- 67 - Rendersi conto che...
Libera... Kaharan l'aveva lasciata libera. Poteva andare via, non era più sua prigioniera. Non gli serviva più, o forse... non voleva più usarla.
La principessa Roxane era rimasta in piedi sconcertata da quell' inaspettata reazione e le risuonarono in mente le ultime parole di lui.
"Arriverai a Nox, lì sarai libera di ritrovare il passaggio e andartene... Dimenticami...".
Dimenticami...
Aveva veramente detto così? Di dimenticarlo? Un altro singhiozzo la scosse mentre stava accovacciata vicino al fuoco tutta sola.
Kaharan se n'era andato già da più di un'ora e lei non aveva ancora preso in considerazione alcuna decisione. Sarebbe rimasta o sarebbe corsa via? Era facile per lui dire dimenticami così, su due piedi.
Chi era stato a intrufolarsi a forza nella sua vita? Lui.
Chi se l'era trascinata dietro per circa un mese? Lui.
Chi, adesso, l'aveva lasciata da sola nel bel mezzo della foresta con la pretesa che lei avesse dovuto dimenticarlo... proprio ora, ora che si era resa conto di essersene innamorata? Sempre lui.
La ragazza scostò con un piede la ciotola piena di frutti di bosco e ne fece cascare per terra tutto il contenuto. Era adirata con tutto il mondo. Ce l'aveva con Kaharan che, seppur suo nemico, aveva trovato il modo di fare breccia nel suo cuore.
La libertà a cui tanto aveva ambito non aveva più lo stesso sapore che pensava avesse avuto. Adesso aveva tremendamente voglia di non essere sola, di averlo accanto, anche se questo avesse significato rischiare. Ma lui non c'era, e l'aveva detto con cipiglio talmente serio che non poteva nemmeno illudersi che fosse una burla.
Si alzò da terra. Non poteva certo rimanere lì a piangersi addosso! Ma che altro avrebbe potuto fare? Chiamare le ninfe? E cosa avrebbe raccontato loro di Firya? Avrebbe provato a cercare Kaharan?
Non sarebbe sopravvissuta un giorno sola nella foresta e senza la barriera protettiva di Tanedya.
Indugiò davanti al fuoco senza saper bene che cosa fare. Poi si ricordò di Freya. Non la degnava di attenzioni da tanto. La cavalla era libera di scorrazzare nella stalla e nello spazio antistante ad essa e si procurava da mangiare da sola, così come da bere. Usava sempre dissetarsi al laghetto di Cokyra, e Roxane si occupava solo di ripulire la parte interna del rifugio perché fosse comunque pulito e accogliente.
Quando giunse alla stalla trovò Freya distesa per terra, vicino l'entrata, a prendere l'ultimo sole rimasto prima che la giornata volgesse al crepuscolo.
"Ciao, amica mia", le sussurrò Roxane sedendole accanto. La cavalla voltò l'immenso testone e le annusò i capelli con aria indagatrice. La principessa allargò le braccia e le gettò al robusto collo della giumenta scoppiando in lacrime.
Più cercava di non pensarci più veniva assalita dal panico. Come poteva intraprendere quel viaggio da sola, senza nemmeno una mappa?
Ad un tratto la mente le si illuminò, si era appena ricordata della mappa che Kaharan aveva consultato spesso all'inizio del loro viaggio. Corse a cercare tra i sacchi con i loro effetti personali. Il principe aveva lasciato tutto, non si era portato dietro nemmeno i vestiti, quindi la mappa doveva essere lì da qualche parte.
Iniziò ad aprire i sacchi uno per uno e a rovistarvi dentro. E infatti la trovò, proprio nella sacca degli effetti personali del principe Nero intravide una pergamena sgualcita e la srotolò con delicatezza tentando di decifrarla.
Quella mappa non aiutava per niente! Vi era rappresentata la foresta, quello era certo, ma in maniera del tutto approssimativa. Quello che notò quasi subito fu l'immagine che l'aveva colpita quando era riuscita a sbirciare dalle spalle di Kaharan. Al centro della foresta c'era il disegno di quella che era, ora che la vedeva più chiaramente, una montagna, accanto alla quale era disegnato un drago. Lo stesso drago che il principe portava sul petto.
Richiuse la pergamena. Con quel pezzo di carta logoro non sarebbe arrivata da nessuna parte. Decise che l'unica cosa da fare, l'unica ma la più sensata, sarebbe stata quella di rimanere al rifugio. Non le mancava niente, le ninfe le avevano dato di tutto perché potesse sopravvivere. E a mali estremi sarebbe rimasta a vivere là fino alla prossima visita di Firya o anche fin quando suo padre non l'avesse ritrovata.
Kaharan vagò senza meta per lungo tempo. A piedi si procedeva più lentamente che a cavallo, ma Febo non c'era, e di certo si sarebbero ritrovati per strada. Il suo unicorno era infallibile nel ritrovare le tracce del proprio padrone.
A sera decise di accamparsi sotto un grande salice. Non aveva portato nulla con sé, così si distese sulla dura terra e raccolse quanta più aria poteva nei suoi polmoni. Era sfinito. Non tanto per la lunga camminata, ma perché quello che aveva fatto era stato un gesto troppo avventato, forse.
Allungò una mano e si chiuse nel pugno quanta più terra poté, lasciandola poi fluire lentamente dalla stretta e osservandola volare via sospinta dal vento. Lo sguardo nostalgico di chi aveva patito troppe sofferenze per viverne ancora. Si domandò per quale motivo dovesse essere proprio lui a sopportare quel dolore. Per quale motivo la vita gli avesse riservato quel triste destino.
Roxane l'aveva indebolito, c'era riuscita con l'essere solo se stessa, e di questo le era grato, ma adesso... adesso che era andato così vicino alla sua autodistruzione avrebbe dovuto fare qualcosa.
In quei giorni qualcosa di più che semplice simpatia verso Roxane era accresciuto nel suo cuore, e quel pensiero lo fece rabbrividire.
Non aveva desiderato mai una ragazza come gli era successo quel pomeriggio con Roxane. Nemmeno con Leda, il primo e unico amore per il quale aveva sofferto tutta la vita.
Con rabbia piantò il pugno per terra e urlò, aveva sbagliato tutto. Aveva sbagliato tutto fin dall'inizio. Non avrebbe dovuto mai e poi mai lasciarla avvicinare così tanto. Non le avrebbe mai dovuto dare certe confidenze. Non avrebbe dovuto e basta! Lui non era un essere fatto per amare. Era un mostro, innamorato forse, ma pur sempre un mostro!
Era proprio come gli unicorni neri. Riuscivano ad attirare le prede con la loro semplice bellezza solo per sbranarle e farle a pezzi.
L'unica differenza tra Febo e lui stava nel fatto che Febo aveva diritto ad una compagna se solo avesse voluto averne una. E adesso aveva scelto la sua strada.
Qualcosa volò tra le fronde del salice sotto cui era disteso facendolo sussultare. Probabilmente un gufo notturno o qualche fata dispettosa. La foresta ne pullulava. Tese l'orecchio a cogliere tutti i suoi suoni. E tra questi sentì nitriti di unicorni. Chissà se uno di loro era proprio Febo...
"Che cosa ho fatto?".
Le parole di Roxane gli tornarono alla memoria come un coltello affilato.
Sentì la sua voce riaffiorargli spontaneamente in gola. "Tu non hai fatto niente Roxane, tu non hai fatto proprio niente...".
Si stropicciò gli occhi con forza, voleva svuotare la mente, non pensare più a nulla, essere fuori da tutto quel groviglio che lui stesso aveva creato. Ma più riaffiorava alla mente il pensiero di Roxane, sola e abbandonata nella foresta, e più quel dolore alle viscere lo inquietava.
Più pensava alla grande stupidaggine che aveva fatto lasciandola al suo destino, più il dolore al petto dal quale si era sempre fatto guidare lo dissuadeva a tornare. E solo in quel momento si rese conto di essere ancora inconsciamente schiavo di Ginevra. In quel modo, con la cattiveria di tutti i suoi anni e la paura che stava provando in quel momento, si stava offrendo a lei su un piatto d'argento. E fu per questo che si alzò deciso a non dargliela vinta, se si fosse affrettato avrebbe raggiunto Roxane prima della sua partenza. Doveva a lei molte spiegazioni.
Roxane non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte. Stare sola in quel luogo sperduto la inquietava.
Era notte fonda... notte? Forse quasi mattino quando un rumore svegliò di colpo la principessa facendole emettere un grido di spavento. Aveva imparato a restare in dormiveglia, sensibile a qualunque minimo rumore.
Un lievissimo scricchiolio la fece sussultare e spalancò gli occhi per cercare di vedere meglio nell'oscurità.
"Chi è là?", squittì atterrita.
Non ci fu alcuna risposta. La principessa allora si alzò dal pagliericcio e si avventurò all'esterno passando prima dall'ingresso principale dove scoppiettava il fuoco di Metlydi. "Chi è là?", ripeté con voce adesso più ferma e sicura.
Sentì un altro rumore provenire dalla stalla, poi uno sbruffo di Freya. La principessa si diede della stupida. Come avrebbe potuto illudersi che era lui? Si era forse dimenticata che oltre a lei in quel posto viveva un altro essere vivente?
La ragazza scosse la testa demoralizzata. Era inutile tentare ancora di prendere sonno. Si mosse fino al laghetto e si sciacquò la faccia con l'acqua gelida. Ad un tratto si sentì più sveglia. Si asciugò il viso con una manica e ritornò nell'ingresso per sedersi davanti al fuoco.
Fu proprio in quel momento che percepì un altro suono. Del tutto diverso da quello di prima. Era un rumore di passi.
La principessa rise. Possibile che avesse le allucinazioni?
Il suono non si estinse, anzi cominciò a farsi sempre più vicino fin quando non sentì una presenza fermarsi sull'entrata. Alzò lo sguardo e quando lo vide si chiese se fosse diventata pazza. Forse la magia le aveva dato alla testa. Ma quell'immagine le rivolse la parola: "Sono io, Roxane, non stai sognando".
Kaharan la osservava preoccupato dal ciglio della porta. Gli occhi colmi di emozione. Roxane ci mise un po' a capire, a realizzare che lui fosse veramente lì davanti a lei.
"Kaharan?".
Il ragazzo annuì piano.
Roxane non riuscì a trattenere il sorriso né la sua euforia. "No, non è vero, non...", con un urlo gli si gettò addosso facendolo precipitare rovinosamente a terra. Le braccia strette intorno al suo collo con forza. "Sei tornato!", disse piangendo di felicità.
Kaharan scostò il viso per puntare lo sguardo nei suoi occhi. "Mi sei mancata tanto", sussurrò. Con soave lentezza le asciugò una lacrima con la mano.
Roxane sentì quella tremenda morsa allo stomaco che la attanagliava ogni qual volta erano così vicini farsi più potente, ma non se ne curò. "Perché mi hai lasciata? Perché hai deciso di farmi una cosa del genere?". Piagnucolò disperata.
"Perché... mi sono reso conto di amarti Roxane".
"Non è vero!", rise lei tra le lacrime. "Io sto sognando".
"È la verità, anche se... sarebbe meglio che non lo fosse", gli rispose Kaharan serio. Si rigirò su sé stesso e la passò sotto di lui facendo attenzione a non schiacciarla sotto il suo peso.
Roxane pensò che visto dall'alto la sua espressione sembrava quella di un dio
"Come vedi non sono riuscito a stare lontano da te per più di mezza giornata", concluse lui. Fece per alzarsi ma lei lo trattenne forte con il suo abbraccio e in quel momento Roxane lo vide digrignare i denti dalla sofferenza, con il respiro mozzo per il dolore.
"Perché hai aspettato così tanto a dirmelo?", gli chiese tenendo salda la presa al suo collo.
Kaharan cercò di mettere un po' di distanza tra il suo viso e quello di lei. La tentazione era forte, era una situazione estremamente pericolosa, e Roxane non poteva rendersene conto. Sentì il fresco respiro di lei sulla faccia e rabbrividì.
"Roxane, non è così facile come sembra".
Roxane parve non ascoltarlo, lo zittì con un debole sibilo e poi aggiunse: "Ti amo Kaharan, tanto... e da molto tempo...".
Socchiuse le palpebre avvicinando le sue labbra nel naturale istinto di cercare quelle di lui e con estrema lentezza anche lui sentì l'autocontrollo sfuggirgli. Le si avvicinò piano, molto lentamente, come a pregustare il momento in cui si sarebbero finalmente baciati. Le sue labbra dischiuse sembravano essere aride. La desiderava ardentemente, ma più si avvicinava a lei più il dolore al petto aumentava. Era a una spanna dal suo naso quando un dolore lacerante e forte, come non aveva sentito dall'ultima volta che era stato così vicino a una ragazza, gli impose di reagire.
"No", sussultò.
All'ultimo secondo riuscì a mettere tra la sua bocca e quella di Roxane una mano.
La ragazza toccò con le labbra la mano di lui che la spinse via con forza e alla tenue luce del fuoco la principessa vide quella mano sulle sue labbra cambiare forma e colore. Dall'attaccatura delle unghie spuntarono cinque artigli spessi e affilati e presto la mano si ricoprì di una folta peluria marrone. Nello stesso istante gli occhi del principe cambiarono colore, non erano più color smeraldo ma iniettati di sangue, il suo sguardo era stralunato mentre gemeva piano e tutto il suo corpo veniva scosso da un tremito.
A Kaharan occorse tutta la sua forza di volontà per allontanare la mano dalle labbra della principessa. E quando si fu allontanato sufficientemente, l'arto tornò al suo aspetto normale.
Roxane impaurita rimase dov'era. Il petto le si alzava e le si abbassava irregolare a causa dello spavento che si era appena presa e da quel momento non ebbe più il coraggio di fare un passo.
"Co...cos'era... Kaharan, che cosa...?".
Kaharan continuava ad osservare la mano che aveva preso quella strana forma come assorto.
"Kaharan, esigo delle spiegazioni... che cosa... sei?". Roxane lo guardò da sotto in su con reverente timore.
Il ragazzo sollevò lo sguardo su di lei.
"Bene Roxane, hai visto tu stessa cosa si cela sotto il mio aspetto. Soddisfatta di essere venuta a conoscenza del mio segreto?".
Roxane rimase senza parole.
"Sono un mostro Roxane... un mostro! E mi rammarico di non avertelo detto prima".
Roxane vide gli occhi lucidi del principe puntarsi sui suoi con decisione.
"Ma... cosa... perché?".
"Hai appena detto che ti devo delle spiegazioni, te le darò, e ti chiarirò una volta per tutte perché devi toglierti dalla testa che ci possa essere qualcosa tra noi due!". Sbottò con una ferocia che mise paura alla principessa.
"Che cosa c'è? Ti sei pentita di avermi detto tutte quelle cose romantiche, forse? Hai paura di questo deplorevole mostro che hai davanti? Non preoccuparti Roxane, posso capirti!".
La principessa si raggomitolò per terra impaurita da quella nuova reazione di rabbia. E in quel momento nello sguardo del principe rilucette l'istinto incontrollato della bestia che dimorava dentro di lui, l'odio e il terrore che provava vennero fuori tutti con quell'urlo disumano.
Kaharan calmò le urla alla vista di lei che lo guardava con le lacrime agli occhi. Sospirò e socchiudendo le palpebre si massaggiò le tempie rassegnato. "Scusa, ti ho fatto paura...". Cercò di avvicinarsi a lei ma la ragazza si ritrasse con gesto spontaneo.
"Non voglio farti niente, stai tranquilla".
Era sincero? Roxane poteva esserne sicura?
Lui tentò di avvicinarsi un altro po' ma lei si allontanò ancora.
"Se temi che mi trasformi, sta' tranquilla. Non succederà più".
Roxane parve riacquistare il dono della parola. "Sei... sicuro?", balbettò tra una lacrima e l'altra.
"Sicuro...", sussurrò lui avvicinandosi a lei e cingendola in vita.
La principessa rimase diffidente al suo tocco, aveva paura di innescare di nuovo quel processo di trasformazione, ma lui la rassicurò.
"Puoi appoggiarti a me, sta' sicura. Così non succederà niente".
Roxane restò interdetta al suo posto, osservando la mano che le aveva trattenuto le labbra pochi minuti prima. Questa si sollevò facendola intimorire ma con sua sorpresa andò a posarsi sulla sua testa e la attirò giù, fino a farle poggiare il viso sul petto del principe.
"Fino a poco fa non eri così riflessiva nel fare anche solo un singolo movimento!", tentò di buttarla sull'ironia anche se si notava benissimo che la sua voce risultava molto affaticata.
"Provi dolore, non è così?", mormorò Roxane piano.
Kaharan annuì sopra la sua testa. "Sì, ma non tanto quanto è bella la sensazione di stringerti fra le mie braccia".
A quelle parole la principessa allentò la tensione del suo corpo e cinse i fianchi di lui con le braccia. "Eri... sincero quando hai detto che mi amavi?".
"Più che sincero, e adesso lo sai".
Roxane si rilassò. "Kaharan, perché mi hai portata fin qui? Non è andata come doveva andare, non è vero? È per questo che oggi mi hai lasciata".
"Sì, ma mi sono reso subito conto della stupidaggine che ho fatto e sono tornato...".
Roxane sollevò la testa per incontrare lo sguardo di lui. Il principe la guardava con dolcezza e aveva preso ad accarezzarle i capelli castani.
"Roxane, vorrei fosse tutto così semplice come credi...", sospirò lui piano. "E per fartelo capire è il caso che inizi a raccontarti la mia storia sin dall'inizio..." concluse risoluto.
"Ti ascolto...", disse Roxane puntando lo sguardo sui suoi occhi meravigliosi.
Così lui incominciò.
La principessa non aveva mai visto il principe versare una lacrima, ma fu quasi certa di vederne sgorgare una e rigargli la guancia mentre le parlava di lui.
Iniziò a raccontare tutta la sua storia. Kaharan non tralasciò nulla di tutto quello che gli aveva narrato suo padre tanto tempo prima. Le raccontò di Leda, di come l'avesse uccisa con un semplice bacio. Le parlò della sua maledizione, dei suoi effetti, e Roxane non lo interruppe. Assorbì come una spugna tutto quello che le sussurrava. E tra le sue braccia si sentì al sicuro, e capì di aver trovato un senso alla sua vita. Le carezze di lui le riempivano il cuore, e anche lei adesso faticava a respirare tentando invano di calmare il suo cuore impazzito.
Quando il principe terminò il suo racconto Roxane rimase per un po' assorta. "Così, non hai mai raccontato a nessuno tutto questo?".
"Sei la sola che conosce la mia vera storia", disse lui sfiorandole il naso con la punta di un dito.
"Non sapevo di avere un compagno di viaggio bello e dannato!", sorrise timidamente la principessa.
Kaharan la strinse di più. "Ma i miei sentimenti non cambiano. Posso garantirti che la maledizione li accentua ancora di più. In questo modo è molto difficile resisterti. Sapessi quanto desidererei darti anche un solo bacio. Uno soltanto...", con lo sguardo vagò nel semibuio della stanza.
"Ma non puoi...", mormorò Roxane, "Ginevra ha trovato un modo molto originale per annientare la tua discendenza. Tua madre è misteriosamente annegata, tuo padre morto di malattia e tu, l'unico suo erede, impossibilitato ad avere un successore di sangue reale".
Lui annuì.
"Sì, ma non capisco... a cosa sarei servita io?", continuò Roxane incuriosita.
Kaharan rise. "Non lo so nemmeno io con esattezza. Forse eri un sacrificio, o forse un'arma per porre fine alla mia maledizione. In ogni caso ormai non importa più. Non voglio che tu corra pericolo, ti riporterò indietro e finirà tutto!".
Roxane si accigliò e si sciolse dall'abbraccio. "No... non puoi mollare tutto adesso!".
"Sì che posso". Disse Kaharan rivolgendo lo sguardo verso l'esterno. Il sole stava ormai sorgendo e il cielo era un misto di colori.
"Guarda, è l'alba...". Sorrise Roxane.
Lui la attirò di nuovo a sé e appoggiò la sua testa a quella di lei inalando il profumo inebriante dei suoi capelli.
La ragazza tese l'orecchio al suo petto. "Ti batte forte il cuore... sono io la causa?".
Kaharan la guardò con un intenso sorriso, "Direi di sì... non immagini quanto gli fai male standomi così vicino. Ma allo stesso tempo esulta di gioia per la tua vicinanza, sa già di essere tuo!".
Roxane rise a quelle parole. "Se vuoi posso allontanarmi, puoi dirmelo".
"Mai...", le sussurrò lui ad un orecchio.
"Come vuoi...", rispose la principessa.
"L'importante è che non mi sfiori con le labbra...", continuò lui con tono malizioso.
"Ormai ho capito il tuo trucco, non ti temo più, mi dispiace!", fece la ragazza in tono giocoso.
"Nemmeno io...", disse lui in tono sommesso iniziando a sfiorarla con un dito, e mentre lo faceva le mormorò all'orecchio con voce suadente: "Incredibile come l'amore riesca a far fare cose folli". Con cautela le accarezzò una guancia usando la mano libera. Roxane fu colta da un brivido quando si fermò all'attaccatura dell'orecchio per poi sfiorare il suo collo e scendere più giù fino ai fianchi del suo corpetto. La principessa si sentì in estasi, accettando di buon grado i brividi che le causava quel minimo contatto.
All'improvviso Kaharan distolse la mano. "È il caso di fare i bagagli", sospirò scrollandosela delicatamente di dosso e provando ad alzarsi.
Roxane parve risvegliarsi suo mal grado. "Dove andiamo?".
"A casa, che domande?".
"No! Non puoi Kaharan". Il ragazzo la oltrepassò ignorando le sue volontà.
"Abbiamo un solo cavallo, anzi una sola, è mia e decido io dove andare! Kaharan, mi ascolti?!", sbottò Roxane tenendo a stento il passo dietro di lui che proseguiva senza degnarla della benché minima attenzione. Visto che continuava ad ignorarla lo prese per una mano e lo voltò verso di lei per un braccio.
"Non ho alcuna voglia di metterti in pericolo Roxane, quindi non si discute!", disse lui per zittirla.
"E Ginevra? Vivrà impunita per sempre?", protestò Roxane. Sapeva che con questo argomento avrebbe toccato il suo punto debole. Kaharan si fermò di botto e per poco lei non gli sbatté contro.
"Allora?", lo incitò di nuovo.
"Cosa vorresti che faccia allora? Dimmelo!", la rimbeccò lui.
Roxane rise serena. "Io ti seguirò, voglio venire con te. Voglio aiutarti perché ti liberi da questo peso che ti porti alle spalle da troppo tempo. Voglio vederti sorridere e voglio vivere una lunga e felice vita insieme a te. Voglio che questo viaggio non sia stato vano. Voglio te e basta, in tutto e per tutto!".
Kaharan rimase a fissarla. Un sopracciglio alzato mentre sghignazzava trovando simpatica la principessa che parlava con teatrale enfasi delle sue volontà.
"Sei patetica!", la prese in giro sorridendo teneramente. Poi tornò serio. "È quello che vuoi? Sei sicura?".
"Sì, è quello che voglio!".
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