Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

- 87 - L'esito della guerra


A Nox la battaglia si protrasse per tutto il giorno, e da quando Cassandra si era allontanata col pretesto di uccidere Ghernò, Dalhom non l'aveva più rivista. Era rimasto al suo posto, aggredito da ogni parte, a tentare di difendere la propria vita a colpi di spada. Tuttavia pensare a lei non lo aiutava. Il ragazzo aveva combattuto tutto il tempo con la preoccupazione che Cassandra si fosse andata a cacciare in qualche brutto guaio.

Lei e Ghernò erano spariti dalla sua vista quando la calca di un secondo impeto nemico lo aveva spinto a molta distanza dalla sua vecchia posizione.

Anche se l'animo di Dalhom era tormentato dalla preoccupazione per la ragazza il ragazzo continuava a dare imperterrito ordini ai suoi soldati che di rimando eseguivano instancabili.

Lianus dal canto suo aveva continuato a portare avanti con dedizione il compito che gli era stato assegnato dal re Velkam e aveva sfruttato qualunque occasione per spingere il nemico verso l'interno della città con la potenza dei suoi eserciti. Piano piano avevano conquistato e assediato ogni quartiere di Nox.

Era stata la disfatta in cui Nox stava inevitabilmente cadendo a indurre Ghernò a partecipare direttamente alla guerra.

Da quando era divenuto uomo d'azione il consigliere di sua maestà Kaharan si era duramente allenato con la spada nell'attesa della prossima guerra, e così quel momento era arrivato, ma proprio in quel momento era lui il governante di Nox.

Come è ironico il destino! Quanti tranelli riesce a tendere! Pensò.

Era pur vero che una guerra era quello che Ghernò aveva sempre desiderato, ma in carica di generale! Non aspirava a una così grande responsabilità che gravasse sulle sue spalle.

In quel momento il sostituto del re si destreggiava al meglio assieme alle sue guardie personali. Chiunque avesse tentato di attaccarlo trovava la morte nelle lame delle spade delle sue guardie del corpo.

Ormai il sole era prossimo a tramontare e i suoi raggi andavano pian piano colorandosi di una luce arancione che ben si adattava al colore del sangue e della devastazione di quella terra.

I gemiti, le urla, lo sferragliare delle lame e dei ferri, il sibilo delle frecce nell'aria, gli squilli di tromba... erano solo quelli i suoni che riecheggiavano in quel sereno pomeriggio mentre il sole diceva addio alla terra ricordando con la sua luce rossastra un guerriero ferito che giungeva stanco e sfinito al riposo.

Di tutti gli uomini che combattevano erano pochi quelli che non si chiedevano se avessero rivisto l'alba del giorno dopo. E Ghernò non apparteneva di certo a questi pochi. Ad ogni assalto nemico temeva con codardia per la sua vita più che per il suo regno. Aveva paura che qualcuno potesse strappargliela senza alcun diritto.

Esitò quando dalla calca vide emergere una figura femminile. Sì, ne era sicuro, era di certo una donna. Seppure il suo viso fosse seminascosto dall'elmo e le sue curve fossero celate dalla pesante armatura, Ghernò non ebbe dubbio che quella che veniva verso di lui con decisione fosse una ragazza molto giovane.

Disarmava i soldati, affondava con destrezza la lama della sua spada nelle poche parti prive di protezione di qualunque nemico e combatteva come un vero uomo.

La vide avanzare con determinazione verso la schiera delle sue guardie e quando arrivò li guardò ad uno ad uno con sguardo di sfida, prima di urlare un ordine. All'improvviso una dozzina di uomini tutti ben addestrati e capaci diedero l'assalto alle guardie del corpo di Ghernò permettendo che questo rimanesse solo.

Molte guardie morirono, altre persero la vita gettandosi frettolosamente sulla donna e sottovalutando le sue capacità. La ragazza intanto continuava a combattere con veemenza fronteggiando degnamente ogni sfidante.

In poco tempo Ghernò rimase solo. Gli uomini che lo sorvegliavano erano morti tutti quanti, uno dopo l'altro, e la battaglia continuava a essere dura.

Gli uomini di Cassandra continuarono a combattere mentre stava alla ragazza occuparsi del loro capo. Con un gesto fulmineo e un urlo di battaglia la giovane si precipitò addosso al nemico. Nel caos della battaglia il duello ebbe inizio e Ghernò iniziò a parare ogni colpo della donna, potente e ben calibrato, con continue stoccate.

"Mi presento, sovrano di Nox, mi chiamo Cassandra", ghignò la ragazza mentre tentava un affondo. Lo mancò.

Ghernò non rispose, era troppo concentrato nei movimenti e mai come allora si era sentito così attaccato alla vita, mai come allora aveva avuto rimorsi e rimpianti, lui che vedeva per la prima volta la guerra dall'ottica di un re. La donna era inarrestabile, sferrava colpi poderosi e decisi tanto che Ghernò spesso si ritrovò a barcollare all'indietro.

L'uomo continuava a star zitto, tutta la sua persona era concentrata e applicata ai movimenti della sua spada perchè era da quella che sarebbe dipesa la sua vita.

Cassandra lo incitò ancora: "Via Ghernò, la guerra vi fa così paura?".

Ghernò che fino a quel momento si era limitato alla difesa tentò con un affondo così poco deciso che di certo a Cassandra non venne difficile schivarlo.

Per quanto quell'uomo potesse essere considerato debole, la ragazza dovette ammettere però, che aveva un'ottima capacità difensiva.

Dopo qualche minuto di combattimento Ghernò cominciò a infervorarsi. La spada aveva acquistato migliore direzione e i colpi una maggiore consistenza. Cassandra sentì l'uomo essere abbandonato da ogni paura e Ghernò iniziò in fretta a reagire riuscendo anche a metterla in difficoltà.

Cassandra percepì più volte la decisione e l'indecisione scambiarsi di tanto in tanto il posto nella mente del nemico. Ghernò veniva continuamente colpito da brevi attacchi di panico che gli facevano perdere il piccolo vantaggio che era riuscito ad acquistare e questo era un suo punto debole, si ritrovò a pensare la ragazza.

A un certo punto il sovrano fece un passo falso. Si avvicinò troppo a lei, tentando un taglio con talmente poca forza che Cassandra reagì ferendolo a una coscia.

L'uomo zoppicò ma non si perse d'animo. Una traccia di paura balenò negli occhi scuri come un abisso mentre Cassandra con uno spavaldo sorriso gli si avvicinava. Il fragore della battaglia sembrò confonderlo per un attimo poi il suo sguardo divenne smarrito, ma ripresa la lucidità tornò a reagire con ferocia. Cassandra scansò il primo, il secondo, il terzo affondo, mentre l'uomo perdeva la pazienza e i suoi occhi si colmavano di un'espressione folle, poi a tradimento, prima che la ragazza potesse rendersene conto, la colpì ferendola profondamente al costato.

La giovane rimase incredula, la bocca semiaperta per inalare più aria possibile poiché quel taglio le aveva mozzato il respiro. Ansimava con la mano poggiata sul fianco che si imbrattava a poco a poco del suo stesso sangue.

Il viso di lei impallidì mentre Ghernò ridendo sconsideratamente le zoppicava incontro. La ragazza si accasciò al suolo priva di forze, gli occhi colmi di lacrime mute. Era spacciata! Era stata una matta a gettare tutto all'aria per impudenza.

Ghernò aveva ora assunto un minaccioso sguardo di trionfo. Diresse la lama della spada al suo petto ridendo ancora: "Sei stata una sconsiderata, ragazzina! La guerra non è affare di donne!".

Cassandra sentì la lama tagliente sfiorarle piano il collo in una dolce carezza mortale.

"Per la tua stupidità sarò costretto a mozzarti la testa in un colpo solo e a lasciarti marcire su questo campo di battaglia".

La giovane si sentì presa dal panico, indietreggiò verso l'esterno della calca trascinandosi gattoni ma Ghernò continuò a seguirla con espressione divertita.

"Peccato che la tua vita debba finire così, eri una valida guerriera... lasciati almeno guardare in faccia".

Con fermezza le tolse l'elmo dalla testa e la sua lunga coda di cavallo rossa ricadde libera sulle spalle.

"Una ragazza così giovane... finire così la sua vita!". Con la spada premette ancora di più sul suo collo e una goccia di sangue stillò dalla gola scendendo lenta. Ghernò allontanò l'arma pronto a caricare il colpo finale.

Un urlo feroce irruppe dalla sua gola mentre la ragazza si chiudeva a riccio come a voler proteggersi, l'urlo però si tramutò presto in urlo di dolore.

"Non toccarla, lurido bastardo!".

Dalla confusione di corpi era emerso in quello stesso istante un ragazzo. Con agile balzo e senza ripensamenti il giovane aveva conficcato la sua spada dritta al fianco dell'uomo.

Ghernò privo di forze fece cadere la spada che sollevò alla sua caduta una nuvola di polvere e Dalhom addentrò la sua fino all'elsa tra i singulti e i gemiti di dolore del re.

Cassandra osservò la scena attonita. Guardò Dalhom estrarre la spada dal corpo di Ghernò, poi vide quest'ultimo accasciarsi tra la polvere senza vita con gli occhi sbarrati.

Per la prima volta in vita sua Cassandra esplose in un pianto di sfogo davanti a qualcun altro, aveva pagato caro quell'errore e aveva quasi perso la vita per la sua testardaggine.

Quando Dalhom rivolse a lei lo sguardo si incupì. Attorno alla ragazza si apriva una larga chiazza di sangue che veniva chiaramente da una ferita mortale.

"Cassandra!". Corse a soccorrerla mentre la ragazza piangeva senza ritegno. Era immensamente grata al suo Dalhom per essere intervenuto così tempestivamente.

Questo senza dire nulla la sollevò in braccio e la portò lontano dalla confusione. "È tutto finito amore mio, tutto finito!", le sussurrò all'orecchio.

Lei continuò a singhiozzare. Piangeva, delirava... la voce era impiastricciata dalle lacrime e dal dolore: "Portami via, ti prego, portami via...".

Ad attenderli, poco lontano, c'era il cavallo del consigliere. Dalhom aveva dovuto lasciarlo fuori per addentrarsi nella confusione alla ricerca di lei. L'animale sbruffò in segno di saluto quando vide il suo padrone.

Con molta delicatezza il ragazzo vi pose in groppa Cassandra. "Reggiti", le disse dolcemente. Vide poco lontano un altro cavallo vagare senza cavaliere che doveva essere appartenuto a qualcuno morto in battaglia. Lo prese per le redini e vi si issò in groppa.

Ma prima di tornare alla Tana al galoppo urlò: "Ghernò è morto! Nox è nostra!", con tutto il fiato che aveva in gola.

La notizia parve diffondersi in fretta tra le file, da più parti ne risuonò la conferma. Lo stendardo di Nox era stato spezzato e lo stesso destino era toccato al suo sovrano.

Cassandra guardò con gli occhi appannati il tramonto, in quel giorno sembrava più rosso del solito. La luce si fece presto più incerta, divenne rosso scuro poi... non vide più nulla. Si accasciò sul cavallo di Dalhom priva di sensi e con le braccia penzoloni ai fianchi dell'animale scivolò nell'incoscienza.

Dopo l'annuncio tutto accadde troppo in fretta. I soldati di Nox cominciarono a indietreggiare, non erano più nulla senza il proprio sovrano. Kaharan si vociferava fosse morto e non c'era nessun erede al trono per cui combattere.

Nessuno dei soldati di Nox aveva chiesto quella guerra. Nessuno prima della partenza di Kaharan avrebbe immaginato quello che fosse successo in seguito. Nessuno pensava a un imminente attacco di Velkam, né ad una disfatta. Lumos e Nublia erano ormai in netto vantaggio e metà della città era ormai nelle loro mani. Nox era spacciata anche se i suoi soldati avessero combattuto perendo per morte eroica.

Alcuni uomini batterono dunque in ritirata, altri con codardia si allearono alle file nemiche, altri ancora gettarono le armi in segno di resa. La battaglia era veramente finita. Nox era caduta.

Nel giro di un'ora si erano spenti gli ultimi combattimenti e Lianus, essendo stato informato della necessaria assenza di Dalhom, rimase a dare ordini all'esercito. Le ultime incandescenze tra i soldati furono presto placate.

Il consigliere fidato di Velkam esultò, gioì. Era finito tutto.



Dalhom accompagnò Cassandra alla Tana più in fretta che poté.

Anche lui era stato ferito lievemente a una spalla, ma la priorità era di Cassandra. Doveva assolutamente essere fermata l'emorragia che lui aveva pensato a tamponare con delle bende ma che doveva essere ricucita al più presto.
Quando giunse al rifugio Broke attendeva ansioso notizie sulla soglia.

"Ragazzo, cos'è successo?".

"È ferita! Dovete guarirla, fate presto vi prego!".

Due garzoni issarono frettolosamente Cassandra su una barella e la portarono nella zona addetta alle cure dei feriti.

"Dimmi, ragazzo", chiese il vecchio, la preoccupazione invecchiava il suo viso più di quanto già non fosse. "Come procede la guerra?".

"È finito tutto signore. Nox è caduta, Ghernò è morto per mano mia. Ve lo posso assicurare!".

Un galoppo sfrenato annunciò l'arrivo di qualcun altro, una ragazza, era Morrigu.

"Broke, Broke!!", disse eccitata, "È finita, è finita!".

"Lo so mia cara, lo so, il giovanotto mi ha appena informato". Il viso del vecchio si era ora rilassato in un debole sorriso di tenerezza rivolto alla ragazza. La stessa Morrigu se ne stupì.

"Cosa... cosa devo comunicare?", balbettò la giovane presa un po' alla sprovvista dalla reazione benevola del vecchio saggio. Ricordava che negli ultimi tempi da lui era stata solo biasimata.

"Tu e il consigliere Dalhom comunicherete che è ora che si comincino a curare i feriti sparsi nel campo di battaglia e che altri si occuperanno di dare ai morti gli ultimi onori".

"Sarà fatto, Broke", comunicò seria la ragazza. "Consigliere, venite con me?"

"Arrivo!", assentì Dalhom. Con un cenno di saluto si congedò da Broke e risoluto si arrampicò sulla groppa del cavallo lanciandosi al galoppo con Morrigu.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro