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- 77 - Ritorno di un amico


L'oasi di Ninfea era il posto più bello che fino a quel momento Kaharan e Roxane avessero visitato durante il loro viaggio. Nemmeno la radura delle quattro ninfe era apparsa così bella e ricca di colore. La fauna che la popolava sembrava regalare altra vita a quel posto già di per sé così magico.

La principessa aveva appena finito di riempirsi la pancia. Lei e Kaharan si erano ingozzati di una squisitissima carne arrosto e si erano distesi sull'erba verde e fresca a schiacciare un pisolino in pieno pomeriggio.

Roxane sentiva la carezza dei raggi del sole che illuminavano il suo viso caldi e rilassanti. Si girò su un fianco e si strinse forte al principe. "Uhm...", mugolò, "starei così per sempre".

Con gesto affettuoso lui la circondò con un abbraccio e Roxane fu pervasa da una sensazione di pacatezza. Le sue braccia forti la facevano sentire al sicuro.

Valeva la pena continuare quel viaggio? Si chiese mentre teneva le palpebre chiuse inalando il profumo del principe e sentiva il respiro di lui accarezzarle la fronte.

Sì, ne valeva la pena...

Quando la principessa si addormentò, Kaharan rimase immobile a guardarla. Il suo respiro era regolare, e il principe poteva addirittura sentirne i lontani battiti del suo cuore mentre lei riposava fragile e indifesa tra le sue braccia.

Nella radura era calato il silenzio, come se anch'essa si fosse addormentata allo stesso modo di Roxane.

Il principe non si accorse di sprofondare nel sonno, nè capì se dormirono pochi minuti o un'intera giornata ma quando si svegliò era ancora giorno.

Roxane era ancora distesa sull'erba, si era sciolta dal suo abbraccio e ora teneva le braccia aperte sul terreno, spalancate come se stesse per spiccare il volo. La testa era voltata dall'altra parte, in posizione innaturale e le gambe componevano un leggero angolo retto.

A fatica Kaharan si rimise in piedi, la schiena gli doleva per la posizione scomoda nella quale aveva dormito. Guardò la posizione del sole, splendeva verso est e a giudicare dalla luce soffusa doveva essere mattina presto.

Poco dopo la principessa si risvegliò, riportata al presente dal calpestio ovattato sull'erba. Aprì gli occhi e li richiuse quasi subito. La luce le faceva dolere gli occhi.

Si rigirò sul fianco toccando il posto dove avrebbe dovuto esserci Kaharan ma si accorse con sgomento che lui non c'era.

Colta dalla paura che fosse stato solo un sogno si alzò a sedere. "Kaharan!", chiamò spaesata. Con grande sollievo se lo ritrovò alle spalle.

"Ben svegliata", la accolse lui con una carezza.

La principessa parve tranquillizzarsi. "Mi era venuto un colpo!", si lamentò facendogli segno di sederle accanto. Lui eseguì e accovacciatosi al suo fianco se la strinse al petto.

"Che credevi? Che ti avessi lasciata da sola?".

"Per un momento ho temuto che fosse stato solo un sogno".

Kaharan fece un sorriso mesto e colmo di tristezza. Ci fu un attimo di silenzio rotto soltanto dal fruscio di foglie delle fronde degli alberi, dal gorgoglio dell'acqua e dal rombo della cascata. All'improvviso ai soliti suoni se ne aggiunse uno nuovo: un galoppo concitato seguito subito dopo da un nitrito prolungato.

Roxane si volse subito a guardare Freya, ma non era stata lei a nitrire. Avrebbe riconosciuto nitrito della sua giumenta tra quello di mille cavalli. Freya era perfettamente immobile e aveva teso le orecchie anche lei nel tentativo di cogliere il suono di quel galoppo scadenzato.

La principessa continuò a guardare sospettosa la sua giumenta che le ricambiò l'occhiata e poi con uno sbuffo partì alla volta della direzione da cui era provenuto il richiamo.

"No Freya...!", la chiamò la ragazza cercando di riprenderla. Kaharan la trattenne.

"Ma che fai? Se scappa anche Freya saremo senza un mezzo di trasporto! Fammi andare... devo riprenderla", tentò di svincolarsi dall'abbraccio ferreo di Kaharan.

"Non ce n'è alcun bisogno", la tranquillizzò lui, "È tutto sotto controllo".

"Sotto controllo un corno!", sbottò la principessa riuscendo finalmente a liberarsi dalla sua dolce stretta. Troppo tardi. Freya era già sparita fra la folta vegetazione.

"Grandioso Kaharan, è scappata! E ora come pensi di proseguire il viaggio, principe dei miei stivali? A piedi? Ci rimane un solo cavallo, ah beh, è ovviamente lo userò io... così forse imparerai a essere più responsabile la prossima volta!".

Kaharan sghignazzò. "Sei proprio patetica quando ti arrabbi... semplicemente adorabile!".

"Non è il momento di gettarla sullo scherzo!", lo ammonì furente la principessa, "Come hai potuto permettere che la mia cavalla, la mia cavalla s...", la frase le morì in gola quando dal luogo in cui aveva visto sparire Freya era spuntato un mastodontico cavallo nero. Al suo seguito vide la sua cavalla trottare come un puledra.

"F...Febo...", boccheggiò la principessa mortificata, poi assunse l'aria indignata di poco prima e scrutò freddamente Kaharan. "L'avevi capito!".

Kaharan sorrise indicando con lo sguardo i due cavalli adulti giocare come fossero due cuccioli. "È ora che faccia sentire la mia autorità di padrone...", le sussurrò con un mezzo sorriso ad un orecchio. Due secondi dopo l'aveva già lasciata e si stava dirigendo a passo fermo verso il suo unicorno.

Alla vista di Kaharan Freya indietreggiò. Febo invece nitrì gioiosamente e impennò con slancio. Quando ricadde nuovamente sopra le zampe anteriori iniziò a trottare elegantemente sul posto, le narici dilatate mentre la lunga criniera corvina era scossa dal vento e dai suoi stessi movimenti festosi.

"Dov'eri finito?". La domanda di Kaharan assunse un che di ordine. Il tono era duro e severo mentre il ragazzo restava immobile a fissare il suo destriero.

Roxane intuì che era un modo per fare capire all'unicorno quanto fosse indignato per la sua lunga assenza. Quello lo ignorò e con un colpo di muso lo fece quasi barcollare, ma Kaharan rimase fermo, con l'espressione accigliata di un padrone intransigente.

L'animale allora mise su un'espressione mite e rimase immobile. Le orecchie rivolte all'indietro in gesto di pentimento.

"Kaharan, non essere così severo con lui", intervenne la principessa avvicinandosi.

In quel momento si accorse di una fasciatura di fogliame scuro nella zampa posteriore destra dell'animale. "E quello cos'è?", chiese la principessa dubbiosa.

Kaharan cambiò espressione e avvicinandosi all'unicorno si inginocchiò vicino alla zampa per scrutarla con attenzione. Con delle foglie d'alloro, sopra lo zoccolo di Febo era stata realizzata un'accuratissima fasciatura.

"Che hai combinato?", chiese Kaharan sfiorando con la mano la solidissima medicazione.

"Deve essersi fatto male, non c'è altra spiegazione...", intervenne la principessa, "e a giudicare da quello che vedo, se è ritornato dobbiamo ringraziare un'amica". Si chinò anche lei ad accarezzare la zampa fasciata ringraziando mentalmente Firya. Quella fasciatura era di certo opera della ninfa.

"Zoppica?", chiese la principessa.

Kaharan si rimise in piedi e si allontanò di alcuni passi. Quando fischiò Febo lo raggiunse zoppicando lievemente.

"La ferita è quasi guarita, ma al momento non lo cavalcherò. Lui porterà il carico dell'altro cavallo".

"Dunque... si riparte?", mormorò con un sospiro.

"Sì, si riparte. Ormai siamo vicini alla meta... ma ricorda che siamo ancora in tempo per tornare indietro", concluse lui con dolcezza.

"No, voglio andare avanti", asserì la principessa chiamando la propria cavalla con un fischio. "Piuttosto, credo che sia il caso di ripartire adesso. Ci siamo riposati abbastanza".

Kaharan si voltò a guardarla per un attimo con espressione combattuta. Si chiese se lasciare che decidesse lei fosse una decisione degna di un re ma lasciando perdere qui pensieri annuì come un automa e in silenzio bardò coi finimenti il cavallo sauro. Tutti i loro averi furno riposti sul dorso di Febo in un batter d'occhio.

Roxane tornò a indossare il vestito di sempre e prima di andare si offrì per fare un rifornimento d'acqua. Corse un'ultima volta a bagnare le mani nel limpido lago della cascata ripensando alla magnifica giornata che avevano trascorso in quel luogo magico.

In quel momento lo stesso coniglietto bianco del giorno prima le zampettò vicino. La principessa sorrise alla sua vista, lo prese per le orecchie e poggiandoselo in grembo lo accarezzò con aria triste.

E così vai via... sembrava dirgli quella creatura con aria malinconica mentre il nasino tremolante strusciava contro il suo palmo.

"Roxane...".

La principessa udì la voce del principe che la chiamava. Ripose il coniglio per terra, poi tornò dalla sua cavalla e vi si arrampicò sul dorso. Kaharan era già in groppa al cavallo sauro e Febo raspava infastidito per il compito che gli era stato affidato.

La principessa notò che il coniglio la stava ancora osservando. Era rimasto immobile come una statua, seduto sulle quattro zampe e con le orecchie simpaticamente rizzate. Roxane gli rivolse un ultimo sorriso prima di tornare a seguire il principe. E proprio quando Kaharan aveva ormai varcato la soglia d'uscita per inoltrarsi nell'intricata foresta, Roxane lanciò un'ultima occhiata a quella fantastica oasi.

Il coniglio bianco era sparito e ora sulla sponda del lago non c'era più nessuno. Lo svolazzare degli uccellini si era fermato. Sembrava che tutti gli abitanti di quel luogo volessero dirle addio con quello spettrale silenzio.

Forse un giorno avrebbe sognato di ritornarvi, e quel coniglietto, era sicura, sarebbe stato là ad aspettarla.

Ma quel pensiero le mostrò la cruda realtà così come sarebbe stata, perché nel suo inconscio Roxane era consapevole che in quel luogo non sarebbe mai più tornata, o che, se anche avesse voluto, non avrebbe più ritrovato la strada per arrivarci.

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