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- 85 - Firya


L'esultanza si era presto spenta in Velkam lasciando al suo posto un sentimento di smarrimento non appena si ritrovò a girare nei pressi del luogo dove era stato mandato dalle ninfe. Gli alberi e i cespugli erano tutti uguali, così il principe decise di procedere alla cieca lasciandosi guidare dal lieve pendio che si faceva sempre più ripido a mano a mano che Perla si inerpicava per quei dirupi rigogliosi.

Velkam continuava a spronare il suo cavallo e quello correva senza lamentarsi, sembrava quasi che capisse la necessità di quell'azione.

Nella tarda mattinata il ragazzo fece una sosta momentanea per mettere qualcosa sotto i denti e dare al suo cavallo pochi meritati minuti per abbeverarsi e riposare. Ma le sorprese non erano ancora finite. Sebbene l'incontro con le tre ninfe non lo avesse scomposto più di tanto, l'incontro che di lì a poco avrebbe avuto l'avrebbe lasciato piuttosto sorpreso.

Era seduto all'ombra di un faggio intento a scuoiare un leprotto quando una folata di vento violenta, molto simile a quella che aveva sentito durante la comparsa delle ninfe, lo distolse dalla sua occupazione. Il ragazzo guardingo si sollevò sulle gambe e sciacquate le mani nel piccolo corso d'acqua impugnò la spada.

Si guardò intorno alla ricerca di una qualunque causa da poter attribuire a quel rumore ma non vide nulla, solo alberi, cespugli, rovi e rami.

"Chi è là?", chiese. Si sentì stupido a ripetere le stesse parole che aveva pronunciato la notte dell'incontro con le ninfe, ma lo fece.

"Principe Velkam...", una voce suadente quanto quella della ninfa Cokyra lo fece sussultare. Si stupì, quando a poca distanza da lui si ritrovò una perfetta figura umana dalla pelle color verde e dai lunghissimi capelli ondulati.

"Ancora ninfe...", sorrise rilassato il ragazzo abbassando la spada.

"Sì, ancora ninfe". Fece la nuova figura mentre con noncuranza si guardava intorno frugando tra gli effetti personali del re e avvicinandosi a Perla per osservarlo da vicino.

"A cosa devo la vostra visita?", domandò Velkam con cortesia osservando la bellissima ninfa muoversi con movimenti fluidi mentre di tanto in tanto, con cura quasi maniacale, si ravviava i capelli.

"Avete ragione, lasciate che mi presenti. Mi chiamo Firya, sono una ninfa degli alberi, dei frassini e delle valli, e da quello che ho potuto intuire voi avete già fatto conoscenza delle mie compagne...".

"Un momento... tu sei... anzi, voi siete... la quarta ninfa?".

"Sì, sono io", disse la fanciulla con tono sbarazzino mentre continuava a guardarsi intorno frugando tra i cespugli come se stesse cercando qualcosa. Quando sembrò essere soddisfatta con un soffio fece sbucare da terra un piccolo germoglio.

"Perdonate la faccia tosta. Cosa state cercando?", chiese Velkam dubbioso.

"Niente di importante principe, sto solo svolgendo il mio lavro, che è quello di prendermi cura della vegetazione, capite? Vedete questo frassino?". Indico un albero là vicino quasi secco, e con il tronco pieno di funghi parassiti. "È malato. Necessita di un albero che lo sostituisca quando lui non ci sarà più... così ho cercato un posto più adatto per farne crescere uno nuovo. Tutto qui".

Il principe rimase senza parole, ma accortosi del proprio silenzio tentò di riprendere conversazione: "Non potevate semplicemente farlo stare bene? O farlo rivivere?".

La ninfa rise come se Velkam avesse fatto una battuta di buon gusto. "No, io sono una ninfa, non posso resuscitare i morti e guarire i moribondi, siano essi piante, animali o alberi. Il mio compito è quello di occuparmi della natura, ma non di fare e disfare a mio piacimento. Se quell'albero sta per morire è perché è stato deciso così, io non posso cambiare ciò che è scritto. Ciò che è... la vita, comprendete?".

Firya si avvicinò a passo danzante fino a lui e presogli il viso tra le mani lo scrutò a fondo con occhi curiosi. "Le mie compagne vi hanno aiutato?", chiese incredula ridendo delle sue stesse parole, "Cokyra... vi ha aiutato?", riprese con giulivo compiacimento.

"Sì, perché?".

"Niente...", fece la ninfa come a voler scrollare un cattivo pensiero, "solo... non l'avrei mai detto".

Velkam la vide volteggiare con passo sinuoso prima di accovacciarsi con un unico movimento fluido sul terreno.

"Sapete, principe, è vero quello che si vocifera nel bosco di Nublia. Siete... molto affascinante, davvero!", ridacchiò mentre lo scrutava con occhi carichi di eccitazione.

"Ehm... lusingato, F... Firya, giusto?".
"Sì, Firya. E immagino...", proseguì la ninfa, "che siete alla ricerca di Roxane...". Le ciglia lunghe batterono con delicatezza mentre gli poneva quella domanda.

"Sì, proprio così".

"Di questo passo non arriverete mai in tempo", proseguì lei con tono tranquillo.

Velkam parve angustiarsi a quella affermazione. "Non posso andare più veloce di così. Il mio cavallo è esausto!".

"Sapete? Le mie compagne, o meglio dire io... non rivedo le mie compagne da quando ho rivelato a Roxane una certa faccenda...", sghignazzò, "per adesso sono una ninfa ricercata. Una ninfa che è andata controcorrente. Mi sono schierata contro la mia stessa natura per la principessa e in questo momento la mia regina è furiosa... mi cercano per punirmi", bisbigliò alla fine la creatura con sguardo allucinato.

Velkam osservò l'espressione serena della ninfa e si preoccupò. Pronunciava quelle parole come fossero le cose più normali al mondo da dire, come se essere traditrice delle proprie leggi fosse l'unica cosa giusta da fare.

"Nonostante ciò, mi voglio rovinare..", sorrise mentre si alzava e con andatura lenta si avvicinava a lui.

Velkam la squadrò con sospetto ma la ninfa senza degnarlo della benché minima attenzione lo oltrepassò per fermarsi davanti al suo cavallo.

Con estrema lentezza pose una mano sul muso di Perla e gli fece una carezza poggiando il viso sulla fronte dell'animale.

Il cavallo la annusò con curiosità e la ninfa sorrise gettandosi dietro le spalle la morbida massa di capelli scuri.

All'improvviso dalla mano che lo accarezzava comparve dell'erba, la giovane figura con dolcezza la porse all'animale aspettando che ne mangiasse.

Velkam continuò a osservare la scena con curiosità. Perla stava mangiando quello che la ninfa gli porgeva con la massima fiducia, e dopo che questo ebbe finito, Firya trotterellò intorno al cavallo scrutandone le zampe. Alla fine, con fare risoluto si chinò su ognuna di esse e vi fece comparire dei teneri ramoscelli che gli fasciarono le ginocchia come fossero ginocchiere per terminare sotto lo zoccolo.

"Con queste l'animale avrà meno probabilità di ferirsi e riuscirà più comodamente ad arrampicarsi tra le rocce", lo avvertì Firya mentre tornava da lui. "L'erba, un'erba magica, ha alleviato le sue stanchezze. Perla è pronto a ripartire con più energie di prima, non posso fare altro. L'unica cosa che posso è...", si avvicinò a un albero vicino e vi pose la mano aperta, "indicarvi la strada...".

Velkam vide che su quell'albero era comparsa come impressa a fuoco l'impronta della sua mano.

"Ogni albero che incontrerete con questo segno vi porterà verso l'antro. Seguite la via, è la strada più breve".

Il re che aveva ascoltato ogni singola parola con attenzione sussultò nell'udire antro. "Dov'è diretto Kaharan?", chiese senza capire.

"Questo non è affar mio... io ho fatto il possibile", lo liquidò in fretta la giovane ninfa.

Il ragazzo capì che insistere sarebbe stato inutile, così si limitò ad annuire.

"Datemi retta...", continuò la ninfa, "frugate nelle vostre sacche, troverete qualcosa di più sbrigativo da mangiare per voi e il vostro cavallo. Se volete arrivare in tempo non dovete trastullarvi per il cibo". Sospirò guardandolo un'ultima volta. "Credo... che sia giunto il momento di andare, mio principe, se non vi dispiace".

Velkam si ritrovò a pensare che era strano sentirsi nuovamente chiamare principe, nessuno lo aveva più chiamato così dalla morte di Kassin. Come mai quella ninfa usava ancora quell'appellativo?

La ninfa smeraldina prese una mano tra le sue fredde e carezzò con dolcezza la fasciatura.
"Infliggersi ferite da solo non è un bene...", concluse con un velo di apprensione.

Il principe fu colto di sorpresa da quella affermazione. Come faceva Firya ad essere a conoscenza di quell'episodio?

Non ebbe il tempo di chiederlo perché così com'era apparsa se ne andò, di corsa, sorridendo e lasciando al suo posto un salice piangente appena nato.

Velkam abbandonò tutto quello che stava facendo e raccolti i suoi averi si issò in groppa al suo cavallo lanciandolo in un incontrollato galoppo. Si stupì della risposta del suo compagno. Era incredibile, sembrava addirittura che sapesse dove andare. Adesso sarebbe veramente arrivato in tempo.

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