- 54 - In ritardo
Già Velkam e i suoi erano scomparsi da un po' nel buio della galleria e il rumore di zoccoli si era affievolito fino a scomparire.
Dalhom in groppa al suo destriero fissava altrove, come incantato mentre Cassandra faceva girare al trotto il suo cavallo inquieto compiendo un giro largo tutto attorno all'ingresso della galleria.
"Scusa...", fece Dalhom spazientito dopo pochi minuti, "inizia a girarmi la testa. Potresti fermarti per favore?", continuò con un'espressione che sapeva soltanto di capriccio.
La ragazza sbuffò e tirò le redini: "Così?", disse in tono canzonatorio.
"Ora va meglio", concluse il consigliere osservandola . "Come hai detto che ti chiami ragazza?".
"Cassandra", rispose prontamente la giovane mentre accarezzava la folta criniera del proprio stallone, "E voi, consigliere?".
"Dalhom", disse il consigliere con un sorrisetto malizioso studiandola con apparente interesse. "Begli stivali!", fece indicandoli con lo sguardo.
"Oh sì, sono di pelliccia... me li hanno regalati", rispose la giovane con un sorrisetto affettato.
"Chi, se posso?".
"Un amico", sorrise lei guardandolo in obliquo.
"Capisco", disse il consigliere cercando di nascondere un sorriso furbo.
Cassandra fece una smorfia di stizza e fece voltare la sua cavalcatura che scalpitava.
"Sai tenerlo fermo?", disse infastidito Dalhom.
"Non posso farci nulla, è nervoso. Percepisce proprio come me e voi che stiamo per allontanarci da casa!", sbottò la ragazza. "Sarà meglio che lo porti a fare un giro... sarò di ritorno tra un'ora".
Prima che Dalhom potesse dire qualcosa aveva già spronato il suo cavallo al galoppo ed era scomparsa dietro il fusto di un grande salice.
"Sta' attenta a non perderti..." cercò di urlarle dietro.
Cassandra seguitava a calciare i fianchi del suo cavallo al galoppo. Sfrecciare a briglia sciolta e sentire l'aria schiaffeggiarle la faccia era la sensazione più bella che si potesse immaginare.
Probabilmente più che il suo cavallo era lei a scalpitare poco prima, e dato che il suo cavallo andava perfettamente in simbiosi con lei le aveva dato la scusa per farla allontanare.
Corse senza fermarsi per una decina di minuti; quando sentì il suo destriero esausto rallentò il passo. "Bravo bello", si complimentò allegra con il suo Creon. Era così che si chiamava quel meraviglioso stallone bianco. Il cavallo rispose con un nitrito di soddisfazione e raspò con lo zoccolo.
"Che c'è? Ancora non sei soddisfatto?", gli si era rivolta Cassandra con dolcezza, "Allora vediamo se ricordi come si fa ad impennare". La ragazza si sistemò meglio sulla sella e strinse in una presa salda le gambe attorno alla pancia dell'animale tenne forte le redini e con un colpo più forte di talloni e uno strappo alle briglie si ritrovò in posizione verticale assieme al suo Creon. Il cavallo mosse le zampe anteriori sferzando il vuoto per mantenere l'equilibrio, retto solo sulle zampe posteriori e un suo nitrito ruppe il silenzio.
"Adesso vai!", lo incitò forte Cassandra.
Il cavallo si lanciò al galoppò veloce perdendosi in una nuova corsa a rotta di collo.
Giunsero nei pressi di un ruscello. Cassandra fece rallentare l'andatura dell'animale e accostandosi al rigagnolo d'acqua permise a Creon di bere. Dopo essersi spogliata dell'armatura, rimasta in camicia e pantaloni aderenti, si avvicinò al corso d'acqua anche lei.
"Ci voleva, eh?", disse al cavallo chinandosi anche lei a bere due sorsate.
Creon la fissò intensamente mentre si chinava a bere, poi, col muso ancora gocciolante, le annusò affettuosamente la faccia e le bagnò i vestiti.
"Ma che fai?", ridacchiò Cassandra asciugandosi il viso. Gli circondò l'immenso collo con le braccia.
Il cavallo non si mosse per alcuni minuti, aspettando che Cassandra sciogliesse quell'abbraccio, ma lei non lo fece.
Ad un tratto la ragazza rifletté sul tempo che era trascorso da quando erano arrivati in quel luogo.
"Oh cielo! Ci aspettano!", esclamò confusa Cassandra. Corse a prendere l'armatura e se la infilò il più in fretta possibile. "Creon, dobbiamo andare subito. Dalhom e Lianus ci buttano fuori dall'esercito!".
Salì in groppa allo stallone e corse al galoppo per un buon tratto di strada senza sapere realmente da che parte andare. Nella foga della cavalcata di poco prima aveva abbandonato il sentiero senza essersene nemmeno resa conto e ora non riusciva più a ritrovarlo.
Vagò senza meta, tornando indietro, svoltando a destra, a sinistra, e ritrovandosi di nuovo al punto di partenza.
"Oh, oh, Creon... questa volta l'abbiamo fatta grossa...".
Dalhom era a dorso del suo cavallo e scalpitava nervoso per via delle lamentele di Lianus.
Dove si era cacciata quella Cassandra? Era già passata un'ora e di lei neanche l'ombra.
L'esercito cominciava a lamentarsi, per non parlare del consigliere Lianus che sbraitava e malediceva chiunque avesse deciso di darle un posto nell'esercito.
"Dove si è cacciata quella donna indisciplinata?", urlò Lianus adirato.
"Non lo so proprio!", rispose Dalhom guardandosi intorno come se avesse voluto vederla spuntare da un momento all'altro. "Si sarà smarrita".
"Grandioso!".
"È il caso di andarla a cercare, vado io... conosco questa foresta come le mie tasche e non mi va di impegnare altri uomini nella ricerca. Si perderebbe più tempo".
"Trovala, ma quando la riporti...", strinse i pugni, "lascia che finisca questa storia e me la vedrò personalmente io con lei!", ringhiò Lianus allontanandosi per spiegare la situazione agli altri generali.
Dalhom si lanciò al galoppo nella direzione che Cassandra aveva intrapreso, lasciandosi i suoi compagni alle spalle. Cercò di seguire le impronte del cavallo della ragazza ma giunto nei pressi di un tappeto d'erba le perdette.
In un primo momento vagò senza risultato, poi risolse che l'unico modo per ritrovarla più facilmente era chiamarla.
"Cassandra!", urlò.
La ragazza continuava a vagare a vuoto in preda alla collera e alla preoccupazione. Non tanto perché si era persa, ma perché Lianus, ne era consapevole, ne avrebbe approfittato per fargliela pagare cara. Si rese conto di quanto fosse infinitamente tardi e si disperò per non poterci fare proprio niente.
Una voce le giunse lontana ma poteva benissimo riconoscerla anche a quella distanza. Qualcuno la stava chiamando e quel qualcuno era il bel fusto del consigliere. Era Dalhom.
"Dalhom", urlò in risposta aguzzando l'udito e muovendosi in direzione della voce.
"Cassandra?". Dalhom aveva udito la risposta della ragazza. Si mosse prontamente verso la direzione da cui gli era provenuta continuando a chiamarla.
Ad un certo punto la vide. Gli dava le spalle e quando si voltò la sentì sospirare di sollievo. "Dalhom!", disse galoppandogli incontro.
"Che diavolo ti è venuto in mente?", cominciò il ragazzo indignato.
"Mi sono persa!".
"Sei consapevole di quanto tu ti sia allontanata?".
"Scusa... non me ne sono resa conto", la sua espressione colpevole e pentita addolcì il consigliere all'istante.
"Andiamo, sono passate più di due ore, ci stanno aspettando e Lianus ce l'ha a morte con te".
"Come se non lo sapessi", rispose Cassandra.
"Ti detesta, è più forte di lui... cosa gli avrai mai fatto?".
"Ho preso il suo posto e sono una donna giovane... un grande disonore per l'esercito", fece il verso al consigliere del re, "non ti basta?".
"Aggiungerei che sei anche carina e ritardataria", sorrise malizioso ma ricevette da Cassandra una totale indifferenza.
La ragazza rimase perplessa sia per quello che aveva detto Dalhom, sia per essersi resa conto solo allora di avergli dato spontaneamente del tu. Pensò che lui non si era fatto problema quindi avrebbe continuato a rivolgersi a lui con confidenza. In fondo avevano pressappoco la stessa età.
Giunti alla galleria Lianus doveva aver preparato già da un pezzo la bella ramanzina che le fece. Le parole erano troppo mirate a ferirla nell'orgoglio e dovette ammettere che ci sarebbe anche riuscito se non fosse stato per Dalhom che era debolmente venuto in suo soccorso giustificandola.
Quando tutto fu pronto a ognuno di loro fu data una torcia imbevuta di pece. Nell'attesa che alcuni uomini venissero ad accenderla Cassandra e Dalhom fissavano l'enorme buco nero dell'entrata.
"Volevo dirti grazie...", esordì Cassandra timidamente.
"E di che?".
Lei sorrise, intanto un soldato della fanteria aveva già acceso la sua torcia e una sfavillante fiamma era guizzata verso il cielo. Cassandra la osservò, puntando poi lo sguardo negli occhi azzurri di lui. "Per avermi difesa da Lianus e...", rise allegramente, "per avermi detto che sono carina", terminò.
Ridacchiò sonoramente e avanzò fino ad essere inghiottita dal buio.
Dalhom la seguì sorridendo.
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