccio da Cassandra e il re strinse forte tra le sue braccia il suo migliore amico Eric.

Dalla calca emerse la figura di Euridice. Era interamente vestita di bianco e veniva verso di loro con uno spavaldo sorriso. Roxane si sentì offesa per quell'atto di sfida. Quel giorno l'unica vestita di bianco doveva essere lei.

Con una voce mielata la donna fece i suoi auguri a Velkam, poi rivolse anche a lei un falso sorriso. "Lunga vita alla regina", concluse, anche se lo disse in un tono che sembrava esprimere tutto il contrario. Roxane quasi le si lanciò addosso se non fosse stato per Velkam che la trattenne per un braccio.

"Non ora...", bisbigliò e se la trascinò con sé per i giardini del castello, fino a giungere al luogo del banchetto.

Il sontuoso banchetto si concluse a sera inoltrata. Roxane era esausta. Quello scomodo abito l'aveva spossata, e a complicare le cose c'era stata quella sfacciata e fastidiosa Euridice che aveva deciso di rovinare anche il suo matrimonio. La principessa, naturalmente, non aveva resistito alla tentazione di rovesciarle una coppa di vino rosso sull'immacolato vestito bianco con un: "Ops, scusa, non volevo... mi rincresce sinceramente...", che aveva suscitato uno spontaneo sorriso di Velkam.

Inutile dire che Euridice era andata su tutte le furie.

Quando anche l'ultimo invitato se n'era andato, il re e Roxane, ormai divenuta regina, salirono nei loro appartamenti reali.

Velkam la condusse per mano attraverso il corridoio illuminato da elegantissimi lampadari a muro.

"Seguimi...", le sussurrò conducendosela dietro.

La principessa arrancava nel suo ampio vestito e faceva fatica a tenere il passo. Quando raggiunsero la porta in fondo al corridoio Velkam si fermò.

"Per noi ho scelto la stanza con la vista migliore", le disse aprendo la porta per farla accomodare.

Roxane si guardò intorno. L'immensa camera era interamente colorata di rosso porpora e al suo centro era presente un magnifico letto a baldacchino con un copriletto elegantemente ricamato.

Un'ampia apertura sulla destra dava su un balcone. La principessa accelerò il passo e uscì dall'apertura per affacciarsi.

Quello che vide quasi le causò un moto di soggezione, un senso di impotenza, di piccolezza. Di fronte a lei l'immenso e continuo infrangersi delle onde.

La luna piena splendeva sul mare piatto e poco agitato che si perdeva nel buio dell'orizzonte.

Sotto di lei le onde si infrangevano sugli scogli per diventare leggera spuma, lo scroscìo dell'acqua, il rumore della risacca, il profumo di mare, l'aria pulita.

"Ti piace? Questo è il bello di possedere un castello a picco sul mare...". Velkam si era appoggiato al parapetto di pietra accanto a lei e la fissava tranquillo.

Roxane aveva un groppo in gola, la sua presenza la metteva leggermente in ansia ma annuì con un cenno del capo, prima di deglutire.

Velkam dovette accorgersi del suo stato di agitazione, perché rimase a guardarla senza dire una parola. Tornò dopo poco a perdersi con lo sguardo sul mare, ad ascoltarne il rombo cupo. Roxane vide i suoi occhi rilucere ai raggi della luna.

"Mi è sempre piaciuto questo posto! Ci vengo quando mi sento solo o quando ho bisogno di stare in silenzio...", si interruppe rientrando in camera e tornò poco dopo con due piccoli calici colmi di vino, ne porse uno a Roxane. Questa lo guardò un po' incuriosita, poi sorrise.

"Vuoi brindare?", domandò la principessa sorridendo.

"Perché no? A noi due".

Roxane sorrise alzando il proprio calice: "Ai nuovi sovrani di Elea", un tintinnio, poi la ragazza portò il bicchiere alle labbra e bevve tutto d'un sorso.

Un alito di vento fresco le investì il viso. La principessa avvertì una sensazione di freddo alle orecchie, così iniziò ad affaccendarsi con le forcine che le bloccavano i capelli anche se, senza uno specchio, le veniva difficile localizzarle. Velkam la osservò incuriosito.

"Che... stai...?", chiese sorridendo per la buffa espressione concentrata che aveva assunto Roxane.

"Sto solo cercando di sciogliere i miei capelli...", brontolò Roxane, riuscendo finalmente a cavare una forcina dal garbuglio.

"Aspetta vieni qui...", intervenne Velkam voltandola di spalle, "ti aiuto io".

Roxane lo lasciò fare. Sentì le sue mani che con delicatezza andavano tirando via uno per uno i vincoli che impedivano ai suoi capelli di ricadere liberi sulle sue spalle. A poco a poco, i ciuffi ricaddero morbidi a coprirle il collo e quando anche l'ultima forcina fu tolta la principessa tirò un sospiro di sollievo.

"Finalmente!", esclamò tornando a guardare Velkam dritto negli occhi. Lui le sorrise ma rimase immobile per dov'era.

Roxane allora lo abbracciò, un po' impacciata, indecisa sul da farsi, con un po' di timore per quello che forse di lì a poco sarebbe accaduto.

Velkam ricambiò il suo abbraccio, le depose un leggero bacio sulle labbra e appoggiò successivamente il capo al suo: "Ti amo Roxane".

La principessa sentì i suoi battiti cardiaci accelerare, poi, come sospinta da una mano invisibile si ritrovò a baciare Velkam avidamente mentre la bocca di lui assecondava i movimenti di quella di lei. Tutto durò alcuni minuti, infine così come era iniziato, quel bacio si concluse.

Velkam si ritirò in camera mentre Roxane stava ancora fissando il cielo. Lo seguì poco dopo soffermandosi per un momento davanti l'uscita per recuperare la visione notturna.

Velkam la fissò in controluce, estasiato da quanto fosse bella, perfetta e delicata. Aveva paura di distruggere quella bellezza anche solo sfiorandola. Roxane lo raggiunse dov'era, seduto sul letto a baldacchino con le gambe poggiate sul pavimento.

"Mi sembra tutto così... diverso...", cominciò la principessa pensierosa.

Velkam le fece segno di accomodarsi sulle sue ginocchia per stringerla tra le braccia, poi la guardò da vicino. "Hai paura?", le chiese.

Roxane batté le palpebre, incredula per le parole che aveva appena udito proferire. Arrossì.

"No... io... cioè, ecco... NO", si interruppe. Guardò i suoi occhi, trasmettevano calma come sempre. "Cioè... un po' sì...".

Velkam le sorrise con tenerezza, poi le fece una leggera carezza sul viso e si avvicinò per baciarla, Roxane non era neanche capace di rispondere con convinzione al bacio. A mano a mano che il ritmo del bacio diventava sempre più accelerato, i respiri si affannarono e un desiderio crescente si impossessò di loro.

Con mani esperte Velkam sciolse i laccetti del suo corpetto, mentre le sue labbra sembravano essere incollate a quelle di Roxane che intanto, seppur ad occhi chiusi, non perse un singolo movimento delle sue dita.

Sentiva Velkam continuare lentamente a sfilare i laccetti, uno per uno, mentre inspirava a fondo il profumo di lei.

All'improvviso il ragazzo parve risvegliarsi come da un sogno, si allontanò da lei, abbassò le mani e la lasciò andare. "Scusa Roxane... mi sono lasciato prendere, io...".

Roxane aprì gli occhi dubbiosa. Stranamene aveva cominciato a gradire il tocco delle sue mani fresche sulle sue spalle e intontita chiese: "Perché ti sei fermato?".

"Roxane, non c'è nulla di necessario. Saprò aspettarti, non voglio costringerti a niente, lo sai bene. Il solo fatto che da oggi siamo sposati non mi autorizza a...". Fu zittito da un dito della principessa sulle labbra. Lei sorrideva più tranquilla.

"Non ho mai chiesto di fermarti, non ho mai detto di... di non essere pronta anche a questo".

Velkam la trapassò con lo sguardo. "Sai che non devi sentirti obbligata".

"E infatti non mi sento obbligata!", chiarì lei tornando a rispondere con dolcezza al bacio e lasciandosi andare alle sue carezze.

A quella rassicurazione Velkam le tolse completamente il corpino. Con un po' di impaccio Roxane gli sfilò gli stivali. Il mantello di Velkam cascò sul pavimento una volta sciolto.

Con delicatezza il re spostò i capelli di Roxane su di un fianco e scese con le labbra a sfiorare la pelle del collo, della spalla... con le mani accarezzò i fianchi spogli di lei e la adagiò piano sul letto seguitando a baciarla con passione.

Quando Roxane gli sfilò la camicia intravide al fianco di lui una voglia. Si fermò a guardarla per un istante mentre Velkam in calzoni la fissava incuriosito: "Che c'è?".

Roxane continuò a esaminare la voglia. "È curioso...", disse, "ha la forma di una nuvola". Accarezzò con un dito la pelle liscia e pulita di lui.

"Lo so... è da quella piccola voglia che mi è venuto in mente di dare il nome Nublia al mio regno".

La principessa si morse il labbro, aveva compreso e sorrideva tra sé. Velkam tornò a baciarla sulle labbra, con più trasporto. I loro respiri si affannarono nuovamente e tutto per Roxane fu come qualcosa di nuovo.

La vecchia Roxane, la principessa ribelle, quella che disubbidiva agli ordini del padre e che si era innamorata di Kaharan, la principessa irresponsabile che si era avventurata da sola per il regno, era morta con colui che l'aveva amata tra gli alberi secolari di quella foresta.

Adesso invece, davanti a Velkam c'era un'altra persona.

Era diventata regina, amava Velkam, l'aveva sposato e con lui ora stava crescendo, consapevole che sarebbe rimasta al suo fianco per tutta la vita.

Roxane si svegliò a notte fonda. La luna adesso sembrava spiare dalla finestra della loro camera e illuminava con i suoi raggi loro due distesi nel letto.

La ragazza si voltò verso Velkam, dormiva profondamente e aveva una mano poggiata sulla sua.

Cercando di fare il minor rumore possibile la principessa sfilò via la mano da sotto quella di suo marito e si alzò a passi felpati per andare ad affacciarsi al balcone.

Il mare continuava il suo incessante movimento, indisturbato. Le onde si infrangevano sugli scogli illuminati dalla luce argentea della luna e si tramutavano in bianca schiuma.
La principessa respirò nostalgica l'aria salmastra riempiendosene i polmoni. Scrutò lo scuro orizzonte dal quale cominciava a emergere lentamente un leggero spiraglio di luce e sospirò.

Ad un tratto sentì una presenza accanto a sé, si sentì circondare i fianchi da due braccia. Velkam dietro di lei la teneva stretta a sé. Roxane continuò a scrutare lontano con ambedue le braccia poggiate sul parapetto.

Il re non si scompose. Rispettò la scelta di silenzio della sua sposa e non disse alcuna parola, incapace di spezzare quella muta magia intorno a loro.

Come in un tacito accordo ambedue volsero lo sguardo alla luna, luminosa, piena, rotonda. I loro respiri calmi erano quasi coperti dal rombo del mare e dallo sfrigolare della spuma delle onde sotto di loro.

Tutti e due rimasero immobili a guardare, ognuno di loro immerso nei propri pensieri, ognuno di loro con qualche preoccupazione in più, forse.

A quello che sarebbe accaduto in futuro avrebbero pensato quando sarebbe stato il momento, consapevoli che lo avrebbero affrontato uniti.

In quell'istante ciò che importava era stare vicini, e occuparsi di quel piccolo ma infinitamente grande e fondamentale ritaglio della loro vita insieme.

[Il prossimo e ultimo capitolo sarà l'epilogo. Vi aspetto :*]

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