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- 88 - Ginevra



Roxane scrutò tra le ombre scure degli alberi e tra le radici nodose in rilevanza dal terreno. I tronchi sembravano enormi colossi di fronte a lei e perfino la foresta che prima risuonava di cinguettii sembrò tacere in un misterioso silenzio.

La principessa sentì giungerle alle orecchie l'ansimare di Kaharan e voltandosi cominciò a correre verso di lui. Il principe teneva gli occhi chiusi e un gemito fuoriusciva flebile dalle sue labbra.

"Dove credi di andare? Piccola impertinente...". Cantilenò una voce femminile alle sue spalle.

Quella voce la raggelò. Roxane si fermò al suo posto senza avere il coraggio di voltarsi, poteva benissimo immaginare chi avesse proferito quelle parole.

"Perché non ti volti, principessa?".

Sentendo quel suono Kaharan parve riacquistare i sensi, spalancò gli occhi e voltò la testa per quanto glielo permettessero le piante che lo tenevano costretto a terra.

Roxane girò il busto molto lentamente, quasi come se a costringerla fosse stata un'ignota forza invisibile. Si voltò contro la sua stessa volontà.

Proprio alle sue spalle, a testa alta, una giovane donna la scrutava con un sorriso di scherno.

Roxane si concesse un minuto di silenzio per osservarla attentamente. Era impossibile che quella fosse la tanto rinomata Ginevra, era troppo giovane per essere stata l'amante del padre di Kaharan., sarebbe stata troppo... crudelmente bella per la sua età.

Il portamento eretto, la testa fieramente sollevata e lo sguardo di ridente scherno la facevano apparire ancor più giovane e più bella. Indossava un candido vestito bianco, una sorta di chitone che scivolava giù sulla sua pelle a disegnarne le curve sinuose e i fianchi perfetti. Le gambe lisce e snelle spuntavano là dove il tessuto finiva.

Roxane notò i piccoli piedi scalzi e la folta e biondissima chioma che riluceva d'oro alle ultime luci del pomeriggio. Subito balzarono alla sua mente le immagini di Firya, aveva lo stesso tipo di capelli mossi e sfumati. Si somigliavano molto ma l'unica differenza era il colore della pelle di Ginevra, uguale a quello di qualsiasi essere umano.

"Ginevra...", sibilò la ragazza tra i denti.

"Brava principessa, vedo che ci siete arrivata da sola".

"Stalle lontano, strega!", ringhiò Kaharan cercando di strattonare i vincoli che lo tenevano ancorato al terreno. Roxane alla comparsa di quella donna si era quasi scordata di lui. Quando si voltò vide con sollievo che Kaharan aveva ripreso i sensi.

Ginevra fissò lo sguardo rovente su Kaharan. "Già...", soggiunse, "quasi dimenticavo il mio secondo ospite... il più importante", ghignò. "Il giovanotto dannato è venuto a farmi visita!". Un sorriso delicato le si disegnò sulle labbra in perfetta antitesi con la sua perfida espressione.

"Maledetta strega!", si dimenò Kaharan con gli occhi ridotti a fessura mentre la fissava astioso.

"No... ", la donna scosse delicatamente il capo avvicinandosi a lui. Sulle sue labbra brillava uno zuccheroso sorriso.

"Non osare toccarmi!". Ansimò Kaharan mentre gocce di sudore gli imperlavano la fronte e gli grondavano dai capelli scompigliati.

"Povero il mio principe solitario!", sghignazzò Ginevra avanzando ancora alcuni passi verso di lui, "Perché è così che ti chiamano, vero?".

Roxane allungò un passo verso Ginevra, voleva fermarla. Se lo avesse sfiorato gli avrebbe recato una sofferenza inaudita, ma si dovette trattenere quando la donna la ammonì alzando la voce. Sembrava averla vista anche se le voltava le spalle. "Resta lì!", urlò in tono imperioso.

Si chinò in direzione del principe. "Io e il ragazzo abbiamo un po' da discutere", continuò dolcemente sorridendogli mentre con una mano gli accarezzava una guancia facendolo urlare dal dolore.

Per la prima volta in vita sua Kaharan udendo le risa della strega avrebbe desiderato tanto trasformarsi per azzannarla, ucciderla... proprio ora che non poteva perchè sotto il suo controllo. Voleva annientare quella maledetta donna che aveva rovinato la sua esistenza!

"Da bravo", mormorò la giovane strega passando la mano delicata sui suoi capelli rossi per scompigliarglieli, "Non hai idea di quanto somigli a tuo padre con questa splendida zazzera rossa!", ridacchiò, "sei proprio uguale a lui... il che aumenta il mio desiderio di annientarti!".

Gli occhi della donna tornarono a puntarsi in quelli di Roxane. "Sono sorpresa, sapete, principessa? Chi avrebbe mai detto che il temerario principe Nero avesse anche saputo affrontare con dignità la sua maledizione accettando di trasformarsi? Non credete? ". Fece una pausa inarcando le sopracciglia in segno di perplessità, si portò un dito alle labbra come pensierosa poi continuò: "forse voi non sapete ma... a questo giovanotto qui la vostra presenza causa soltanto un incalcolabile dolore... intensissimo direi... voi non potete nemmeno immaginare quanto! È stato parecchio bravo a fingere che andesse tutto bene ma con me...", tornò a sfiorare con un dito la guancia di Kaharan, "con me è diverso... il dolore è duplicato e scommetto che sarebbe ancora peggio se al mio posto ci fosse la vostra cara amica Firya, non è così Kaharan? Diglielo tu... ". Incurvò le labbra con disprezzo e continuò a passare con soddisfazione un dito sul suo viso.

Roxane tremò visibilmente. Incerta su come avrebbe dovuto agire, ma al pronunciare di quel nome con tale disprezzo si ricordò della sua amica ninfa e del pugnale che stava sotto la veste.

"Co... come fai... a conoscere Firya?".

Ginevra concentrò nuovamente l'attenzione su lei. "Piccola sciocca, tu dimentichi la mia natura", sorrise, "Firya è la mia più odiata sorella!", fece una smorfia di disprezzo, "O forse non ti ha mai detto che io, lei e Cokyra siamo figlie della stessa madre?".

Roxane parve sorpresa.

"Oh... non te l'ha detto? Ha tralasciato questo piccolo, insignificante, dettaglio?". Ginevra proseguì col suo racconto.

"Proprio così. Ti chiederai, allora, perché io sono così diversa da loro. Così simile a te. Ebbene ti spiego anche questo, principessa... Io sono la più potente di tutte le ninfe. Sono il risultato dell'unione di una ninfa e di un mago, e come tale l'essere simile a voi umani mi permise per anni di mescolarmi indisturbata tra voi.

La mia bellezza era un ottimo biglietto da visita. Dato il colore della mia pelle, nessuno poteva credere che io non fossi umana. Frequentavo abitualmente i comuni mortali e un giorno Firya, quell'odiosa bisbetica, fece la spia con le altre".

Sorrise come se si fosse momentaneamente abbandonata ai ricordi. "Naturalmente ciò non servì a fermarmi. In una di queste occasioni conobbi il giovane Pradom, il suo ambizioso padre...", indicò Kaharan.

Roxane sfiorò con la punta delle dita il posto in cui doveva trovarsi il pugnale, lo sentì emanare calore, quasi vibrare fremente di essere conficcato nel petto di quella mezza ninfa. Ripensò alle parole di Firya. Era lei che voleva morta Ginevra. Non avrebbe mai creduto che quelle due fossero sorelle.

"Perché lo odiavi così tanto?", chiese la principessa. Era necessario distrarre Ginevra se avesse voluto avere anche una sola possibilità di estrarre il pugnale senza destare sospetto.

"Perché per lui io avevo dato tutto, me stessa, la mia magia, quello che realmente ero! Per Pradom infangai il mio nome. Persi tutto. E lui seppe solo abbandonarmi dopo avermi illusa. Vidi crollarmi addosso ogni cosa".

Mentre parlava giocherellava nervosamente con una catenina che portava al collo.

Quel volto angelico ora trasudava odio, un malcelato desiderio di vendetta si fece visibile in ogni suo movimento rapido e agitato.

"Perché lui? Perché proprio Kaharan? Lui non c'entra niente!", continuò Roxane pian piano infilando la mano sotto la veste.

"Perché lui era la cosa più cara che quell'uomo avesse. Rappresentava la continuazione della sua dinastia, il suo erede!".

"Dannata strega hai ucciso tu mia madre! Non è così?".

Ginevra guardò Kaharan divertita. "Farlo è stato un gioco da ragazzi", lo accarezzò in viso e a quel contatto Kaharan urlò e si dimenò.

"Maledetta!", ripeteva mentre gridava il suo dolore, "Tu hai ucciso mia madre!".

"Morgatha era solo un insetto fastidioso. Tuo padre si ammalò, non poté più avere altri eredi e io ero già scomparsa da un pezzo.

"Era vero, me n'ero andata quando lui mi abbandonò, ma ero tornata il giorno della tua nascita per compiere la mia vendetta. Con quel gesto mi misi contro sia gli uomini che le ninfe. Esse già mi avevano bandita dal loro regno e ora mi davano la caccia... così mi rifugiai qui, in un luogo dove le ninfe non osano venire per paura di lui", indicò il drago rosso immobile e andò ad accarezzarne le lucide squame con affetto.

"Incredibile quanto un drago possa essere fedele e di compagnia! Usai lui per la mia maledizione...", disse indicando il drago e guardando con falsa tenerezza Kaharan. "Questo bel giovanotto ha nel drago la sua metà di vita. Capito bel principe? Dovresti ringraziarmi. Se avessi ucciso lui, inevitabilmente saresti morto anche tu!".

Roxane rabbrividì a quella notizia.

"Ma ovviamente questo non aiuterà il tuo principe...", continuò Ginevra spiegando con diplomazia a Roxane, "quando lui è sotto l'effetto della maledizione non ricorda niente. Il suo è solo desiderio di sangue e violenza. E' solo una bestia!", civettò Ginevra con allegria.

Roxane toccò l'elsa rovente del pugnale con la punta delle dita. Strinse saldamente la presa intorno ad essa e tirandolo dalla guaina approfittò della distrazione di Ginevra che si chinava verso Kaharan per portarlo dietro le spalle.

"Che ne dici, principessa?". La donna tornò a voltarsi verso di lei. "Assisteremo a questo duello tra bestie all'ultimo sangue? Di certo non ci saranno vincitori, ma avremo giusto il piacere di vedere chi cede per primo".

Con un gesto fulmineo della mano di Ginevra il drago tornò in vita e lei senza alcuna paura gli si avvicinò accarezzandogli il petto.

"Da quando l'ho risvegliato, vent'anni fa circa, è sempre stato un fedele amico. Mi dispiacerà dirgli addio".

La donna mosse ancora la mano facendo svanire i vincoli che immobilizzavano il principe. Kaharan rimase libero, disteso per terra. Sul suo braccio si apriva un profondo taglio sanguinante, evidente trofeo del combattimento di poco prima.

"Credo che sia il caso di dirci addio, mio giovane principe. E così, finalmente, diremo addio alla dinastia di Pradom", il suo riso crudele echeggiò nelle oscurità dell'antro mentre lei si avvicinava a Kaharan che, pur essndo apparentemente libero, continuava a non riuscire a muoversi.

La strega poggiò sulla sua testa la mano delicata.

"Kaharan", urlò la principessa mentre lo sentiva gemere, corse verso di loro ma un ringhio del drago la costrinse ad arretrare. Le narici fumanti della bestia si puntarono verso di lei.

"No!", pianse Roxane. Voleva avvicinarsi a Ginevra, ucciderla subito.

Kaharan era ormai tornato a essere il mostro di poco prima.

Ginevra con agilità si allontanò dalle due bestie e diede al drago l'ordine di attacco.

Fu di nuovo il caos, la battaglia ricominciò più cruenta. Le belve si agguantarono e durante il combattimento non si risparmiarono né morsi né unghiate.

A Roxane il cuore iniziò a battere forte per la paura. Anche se Kaharan avesse vinto avrebbe perso lo stesso. Sarebbe morto comunque. Il destino del ragazzo che amava era ora nelle sue mani e in quel pugnale che Firya aveva rubato per lei.

Kaharan in quel momento stava affondando i lunghi canini affilati su un'ala del drago e quell'urlo di dolore dell'animale esaltò ancora di più Ginevra che esplose in una fragorosa risata.

Una fiammata prese in pieno Kaharan che ringhiò mentre a fatica si rimetteva in volo.

Roxane intanto era in lacrime dalla disperazione.

Ginevra si voltò e la squadrò con sospetto. E a quello sguardo la principessa sobbalzò. Che l'avesse scoperta?

Ma quasi subito si rese conto in quale direzione fossero puntati gli occhi della donna. Fissavano con avidità la piccola catenina che Roxane aveva trovato nell'oasi di Ninfea.

"Tu!", disse con stupore la mezza ninfa, i grandi occhi spalancati dalla sorpresa mentre deglutiva, "Tu sei l'erede di Ninfea!".

Roxane non credette alle sue orecchie. L'erede di Ninfea? Lei era veramente una discendente del popolo delle ninfe?

All'improvviso tutto le fu chiaro e il calore del pugnale tra le sue mani glielo confermò. Quell'arma era veramente destinata a lei. Solo lei avrebbe avuto la possibilità di impugnare quel pugnale e di uccidere una ninfa. Solo la discendente di Ninfea, la signora della natura, poteva sconvolgerne le leggi.

Evidentemente Ginevra ignorava la presenza del pugnale così come lei ignorava quello che si fosse messa al collo quando aveva trovato la collana.

Questo voleva dunque dire che dentro di lei scorreva della magia? Impossibile, non ne aveva mai notato la presenza... o forse era stata così sciocca da non notarla.

Forse perché ci fossero i poteri era necessaria la collana? O forse quella pietra a goccia, la lacrima di Ninfea, era l'unico oggetto che potesse compiere magie quando ce ne fosse stato bisogno.

Ginevra si mise sull'attenti e sembrò allarmarsi alla vista del cimelio, riflettendo solo in quel momento sul pericolo che stava correndo tenendo quella ragazza in libertà.

Roxane se ne accorse, Ginevra stava passando all'attacco.

Come era successo prima per Kaharan, dal terreno crebbero come serpenti giganti delle radici pronte a immobilizzarla. Una si era insinuata nell'incavatura tra mento e collo fin quasi a soffocarla.

"Lasciami!", gemette Roxane. Il pugnale le scivolò di mano e fu allora che Ginevra con terrore lo vide e arretrò.

"Piccola guasta feste!", ringhiò, "Pensavi di farmela sotto il naso! Non è vero?".

Roxane tese il braccio, ma il pugnale era scivolato troppo lontano perché potesse riafferrarlo. "No!", si disperò.

Mentre piangeva la sua sfortuna accadde qualcosa che la indusse a guardarsi al collo. La lacrima di Ninfea si illuminò di una potente luce azzurra che come un fascio di brillanti sembrò ghermire le radici che la immobilizzavano e dissolverle in cenere.

"Che cosa?", fece la mezza ninfa con irritazione.

Comparvero altre radici che prima ancora di poter attaccare Roxane si polverizzarono anch'esse.

"E così anche Ninfea è contro di me adesso. Non m'importa. Ormai Kaharan è spacciato, è solo questione di minuti e saprò resistere fino a tanto, principessa!".

Roxane si guardò alle spalle. A una spanna da lei giaceva inerte il piccolo prezioso pugnale.

"No, no, principessa... non lo prenderai", cantilenò la mezza ninfa con voce carezzevole.

Sollevò le mani e con una forza invisibile la scaraventò ancora più lontano dall'arma.

Roxane tentò di strisciarvi di nuovo ma si erse ancora una volta una barriera tra lei e il pugnale.

Combattere contro quella strega era impossibile, ma ancora una volta dovette ricredersi. Il ciondolo di Ninfea riacquistò nuovamente la sua luce. Questa stavolta andò ad abbracciare con i suoi raggi Kaharan e

il mostro sembrò addomesticarsi a quel lieve tocco mistico. Si avvicinò a lei con aria inoffensiva e la guardò, uno sguardo triste, quasi cosciente, che sembrò riassumerle tutto l'amore che nutriva per lei.

Era l'ultimo baluginio di coscienza di Kaharan e a quel pensiero Roxane si commosse senza neanche far caso allo guardo sorpreso di Ginevra. Kaharan voltò gli occhi verso di lei invece, si accigliò, e un ringhi cupo gli fuoriuscì dalla gola, poi fu un lampo, e con uno scatto fulmineo si gettò addosso alla strega.

Fu un ottimo diversivo perché Ginevra perse la concentrazione e la barriera tra Roxane e il pugnale si infranse.

Roxane raccolse l'arma e quando lo fece la lacrima di ninfea si spense facendo ripiombare Kaharan nell'incoscienza. Il ragazzo venne attaccato dal drago in quello stesso momento e colto alla sprovvista si guadagnò un profondo taglio alle spalle.

Ginevra era ormai in trappola.

Roxane vide la strega scrutare le due bestie combattenti. Un agghiacciante urlo aveva attirato la sua attenzione e a quella vista impallidì anche la principessa.

Vide il drago squarciare la pancia di Kaharan con una potente zampata e udì il principe urlare di dolore.

Non ora ti prego, non ora, non devo pensarci, Kaharan può essere ancora salvato... si disse la ragazza. Si fece coraggio nel vederlo riprendere il combattimento. Con più lentezza il principe aveva cercato di reagire e di continuare a lottare.

Ginevra ora era a un passo da lei. Sarebbe bastato allungare le mani e conficcare il pugnale nel suo petto.

Senza indugiare lo fece.

Un colpo preciso, ben calibrato al petto della strega e Ginevra fu colta di sorpresa. Urlò a causa del dolore che sembrava infliggergli quella piccola arma rovente.

"Maledetta!", strepitò mentre sembrava iniziare a decomporsi nel punto in cui il pugnale era affondato.

Si sentì uno sfrigolio e la pelle cadde rivelando al di sotto un secondo strao di pelle dal pallido colore arancione. Una pelle di ninfa, perfettamente uguale a quella delle altre creature magiche che Roxane aveva conosciuto i giorni precedenti.

Ma proprio negli ultimi istanti della sua vita la mezza ninfa rise. "È comunque tardi principessa, troppo tardi...", proclamò, "io muoio, ma la mia vendetta è compiuta!".

Detto questo i sottili brillanti che sembravano comporre la sua pelle esplosero e sfavillarono nell'aria per dissolversi nel nulla.

Ginevra era sparita, morta, era tutto finito... finito per sempre, pensò Roxane in quel momento.

E quelle parole? Quelle ultime parole?

A testimonianza dell'esistenza di Ginevra restavano solo una veste bianca e abbandonata sopra di essa la piccola medaglia che la principessa le aveva visto portare al collo. Roxane la guardò meglio e scorse in essa il ritratto di un ragazzo quasi identico a Kaharan che sorrideva. Dalla forte somiglianza che c'era con il principe la principessa dedusse che doveva essere suo padre Pradom.

Non volle pensarci, doveva andare da Kaharan, soccorrerlo.

Si guardò intorno, anche il drago era svanito con la mezza ninfa, e così doveva essere stato per la maledizione del principe.

Roxane lo cercò e lo individuò molto distante da lei. Era tornato normale.

"Kaharan", singhiozzò correndogli incontro.

"Roxane", la cercò lui con lo sguardo mentre provava a rimettersi in piedi senza alcun risultato.

"Kaharan ti prego, dimmi che stai bene!", la principessa si portò le mani alla bocca dall'orrore. Vedere quell'addome scempiato le causò un'ondata di panico. "Kaharan...", gemette.

Il principe chiuse gli occhi respirando a fatica.

"No... no... non può finire così... Kaharan!", urlò disperata.

Non poteva morire. Kaharan non doveva morire! Gliel'aveva promesso.

"Kaharan", lo scosse ancora tra i singhiozzi, "amore mio, ti prego. Ricorda la nostra promessa. Ricordi le mie parole? Non sarebbe finita male, non ci saremmo lasciati mai... saremmo rimasti insieme!", pigolò con disperazione mentre le lacrime le rigavano le guance.

Quelle parole sembrarono dare al principe la forza di pronunciare le sue ultime raccomandazioni.

Sollevò la mano ad accarezzarle la guancia e cercò con fatica di asciugarle le lacrime.

"Non piangere, Roxane".Tentò di sorriderle mestamente mentre rigurgiti di sangue gli sporcavano le labbra e gliele coloravano di un rosso intenso.

Roxane gemette. Cercò di strappare un lembo della sua veste. Doveva fermare quell'emorraggia. Subito! Arginarla il più velocemente possibile.

"Non meriti questo dolore come io non merito questo tuo compianto...", deglutì, "sei la cosa più bella che mi sarebbe potuta capitare. Tu... mi hai dato la pace". E quando lo disse strinse gli occhi con una smorfia di dolore mentre una calda lacrima gli rigava la guancia sporca di terra.

"La mia vita finisce ora Roxane... ma non la tua", le accarezzò nuovamente il viso con mano tremante e il suo corpo fu scosso da un tremito.

"Non è vero Kaharan! Non dirlo!". Roxane iniziò a piangere senza ritegno mentre con lo sguardo sprofondava nell'abisso di quei limpidi occhi verdi.

"Salvati principessa. Fallo per me! Vivi la tua vita fino in fondo e vai avanti!".

La ragazza continuò risoluta a far cenno di no con la testa. "Io non vivo senza di te! Kaharan non lasciarmi ti prego... non farlo! Ti supplico!".

Le calde lacrime le inondarono il viso mentre vedeva il respiro di Kaharan farsi sempre più fievole.

"No, Kaharan... Firya, Cokyra aiuto! Aiutatemi!", urlò disperata, invocando il nome delle ninfe che l'avevano aiutata in precedenza ma nessuno rispose al suo appello.

La principessa vide gli occhi di lui che si inumidivano nel vederla soffrire. Scorse due grosse lacrime colargli dalle guance mentre le parole ormai sembravano rifiutarsi di uscire dalla sua gola.

E in quel momento Roxane seppe che non avrebbe mai più sentito il suono soave della sua voce, che Kaharan non l'avrebbe più confortata nè ci sarebbe più stato quando avrebbe avuto bisogno di lui. Kaharan era ormai inevitabilmente tra la vita e la morte.

Da sola comprese che l'aiuto delle ninfe sarebbe servito a ben poco.

Sentì lo sguardo di lui accarezzare dolcemente il suo viso, il suo corpo, mentre la mano gli ricadeva inerte sul fianco. Quello era il suo ultimo modo di abbracciarla. Coi suoi occhi. Quei meravigliosi occhi verdi che sembravano parlare in vece della sua bocca.

Faticò, si sforzò, cercando di parlarle ancora, di dirle che l'amava, ma non ci riuscì. Il dolore era ormai divenuto lancinante e la morte sembrava chiamarlo ogni istante più forte. Il principe la sentiva avvicinarsi minacciosa, e ad ogni passo sogghignargli all'orecchio vittoriosa.

Richiuse le palpebre tentando di nascondere la sua terribile sofferenza a Roxane. E lei da parte sua sembrava trattenersi dal piangere per non aggravare la preoccupazione di lui.

"Perché il destino è stato così crudele con noi, amore mio?" singhiozzò la principessa nel tentativo di calmarsi.

Vide quegli occhi implorare aiuto e cercare in lei un ultimo conforto. Kaharan schiuse di nuovo la bocca come per rispondere ma non uscì alcun suono. La principessa allora premette le sue labbra su quelle di lui e pianse. Si diedero un ultimo bacio, un bacio d'addio, un bacio che risparmiò a Kaharan la fatica di dire anche una sola parola e la conseguente sofferenza per l'impossibilità di esprimersi.

Roxane ignorò il sapore del sangue di lui sulle labbra. Tentò di restare attaccata a lui come poté, mentre il ragazzo accennava a una flebile risposta al bacio per l'ultima volta.

Il silenzio era tornato a regnare sovrano e il sole era quasi morto annegato tra le onde del mare.

La principessa pianse continuando a tenere il suo viso tra le mani. Le sue labbra sottili restavano su quelle di lui a cercare una risposta che non sarebbe arrivata ancora.

Ebbe l'impressione di trattenerlo ancora un istante alla vita. Solo così sentì il potere di strapparlo alla morte che attimo dopo attimo lo reclamava a sé.

Percepì che il petto di Kaharan ebbe un tremito, poi tutto il suo corpo si irrigidì e il viso si rilassò. Il suo cuore aveva cessato di battere per sempre.

Roxane sollevò il viso e vide che gli occhi di lui erano ricolmi di uno sguardo vuoto.

"Perché?! Perché?", gridò con strazio, "Kaharan, non lasciarmi ti prego!!", la voce spezzata dai singulti, "Kaharan!!!".

Invano scosse il corpo del principe tenuto ormai rigido dal rigore della morte. Con le dita la ragazza richiuse lentamente i suoi occhi, sicura che non avrebbe mai più visto brillare alla luce del sole quel limpido verde che tanto aveva amato. Si abbandonò al suo petto e cominciò a piangere pensando a come si fosse sacrificato per salvarla.

Se era rimasta viva doveva soltanto dire grazie a lui perciò si sentì l'unica vera responsabile della morte del principe. Era stata lei l'unica che fino all'ultimo momento aveva insistito a proseguire quel pazzo viaggio di cui non avrebbe mai potuto prevedere le conseguenze.

Interamente sporca del sangue di Kaharan si abbandonò su quel corpo immobile e senza vita e pianse le sue lacrime più amare senza rendersi conto che nuvoloni neri si erano raccolti in cielo annunciando un imminente temporale.

Presto le sue lacrime iniziarono a confondersi con l'acqua che cadeva dal cielo e capelli e vestito le si insudiciarono completamente.

Roxane non tenne alcun conto di niente. In lei non c'era posto per la paura di essere rimasta sola nè per la preoccupazione di poter uscire viva dalla foresta. In lei c'era solo il dolore per la morte di Kaharan.

Il sole era ormai tramontato e nel buio della notte Roxane non cercò alcun riparo, noncurante di morire o di compromettere la sua salute. Rimase a vegliare il cadavere del ragazzo che aveva amato per tutta la durata di quella lunga notte.

Se si fosse ammalata avrebbe accolto la malattia con piacere.

Mentre lo scroscìo della pioggia riempiva le sue orecchie, l'unica verità che sembrava risuonare in quell'assordante silenzio era una:

A miglia di distanza da dove si era svolta la battaglia, nel cuore della foresta, contemporaneamente a Nox cadeva il suo sovrano.



La notte era trascorsa, e con essa era passato anche il temporale.

Il freddo sembrava attanagliare Roxane nella sua morsa di ferro. Il suo tenero e piccolo corpo tremava scosso dalle febbri e dalla bocca di lei uscivano sussurri, frutto di sogni tormenti.

La testa le doleva.

Il corpo di Kaharan sembrava ormai essere divenuto una statua.

La giovane principessa teneva ancora il capo poggiato sul suo petto quando era stata colta dal sonno.

Tutta la durezza della realtà l'aveva attesa là fuori non appena era tornata a riaprire gli occhi stanchi.

Sotto di lei giaceva inerte il principe Nero. Caduto ormai in un sonno profondo da cui non si sarebbe mai più risvegliato.

La ragazza si eresse sulle ginocchia mentre con mano tremante si asciugava le lacrime dagli occhi gonfi e arrossati.

Guardò il cielo, era l'alba, l'alba di un nuovo giorno senza di lui.

Ne accarezzò il viso freddo e scolpito tra nuove lacrime e singhiozzi, poi cercò di rimettersi in piedi nella pesantezza del suo vestito zuppo d'acqua. Ricadde su sé stessa senza forza e si abbandonò sul terreno.

Intorno al lei il silenzio era spezzato dal debole cinguettio degli uccellini che tornavano a risvegliarsi dal loro sonno.

Il cielo senza nuvole si colorò di rosa e deboli sfumature azzurrine susseguirono il roseo colore delle nubi in lontananza. Il mare apparve da lontano, piatto e cristallino.

In contrasto con quello che i suoi occhi seppero cogliere, un violentissimo vento si alzò sulla montagna e le cime degli alberi cominciarono a essere scosse violentemente mentre. Roxane rabbrividì nel freddo del suo vestito zuppo.

Quattro perfette figure apparvero davanti a lei, i volti innaturalmente belli segnati da un'espressione di dolore.

"Che cosa volete da me?! Andate via!", urlò Roxane. Sentì il bisogno di rigettare la sua rabbia addosso alle ninfe. Avevano lasciato che Kaharan morisse senza alzare un dito per soccorrerlo.

"Non vi voglio più vedere... mai più! Andate via!". Le lacrime tornarono a scuotere il suo corpo con singhiozzi più violenti. "Andate via...", continuò la ragazza nascondendo il viso tra le mani.

"Oh, dolce Roxane... se solo avessimo potuto aiutarti", si commosse Tanedya mentre le si avvicinava. Si chinò al suo fianco per abbracciarla e la principessa non oppose resistenza. Vedere quelle facce amiche le faceva dava un certo sollievo, tutto sommato.

Firya andò anch'essa al suo fianco. Le accarezzò il viso che Roxane teneva poggiato sulla spalla di Tanedya.

"Noi non possiamo cambiare ciò che è scritto, dolce amica mia", le sussurrò ad un orecchio accarezzandole i capelli bagnati.

"Guardati... come sei ridotta", intervenne Metlydi, "sei ammalata. Se non togli questi abiti sudici di dosso potresti aggravare la tua situazione".

Con un gesto veloce della mano la ninfa fece evaporare l'acqua dall'abito di Roxane che tornò asciutto. La principessa sentì sul suo corpo il tepore che scaturiva dalla sua mano e si sentì meglio.

"Perché non siete intervenute?", singhiozzò.

"Era la vostra battaglia non la nostra, Roxane. E questo dimostra chi sei veramente...". Tanedya indicò la piccola collana al suo collo.

"Solo tu potevi porre fine alla vita di una ninfa. Solo l'erede di Ninfea avrebbe potuto farlo", proseguì Firya.

La ninfa sembrò indecisa sul da farsi, aveva paura di essere indelicata, ma il dovere doveva essere compiuto. "Adesso credo sia il caso di riportare alla regina Dafne il pugnale..", terminò.

"Che ne sarà di te? Firya?", chiese Roxane temendo per la sua amica ninfa.

"Oh, sono certa che Dafne capirà. Infila la mano nella tua tasca, vi troverai il pugnale", concluse la ninfa verde con una dolce espressione.

Roxane si accorse dell'inspiegabile presenza dell'arma, la sentì premere sul suo fianco e la estrasse dalla tasca insieme alla guaina. La restituì a Firya che allungò la mano e la prese.

"È ora di andare", annunciò Cokyra guardando le altre ninfe una per una come a voler comunicare loro qualcosa.
"Addio principessa! E che il tuo regno sia giusto come non lo fu mai in altri tempi!", disse la ninfa azzurra deponendole un bacio sulla guancia e sparendo in fretta dalla sua vista seguita dalle altre.
"Aspettate...", provò a dire Roxane, ma invano, erano andate via tutte.

Nello sterminato silenzio a Roxane parve di cogliere un rumore di zoccoli, e solo allora si ricordò di Freya che la attendeva da qualche parte. Udì ancora quel galoppo, ma non riconobbe l'andatura di Freya in quel trotto ritmato.

Sentì il calpestio degli zoccoli farsi sempre più vicino e si guardò intorno incerta e spaesata, ancora stordita dalla forte febbre. Cosa sarebbe dovuto accadere ancora?

Vide avanzare una figura all'orizzonte, ma non poté scrutare chi fosse il cavaliere perché si trovava contro luce e il sole sorgente la abbagliava, così attese che la figura si avvicinasse ancora.

E in quell'istante si ricordò della canzone che aveva canticchiato a Kaharan nell'oasi di Ninfea.

Si sentiva così simile alla principessa della canzone! Era sola e persa con lo sguardo all'orizzonte.

L'animale si fermò lasciando scendere il proprio cavaliere.
"Roxane", invocò la voce dell'uomo, e in quel momento la riconobbe.

"Velkam...", mormorò senza forze la ragazza.

Il giovane le si avvicinò e le si chinò al fianco. Sì, era proprio lui. "Roxane, stai bene?", le chiese stringendola con trasporto.

Roxane si abbandonò sfinita tra le sue braccia e pianse.
"È tutto finito principessa, ti porto via".

"Ka... Kaharan", singhiozzò la ragazza. "Non lasciarlo, lui... lui è morto, lo capisci? È morto".

Velkam si trovò colto alla sprovvista da quelle lacrime e da quell'affermazione. Comprese che Cokyra aveva detto la verità. Era la morte di Kaharan la causa della sofferenza di Roxane.

Tentò di comportarsi nella maniera più delicata possibile.

"Roxane, Roxane... guardami... ti prometto che Kaharan riceverà il trattamento che desideri...", le disse sollevandole il viso e guardandola negli occhi... "ma prima devi guarire, scotti di febbre, e prima torniamo a casa meglio è!".

Roxane tornò ad abbandonarsi sulle spalle di lui.

"Vieni con me", la invitò lui mentre la prendeva in braccio e la sollevava da terra con molta facilità.

"Aspetta...", disse la principessa all'improvviso, "quella medaglia. Raccoglila!". Protese la mano verso il luogo in cui era morta Ginevra.

Velkam vide la medaglietta abbandonata per terra ma non fece domande. Si limitò a poggiargliela fra le mani con dolcezza.

"Grazie...", sussurrò la principessa esausta, "andiamo". Gli occhi le si riempirono di lacrime quando volse un ultimo sguardo verso Kaharan. Soffriva atrocemente nel saperlo in quel luogo, insepolto e senza un posto sicuro dove riposare nel suo sonno eterno.

Impedendo a Velkam di sollevarla iniziò a scavare un cumulo di terra con le mani. Allora il ragazzo comprese e la aiutò nell'impresa. Quando ebbero ultimato adagiarono nel buca il corpo del principe e lo coprirono di terra.

La principessa rimase per pochi minuti in ginocchio davanti a quel tumulo. Aveva impiegato le sue ultime energie in quello sforzo immane, così quando tentò di alzarsi ricadde su se stessa.

"Aspetta, ti aiuto io...", accorse in fretta Velkam prendendola tra le braccia.

Con estrema delicatezza la issò sul suo cavallo bianco.

"Tieniti forte...", le disse mentre si arrampicava dietro di lei.

Velkam diede al suo destriero l'ordine di avanzare e il cavallo affaticato iniziò a inerpicarsi per quel pendio. Incontrarono poco distanti i due cavalli, Freya e Febo che li osservavano incuriositi. L'unicorno nero del principe sembrò piuttosto ostile alla vista di Velkam.

"Aspetta, la mia cavalla...", lo pregò Roxane. Velkam allora si precipitò ad assicurare al suo cavallo i finimenti di Freya.

"Cosa devo fare dell'unicorno nero e del cavallo sauro?", chiese il ragazzo, leggermente sorpreso dalla presenza di quell'animale leggendario.

Roxane chiuse gli occhi e mormorò con voce stanca: "Lascia andare l'unicorno... prendi gli altri".

Quella fu l'ultima volta che Roxane vide Febo. Anche lui probabilmente aveva compreso che tutto era finito, e quando Velkam tornò in groppa e gli diedero le spalle, mentre si allontanavano l'unicorno era già corso via.

Avevano appena finito di scalare la montagna quando alle orecchie di Roxane giunse uno straziante nitrito di disperazione. Lei e quell'unicorno, ne era certa, erano partecipi di quello stesso dolore che solo il tempo avrebbe potuto guarire.


[So già che mi odiate.
Purtroppo avevo fatto una promessa: mi sarei limitata a correggere la storia ma non l'avrei stravolta. Ciò vuol dire che ho dovuto lasciare il capitolo proprio nel modo in cui era stato scritto otto anni fa. Continuate a seguirmi per scoprire come finirà questa vicenda!]

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