- 68 - I volontari
Dopo l'improvvisa visita di Gedian, Velkam non era riuscito più a prendere sonno. L'espressione sconvolta di Morrigu e quella di suo fratello erano state un chiaro messaggio che esprimeva quanto quel ragazzo, Kornelius, fosse importante per tutta la Tana del lupo.
Insonne il re si alzò e si avvicinò alla scrivania dove era solito riflettere sui piani d'azione. La guerra ormai era imminente e le strategie erano state quasi portate a termine. Il suo esercito disponeva di ingenti forze militari. Ma non poteva sapere con esattezza quanto fosse grande quello di Nox. Erano alla pari oppure lui sarebbe stato in netto vantaggio?
Chiedere rinforzi all'ultimo momento non sarebbe servito a niente. Prima che la notizia pervenisse a Eric l'esercito avrebbe potuto essere già decimato.
Inutile trastullarsi in quei pensieri. La verità era una sola. Non sapeva di quanta forza distruttiva potesse disporre l'esercito nemico e questo lo inquietava parecchio.
Velkam si sedette sulla poltrona. Guardò nei letti accanto al suo dove Dalhom e Lianus dormivano indisturbati. Vide Dalhom lamentarsi nel sonno e rigirarsi a pancia in giù. "Sei meravigliosa...", biascicò il ragazzo con un sorriso.
Il re sghignazzò. Poteva benissimo immaginare cosa stesse sognando un ragazzo della sua età perdutamente innamorato. Perché si era innamorato, e i segni erano chiari. Di chi, però, restava ancora un mistero .
Scosse la testa riportando i pensieri al presente. Avevano un ostaggio da salvare e zero possibilità su dieci di riuscirci. Decise che forse era meglio studiare qualche piano per agire. Da un cassetto trasse un foglio di pergamena pulita e, imbevuta la piuma in un calamaio, iniziò a scrivere con grafia elegante.
La prima possibilità sarebbe...
Beh, magari avrebbe potuto porre una trattativa a Ghernò.
Forse avrebbe acconsentito a liberare il prigioniero. Di solito chi è a un passo dal potere regio ma non può arrivarci è vulnerabile e facile da ammaliare. Una grossa somma di denaro o semplicemente un patto tra gentiluomini...
No! Tuonò la sua coscienza. Non poteva uscire allo scoperto. I soldati di Nox non sospettavano ancora della sua presenza e non poteva rovinare tutto così. Ghernò avrebbe potuto mandare degli uomini in avanscoperta e avrebbe potuto equipaggiarsi per fronteggiare un esercito della loro portata. Pessima idea!
Sarebbe stato il caso di anticipare la guerra? Forse avrebbe potuto direttamente attaccare il giorno dell'esecuzione. La sua coscienza tornò a prendere voce. Assolutamente no! Sarebbe stato da matti. Per non parlare di tutte le vite perdute per il salvataggio di uno solo!
E allora che fare?
Dall'altra parte della stanza Dalhom piegò le ginocchia sotto la pancia raggomitolandosi in posizione fetale. Abbracciò il cuscino su cui quel pomeriggio una sbadata servetta aveva fatto cascare degli aromi profumati e inalò quel profumo respirando sonoramente. "Profumi di buono...", mugugnò nel sonno. Velkam trattenne a stento una sonora risata e scosse il capo divertito.
"Vengo con te...", continuò Dalhom con tono furbo.
Il re fu preso dalla curiosità di sapere quali fossero le immagini a cui il suo consigliere stava assistendo nella sua mente. Forse non era il caso di indagare oltre o magari sarebbe dovuto ricorrere a delle punizioni. Non gli andava proprio di fare la parte del cattivo in quel momento. Del resto una passione amorosa quando nasce è difficile che si estingua. E di questo lui ne sapeva qualcosa.
Le cose però possono cambiare, tornò a dire la voce della sua coscienza.
Cambiano gli ideali... cambia chi ce li ha... cambia la gente... e lui quando aveva visto in faccia la prepotenza di chi detiene il potere era cambiato.
Euridice non era più nei suoi interessi da tempo.
Ci mancava che si mettesse a pensare a lei!
Velkam tentò di sviare quel pensiero. Non era il momento. Euridice era il suo passato.
Si alzò con cautela evitando di fare rumore e in quel momento Dalhom parlò di nuovo. "Vengo con te ti ho detto!".
Velkam si voltò, quasi pensasse che stesse parlando con lui. Ma il consigliere stava ronfando beato. Chissà dov'è che voleva andare, si chiese Velkam.
Ad un tratto quelle parole gli fecero venire un'idea.
Bastavano poche persone. Abili guerrieri in anonimato. Avrebbero liberato il prigioniero nel modo più discreto possibile. Senza fare scalpore né insospettire le guardie. Bisognava solo pensare come.
Si rivestì in tutta fretta dopodiché con uno scossone buttò Dalhom giù dal letto. "Sveglia pigrone!".
Il ragazzo aprì gli occhi sorpreso. "Sire, che succede?".
"Voglio che mi convochi tutti i generali per l'alba!".
"Ma io...".
"Mi dispiace d'aver interrotto il tuo sogno. Lei com'era? Bella?".
Dalhom si dipinse un'espressione colpevole sulla faccia. Tuttavia Velkam non poté rendersene conto dato il buio pesto della stanza.
"Ehm... co... cosa?".
Velkam sghignazzò: "Lascia perdere, è meglio! Ora vestiti e raggiungimi all'ingresso".
Dalhom annuì esageratamente. "Agli ordini!".
Il re lo guardò correre a infilarsi le brache e sogghignando tra sé uscì dalla stanza.
L'attesa riunione era arrivata. Per svolgerla era stato utilizzato l'ampio salone d'entrata della Tana. Velkam sedeva in cima alla grande tavola, sistemata lì apposta per quella riunione, e contemplava i numerosi posti che man mano si andavano riempiendo. Lianus sbuffava a vista d'occhio, evidentemente aveva notato l'assenza di Cassandra e rimuginava su quello che le avrebbe rimproverato in seguito. Sarebbe stato un ottimo pretesto per prendersela con lei e magari umiliarla davanti al re in persona, se solo fosse arrivata un minuto dopo che la riunione fosse iniziata.
Alla sua destra Dalhom guardava il posto di Cassandra con una certa ansia. Sembrava preoccuparsi di un altro suo ritardo.
"Come mai il generale Cassandra non è ancora arrivato?", chiese Velkam spazientito. Ormai tutti i generali avevano preso il loro posto e l'unico libero rimasto aspettava di essere occupato proprio dalla giovane.
"Non so che dire maestà, sono andato personalmente a chiamarla".
Velkam lo scrutò con sguardo indagatore. "Sai bene che non possiamo permetterci di perdere tempo. Sei sicuro di averla chiamata?".
"Sicuro maestà".
Velkam sospirò: "Sono costretto ad iniziare la riunione senza di lei. Abbiamo molto da discutere e non possiamo soffermarci ad attenderla".
Dalhom si mosse sulla sedia preoccupato ma incapace di dire altro in sua difesa.
Ad un tratto la sala piombò nel silenzio. Il re aveva sollevato la mano e perfino gli anziani saggi avevano smesso di bisbigliare.
"Amici...", iniziò il ragazzo deciso, "siamo qui riuniti per decidere su come intervenire nel salvataggio di un giovane ostaggio. I saggi della Tana mi garantiscono che Kornelius è un valido elemento e che sarebbe un vero peccato se i nostri nemici riuscissero a togliercelo. Naturalmente aggiungo che ieri sera mi è pervenuta notizia secondo la quale l'esecuzione avverrà questo pomeriggio.
Ieri ho iniziato a delineare alcuni piani di salvataggio ma voglio sapere da voi, assemblea, quale pensate sia il migliore...".
Il re spiegò ogni piano minuziosamente proponendoli a tutta l'assemblea e tenendo conto soprattutto dell'opinione dei saggi e dei suoi consiglieri. A Morrigu era stato permesso di partecipare alla riunione e se ne era rimasta accucciata in un angolino ad ascoltare speranzosa, senza dire una parola.
Finalmente il re arrivò all'ultimo piano. Spiegò che in quel caso sarebbero stati richiesti dei volontari per la missione. Quando finì di parlare in assemblea piombò un silenzio di tomba.
All'improvviso quel silenzio fu rotto da un furioso galoppare. Cassandra fece ingresso all'interno della caverna insieme alla sua cavalcatura e lasciò tutti di stucco. Solo Dalhom si illuminò di un sorriso che svanì poco dopo aver visto l'espressione feroce del re.
Il generale si fermò a guardare fisso il re ma intimorita dal suo sguardo spietato abbassò gli occhi perdendo l'iniziale sorriso.
"Generale! Siete pregata di lasciare fuori il vostro cavallo", inveì Broke scocciato.
Lianus ovviamente ne approfittò per dire la sua: "È un disonore per tutto l'esercito maestà, l'avevo detto che avrebbe portato solo grattacapi".
"Zitto Lianus, qui dentro quello che decide sono io", lo liquidò Velkam con un'occhiataccia.
Cassandra raggiunse il re e si prostrò ai suoi piedi. "Maestà perdonatemi vi prego. Perdonatemi, vi imploro. Farò tutto quello che mi chiederete di fare, ma per favore, non rimandatemi a casa!".
Morrigu aveva sollevato la testa incuriosita per osservare la scena.
Velkam aprì la bocca per parlare ma qualcuno lo precedette.
"Non puoi... ehm, non potete mandarla via, Sire!". Morrigu si era alzata e aveva puntato i suoi occhi supplichevoli su Velkam.
Il ragazzo parve sorpreso.
"Datele un'altra possibilità, sono sicura che saprà farsi perdonare".
"Ancora tu!", sbottò Broke puntando uno sguardo accusatore su lei. "Nessuno ti ha dato il permesso di parlare qui dentro. Sei stata ammessa in via del tutto eccezionale, non farmene pentire!".
Morrigu lanciò a Broke uno sguardo di sfida.
Velkam zittì anche Broke con una mano e tornò a rivolgersi alla ragazza ai suoi piedi. "Generale Cassandra. La puntualità non è il vostro forte, noto...", fece una pausa con occhi accusatori e proseguì, "un altro ritardo e sarò costretto a prendere dei seri provvedimenti disciplinari che potrebbero equivalere alla vostra sostituzione o, in poche parole, a rispedirvi a Nublia!".
Cassandra annuì grata. Tutto sommato Velkam era davvero un principe buono!
"Non ve ne pentirete maestà, ve lo prometto! Ho capito che state cercando un volontario per una missione. Andrò io! Sono capace in questo!".
Velkam la guardò scettico. "Voi?".
La ragazza annuì.
"E va bene. Il primo volontario è stato scelto, qualcosa in contrario?".
Lianus prese la parola: "Troppo rischioso maestà, è chiaro e lampante che combinerebbe solo pasticci!", sbottò ad alta voce.
"Altro?", fece il re noncurante.
Nessuno osò contraddire la decisione del re.
"Mi servono altri due volontari...", continuò lui. "Chi si offre?".
"Vado io!", di nuovo la vocina decisa sovrastò il mormorio di tutti. Morrigu si era alzata dal suo angolino e si era fatta avanti.
"Loro due? Stiamo condannando noi Kornelius a morte certa, a questo punto!", sbottò Broke. "Maestà, perdonate, ma è inammissibile!".
Il re vide Morrigu piegare la testa a quelle parole. "E sia!", disse tranquillo. Si rivolse a lei con fierezza, "Morrigu, com'è evidente il mio è un atto di fiducia verso di te. Non mi deludere!".
Broke alzò il capo spaesato. "Ma... ma... no Sire! E semplicemente una pazzia".
"Via... via Broke! Morrigu è una ragazza che sa il fatto suo".
Lianus parlò contrariato: "È un grosso errore Sire!".
Velkam lo ignorò. "Qualcun altro?".
"Vado io!", Dalhom si rivolse a lui sottovoce, "Le terrò d'occhio come si deve".
Il re alzò le sopracciglia. "Tu? Le terrai d'occhio come si deve?".
"Maestà, abbiate almeno un po' di fiducia nelle mie capacità!".
Il re sospirò, chissà perché ma in cuor suo aveva l'impressione di star facendo sul serio una cosa sbagliata. Mandare una ritardataria, un giovanotto innamorato e una ragazza tormentata da pene d'amore non era il massimo di quella che poteva dirsi una compagnia efficiente. C'era almeno bisogno di qualcuno che sorvegliasse Morrigu.
"Mylian, tu che conosci Morrigu e mi sembri l'unico ad avere un minor numero di difetti... sei nominato come supervisore dell'azione".
Mylian alzò la testa senza comprendere bene quello che l'ironia del destino gli avesse giocato. Non si sarebbe mai aspettato di essere chiamato per il salvataggio del ragazzo che si era impadronito del cuore di Morrigu. Il suo insopportabile rivale in amore!
Dal canto suo Dalhom si sentì ferito nell'orgoglio. Era o non era il consigliere del re? Gli toccava sottomettersi a un comune ragazzo della Tana? Si limitò ad annuire senza controbattere. Aveva combinato abbastanza pasticci fino a quel momento.
"Molto bene. Ah, ora che ci penso un'ultima cosa. E questa volta mi rivolgo a voi tre", il re indicò i due ragazzi e Morrigu. "Qualunque cosa... e dico qualunque cosa... combini Cassandra, tanto da farvi ritardare. Non lasciatevi assolutamente distrarre dalla missione. Se dovesse capitare... la lascerete indietro".
Gli altri generali sghignazzarono a quelle parole per cui Cassandra parve offesa.
"Non è un consiglio, è un ordine!", continuò Velkam, "Intesi? Sarà capace di tornare indietro e non ci sarà bisogno di preoccuparsi, ma non voglio assolutamente che si rovini tutto a causa sua!".
Guardò un'ultima volta i suoi quattro volontari e poi si rivolse al resto dei presenti. "L'assemblea è sciolta. Siete liberi di andare".
All'istante la stanza iniziò a svuotarsi e Velkam si avvicinò ai quattro ragazzi. "Fate preparare i vostri cavalli e venite dall'altra parte con me. Vi darò qualche altra istruzione riguardo alla vostra missione!".
Morrigu annuì decisa: "Maestà, farò di tutto per non deludervi!".
"Anch'io!", replicò Cassandra un po' demoralizzata dalla cattiva fama che in poco tempo si era diffusa tra i soldati dell'esercito.
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