- 82 - Il rallentamento della marcia
Da quando erano partiti, Kaharan e Roxane avevano percorso insieme chilometri su chilometri ma sempre con la calma più assoluta. Viaggiavano già da quattro giorni e più Kaharan annunciava la vicinanza della meta più Roxane si rendeva conto di come il ragazzo facesse di tutto per rallentare il viaggio.
Era piuttosto strano per uno abile come lui perdere una giornata intera per cacciare o mangiare in maniera lentissima, per non parlare poi degli assurdi pretesti che usava per fermarsi a pernottare in qualche posto anche se il sole splendeva ancora alto.
"Senti Kaharan, chi credi di prendere in giro con questa messa in scena?". Sbottò un fresco pomeriggio la principessa mentre lui si preparava a scendere da cavallo alla ricerca di un posto in cui dormire.
Il ragazzo la ignorò e percorse a piedi un breve tratto tortuoso infilandosi tra alcuni cespugli. Quel luogo era riparato in tutti e quattro i lati da alti canneti e fitti arbusti, all'interno non soffiava un alito di vento.
"Kaharan, sto parlando con te!", sbottò acida la principessa mentre lo vedeva guardarsi intorno con aria indagatrice. Stava cercando di valutare le buone qualità del posto appena trovato.
"Perché non ci diamo una mossa?", replicò ancora più irritata.
Lui continuò a non rispondere. "Questo posto è perfetto per passarvi la notte, Roxane, puoi portare i cavalli qui vicino?".
"No che non lo faccio!", fece lei tentando almeno così di catturare il suo sguardo.
"Vuol dire che lo farò io...", concluse lui tranquillo mentre si apprestava a uscire dal nuovo rifugio.
"Vieni qui... ", lo tirò per un braccio Roxane. I suoi occhi verdi finalmente si puntarono su quelli di lei.
"Perché mi fai questo? Non sai che così mi causi dolore?", intervenne lui con aria sofferta.
"E perché tu fai di tutto per rallentare la marcia? Ti prego, parliamone...".
Kaharan che fino a quel momento aveva voluto evitare nuovamente quell'argomento, si ritrovò a sedersi per terra e a trascinarsela giù con una mano invitandola a imitarlo.
"Allora?", lo incalzò lei.
"Io, ho come uno strano presentimento Roxane, non sono più tanto sicuro".
"Che tipo di presentimento?".
"Ho paura per te. Sai bene che non so neanch'io cosa aspettarmi da quel posto... e l'idea di darti in sacrificio a non so cosa, mi raccapriccia!".
Roxane si ammutolì per un istante.
"Se non ho paura io, perché dovresti averla tu?".
La risposta fu quasi immediata."Perché ti amo...".
La principessa si accarezzò i capelli ormai sciolti da un pezzo, e se li rigettò dietro le spalle. "Anche io... tanto...", riuscì a dire prendendo una mano di lui tra le sue.
Kaharan si alzò all'istante, senza concludere il discorso, sentirsi dire di continuare quel viaggio lo rendeva di cattivo umore. Ormai erano veramente quasi arrivati. Si trovavano ai piedi della montagna che dovevano scalare e da allora anche la strada si sarebbe fatta più ripida e tortuosa. Quando finalmente sarebbero giunti presso la cima, lì lui avrebbe avuto tutte le risposte che cercava. Ma in cambio di che cosa? Di Roxane?
Con quei pensieri si allontanò da quel luogo riparato per andare a riprendere i cavalli e portarli vicino a loro. Concluso anche questo compito si fece aiutare da Roxane a preparare un piccolo fuoco. Di rametti secchi attorno a loro ce n'erano abbastanza e il cibo l'aveva procacciato il principe quel giorno stesso.
Roxane cosse sul fuoco la carne che era rimasta quella mattina e insieme mangiarono nell'assoluto silenzio, poi senza aggiungere altro distesero per terra i sacchi a pelo e si coricarono uno di fianco all'altra. La principessa non lo abbracciò né lo strinse a sé, aveva paura di farlo soffrire. Fu lui, poco dopo, nel semibuio illuminato da una luna quasi piena, a farsi vicino a lei e a circondarla con le braccia per stringerla al suo petto.
"Kaharan, grazie...".
"E di che?", sussurrò lui, "Di averti rovinato la vita?".
"No...", continuò la principessa appoggiando la testa al suo petto, "grazie di esistere".
L'indomani mattina ripresero la marcia molto tardi. La discussione non era servita ad accelerare i tempi, ma nemmeno Roxane aveva più ripreso l'argomento.
Come avevano previsto, presto si ritrovarono a scalare un lieve pendio che divenne sempre più ripido a mano a mano che proseguivano.
I cavalli cominciarono ad affaticarsi presto e le bestie feroci da cui dovevano difendersi sembravano essersi moltiplicate di numero, così come gli alberi che creavano una fitta copertura con i loro grovigli di rami sopra le teste dei due viaggiatori.
Le soste ormai erano quasi obbligatorie. L'unica cosa che non mancava era l'acqua. Parecchie sorgenti si originavano da quel monte.
Trascorsero un altro po' di giorni gongolando per quelle vie tortuose e giunsero a destinazione soltanto al pomeriggio del settimo giorno, inconsapevoli di quello che di lì a poco sarebbe accaduto, mentre a Nox la battaglia infuriava e Ghernò in persona ne aveva preso parte come un vero re.
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